Un'operetta vana & inconcludente - Odio il 90% delle persone che conosco. E anche di quelle che non conosco, senz'altro.
Visite
febbraio 26, 2014
STRVGGENTE RYCORDO D'ESTATE, o anche: AH, GIOVENTÙ!
luglio 04, 2013
Io? Quegli altri, casomai!
febbraio 27, 2013
Contro il logorìo della vita moderna, per tacer dell'amarezze. O: amaro, amaro scotch (no whisky)
Caro, caro, caro il mio iNspettor Doganale Tapinassi Badilio: o tu m'ispezionassi un pochino una bella COPPOLA DI MINCHIE?
Ma ti pare il caso?
E l'aroma? E il sottovuoto? E la vostra collaccia e il vostro scotch?
Ma vaffanculo?
Eh?
E invece nulla. E io son sempre lì (da ieri) col mio pacchetto di caffè in mano, a guardarlo & rimirarlo, pensando a come sa esser logorante, la vita moderna, per tacer dell'amarezze sue.
luglio 22, 2012
Meraviglie della fonetica, della grafia e della semantica
Buzzitròne.
maggio 27, 2012
L'essere e il nulla
(direbbe J.P. Sartre)
gennaio 20, 2012
la natura selvaggia c'attende, fate ammodo
I Pumi (al cedro, biondi, sanguinelli)
E la vipera cornuta? E l'Orso Sasso? E il Burropardo? E il Verdone Mangiasassi?
dicembre 23, 2011
settembre 02, 2011
marzo 26, 2011
Magari mi dico: ci sarà fila alle poste, anche alle otto di mattina? Ci sarà gente al supermercato?
Ok, adesso vi passerò una verità di quelle pesanti, segnatela e mettetevela nel portafoglio: per quanto ti possa alzar presto, ci sarà sempre qualcuno più fesso di te.
E in quanto fesso dovrà fare mille domande all'impiegato, stare davanti al banco frigo in statica adorazione, spostare il tuo carrello sennò non raggiunge la passata di coyote, uscire da un parcheggio in mille modi diversi e tutti sbagliati, avere atroci dubbi esistenziali mentre ordina un caffè e un cornetto all'anacardo syriano.
E poi ovviamente tu alle poste avrai qualche intoppo, così come in banca, così come nella vita in generale.
(Ecco, questa è un'altra utile traslazione sistemica dal particolare al generale; niente più che un corollario della legge di Murphy, forse - io comunque mi segno anche questa, fate lo stesso).
Se arrivi al bar per prendere un caffè e trovi la lenta ed estenuante coda mentre quello dietro ti alita sul collo (e sa di morte, dio se sa di morte); se, con lo scontrino, al banco in attesa ti passano tutti avanti (sì: anche quello che sa di morte); se al momento di prendere dalla macchina i sacchetti della spesa dessi decidono di sfondarsi tutti insieme e se - si badi: la cosa segue l'altra - hai parcheggiato in una strada leggermente in discesa e se piegandoti per raccogliere gli zucchini e la coca-cola ti vola di mano anche la ricevuta della raccomandata-1 che il deficiente il quale avrebbe dovuto spedirtela in ufficio ti ha inviato - così, per fare l'originale e mettere un po' di pepe nella tua giornata - a casa e ovviamente non c'era nessuno e quindi ti è toccato andare alla posta sabato mattina presto sperando di evitare la coda giusto per sentirti dire (dopo ovviamente aver fatto la coda) ci dispiace questa è una raccomandata-1: se non è a casa al momento della consegna la giacenza comincia da tre giorni dopo. E che cazzo, fai tu, di raccomandata-1 è, allora, mi scusi? Cioè, dovrebbe esser più veloce, o cosa?; No vede, c'era un numero nell'avviso che le hanno lasciato giovedì; bastava lo chiamasse e si metteva d'accordo per la riconsegna. Sì certo e io aspettavo in casa tutto il sabato mattina che arrivasse il postino, che di sicuro sarebbe arrivato all'una meno cinque, così la mattinata era andata e m'avrebbe pure fatto bruciare il soffritto, scusi sa ma mi son svegliato presto stamani, probabilmente questi son tutti velati messaggi che mi voglion dire "cazzo, ti sei alzato a fare, presto?"; Gesù, ma sa che me lo chiedo anch'io? Tutte le mattine, eh? Ok, prossimo!
Be', quindi: se insomma tutto questo, mentre rimetti a posto la roba (dopo averla inseguita e aver recuperato anche la ricevuta della raccomandata-1 infilatasi per colpa del vento sotto una macchina, ricevuta da prensentare nuovamente dopo le 11, la stessa mattina), in frigo, e scopri che due kiwi si son sfrittellati nella caduta, ti dirai: niente ti dirai, perché a quel punto ti suona il vicino.
Il quale vorrà passarti la fattura ENEL del condominio, ma non te la darà e basta, in cambio della tua quota parte; no: dovrai sorbirti una buona mezz'ora (quantomeno) di storie su come si potano i gerani (si potano, i gerani?), su quando un suo bis-cugino fece tredici al totocalcio beccando la vittoria della Cavese sull'Atalanta, su come si fa a preparare un'ottima fricassea di rape & mozzarella. Le stesse esatte cose della volta precedente.
Quando finalmente chiudi la porta, ti dici: che diavolo stavo pensando?
Sicuramente era qualcosa di fondamentale per il tuo futuro e quello di tutti, capite.
Ma tutto quel che ti viene in mente è una nota di Palazzo Chigi, per la precisione questa
Precisazione dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri
24 Marzo 2011
Il resoconto fornito da alcune agenzie di stampa in merito alla cena di ieri sera del Presidente Berlusconi con il gruppo dei Responsabili è ricco di fantasie e imprecisioni. In particolare, il Presidente non ha cantato alcuna canzone.
(questo il link ufficiale:
http://www.governo.it/Governo/Portavoce/Comunicati_stampa/testo_int.asp?d=62926)
Questa notizia, poi, per forzata ma ovvia associazione, ti fa ricordare anche che il simpatico ministro LaRussa ha chiamato il comandante americano delle forze NATO col nome di "Generale Loacker", e finalmente pensi:
come potrebbe andare peggio?
È facile: può sempre arrivar lunedì!
Segnatevi anche questa, vai.
Buongiorno.
marzo 06, 2011
febbraio 23, 2011
Da oggi (da oggi?) ho due blog.
Bello, aver due blog.
Perché ho due blog?
È un po come avere un cane, da tanto tempo, e poi un bel giorno prenderne un altro e rientrare a casa con quello.
L'altro cane si chiederà: perché hai preso un altro cane? C'ero già io.
In effetti, è un quesito di natura alquanto profonda, perché se hai già un cane, perché ne prendi un altro? Non ti soddisfa più l'altro? Che ci fai poi, col cane vecchio? Lo butti via? Lo trascuri e stai con quell'altro? Credi che il cane abbia bisogno di compagnia? E di un altro cane, poi (voglio dire, già è un cane lui; come tu hai avuto bisogno della compagnia di un cane e non di una persona, magari lui aveva bisogno della compagnia di chiunque, una scimmia, un alligatore, un'ara potenzialmente manfruita - tutto, fuorché di un altro cane)?
E perché sto facendomi queste domande su un cane, forse due? No, dico, dal momento che:
a) non mi piacciono i cani;
b) non ho mai avuto un cane;
c) se anche ne avessi uno, molte cose mi fanno pensare che non ne avrei un altro.
Certo, il fatto che anche nel post precedente andassi scrivendo di come vorrei chiamare un futuribile ed ipotetico cane col nome di Lupone, alquanto mi perplime (era tanto che volevo utilizzare la parola "perplime": passavo momenti tormentati & tendenzialmente insonni, momenti in cui mettevo mentalmente su un elucubratissimo pezzo fiorito in cui questa avrebbe risaltato come la più classica delle gemme, salvo poi a niente invariabilmente giungere, con l'uggia che mi divorava - sì, lo so: non ho occupazioni migliori, nella vita - e poi mi capita di metterla qui, mentre parlo di cani ipotetici (?), e questo mi perplime ancor di più - tanto ormai ho rotto l'incanto, quindi ne abuso quanto mi pare: perplime, perplime, perplime! - e mi fa rimanere instupidito, qui, a mio perpetuo scorno & disdoro - cazzo, era tanto che volevo anche usare la parola "disdoro": e anche per essa pensavo a tutt'altro alato & nobile contesto, e ciò mi spinge per forza quindi a pensare alla vita in generale ed alla mia in particolare, come già feci una volta a Parigi, in un Novotel a La Defense, giù alla réception, mentre un mio amico si cambiava e l'altro era vinto dai deliqui del cymurro, su in camera: ricordo che non giunsi a nulla di definito se non ad un senso di spyccato fastidio perché i prezzi del bar erano troppo cari - sterilità e limitatezza e finitezza tutto ciò che mi venne - capendo quindi che eran cazzi, lo eran sempre stati, e quando lui arrivò uscimmo a sperderci, però sereni, in zona Céline, in quelle che certo si potrebbero chiamare - ok, lo faccio solo io, e non è nemmen granché appropriato - le cambuse sudicie delle grandi città, ed una popolana colla pezzòla in capo c'indicò generosa la via, in quello che doveva certo essere argot, argot di cui - ça va sans dire - non capimmo un cazzo, e difatti ci perdemmo, e faceva pure freddo e la vita in generale e la mia in particolare avevano ben poco di chiaro o indirizzato).
Ma ok, vado.
A comprarmi un cane, ovvio.
Lo chiamerò Lupone, e sarà un bellissimo esemplare di Cane Da Sbavo e Da Ripicca.
Poi, passerà del tempo, e quindi ne prenderò un altro.
Al nome devo ancora pensare (pensavo a Manitoba, o anche Caniggia - mi pajon belli entrambi), però certo vorrei che questo fosse un magnifico esemplare di Can Barbone Da Angoscia.
Insomma, sì: c'avevo due blog, io.
Uno è questo, l'altro è un altro; questo è quello serio.
Pensa te.
febbraio 19, 2011
...ok, cominciamo a darci delle priorità:
Un giorno (si comincia bene...) mi prenderò un cane lupo, e lo chiamerò "lupone".
Quando andrò a giro con lui, i bambini mi fermeranno, lo accarezzeranno e mi chiederanno:
"Come si chiama?"
E io:
"Lupone!"
Non vedo l'ora che questo accada. E anche se accade nella mia testa e basta, è uguale; è lo stesso un bell'aneddoto.
Inoltre, rintraccerò il tizio che ebbi come professore di musica alle medie. Mi ricordo che nella vita era stato (o era ancora) cornista, e ci raccontava sempre di quanto si arrabbiava il direttore quando lui suonava l'unica nota tenuta per tre battute che aveva scritta nella partitura di non ricordo quale pezzo con sufficienza.
Il direttore gli diceva che non capiva un cazzo, e che nella vita non conta quante note suoni - non è questo quello che conta e non sta certo nella quantità la difficoltà.
Se mai lo incontrerò di nuovo, gli batterò una mano sulla spalla e gli dirò:
"Quelli eran tempi..."
gennaio 15, 2011
Un tempo bloccato che perdura nella mente.
Un fotogramma fuori dal film... una foto istantanea fuori dalla realtà...
un attimo fermo, separato per sempre da quello prima e da quello dopo, perduto nel tempo e nello spazio per opera di un incantesimo.
"io non mi figuro il tempo come qualcosa di stabile e lineare... nella nostra memoria, il tempo si aggroviglia...
degli infiniti frammenti che lo compongono alcuni rimangono impressi nella nostra memoria, altri svaniscono e sembrano perdersi...
ma in realtà, neanche il più piccolo di questi attimi si perde mai definitivamente. Al massimo rimane in sospensione..."
"Questa è un'idea poetica... io non l'ho mai toccato, un attimo in sospensione..."
"Questo artista invece sì, quando dice che il miglior soggetto per un quadro è una parete investita da un raggio di sole...
un'immagine ferma in un istante eterno, caldo, immobile e rassicurante...
Il vantaggio dell'artista, come direbbe Mordecai Richler, è che quell'attimo lo sceglie (l'artista sceglie l'attimo o l'attimo sceglie l'artista? O entrambi sono scelti dall'arte? E chi sono io, uno che ha tutte le risposte? Fate un po' voi...); l'artista è il padrone assoluto delle proprie regole, il creatore del suo mondo. Fa per sé e poi per tutti - o quantomeno chi ha occhio, orecchio, cuore, voglia.
E pazienza se riproduce quello che vede: l'occhio umano fa sempre e comunque prima una scelta, poi passa a tradurre questa scelta nel linguaggio che più gli è congeniale (sia un film, un quadro, un trattato filosofico, una melodia o una poesia).
Il nostro attimo, oggi, è quello delle escort, dei soldi sopra tutto, del successo. Ed è lì fermo, nessuno lo smuove, un incantesimo alla rovescia, un Hopper con una gran bella gastrite. Questo, noi vediamo. E come è vero che sei quello che mangi, nessuna meraviglia se la bellezza s'è rintantata (peggio: degradata e trasmutata nel concetto di bella gente, esteti da due soldi che sfoggiano le loro miserie come fossero gran pregi, e hanno pure la pretesa di convincerti).
Certo, in tutto questo fa eccezione Clint Eastwood, un tizio che - sospetto - te ci vai con un foglio di carta e lui ti ci tira fuori un origami, gli porti un pomodoro e una foglia di basilico e ti ci fa un sugo da sogno, gli dici una parola e lui te la trasforma in marmo.
gennaio 13, 2011
Tutte le mattine che c'è la nebbia mi vien da pensare, e il mio umore vira regolarmente su tonalità a mezzo fra il meditativo e l'amaro.
Altro che il mare: è la nebbia che ispira al mediocre pensieri profondi (Flaubert rivisitato). Certo io son mediocre forte, se è vero che pensavo fondamentalmente tre cose:
a) quanto è buffa la parola fuco (ahahahahahaha oioi, rido ancora mentre la scrivo - il massimo sarebbe un'ode del Parini su un fuco. Ahahaahahahah, oioi, veramente troppo!);
b) che razza di cancro in metastasi della moderna società capitalistico-occidentale siano i finanziamenti e i pagamenti a rate, e cosa da tutto questo discenda;
c) con che tono di voce dire al telefono ma vergognati pezzente, al mio ex-vicino di casa che mi deve 87,50€ per la vuotatura fossa biologica e se n'è andato dopo essersi attaccato direttamente al tubo dell'acqua svellendo il contatore piombato (perché il suo padrone di casa aveva deciso che era in qualche modo controproducente pagare le bollette - ok, so che oggigiorno, in nome di non so quale modernità o efficientisimo, non si dice più bollette bensì fatture, ma - come dire... - m'importa una sega; per dirla col Trissino: io sono un uomo del Rinascimento); aver preso la corrente al cantiere lì accanto mediante un cavo volante tra casa (sua) e il generatore (loro); aver ricevuto la visita dei carabinieri perché la piantasse con questa storia e tra l'altro lasciasse l'abitazione; aver avuto la faccia tosta di chiedermi se per l'ultima notte prima della sua dilazionatissima uscita di scena - mi piacerebbe dire dal mondo - poteva attaccarsi alla mia luce scale, sa, giusto per avere una luce quest'ultima notte, penso a tutto io, attacco un morsetto all'avvitatura per la lampada e domattina presto rimetto tutto a posto; è già fissato il camion dei traslochi tra l'altro. Sì, ma quanto me li rende quei soldi (immane testa-di-cazzo)?, pensavo io. Domattina, disse l'orrido ciccione dai capelli unti, e se non ci troviamo glieli lascio nella cassetta della posta, e rimetto a posto l'applique. Il giorno dopo se n'era già andato, e la luce era senza applique. Nella cassetta della posta, il vuoto. La sera, idem. La luce è ancora senza applique. Che te la sei fregata, stupido? Cazzo ci fai, con un'applique in vetro senza base? Ma sei veramente una cosa vergognosa! Ma io ho il tuo numero, sappilo, ciccione di merda così simile a un fuco (ahahahaha) che di sicuro farai i finanziamenti per comprarti il cellulare high-tech o lo schermo piatto che così ti pare d'esser magro anche a te. Vaffanculo...
Vincenzo io ti ammazzerò;
sei troppo stupido per vivere.
Vincenzo io ti ammazzerò,
sei troppo ladro per amare.
Poi il viaggio è finito. E anche la nebbia, s'era parecchio diradata.
gennaio 04, 2011
Segno inequivocabile dei tempi che cambiano, che le nuove generazioni hanno sì di più, ma - per così dire - anche di meno:
"mettimi la traccia 17, zio!"
Lo zio esegue.
"Chi è questo?"
(Seraficamente) "lady gaga"
"Ah, ecco..."
Poi arrivi a lavoro e chi è al comando tuona: facciamo (ovverosia fai) questo, inviamo questa mail, concludiamo questo accordo: non possiamo perdere questo guadagno!
E tu pensi che non ci sono parole, o quantomeno parole meno grette di queste.
Poco prima (prima cioè di accompagnare all'aeroporto i nipoti, destinazione URODISNY®, posto nel quale il più piccolo tra l'altro ripone la speranza spasmodica di vedere Scooby-Doo, in ciò che potremmo definire il proemio ad una sicura tragoedia di infantili disillusioni), ti siedi in Banca ad ascoltare i discorsi di un ragazzotto vestito a festa in merito a Fondi Pensionistici Complementari a medio, breve e lungo termine; rendite monetarie, obbligazionarie e azionarie, sempre - ma era ovvio! - a basso rischio. Spese accensione pratica, tassi d'interesse nominale maturato; disdette (nessuna possibilità) e anticipi (casi estremi). Il tutto condotto come sempre in questi campi - nessuna certezza di non esser raggirato (e nessuna certezza che il tizio che ti sta di fronte ci capisca qualcosa più di te).
E tu pensi no non sta succedendo a me, questo non è vero, non è possibile, cazzo. Io sono qui, e accanto a me siede la speculazione sul capitale, la droga del nuovo milllennio, il nulla, le bolle, il risparmiatore che reinveste, i fondi azionari, il tasso nominale, l'interesse passivo maturato, e Brivido Terrore & Raccapriccio - l'orrore! L'immondo demonio! Il lato oscuro!
Non sta succedendo a me, no, no, no...
Insomma, Lady Gaga non è certo il peggio, ma - ammettiamolo - aiuta. E se loro, già prima di arrivare a tutto quanto sopra (avrei potuto continuare) hanno già attivi, senza riparo né limiti, simili canali dannosi/molesti, che ne deriva?
La risposta è: non lo so.
(Sarà morto, Lubrano?).
Credo (forse) nel facile motto più stimoli, più spazzatura, più difficoltà.
A una generazione di disadattati, che al massimo avevano, e con più moderazione, il raggio gamma di Matzinger Zetto (bontà sua) e il castello di Greyskul (ahahah, già s'annunciava la barbarie), si succede una generazione di disadattati complusivi, in definitiva più problematici ma più inseriti.
O di geni, però (sempre) in fuga.
dicembre 17, 2010
AMO ET ODIO
...ce l'avevano in tanti accanto al profilo, tempo fa, sui blog. Il popolo dei blogghettari, internauti, originaloni e quant'altro ama di queste cose settoriali e apodittiche al tempo stesso.
Indi per cui, essendo io uno dei summentovati, sol più stupido & frustrato, magari più patetico, chi sono per esimermi?
amo
Niente, son arido.
odio
(ma l'odio non sarebbe un sentimento totalizzante, qualcosa che ottunde et assorbe tutto il resto, impedendo di veder le cose quali in realtà sono? Se io dico odio questa cosa, in realtà non faccio altro che vedere questa cosa e nient'altro, facendoci confluire tutta la mia attenzione ed energia e di fatto compiendo un'azione esattamente contraria a quella che dovrebbe scaturire dal mio io nel momento in cui sto avendo davanti una cosa che spiace, nuoce o comunque dà noia: dandogli tutta l'attenzione che invece non dovrebbe meritare. Tutto giusto, ma è uguale, cazzo, quindi:)
odio
Odio quando sto parlando con - poniamo - x; sto dicendo: sai y? ha fatto questo, questo e quest'altro. Oppure: son stato lì, ho visto questo, questo e quest'altro. Arriva - poniamo - z. Non c'entra nulla con quello che viene detto, sente a malapena una parola, ma comincia insistentemente a intromettersi, perorarando: chi? cosa? chi è questo? che ha fatto? cos'è? come mai?
Solitamente a questa gente impazziscono orgasmicamente tutti i ricettori sensoriali quando captano le incaute parole: è morto. Salvatevi a quel punto dall'entrante e pernicioso flusso di domande, inserimenti molesti e via così.
Odio quando stiamo parlando - poniamo, ancora - io e x. X vede z, che conosce, proprio mentre stiamo dicendo qualcosa. X sgrana gli occhi e urla qualcosa tipo ooooooooo ciaooooooooo, e si corrono incontro e cominciano a ciaccolare, ridere, eccetera e tu resti lì, magari stavi pure dicendo qualcosa d'interessante. Z non se ne va e i due si estraniano in una posticcia conversazione che non c'entra nulla, piena di complicità spesso forzate o comunque fuori luogo. Solitamente z pare un buzzurro modaiolo arrogante plastione e festaiolo (idem al femminile).
Odio fare un lungo discorso a un qualsivoglia interlocutore, tipo anche davanti a me, poi quello mi guarda e fa: "eh?".
Odio quando corri e ti sembra d'averci qualcosa nella scarpa che ti male. Ti fermi sistemi la scarpa, fai due passi senza correre. Tutto ok. Riparti. La scarpa ovviamente ti rifà male. Ti fermi, la levi la scuoti, tiri il calzino, la rimetti, dici: aaah, ora sì. Riparti. La scarpa ti fa male esattamente come prima.
Odio quando - poniamo (ancora?) - x ti racconta i suoi mille aneddoti di vita, e a te non te ne frega un cazzo, o magari stai solo cercando di fare qualcos'altro, che ti sembra infinitamente più importante, utile e interessante. E poi, in definitiva, non te ne frega un cazzo di scipiti e triti aneddoti sconclusionati, che cominciano con ai tempi d'oro, ai miei tempi, quando ero a Cancun (potrebbe anche esser Peccioli, fa lo stesso), e via così.
Idem per quando - cioè, odio quando: - qualcuno sia x, y, z o macì o maciò, si lamenta. Oh, cazzo, come non sopporto le lamentele a vuoto, continue, lagnose, bubanti, compatìtemi, e io di qui e io di là, povero me povero me, povero me. Ecce homo, miserere, cazzi vari.
Odio quando ti tocca interessarti di cose di cui non ti interessa un cazzo, come ad esempio di un qualche articolo di cronaca locale su una retata o su una polemichetta di un piccolo comune per una viabilità o due strade scassate o una pista ciclabile. Sai che l'Iran c'ha l'atomica, o che Obama ha perso le mid-term, e devi anche far finta col tuo capo che t'interessi questa roba.
Odio una netta inflessione dialettale, qualunque essa sia. Per tacer del dialetto vero e proprio.
Odio quando - poniamo - x ti offre una cosa. Tu dici: no, grazie..., x te la offre di nuovo. Tu ancora: no, davvero, no. Ma che mi ci vuole, dice x, dai. No, no, non importa, no... Davvero? Sì, davvero (cazzo). E poi di solito x procede. E ti porta/offre/dà quella cosa.
Odio la neve, gesùssignore, quanto la odio, la neve.
Tutto sommato odio proprio un sacco di cose. Son veramente un essere spregevole, date anche le premesse.
Bah, mal per chi mi conosce, e vaffanculo.
OH, MA BUON NATALE, EH?
Già, ma quanto odio anche il Natale...
novembre 27, 2010
EPIFANIE (FORSE, QUASI)
Ti può capitare di essere a Bologna, e girare tra Torri Asinelli Nettuni e Berengarî (tra l'altro, notevole la torre Azzoguidi, così detta probabilmente dal modo in cui si rivolgeva il capofamiglia al rampollo della stessa, commentanto la frequenza con cui a quest'ultimo alla guida d'una Mini o d'un Gippone, veniva ritirata la patente - alle volte, a sperdersi nei vicoli!) così, senza meta né scopo, da un portico all'altro, la gente che passa veloce e tutte le 'e' al contrario. Anche se magari ti maledici perché ti sei scordato la macchina fotografica in hotel e – ovviamente – è una giornata limpida e serena (il giorno dopo, pioverà, stanne pur certo), una di quelle giornate invernali in cui l'aria ricorda le mele croccanti e l'odor delle frugiate, per caso ti trovi a passare sotto un portico antico, il palazzo di Re Enzo, san Petronio in restauro, via Pescherie Vecchie e poi la via degli Orefici, e senza nemmeno renderti conto sei seduto a una botte, fuori, solo, in attesa di un tagliere misto salumi e formaggi con spruzzata d'aceto balsamico e un cestino di pane dalla strana consistenza nonché probabile presenza di ciccioli nell'impasto, e guardi le persone e tutti ti sembrano più belli, mentre un cameriere con la barba ti consiglia un calice di Montepiròlo rosso e ti dice son burbero e grezzo però son simpatico - in realtà nemmeno lo dice a te, ma a due ragazze sole sedute due botti più in là; ma fa niente, a te ha solo consigliato il vino e tanto ti basta, il simpatico lo faccia con loro, certo. Per inciso, poco oltre c'è anche una fiera del cioccolato, e i banchi da cui sei passato per arrivar fin qui hanno levato al cielo un odore che non lasciava certo indifferenti, fra la frutta e gli utensili e altre notevoli sculture.
Ti può capitare allora di appoggiare i gomiti alla botte e affondar la faccia - il posto si chiama Tamburini, ed è una salumeria, gastronomia, enoteca, di tutto un po' - nel dorso delle mani, mentre il sole, per quanto può farlo, ti scalda: tu apprezzi e resti lì, e tra gli altri passa un ragazzo - un basco magari da donna sulla testa, un cappotto di maglia di lana molto probabilmente da donna infilato, un foulard quasi sicuramente da donna al collo, una borsa sicuramente da donna nella mano; parla al cellulare, quella voce un po' così; ti sembra anche abbia gli occhi sottolineati a matita: tu ti gratti la barba e sorridi, mentre arriva il tuo tagliere il tuo pane e il tuo calice e una donna petulante col marito e un cane nero e marrone – un cane di dubbio gusto anche nell'abbinamento dei colori, parrebbe, non fosse che a quanto ne sai i cani vedon tutto in bianco e nero e quindi cosa ne può sapere lui, dei colori – che si chiama Lapo si fanno spazio per arrivare alla botte dietro la tua e sedersi, la donna che comincia a armeggiare col fungo perché dice che ha freddo e se quello non parte lei s'alza e se ne va - il sole, quel sole, a lei non basta, povera donna. Lapo, per conto suo, s'è già posizionato sotto il tuo sgabello, e quando il fungo si accende ti senti anche il debole caldo sulla schiena, la donna che ti chiede cos'hai ordinato, tra il gentile e l'inquisitorio.
Rispondi, sorridi, guardi Lapo lì sotto, che molto probabilmente è un cocker o uno spaniel o quel che diavolo vuole, ma non abbaia né sbava e questo è quel che conta: ti senti avvolto in una specie di cristallo di felicità, come esser dentro una caramella ripiena. Condivideresti qualsiasi cosa, in quel momento, e ti dici che la vita non fa poi così schifo e ti senti così pieno di non so bene quale sensazione e gentilezza e felicità e disponibilità: è un'atmosfera magica e forse dipende tutto dal tempo, non ti saresti mai detto metereopatico e invece pensa un po' alle volte, la vita, ti vien da pensare, mentre affetti la finocchiona e la avvolgi alla forchetta toccandola appena nell'aceto balsamico e poi via di piacer del palato - bravo Lapo, stai lì, mentre io levo questo pecorino, magari la coppa o quello che è questa roba strana te la passo, se la padrona non se ne ha a male!
Se poi mentre torni, dopo aver preso l'autobus al volo, come per caso, senza nemmeno dover attendere un minuto, ti capita anche di leggere che in zona si dà inizio ad un corso per Tecnico Superiore della Logistica Integrata e delle Spedizioni, e che questo tizio è un tale che opera all'interno di imprese industriali e aziende di servizi, nell'ambito della pianificazione, della gestione e del controllo dei flussi fisici dei beni e delle relative informazioni a partire dalla fornitura iniziale fino alla distribuzione finale, e che – bontà sua - ha una visione sistemica del ciclo logistico ed è in grado di gestire relazioni con gli altri attori del canale, sia all'interno che all'esterno dell'azienda; beh, se c'è anche questo, allora ti dici proprio che è stata una gran bella giornata, cazzo, mentre la ragazza seduta sul seggiolino di fronte si chiede probabilmente se sei scemo, a ridacchiare in quel modo mentre leggi quella pubblicità messa sopra la sua testa.
Probabilmente lo sei, e hai perso su tutta la linea, da sempre; ma non è che conti poi granché, no, oggi proprio no; che ostenti pure, lei, il suo sguardo fra l'imbarazzato lo schifato e il fisso, davanti a sé, e che tu non sia né oggi né mai un Tecnico Superiore della Logistica Integrata e delle Spedizioni: arriva la tua fermata, scendi, continui a ridere; buon proseguimento.
E buona fortuna, a chiunque faccia quel corso.
ottobre 29, 2010
Quella gente che adora urlare,
questionare,
litigare,
altercare.
Appassionata, generosa alla rovescia;
gente da pianerottolo,
focosamente inscindibile dalle liti,
senza morirebbe -
per sentirsi vivi:
emozioni forti.
Cioè:
non forti,
grosse.
(Grossolane, spesse,
ciucciute).
La loro espressione principale -
una sigaretta, le urla,
i sentimenti in piazza e le parole a raffica,
la faccia rossa, gesti in libera
aggressività d'assalto,
somma:
il lato generoso del popolino.
Quella gente che adora
urlare, questionare, litigare, altercare -
una bicicletta sul pianerottolo,
l'acqua
che
sgocciola
dal
terrazzo, un motivo
come un altro -
sarebbe
gente da cui rifuggire.
E invece la vita alle volte ti prende proprio
per il culo e - non solo! -
ti ci sbatte pure
la faccia contro
(sul culo,
dico).
ottobre 28, 2010
Pensare che ieri qualcuno ha tirato un cartone a Capezzone poteva anche essere una scusa per farsi più dolce la giornata, indipendentemente dalla strumentalizzazione che di questa cosa verrà fatta dai corifei, dai tirapiedi e dai lacchè - colpa del clima d'odio delle sinistre. Colpa dei magistrati. Quella è la loro idea di Stato Democratico, altro che noi!
Chissenefrega: prendiamoci qualche cucchiaino di zucchero, ogni tanto, eccheccazzo, du' ciaffate anche a Gasparri per favore, grazie, un calcio in culo a Bonaiuti e un par di nocchini a Schifani, ma le pare, offro io, si figuri!
Però, con Kojève e Bergson e quel nulla che mi ricordo dal mio essere impiegato ormai da dieci anni più o meno ininterrotti, mi chiedevo ugualmente:
ma quanto cazzo dura questa settimana? E la prossima? C'è mai una fine, al tempo in controvglia che dovrebbe (ragionevolmente, comunque) scorrere?
Siamo una corda che si tende all'infinito, spandendo solo rabbia intorno a sé?
Vaffanculo a Capezzone, alla settimana, al mio lavoro e a chi lo fa con pernicioso zelo et inutile amore, al vostro, alla mia e vostra vita e alla gente tutta quanta.
Toh.