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febbraio 26, 2014

STRVGGENTE RYCORDO D'ESTATE, o anche: AH, GIOVENTÙ!

Ero un ragazzino. Avrò avuto (in realtà lo so benissimo: avevo quattordici anni, quindici da compiere di lì a qualche mese - ma, si sa, la vaghezza fa maudit) tredici-quattordici anni, e nella mia prima estate da studente delle scuole superiori, lavoravo (dovrei dire: guadagnavo il mio primo fantastiliardo in gettoni d'oro, dentro cui di lì a poco mi sarei sollazzato facendo il bagno e tuffandomi di testa) come cameriere con obbligo di stappamento bottiglie ai matrimoni, con relativa piaga sanguinante sul pollice sinistro (o forse destro, o forse entrambi: quando non hai più niente per controbattere il nemico, tiragli, misero, la gruccia!) e conseguente promozione/arretramento al bar, con obbligo di tenuta rifornimenti in termini di beveraggi, cocktail (forse) e camparini (più che altro) serviti agli avventori demodè dell'albergo-ristorante "Tònfami", di Tirami-La-Leva, provincia di Supremo. 
Tra gli avventori si segnalava il Tonarelli, un tizio litigioso col prossimo e che però pareva Ray Charles pvrtvttavia vedente, che camminava col bastone (lui, no Ray Charles) e arrivava puntuale ad aggrapparsi al bancone del bar per chiedere un Brancamenta doppio o a volte anche un Rabarbaro Zucca, gli occhiali scuri a fondo di bicchiere (ecco perché sembrava Ray Charles) e i crespi capelli grigio-bianchi che parevano afro (idem).
Ma non è questa la sede o lo scopo del raccontare, indi per cui passiamo sopra al Tonarelli, che peraltro - bontà sua, o anche: poveraccio! - sarà già ampiamente morto stiantato, e anche in virtù di ciò - svppongo - lo si può archiviare tosto.
Il quid della narrazione son qui le aspettative e i fremiti dell'adolescente, che ha speranze per l'avvenire, che brama il successo, che sogna l'arte, che vuol esser emulo de' suoi ydoli: suonare il piano, cantare, vestirsi a cazzo ed incantare stuoli di ragazze.
Essere Elton John.
Avevo già capito tutto, della vita.
La sera che nel paesello, come da consuetudine settimanale, suona il duo "Maurilio & Giobatta", voce e tamburello uno (il bello del paese, brizzolato e a metà fra l'hippy ed il vintage), chitarra & tastiere e tutto il resto l'altro (maestro di musica alle medie, vecchiarello dal capello grigio ma l'animo ancor indomito); dicevo, quando arrivano 'sti due, per il ragazzino che era in me - e dico era non a caso: è morto lì - è una festa péi sensi e una passata di carta moschicida sulle aspirazioni e aspettative.
La Matrona dell'Albergo-Ristorante, con la sua còfana di capelli falso scuri, a fine serata m'introduce, me ragazzino che tutta la sera ha passato a portare a' tavoli dei partecipanti alla serata con obbligo di ballo e felicità per tutti, nell'ordine: gassose, crodini, analcolici biondi e anche castani, a seconda del grado di invecchiamento non necessariamente lodevole, ancora crodini, acquebrillanti e tè freddi liposciolti nell'acqua del syndaco, noccioline e spume bionde - insomma: la matrona dell'istituzion del posto m'introduce appo i due inconstrastati ydoli, a cui ho comunque già portato acqua, birra, acqua, e anche una coca-cola.
Sicché insomma, ci sarei anche un pochino familiare, via.
Ella, che m'ha sentito suonare lo scordato piano della sala da pranzo, mentre che al bar non veniva nessuno, dice:
"Lo sapete? anche lui suona... è in gamba, 'sto ragazzo!"
(La signora mi fa un po' da mamma surrogata e m'ha preso a benvolere, anche perché sono a settecentoquattordici chilometri da casa - in realtà sarei a dodici minuti di treno, sì e no ventun chilometri dalla casa avita, però tutti in salita).
L'ex-maestro di musica è l'unico che ascolta; la gente è ormai sfollata, e il cantante ancor piacente è probabilmente a sgrondar il merlo, per via di tutte quelle birre. 
C'ha pure un orecchino. Vado in sollucchero e mi ràvano le mani, emozionatissimo. 
Sto. Un po', svdo.
Ma sicché, scrollando l'argentea chioma, mentre sta rimettendo tutto l'armamentario (addirittura un Atari col Cubase, collegato via MIDI alla chitarra-synth!) mi fa qualche domanda: cosa ti piace, cosa non ti piace, che intenzioni hai, e via così.
Due minuti, poco più (mentre la Matrona è già tornata ad incassare, registratore di cassa chiuso, tutti in mano, metta qui grazie, ce li deve aver precisi però, ok, va bene?), poi torna la voce+tamburello (al secolo: Maurilio), che si mette in buona lena nell'arrotolamento d'un cavo, il gomito come perno e l'altro braccio a mulinello.
Giobatta: "lo sai, Maurilio? Anche lui è un musicista, eh!"
Maurilio: "sì? Senti, senti allora: orecchio!"
E lascia andare un lungo peto, stridulo, quasi flautato, che va a morir come in agonia.
Giobatta: "sentito? questo era un do calante!" 
E mi strizza l'occhio. Maurilio, invece, imperturbabile, continuava ad avvolgere il cavo. 
Il gomito come perno, e l'altro braccio a mulinello.
Ecco come morì, il ragazzino che era in me.

(Che poi, quando fu giorno di paga, dopo due mesi, scoprii pure che non avevo neppure guadagnato il mio primo fantastiliardo in gettoni d'oro. 
Niente bagno per sollazzarmi: se volevo potevo pure tuffarmi, ma avevo solo da picchiare in terra la mia testina. Di cazzo.)

luglio 04, 2013

Io? Quegli altri, casomai!

...e ancora una volta, questo rimane il paese in cui si fa un passo avanti e tre indietro. Magari pure un bel po' di tempo dopo, purché sempre retroattivi, tanto per complicar le cose: oggi tocca alla Consulta, che boccia la soppressione delle province, in quanto incostituzionale (?).
E si rimane il solito paese di amici degli amici, di rendite di posizione e di "benaltrismo": c'è sempre bisogno di una manovra lacrime e sangue, è l'ora di finirla con gli sprechi e coi privilegi, ma deve sempre toccare a qualcun altro. Tocchi i tassisti? Manifestazione, agitazione, gente in piazza a strepitare: è un abominio, ci vogliono distruggere, ci lasciano in mutande. Vadano a trovarli, quelli che evadono davvero! Rivolgi le attenzioni ai commercianti? Scandalo degli scandali, manovre inique, il governo che vuol colpire la piccola impresa, non ci si fa (a far cosa, tra l'altro?). Ti butti sui riccastri in vacanza? È un complotto comunista, o qualche tizio in divisa che cerca facile pubblicità. Cerchi più fortuna con gli avvocati, coi barbieri, con gli statali? Tanti auguri.
E se per caso qualcuno riesce, dopo mille & mille resistenze, a muovere un dito e fare una qualunque mossa, non si tema, qualche altra strada per ripristinar lo status quo si trova sempre. Perché son sempre gli altri, chissà quando e chissà come, che devon pagare e porre fine/rimedio a tutto questo spreco, buco di bilancio, spread, quel che vi piace.
Non siamo un popolo - e sai la novità, fin qui! - siamo un agglomerato di categorie, di compartimenti stagni, di caste, entità che si difendono a vicenda. E ciascuna sostiene le responsabilità dell'altro.
Responsabilità, sì, ma non da intendersi nel senso morale, o di positivo consesso civile & civico del termine: è una pura e semplice accusa, una cosa che ci palleggiamo l'un l'altro, mentre tutto rimane com'è. 
 

febbraio 27, 2013

Contro il logorìo della vita moderna, per tacer dell'amarezze. O: amaro, amaro scotch (no whisky)

Mi son comprato tre confezioni di caffè di Starbucks.
In Italia non si trovano, quindi son ricorso al web, e poiché era alquanto complesso anche da lì, son finito su e-bay. E li ho acquistati da un privato cittadino della ridente Toledo, Ohio (su quanto possa esser esser ridente un posto come l'Ohio in generale, e la città di Toledo in particolare, non saprei esattamente - sicuramente, comunque, ci sarà più da ridere rispetto a qui, fra gli anatemi di Grillo e le cazzate del tizio di plastica e gli occhi da rettile, però anziano).
Comunque sia, ho preso una busta di French Vanilla, una di Cinnamon Roast, una di Breakfast Blend, pagando il tutto, più o meno, considerando anche le spese di spedizione - quanto sa di sale, la spedizione da Toledo, Ohio! - l'equivalente di un rene sul mercato nero. 
Trascorso il ragionevol lasso di tempo di prammatica, è alfin giunto il pacco, pacco ch'io ho felicemente aperto bramoso & tosto, nel mentre che sprizzavo gioja ed inconsuetissimo (amméttolo) ammòr pel prossimo mio, senza nemmeno dar troppo peso alla Postina Agra (Agra è 'l cognome, di nome fa Pinella) che mi stava esagendo (?) la curiosa somma di 10,22€ tutti maledetti e subito, metta qui - no lì, qui - tutti in contanti al centesimino esatto non vorrà mica che le faccia pure il resto, caro il mio testa-a-pynolo: no: io, mentre mi frugavo, c'avevo da annusare meraviglioso aroma di caffè dappertutto (dolci nostalgie di pancakes, cinnamon roll, penaut butter 'n grapefruit jelly bagels, via così), vai te a considerar la singolarità del caso.
Si potrà, noterà il lettore (quale lettore?) accorto (accorto?), annusar così forte odore di caffè quando un tizio da Toledo, Ohio, ti spedisce in busta chiusa tre confezioni sigillate e sottovuoto di caffè di Starbucks?
Ebbravo lettore accorto: licenzio la Pinella e il suo conquibus testé esatto, tiro fuori le tre confezioni e le ammiro e li riannuso, felice. Oh, meraviglia: dentro alla busta trovasi pur una tavoletta di cioccolato Hershey, gentil omaggio del tizio di Toledo, Ohio, e una bustina da mescolare all'acqua per farla diventar viola e zuccherosa (Hawaian Punch, rigorosamente Fat free), forse qualche tipicissimo troiajo originario della nazion capace di dare i Natali al Ku Klux Klan ed a John Steinbeck, non so se rendo.
Il misterioso intruglio fa certo parte del primo dei due termini di cui sopra (ascrivibile alla voce Il Male), però che gentili, a Toledo, Ohio, penso, mentre spersi e sparsi nella busta comincio a notare polvere di caffè, sul fondo, sui pacchetti, sullo scotch. Quale scotch, che c'entra lo scotch? Quello con scritto "Poste Italiane" poi, che dovrebbe rappresentarmi in una busta chiusa e sigillata da un tizio di Toledo, nell'Ohio? E perché uno dei pacchetti ce l'ha pure su un fianco, una bella striscia di scotch, con scritto bene in evidenza "Poste Italiane"? 
Vabbe' che siamo ovunque - popol molesto & rio - ma per tradizione siam soliti esportar la mafia, gli spaghetti, i mandolini, mica lo scotch delle Poste Italiane.
E perché lo stesso pacchetto è squarciato sullo stesso fianco e perde caffè, lo stesso caffè che - nevvero - trovo dentro la busta? Curioso: non è più nemmeno sotto vuoto, questo, ma senti te poi che odorino di caffè si spande tutt'intorno, ah benìno, oioi.
D'improvviso (son tardo, lo so), l'amaVa verità: Ispezione Doganale. Un trincetto, un impiegato coglione, un sospetto: vuoi vedere che questo tizio dal nome curioso (sig. Papero Gonfio, residente a Castrone Val di Minchio, provincia di Frullone) utilizza un corriere di Toledo, Ohio, per farsi spedire droga purissima e pensa di farci fessi a tutti quanti col vecchio trucco del caffè? Ah, ma ora ci son io, solerte iNspettor Doganale Badinassi Tapinio, anni quarantatré portati in collo, già sposato Noferi Attilio, che vedrai t'aggiusto io, caro al mio gamellone: a me i ferri del mestiere, disveliam tosto l'inghippo e incastriamo il mariuoletto. Toh, bada qui! Pigia! Oh, bada: è caffè davvero! Cospetto e cospettone! Ma pensa te, 'sto signor Gonfio, con noi I-taliani che siamo il popolo del Caffè Espresso più miglior del mondo e unico e solo vero e inimitabile e gli altri fanno tutti schifo e non capiscono un sedano a bersi gli sciacquoni; bada questo tizio, insomma che se lo fa spedire dalla Merica. Spetta, vai, glielo richiudo collo scotch, tanto che vòi capisca uno che si fa spedire dalla Merica il caffè. Toh, così: e se n'esce un po', pace, d'altra parte qui si poteva consumare una frode bell'ebbuona, ragion per cui ni ci metto anche le imposte doganali, abbia a paga' bene, il sig. Gonfio, per il suo caffè del cazzo.
Ecco. 
Caro, caro, caro il mio iNspettor Doganale Tapinassi Badilio: o tu m'ispezionassi un pochino una bella COPPOLA DI MINCHIE? 
Eh?
Ma ti pare il caso?
E l'aroma? E il sottovuoto? E la vostra collaccia e il vostro scotch?
Ma vaffanculo?
Eh?
Almeno una letterina di scuse, tipo caffè approvato & testato dallo stato italiano, nella persona di Dabinassi Topilio, iNspettor Doganale di provato rispetto, ci dispiace tanto & abbia pazienzona (e porti sei), ma questa è la prassi, sa, se non vuol cazzi vada un pochino a protestare dall'assessor Paglianti o anche al bàrre, così le fanno un bell'espresso acido e cortino, disarmante nella sua myseria livorosa, che poi vedrà che le torna l'orgoglio d'essere Italiano, e 'l futuro le arride, altro che stronzate americane, lei. Toh, si becchi anche questi cent'eury di rimborso, va', stronzone. Ci si faccia cento colazioni a base di briosce anziani e caffeini striminziti, da gastrite, tanto si sa che siamo un paese da gastrite, tutt'al più.
Cordiali saluti.
E invece nulla. E io son sempre lì (da ieri) col mio pacchetto di caffè in mano, a guardarlo & rimirarlo, pensando a come sa esser logorante, la vita moderna, per tacer dell'amarezze sue.

luglio 22, 2012

Meraviglie della fonetica, della grafia e della semantica

Avete mai pensato a quanto meravigliosa e gravida di significati sa essere la parola Buzzitròne? Pregna di significanza ben al di là di ogni immediata rispondenza lessicale, è una di quelle felici situazioni che attuano la perfetta corrispondenza segno/significato, una cosa quasi mistica. 
Assaporatela e godetene. Ridetene & gioitene, diffondete il verbo. 
E poi, su, provate a metterla a praticarla, così:

"prima ha suonato coso, lì, Buzzitrone, da giù..."
"Buzzitrone? e che voleva, Buzzitrone?"
"Boh, voleva venir su, io gli ho detto che aveva sbagliato campanello, che magari cercava quell'altra lì, la Cavallona del piano di sotto, perché l'altro giorno, qui sotto, al bar, sentii che gli diceva che prima o poi gli avrebbe portato la sorella, perché gliela piazzasse"
"chi, Buzzitrone? A lei? Perché? E soprattutto, piazzargliela dove?"
"boh, che ne so, io... son dei barbari, lì, fra tutti..."
"vedrai sarà Buzzitrona anche lei, che di'..."
"comunque dopo due secondi ha risuonato ancora"
"Chi, sempre Buzzitrone?"
"Sì, pensava di aver indovinato il campanello stavolta. Alla fine però deve averli suonati entrambi, perché la Cavallona li ha fatti entrare"
"grande Buzzitrone! Anche la sorella Buzzitrona?"
"Che no! Li sentivo sulle scale che baccagliavano, poi lei deve essere entrata e lui è rimasto fuori, sul pianerottolo, ad aspettare e vociare che facesse veloce"
"chissà com'è andata... Buzzitrone... c'aveva una maglietta bianca bucata... gli faceva "tendina" e un paio di pantalonacci tipo da basket. La sorella, mi sarebbe garbato vederla!"
"Buzzitrone... speriamo non risuoni, ora"

Il giorno dopo, ovviamente, Buzzitrone era di nuovo al campanello, a reclamar per la sistemazione della sorella, che di sicuro si sarà chiamata Viulrica, o qualcosa così.  Ovviamente aveva nuovamente sbagliato campanello. E vociava.
Buzzitròne.

maggio 27, 2012

L'essere e il nulla

...libertà non significa raggiungere ciò che si vuole (non è dunque né il successo in sé, né il consenso esterno), bensì determinarsi a volere mediante se stessi.


(direbbe J.P. Sartre)

gennaio 20, 2012

la natura selvaggia c'attende, fate ammodo

Yucca Valida
Yucca Angustissima
Yucca Nana
Yucca Flaccida
Il Cervo Mulo
I Road-runners
I Pumi (al cedro, biondi, sanguinelli)
E la vipera cornuta? E l'Orso Sasso? E il Burropardo? E il Verdone Mangiasassi?

S'annuncia un'estate mediamente peculiare.

dicembre 23, 2011

...infinita, estenuante, continua, fatica di Sisifo.
Quando?
Quando finirà?
Ovviamente mai.


Il gesto rimane lo stesso, cambia il modo.
Forse.

settembre 02, 2011

...quanto, quanto, quanto, poteva aver ragione Jenny Garp (nella sua autobiografia)!

marzo 26, 2011

A volte mi capita di alzarmi presto, il sabato mattina.
Magari mi dico: ci sarà fila alle poste, anche alle otto di mattina? Ci sarà gente al supermercato?
Ok, adesso vi passerò una verità di quelle pesanti, segnatela e mettetevela nel portafoglio: per quanto ti possa alzar presto, ci sarà sempre qualcuno più fesso di te.
E in quanto fesso dovrà fare mille domande all'impiegato, stare davanti al banco frigo in statica adorazione, spostare il tuo carrello sennò non raggiunge la passata di coyote, uscire da un parcheggio in mille modi diversi e tutti sbagliati, avere atroci dubbi esistenziali mentre ordina un caffè e un cornetto all'anacardo syriano.
E poi ovviamente tu alle poste avrai qualche intoppo, così come in banca, così come nella vita in generale.
(Ecco, questa è un'altra utile traslazione sistemica dal particolare al generale; niente più che un corollario della legge di Murphy, forse - io comunque mi segno anche questa, fate lo stesso).
Se arrivi al bar per prendere un caffè e trovi la lenta ed estenuante coda mentre quello dietro ti alita sul collo (e sa di morte, dio se sa di morte); se, con lo scontrino, al banco in attesa ti passano tutti avanti (sì: anche quello che sa di morte); se al momento di prendere dalla macchina i sacchetti della spesa dessi decidono di sfondarsi tutti insieme e se - si badi: la cosa segue l'altra - hai parcheggiato in una strada leggermente in discesa e se piegandoti per raccogliere gli zucchini e la coca-cola ti vola di mano anche la ricevuta della raccomandata-1 che il deficiente il quale avrebbe dovuto spedirtela in ufficio ti ha inviato - così, per fare l'originale e mettere un po' di pepe nella tua giornata - a casa e ovviamente non c'era nessuno e quindi ti è toccato andare alla posta sabato mattina presto sperando di evitare la coda giusto per sentirti dire (dopo ovviamente aver fatto la coda) ci dispiace questa è una raccomandata-1: se non è a casa al momento della consegna la giacenza comincia da tre giorni dopo. E che cazzo, fai tu, di raccomandata-1 è, allora, mi scusi? Cioè, dovrebbe esser più veloce, o cosa?; No vede, c'era un numero nell'avviso che le hanno lasciato giovedì; bastava lo chiamasse e si metteva d'accordo per la riconsegna. Sì certo e io aspettavo in casa tutto il sabato mattina che arrivasse il postino, che di sicuro sarebbe arrivato all'una meno cinque, così la mattinata era andata e m'avrebbe pure fatto bruciare il soffritto, scusi sa ma mi son svegliato presto stamani, probabilmente questi son tutti velati messaggi che mi voglion dire "cazzo, ti sei alzato a fare, presto?"; Gesù, ma sa che me lo chiedo anch'io? Tutte le mattine, eh? Ok, prossimo!
Be', quindi: se insomma tutto questo, mentre rimetti a posto la roba (dopo averla inseguita e aver recuperato anche la ricevuta della raccomandata-1 infilatasi per colpa del vento sotto una macchina, ricevuta da prensentare nuovamente dopo le 11, la stessa mattina), in frigo, e scopri che due kiwi si son sfrittellati nella caduta, ti dirai: niente ti dirai, perché a quel punto ti suona il vicino.
Il quale vorrà passarti la fattura ENEL del condominio, ma non te la darà e basta, in cambio della tua quota parte; no: dovrai sorbirti una buona mezz'ora (quantomeno) di storie su come si potano i gerani (si potano, i gerani?), su quando un suo bis-cugino fece tredici al totocalcio beccando la vittoria della Cavese sull'Atalanta, su come si fa a preparare un'ottima fricassea di rape & mozzarella. Le stesse esatte cose della volta precedente.
Quando finalmente chiudi la porta, ti dici: che diavolo stavo pensando?
Sicuramente era qualcosa di fondamentale per il tuo futuro e quello di tutti, capite.
Ma tutto quel che ti viene in mente è una nota di Palazzo Chigi, per la precisione questa


Precisazione dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri

24 Marzo 2011

Il resoconto fornito da alcune agenzie di stampa in merito alla cena di ieri sera del Presidente Berlusconi con il gruppo dei Responsabili è ricco di fantasie e imprecisioni. In particolare, il Presidente non ha cantato alcuna canzone.

(questo il link ufficiale:
http://www.governo.it/Governo/Portavoce/Comunicati_stampa/testo_int.asp?d=62926)

Questa notizia, poi, per forzata ma ovvia associazione, ti fa ricordare anche che il simpatico ministro LaRussa ha chiamato il comandante americano delle forze NATO col nome di "Generale Loacker", e finalmente pensi:
come potrebbe andare peggio?
È facile: può sempre arrivar lunedì!
Segnatevi anche questa, vai.
Buongiorno.

marzo 06, 2011


"non sono io che sono antiberlusconiano; sei tu che sei a favore di berlusconi"
"e che differenza c'è?"
"molta, molta di più di quanto tu possa immaginare..."

febbraio 23, 2011


Da oggi (da oggi?) ho due blog.
Bello, aver due blog.
Perché ho due blog?
È un po come avere un cane, da tanto tempo, e poi un bel giorno prenderne un altro e rientrare a casa con quello.
L'altro cane si chiederà: perché hai preso un altro cane? C'ero già io.
In effetti, è un quesito di natura alquanto profonda, perché se hai già un cane, perché ne prendi un altro? Non ti soddisfa più l'altro? Che ci fai poi, col cane vecchio? Lo butti via? Lo trascuri e stai con quell'altro? Credi che il cane abbia bisogno di compagnia? E di un altro cane, poi (voglio dire, già è un cane lui; come tu hai avuto bisogno della compagnia di un cane e non di una persona, magari lui aveva bisogno della compagnia di chiunque, una scimmia, un alligatore, un'ara potenzialmente manfruita - tutto, fuorché di un altro cane)?
E perché sto facendomi queste domande su un cane, forse due? No, dico, dal momento che:

a) non mi piacciono i cani;
b) non ho mai avuto un cane;
c) se anche ne avessi uno, molte cose mi fanno pensare che non ne avrei un altro.

Certo, il fatto che anche nel post precedente andassi scrivendo di come vorrei chiamare un futuribile ed ipotetico cane col nome di Lupone, alquanto mi perplime (era tanto che volevo utilizzare la parola "perplime": passavo momenti tormentati & tendenzialmente insonni, momenti in cui mettevo mentalmente su un elucubratissimo pezzo fiorito in cui questa avrebbe risaltato come la più classica delle gemme, salvo poi a niente invariabilmente giungere, con l'uggia che mi divorava  - sì, lo so: non ho occupazioni migliori, nella vita - e poi mi capita di metterla qui, mentre parlo di cani ipotetici (?), e questo mi perplime ancor di più - tanto ormai ho rotto l'incanto, quindi ne abuso quanto mi pare: perplime, perplime, perplime! - e mi fa rimanere instupidito, qui, a mio perpetuo scorno & disdoro - cazzo, era tanto che volevo anche usare la parola "disdoro": e anche per essa pensavo a tutt'altro alato & nobile contesto, e ciò mi spinge per forza quindi a pensare alla vita in generale ed alla mia in particolare, come già feci una volta a Parigi, in un Novotel a La Defense, giù alla réception, mentre un mio amico si cambiava e l'altro era vinto dai deliqui del cymurro, su in camera: ricordo che non giunsi a nulla di definito se non ad un senso di spyccato fastidio perché i prezzi del bar erano troppo cari - sterilità e limitatezza e finitezza tutto ciò che mi venne - capendo quindi che eran cazzi, lo eran sempre stati, e quando lui arrivò uscimmo a sperderci, però sereni, in zona Céline, in quelle che certo si potrebbero chiamare - ok, lo faccio solo io, e non è nemmen granché appropriato - le cambuse sudicie delle grandi città, ed una popolana colla pezzòla in capo c'indicò generosa la via, in quello che doveva certo essere argot, argot di cui - ça va sans dire - non capimmo un cazzo, e difatti ci perdemmo, e faceva pure freddo e la vita in generale e la mia in particolare avevano ben poco di chiaro o indirizzato).
Ma ok, vado.
A comprarmi un cane, ovvio.
Lo chiamerò Lupone, e sarà un bellissimo esemplare di Cane Da Sbavo e Da Ripicca.
Poi, passerà del tempo, e quindi ne prenderò un altro.
Al nome devo ancora pensare (pensavo a Manitoba, o anche Caniggia - mi pajon belli entrambi), però certo vorrei che questo fosse un magnifico esemplare di Can Barbone Da Angoscia.
Insomma, sì: c'avevo due blog, io.
Uno è questo, l'altro è un altro; questo è quello serio.
Pensa te.

febbraio 19, 2011


...ok, cominciamo a darci delle priorità:

Un giorno (si comincia bene...) mi prenderò un cane lupo, e lo chiamerò "lupone".
Quando andrò a giro con lui, i bambini mi fermeranno, lo accarezzeranno e mi chiederanno:
"Come si chiama?"
E io:
"Lupone!"
Non vedo l'ora che questo accada. E anche se accade nella mia testa e basta, è uguale; è lo stesso un bell'aneddoto.

Inoltre, rintraccerò il tizio che ebbi come professore di musica alle medie. Mi ricordo che nella vita era stato (o era ancora) cornista, e ci raccontava sempre di quanto si arrabbiava il direttore quando lui suonava l'unica nota tenuta per tre battute che aveva scritta nella partitura di non ricordo quale pezzo con sufficienza.
Il direttore gli diceva che non capiva un cazzo, e che nella vita non conta quante note suoni - non è questo quello che conta e non sta certo nella quantità la difficoltà.
Se mai lo incontrerò di nuovo, gli batterò una mano sulla spalla e gli dirò:
"Quelli eran tempi..."

gennaio 15, 2011

EDWARD HOPPER (upon Carlo Ambrosini)

Un tempo bloccato che perdura nella mente.
Un fotogramma fuori dal film... una foto istantanea fuori dalla realtà...
un attimo fermo, separato per sempre da quello prima e da quello dopo, perduto nel tempo e nello spazio per opera di un incantesimo.

"io non mi figuro il tempo come qualcosa di stabile e lineare... nella nostra memoria, il tempo si aggroviglia...
degli infiniti frammenti che lo compongono alcuni rimangono impressi nella nostra memoria, altri svaniscono e sembrano perdersi...
ma in realtà, neanche il più piccolo di questi attimi si perde mai definitivamente. Al massimo rimane in sospensione..."
"Questa è un'idea poetica... io non l'ho mai toccato, un attimo in sospensione..."
"Questo artista invece sì, quando dice che il miglior soggetto per un quadro è una parete investita da un raggio di sole...
un'immagine ferma in un istante eterno, caldo, immobile e rassicurante...

Il vantaggio dell'artista, come direbbe Mordecai Richler, è che quell'attimo lo sceglie (l'artista sceglie l'attimo o l'attimo sceglie l'artista? O entrambi sono scelti dall'arte? E chi sono io, uno che ha tutte le risposte? Fate un po' voi...); l'artista è il padrone assoluto delle proprie regole, il creatore del suo mondo. Fa per sé e poi per tutti - o quantomeno chi ha occhio, orecchio, cuore, voglia.
E pazienza se riproduce quello che vede: l'occhio umano fa sempre e comunque prima una scelta, poi passa a tradurre questa scelta nel linguaggio che più gli è congeniale (sia un film, un quadro, un trattato filosofico, una melodia o una poesia).
Il nostro attimo, oggi, è quello delle escort, dei soldi sopra tutto, del successo. Ed è lì fermo, nessuno lo smuove, un incantesimo alla rovescia, un Hopper con una gran bella gastrite. Questo, noi vediamo. E come è vero che sei quello che mangi, nessuna meraviglia se la bellezza s'è rintantata (peggio: degradata e trasmutata nel concetto di bella gente, esteti da due soldi che sfoggiano le loro miserie come fossero gran pregi, e hanno pure la pretesa di convincerti).

Certo, in tutto questo fa eccezione Clint Eastwood, un tizio che - sospetto - te ci vai con un foglio di carta e lui ti ci tira fuori un origami, gli porti un pomodoro e una foglia di basilico e ti ci fa un sugo da sogno, gli dici una parola e lui te la trasforma in marmo.

gennaio 13, 2011

SE È VERO CHE LA BELLEZZA NON SI CONSERVA, MA SI CREA; COSA CI FACCIO TUTTI I GIORNI QUI?

Tutte le mattine che c'è la nebbia mi vien da pensare, e il mio umore vira regolarmente su tonalità a mezzo fra il meditativo e l'amaro.
Altro che il mare: è la nebbia che ispira al mediocre pensieri profondi (Flaubert rivisitato). Certo io son mediocre forte, se è vero che pensavo fondamentalmente tre cose:
a) quanto è buffa la parola fuco (ahahahahahaha oioi, rido ancora mentre la scrivo - il massimo sarebbe un'ode del Parini su un fuco. Ahahaahahahah, oioi, veramente troppo!);
b) che razza di cancro in metastasi della moderna società capitalistico-occidentale siano i finanziamenti e i pagamenti a rate, e cosa da tutto questo discenda;
c) con che tono di voce dire al telefono ma vergognati pezzente, al mio ex-vicino di casa che mi deve 87,50€ per la vuotatura fossa biologica e se n'è andato dopo essersi attaccato direttamente al tubo dell'acqua svellendo il contatore piombato (perché il suo padrone di casa aveva deciso che era in qualche modo controproducente pagare le bollette - ok, so che oggigiorno, in nome di non so quale modernità o efficientisimo, non si dice più bollette bensì fatture, ma - come dire... - m'importa una sega; per dirla col Trissino: io sono un uomo del Rinascimento); aver preso la corrente al cantiere lì accanto mediante un cavo volante tra casa (sua) e il generatore (loro); aver ricevuto la visita dei carabinieri perché la piantasse con questa storia e tra l'altro lasciasse l'abitazione; aver avuto la faccia tosta di chiedermi se per l'ultima notte prima della sua dilazionatissima uscita di scena - mi piacerebbe dire dal mondo - poteva attaccarsi alla mia luce scale, sa, giusto per avere una luce quest'ultima notte, penso a tutto io, attacco un morsetto all'avvitatura per la lampada e domattina presto rimetto tutto a posto; è già fissato il camion dei traslochi tra l'altro. Sì, ma quanto me li rende quei soldi (immane testa-di-cazzo)?, pensavo io. Domattina, disse l'orrido ciccione dai capelli unti, e se non ci troviamo glieli lascio nella cassetta della posta, e rimetto a posto l'applique. Il giorno dopo se n'era già andato, e la luce era senza applique. Nella cassetta della posta, il vuoto. La sera, idem. La luce è ancora senza applique. Che te la sei fregata, stupido? Cazzo ci fai, con un'applique in vetro senza base? Ma sei veramente una cosa vergognosa! Ma io ho il tuo numero, sappilo, ciccione di merda così simile a un fuco (ahahahaha) che di sicuro farai i finanziamenti per comprarti il cellulare high-tech o lo schermo piatto che così ti pare d'esser magro anche a te. Vaffanculo...

Vincenzo io ti ammazzerò;
sei troppo stupido per vivere
.
Vincenzo io ti ammazzerò,
sei troppo ladro per amare.


Poi il viaggio è finito. E anche la nebbia, s'era parecchio diradata.

gennaio 04, 2011


Segno inequivocabile dei tempi che cambiano, che le nuove generazioni hanno sì di più, ma - per così dire - anche di meno:
"mettimi la traccia 17, zio!"
Lo zio esegue.
"Chi è questo?"
(Seraficamente) "lady gaga"
"Ah, ecco..."

Poi arrivi a lavoro e chi è al comando tuona: facciamo (ovverosia fai) questo, inviamo questa mail, concludiamo questo accordo: non possiamo perdere questo guadagno!
E tu pensi che non ci sono parole, o quantomeno parole meno grette di queste.

Poco prima (prima cioè di accompagnare all'aeroporto i nipoti, destinazione URODISNY
®, posto nel quale il più piccolo tra l'altro ripone la speranza spasmodica di vedere Scooby-Doo, in ciò che potremmo definire il proemio ad una sicura tragoedia di infantili disillusioni), ti siedi in Banca ad ascoltare i discorsi di un ragazzotto vestito a festa in merito a Fondi Pensionistici Complementari a medio, breve e lungo termine; rendite monetarie, obbligazionarie e azionarie, sempre - ma era ovvio! - a basso rischio. Spese accensione pratica, tassi d'interesse nominale maturato; disdette (nessuna possibilità) e anticipi (casi estremi). Il tutto condotto come sempre in questi campi - nessuna certezza di non esser raggirato (e nessuna certezza che il tizio che ti sta di fronte ci capisca qualcosa più di te).
E tu pensi no non sta succedendo a me, questo non è vero, non è possibile, cazzo. Io sono qui, e accanto a me siede la speculazione sul capitale, la droga del nuovo milllennio, il nulla, le bolle, il risparmiatore che reinveste, i fondi azionari, il tasso nominale, l'interesse passivo maturato, e Brivido Terrore & Raccapriccio - l'orrore! L'immondo demonio! Il lato oscuro!
Non sta succedendo a me, no, no, no...


Insomma, Lady Gaga non è certo il peggio, ma - ammettiamolo - aiuta. E se loro, già prima di arrivare a tutto quanto sopra (avrei potuto continuare) hanno già attivi, senza riparo né limiti, simili canali dannosi/molesti, che ne deriva?
La risposta è: non lo so.
(Sarà morto, Lubrano?).
Credo (forse) nel facile motto più stimoli, più spazzatura, più difficoltà.
A una generazione di disadattati, che al massimo avevano, e con più moderazione, il raggio gamma di Matzinger Zetto (bontà sua) e il castello di Greyskul (ahahah, già s'annunciava la barbarie), si succede una generazione di disadattati complusivi, in definitiva più problematici ma più inseriti.
O di geni, però (sempre) in fuga.

dicembre 17, 2010


AMO ET ODIO

...ce l'avevano in tanti accanto al profilo, tempo fa, sui blog. Il popolo dei blogghettari, internauti, originaloni e quant'altro ama di queste cose settoriali e apodittiche al tempo stesso.
Indi per cui, essendo io uno dei summentovati, sol più stupido & frustrato, magari più patetico, chi sono per esimermi?


amo
Niente, son arido.

odio
(ma l'odio non sarebbe un sentimento totalizzante, qualcosa che ottunde et assorbe tutto il resto, impedendo di veder le cose quali in realtà sono? Se io dico odio questa cosa, in realtà non faccio altro che vedere questa cosa e nient'altro, facendoci confluire tutta la mia attenzione ed energia e di fatto compiendo un'azione esattamente contraria a quella che dovrebbe scaturire dal mio io nel momento in cui sto avendo davanti una cosa che spiace, nuoce o comunque dà noia: dandogli tutta l'attenzione che invece non dovrebbe meritare. Tutto giusto, ma è uguale, cazzo, quindi:)
odio
Odio quando sto parlando con - poniamo - x; sto dicendo: sai y? ha fatto questo, questo e quest'altro. Oppure: son stato lì, ho visto questo, questo e quest'altro. Arriva - poniamo - z. Non c'entra nulla con quello che viene detto, sente a malapena una parola, ma comincia insistentemente a intromettersi, perorarando: chi? cosa? chi è questo? che ha fatto? cos'è? come mai?
Solitamente a questa gente impazziscono orgasmicamente tutti i ricettori sensoriali quando captano le incaute parole: è morto. Salvatevi a quel punto dall'entrante e pernicioso flusso di domande, inserimenti molesti e via così.
Odio quando stiamo parlando - poniamo, ancora - io e x. X vede z, che conosce, proprio mentre stiamo dicendo qualcosa. X sgrana gli occhi e urla qualcosa tipo ooooooooo ciaooooooooo, e si corrono incontro e cominciano a ciaccolare, ridere, eccetera e tu resti lì, magari stavi pure dicendo qualcosa d'interessante. Z non se ne va e i due si estraniano in una posticcia conversazione che non c'entra nulla, piena di complicità spesso forzate o comunque fuori luogo. Solitamente z pare un buzzurro modaiolo arrogante plastione e festaiolo (idem al femminile).
Odio fare un lungo discorso a un qualsivoglia interlocutore, tipo anche davanti a me, poi quello mi guarda e fa: "eh?".
Odio quando corri e ti sembra d'averci qualcosa nella scarpa che ti male. Ti fermi sistemi la scarpa, fai due passi senza correre. Tutto ok. Riparti. La scarpa ovviamente ti rifà male. Ti fermi, la levi la scuoti, tiri il calzino, la rimetti, dici: aaah, ora sì. Riparti. La scarpa ti fa male esattamente come prima.
Odio quando - poniamo (ancora?) - x ti racconta i suoi mille aneddoti di vita, e a te non te ne frega un cazzo, o magari stai solo cercando di fare qualcos'altro, che ti sembra infinitamente più importante, utile e interessante. E poi, in definitiva, non te ne frega un cazzo di scipiti e triti aneddoti sconclusionati, che cominciano con ai tempi d'oro, ai miei tempi, quando ero a Cancun (potrebbe anche esser Peccioli, fa lo stesso), e via così.
Idem per quando - cioè, odio quando: - qualcuno sia x, y, z o macì o maciò, si lamenta. Oh, cazzo, come non sopporto le lamentele a vuoto, continue, lagnose, bubanti, compatìtemi, e io di qui e io di là, povero me povero me, povero me. Ecce homo, miserere, cazzi vari.
Odio quando ti tocca interessarti di cose di cui non ti interessa un cazzo, come ad esempio di un qualche articolo di cronaca locale su una retata o su una polemichetta di un piccolo comune per una viabilità o due strade scassate o una pista ciclabile. Sai che l'Iran c'ha l'atomica, o che Obama ha perso le mid-term, e devi anche far finta col tuo capo che t'interessi questa roba.
Odio una netta inflessione dialettale, qualunque essa sia. Per tacer del dialetto vero e proprio.
Odio quando - poniamo - x ti offre una cosa. Tu dici: no, grazie..., x te la offre di nuovo. Tu ancora: no, davvero, no. Ma che mi ci vuole, dice x, dai. No, no, non importa, no... Davvero? Sì, davvero (cazzo). E poi di solito x procede. E ti porta/offre/dà quella cosa.
Odio la neve, gesùssignore, quanto la odio, la neve.
Tutto sommato odio proprio un sacco di cose. Son veramente un essere spregevole, date anche le premesse.
Bah, mal per chi mi conosce, e vaffanculo.
OH, MA BUON NATALE, EH?
Già, ma quanto odio anche il Natale...

novembre 27, 2010


EPIFANIE (FORSE, QUASI)

Ti può capitare di essere a Bologna, e girare tra Torri Asinelli Nettuni e Berengar
î (tra l'altro, notevole la torre Azzoguidi, così detta probabilmente dal modo in cui si rivolgeva il capofamiglia al rampollo della stessa, commentanto la frequenza con cui a quest'ultimo alla guida d'una Mini o d'un Gippone, veniva ritirata la patente - alle volte, a sperdersi nei vicoli!) così, senza meta né scopo, da un portico all'altro, la gente che passa veloce e tutte le 'e' al contrario. Anche se magari ti maledici perché ti sei scordato la macchina fotografica in hotel e – ovviamente – è una giornata limpida e serena (il giorno dopo, pioverà, stanne pur certo), una di quelle giornate invernali in cui l'aria ricorda le mele croccanti e l'odor delle frugiate, per caso ti trovi a passare sotto un portico antico, il palazzo di Re Enzo, san Petronio in restauro, via Pescherie Vecchie e poi la via degli Orefici, e senza nemmeno renderti conto sei seduto a una botte, fuori, solo, in attesa di un tagliere misto salumi e formaggi con spruzzata d'aceto balsamico e un cestino di pane dalla strana consistenza nonché probabile presenza di ciccioli nell'impasto, e guardi le persone e tutti ti sembrano più belli, mentre un cameriere con la barba ti consiglia un calice di Montepiròlo rosso e ti dice son burbero e grezzo però son simpatico - in realtà nemmeno lo dice a te, ma a due ragazze sole sedute due botti più in là; ma fa niente, a te ha solo consigliato il vino e tanto ti basta, il simpatico lo faccia con loro, certo.
Per inciso, poco oltre c'è anche una fiera del cioccolato, e i banchi da cui sei passato per arrivar fin qui hanno levato al cielo un odore che non lasciava certo indifferenti, fra la frutta e gli utensili e altre notevoli sculture.
Ti può capitare allora di appoggiare i gomiti alla botte e affondar la faccia - il posto si chiama Tamburini, ed è una salumeria, gastronomia, enoteca, di tutto un po' - nel dorso delle mani, mentre il sole, per quanto può farlo, ti scalda: tu apprezzi e resti lì, e tra gli altri passa un ragazzo - un basco magari da donna sulla testa, un cappotto di maglia di lana molto probabilmente da donna infilato, un foulard quasi sicuramente da donna al collo, una borsa sicuramente da donna nella mano; parla al cellulare, quella voce un po' così; ti sembra anche abbia gli occhi sottolineati a matita: tu ti gratti la barba e sorridi, mentre arriva il tuo tagliere il tuo pane e il tuo calice e una donna petulante col marito e un cane nero e marrone – un cane di dubbio gusto anche nell'abbinamento dei colori, parrebbe, non fosse che a quanto ne sai i cani vedon tutto in bianco e nero e quindi cosa ne può sapere lui, dei colori – che si chiama Lapo si fanno spazio per arrivare alla botte dietro la tua e sedersi, la donna che comincia a armeggiare col fungo perché dice che ha freddo e se quello non parte lei s'alza e se ne va - il sole, quel sole, a lei non basta, povera donna. Lapo, per conto suo, s'è già posizionato sotto il tuo sgabello, e quando il fungo si accende ti senti anche il debole caldo sulla schiena, la donna che ti chiede cos'hai ordinato, tra il gentile e l'inquisitorio.
Rispondi, sorridi, guardi Lapo lì sotto, che molto probabilmente è un cocker o uno spaniel o quel che diavolo vuole, ma non abbaia né sbava e questo è quel che conta: ti senti avvolto in una specie di cristallo di felicità, come esser dentro una caramella ripiena. Condivideresti qualsiasi cosa, in quel momento, e ti dici che la vita non fa poi così schifo e ti senti così pieno di non so bene quale sensazione e gentilezza e felicità e disponibilità: è un'atmosfera magica e forse dipende tutto dal tempo, non ti saresti mai detto metereopatico e invece pensa un po' alle volte, la vita, ti vien da pensare, mentre affetti la finocchiona e la avvolgi alla forchetta toccandola appena nell'aceto balsamico e poi via di piacer del palato - bravo Lapo, stai lì, mentre io levo questo pecorino, magari la coppa o quello che è questa roba strana te la passo, se la padrona non se ne ha a male!
Se poi mentre torni, dopo aver preso l'autobus al volo, come per caso, senza nemmeno dover attendere un minuto, ti capita anche di leggere che in zona si dà inizio ad un corso per Tecnico Superiore della Logistica Integrata e delle Spedizioni, e che questo tizio è un tale che opera all'interno di imprese industriali e aziende di servizi, nell'ambito della pianificazione, della gestione e del controllo dei flussi fisici dei beni e delle relative informazioni a partire dalla fornitura iniziale fino alla distribuzione finale, e che – bontà sua - ha una visione sistemica del ciclo logistico ed è in grado di gestire relazioni con gli altri attori del canale, sia all'interno che all'esterno dell'azienda; beh, se c'è anche questo, allora ti dici proprio che è stata una gran bella giornata, cazzo, mentre la ragazza seduta sul seggiolino di fronte si chiede probabilmente se sei scemo, a ridacchiare in quel modo mentre leggi quella pubblicità messa sopra la sua testa.
Probabilmente lo sei, e hai perso su tutta la linea, da sempre; ma non è che conti poi granché, no, oggi proprio no; che ostenti pure, lei, il suo sguardo fra l'imbarazzato lo schifato e il fisso, davanti a sé, e che tu non sia né oggi né mai un Tecnico Superiore della Logistica Integrata e delle Spedizioni: arriva la tua fermata, scendi, continui a ridere; buon proseguimento.
E buona fortuna, a chiunque faccia quel
corso.

ottobre 29, 2010

PAUSA CAFFÈ SCIUPATA (MA TANTO IL CAFFÈ FA SCHIFO GIÀ DI SUO)

Quella gente che adora urlare,
questionare,
litigare,
altercare.
Appassionata, generosa alla rovescia;
gente da pianerottolo,
focosamente inscindibile dalle liti,
senza morirebbe -
per sentirsi vivi:
emozioni forti.
Cioè:
non forti,
grosse.
(Grossolane, spesse,
ciucciute).
La loro espressione principale -
una sigaretta, le urla,
i sentimenti in piazza e le parole a raffica,
la faccia rossa, gesti in libera
aggressività d'assalto,
somma:
il lato generoso del popolino.
Quella gente che adora
urlare, questionare, litigare, altercare -
una bicicletta sul pianerottolo,
l'acqua
che
sgocciola
dal
terrazzo, un motivo
come un altro -
sarebbe
gente da cui rifuggire.
E invece la vita alle volte ti prende proprio
per il culo e - non solo! -
ti ci sbatte pure
la faccia contro

(sul culo,
dico).

ottobre 28, 2010

PENSIERINO (pensierino?) DELLA SERA (sera?)

Pensare che ieri qualcuno ha tirato un cartone a Capezzone poteva anche essere una scusa per farsi più dolce la giornata, indipendentemente dalla strumentalizzazione che di questa cosa verrà fatta dai corifei, dai tirapiedi e dai lacchè - colpa del clima d'odio delle sinistre. Colpa dei magistrati. Quella è la loro idea di Stato Democratico, altro che noi!
Chissenefrega: prendiamoci qualche cucchiaino di zucchero, ogni tanto, eccheccazzo, du' ciaffate anche a Gasparri per favore, grazie, un calcio in culo a Bonaiuti e un par di nocchini a Schifani, ma le pare, offro io, si figuri!

Però, con Kojève e Bergson e quel nulla che mi ricordo dal mio essere impiegato ormai da dieci anni più o meno ininterrotti, mi chiedevo ugualmente:
ma quanto cazzo dura questa settimana? E la prossima? C'è mai una fine, al tempo in controvglia che dovrebbe (ragionevolmente, comunque) scorrere?
Siamo una corda che si tende all'infinito, spandendo solo rabbia intorno a sé?
Vaffanculo a Capezzone, alla settimana, al mio lavoro e a chi lo fa con pernicioso zelo et inutile amore, al vostro, alla mia e vostra vita e alla gente tutta quanta.
Toh.

ottobre 25, 2010

AD ESEMPIO.
Ad esempio,
No?
Ad esempio
ho nostalgia
di quando facevo lo studente (dico
l'università, cazzo;
prima non è mai esistito).
Presto o tardi chiuderò questo blog
di
merda.