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ottobre 31, 2006

I RICORDI 

E mi ricordo, sissì se mi ricordo ma ti pare, anche il Nasi, che era anziano e risparmiatore già a sedici anni. Un Gene Hackman con quarant’anni di meno, ma molto più vecchio. Gli garbava Celentano. Di quelle persone con la barba anziana, coi vestiti anziani, che a sedici anni pajon cinquantenni, che da giovani son vecchi e fan vita de’ campi e non comprano il diario. Ogni altra considerazione, a suo tempo avendo già egli sedici anni che in realtà eran sessanta o più, ha certo ad essere implicita o tacita. Il Nasi. Oioi.

COLOPHON - E con questa persona che ricordo, io, Brunero da Montajuti Ianese, copista nell’anno del Signore MMMIII(nchia), I anno dell’era di pontificato di S.S. Matzinga Rota, concludo i ricordi, in data 3uno 8bre. Mi ricordo, sì mi ricordo, tutta questa cazzo di gente che mi ricordavo, di cui non importa a nessuno tanto meno a me. Tanto – vedrai – son tutti morti. Il Nasi per primo. Toh, così l’ho detto anche di lui. FINE. 

ottobre 27, 2006

I RICORDI 

Ma te lo ricordi, te, te lo ricordi il Poli, quello che giocava a pallone con la conchiglia e tutti a prenderlo per il culo, quando ci si batteva con le nocche per far vedere che lui c’aveva la conchiglia sui coglioni? Te lo ricordi? Poi una volta non se la mise, ci prese una pallonata e ci rimase. Peccato.
Certo, meglio finir così che diventare uno che organizza Kick-Off aziendali, eh? Però, peccato lo stesso. Son sfortune, sì sì.

ottobre 26, 2006

OVVOVE!!! (sì, pvopvio OVVOVE!)
L’onorevole (ahahah) Daniela Santanché minacciata di morte! Di morte & dannazione! E pestilenza & carestia! E delle sette piaghe bybliche! E del passaggio nella fornace più ardente! E di multa per sosta in ZTL!
Ma poi si svela l’arcano e il sordido: era soltanto un altro dei biechi
COMPLOTTI DEL MORTADELLA

Sì, amici: quando il crudele Imam di Segrate ha osato apostrofare l’on. Santanché, lì per tenergli una lezione di come il velo islamico non vada bene per le donne dell’Islam perché così non possono entrare al Twiga né far vedere agli uomini le gambe o anche il culo – d’altra parte c’è scritto anche sul Corano – dicevo, quando il perfido Imam le ha detto con malvagità sprezzante che lui certo non prende lezioni sul Corano da un’ignorante in materia come lei, è chiaro che subito la bella (“noi ce le abbiamo le onorevoli belle, perché noi siamo a favore delle donne, specie di quelle belle” – disse il nostro eroico Statista-Presidente-Operajo, a suo tempo!) Daniela ha avuto paura e ha subito tradotto il tutto in una sonante condanna a morte in contumacia, tipo Mazzini e la "Giovine Italia". Già, perché Islam e Comunismo vanno a braccetto col lassismo per l’Europa e per il mondo, a seminare morte e distruzione, ed anzi stan prendendo sempre più campo, tanto che se non stiamo attenti domani ci ritroveremo tutti in caffettano chador e burqa rossi, la barba lunga e il pugno alzato mentre stiamo in ginocchio a pregare rivolti verso la Mecca cantando l’Internazionale. Il tutto, dopo aver mangiato dei bambini, libando alla memoria del CheGuevara e di Stalin.
Presto però s’è svelato l’arcano: informato il Partito delle Persone Perbene (Forzitaglia) è subito partita, ad opera delle menti che ivi operano (mi si passi il giuoco di parole, che noi Forzitaglioti siam pure artisti della parola, un po’ tipo il nostro presidente-operajo-poeta-paroliere), una bella interrogazione parlamentare a titolo: “perché il mondo può fare a meno dell’Islam”, a firma Oriana Fallaci, che è morta ma tanto è uguale avrebbe certo sottoscritto e approvato queste tesi. L’on. Santanché intanto, visibilmente scossa, aveva fatto rilasciare dichiarazioni al suo ufficio staNpa acciocché si diffondesse la notizia che per la sera stessa e per le tre seguenti non le riservassero il tavolo al Billionaire. Affinché, poi, la cosa non passasse troppo sotto silenzio, i familiari l’avevano faticosamente convinta a partecipare alla quotidiana puntata di Porta a Porta, vestita da vergine di Norimberga e in lagrime, a ricordar l’orribil vissuto. Inoltre, a spese dello stato – perché, qualora non ci si ricordasse, lei è una Servitrice dello Stato – aveva preso una scorta di 15 uomini, 15 uomini su una cassa da mortoooooooooooooo (ops, m’è scappato). Insomma: un po’ tipo quando la diedero a Biagi o ai magistrati in Sicilia.
Nel contempo, il nostro Fulgido-Presidente-BiancoNatal, disturbato dai suoi collaboratori in candida preghiera & meditazione nella Cappella posta nella sede del Partito delle Persone Pulite (sempre Forzitaglia), non si scordava di esser stato anche presidente-investigatore e, munitosi di apposita lente d’ingrandimento e impermeabile d’ordinanza, dava il via alle implacabili indagini. Subito (è intelligente, lui – lo attesta anche il suo dottore personale), rivedendo la trasmissione incriminata s’è accorto che qualcosa non andava. Convocato lo stato maggiore di Forzitaglia (Schifani, Bondi, l’Orso Yogi, Micciché, Don Baget Bozzo, Darth Vader, Tremonti) e quello di AN e Lega (Bossi, Ataru Moruboshi, i sempre misurati Calderoni&Borghezio, il bolso Storace, Gasparri, il gerarca Farinacci, Zorro) e un par di veline & letterine per un sympatico dopo-riunione, ha svelato l’arcano:
“signori; camerati: siamo di fronte all’ennesimo complotto del mortadella! Vedete qui, nascosta dalla barba dell’Imam? C’è una spilla dell’Ulivo! Mi si consenta: ciò è segno inequivocabile che l’Imam era manovrato da Prodi. Ho controllato personalmente e addirittura esistono trattative segrete, condotte proprio dal Mortadella, con cui vogliono assegnargli addirittura un ministero. Non è ancora chiaro se la Cultura o la Famiglia, ma le trattative ci sono; ed ho le prove. Quanto alla povera Santanché, ancora chiusa in casa e fortemente scossa, era un chiaro tentativo di colpire me, per quando dissi a chiare e giuste lettere che l’Islam era una civiltà assolutamente inferiore. Denunciamo tutto questo, denunciamo una volta per tutte Prodi e la sua cricca Islamo-comunista!”
Al comprensibile sdegno degli astanti per l’ennesimo, bieco tentativo del Mortadella di affossare il prossimo, specie se il prossimo è una figura fvlgida e generosa come quella del nostro caro presidente-salvatore-bevitor-di-calici, è seguito il tentativo di ristabilire la consueta serenità e pace interiore, lì al Partito delle Personcine Pure, con le parole di DonBagetBozzo, che magari riportiamo in nota, in quanto non ci è possibile, per riverenza dovuta, accostarle troppo a quelle pronunciate dal nostro caro Presidente-Enimmista-Imprenditor-di-Grandi-Opere.


Ah, Mortadella, Mortadella! A che t'ostini a trarre in basso chi è vieppiù alto che te, per lignaggio, nobilitate e moralità? Ogni volta se' svelato e tristo, eppur t'ostini e passi e vai, che pari il 26 barrato, quello che passa da Papègo Valdiculo e Vallà. Come desso, sempre in ritardo vai, e sanza controllore.

ottobre 25, 2006

Ancora novità librarie. Due. Belle.

GIORGIONE GIOTTO, Bollette dell’Enel scoppiano nel freezer, Edizioni Con la voce che sa d’asfalto caldo, € 11,20 Anno Domini 1541. Carlo V, l’ultimo vero imperatore europeo, monarca assoluto di una Spagna al culmine della sua potenza, a capo di un regno su cui mai tramonta il sole, si ferma ad Alghero, con la sua flotta di 40 galere sulla via – via di guerra! – verso Algeri. Ospitato in pompa magna, strafesteggiato dalla popolazione vociante, pronuncia all’indirizzo della massa di popolani accorsi a reclamarlo la famosa frase “Estade Todos Caballeros”, sì da poter tornare tosto a coltivar le proprie privatissime esigenze e toglierseli di torno felici.
La storiella è certamente più edificante e vi consentirebbe magari di edurre quel che vi resta dei vostri lobi destri e sinistri, dopo anni e anni di televisionato duro; tuttavia la interrompiamo qui, che ci saremmo anche rotti i coglioni, e la convertiamo verso quel che ci interessa. E dunque: uno, dos, très… TODOS POETAS!
Sì amici, da oggi anche voi siete un po’ poeti! Se esce un libro di poesie come questo, lo siamo tutti! Si scrive andando a capo un po’ a caso, statuendo d’arbitrio che la punteggiatura è inutile e si buttan giù di quelle profonde contemplazioni banali sul senso dell’essere ed esistere che poi si tira fuori i "maestri americani". O se li si lasciasse un po' in pace, i maestri americani? Comunque, il risultato sarà, per dire:

Z. è tornato
è morto
ma si era sbagliato
era solo la voglia
che era passata
io faccio quel che posso –
la farfalle si stancan
del volo –
ma succede a tutti
prima
o poi.

Sentilì! O anche:

La strada
un serpente meccanico di luci
e gomme
e frenate e frecce
marciamo sempre
ci proviamo
ma la vita è più forte
vince lei
sempre
e non vuole neanche il CID

Oioi, sarò bravo? Oppure:

un gatto
caca felice
per strada
sia quella
la felicità?
Sì, se non la pesto però è meglio

Via, qui mi fermo sennò non smetto più. Vedete come son poeta, anch’io? Su dai, siatelo anche voi, poeti!

TRACIA FEZZICONI, Ditta di Sollevamenti, ed. Lìmamelo, vai!, € 7,99
Il capolavoro assoluto dell’autrice di Otturazioni, e Iodosan Gola (scritti quando le sue difficili condizioni economiche le imponevano di lavorare come assistente di sedia e giudice di carie presso il locale – locale rispetto a dove? – studio odontoiatrico "Atahualpa", del dottor Protesi, detto il Peone per il suo modo di vestire & suonar lo zufolo ai pazienti sotto anestesia), racconta la dolorosa vicenda di Mauro, dal momento in cui decide di cambiar lavoro, aprendo una nuova ditta, al momento in cui viene effettivamente ingaggiato da un capriccioso e beffardo miliardario, in spregio alla ragione sociale (“DiPerno Mauro – Ditta di Sollevamenti”) letta da questi sul nuovo furgone di Mauro, nel traffico, un pomeriggio mentre tornava da una riunione del Rotary. Il misterioso personaggio, che resta sempre nell’ombra, lo ingaggia per un bizzarro lavoro: recarsi tutti i giorni nella sua villa in collina, e sollevare e poi ripoggiare col traspallet o col muletto o anche a mano un imballaggio ogni giorno diverso, nello stesso punto, all’infinito. A fine giornata, Mauro viene regolarmente pagato, dal fido servo Ràgade, povero storpio dalle origini orientali nonché dall’aria minacciosa, affezionato oltremodo al suo padrone. Di lì a pochi giorni, preso dalla curiosità, Mauro prende a indagare incautamente riguardo al contenuto di quei misteriosi carichi che deve continuamente alzare e abbassare; ogni volta l’imballaggio rivela sconcertanti segreti: si può trattare di un carico di pietre, messe lì a spregio, di spugne gonfie d’acqua&aromî, di cilicî sottratti al negozio d’arredi sacri, di blocchi di cemento grezzo&inutile. Senza nessuna apparente logica. Disperato, Mauro medita e s’arrovella, ignaro del fatto che il misterioso individuo, grazie a un complesso sistema di telecamere a gettone lo sta osservando, sollazzandosi nella sua perfidia, da un’altra stanza. Nel contempo, Lotaringia, moglie di origini austriache di Mauro, trascurata dal marito, la cui mente vacilla ogni giorno di più, medita di tornarsene in Turingia, inconsapevole del fatto che la Turingia è una regione tedesca e non austriaca, e che è soltanto lei ad esser convinta d’avere origini nordiche, giacché in realtà è di Teramo e aveva soltanto due genitori un po’ stronzi.
Il tutto va avanti finché i gettoni per le telecamere finiscono, Ragade viene ucciso per la rabbia e Mauro muore schiacciato dal suo Traspallet Grande Alzata, causa un tragico errore nel carico del materiale del giorno, proprio quando il misterioso miliardario non può vederlo. Il funesto destino di morte dei DiPerno coinvolge del resto anche Lotaringia, che durante il trasloco-fuga messo in piedi di nascosto, scivola su un calzino e cade a testa in giù in uno scatolone di biancheria, soffocando implacabilmente fra le Liabel.
In vita resta solo il misterioso miliardario, a dimostrazione del fatto che chi ha i soldi vince sempre. E spesso è pure bello e magari ce l'ha anche lunghissimo.
Un romanzo sulla perversione umana, una lucida analisi sui rapporti fra classi, un alto esercizio di stile che ha fatto esclamare alla critica di tutto il mondo, all’unanimità: “è meglio PippoFranco!”.

ottobre 24, 2006

EROI MODERNI – ADERISCI ANCHE TU ALLA NUOVA CAMPAGNA! RICHIEDI SUBITO IL MODULO DI ADESIONE ALLA VI.B.(I.T.)! 

“Scelga un posto dove trascorrere una bella serata”, [gli ha chiesto Daria Bignardi, una che se invece di fare il Grande Fratello fosse andata a mietere il grano avrebbe fatto assai meglio.] “Un luogo tra questi due però: la villa della Certosa del Cavaliere o il Billionaire di Briatore”. Per Oliviero Diliberto, che ha avuto in garage una Fiat Palio, l’alternativa è parsa troppo satanica. Ha fatto così col capo e poi si è fatto esplodere: “Al Billionaire ma imbottito di tritolo!”.
Il rito kamikaze gli dev’essere parso l’unica via di uscita onorevole e consapevolmente antagonista, l’ultima difesa allo sfregio di entrare nel capanno lussuoso di Flavio, l’uomo-dollaro [o uomo-merda, dipende da come lo si guarda]. A parte, nessuno se lo è chiesto, di capire come diavolo ci sarebbe potuto arrivare - se non da imbucato - nel vippissimo fortino sardo. Diliberto infatti teorizza (e dichiara anche di praticare) l’insuperabilità di una vita da quattromila euro al mese, “perché il resto lo do al partito. E dico che non è affatto poco, con quella cifra si vive bene, si arriva alla fine senza scosse, si ha anche la possibilità di fare spese voluttuarie” [ammirazione sincera, direi, per una delle prime parvenze di decenza (e del resto non sarebbe nemmeno chissà quale privazione!) che ci è dato di vedere – e se poi, invece di darli al partito li desse a qualche organizzazione di beneficenza ammirerei ancor di più].
L’intera mattina è passata tranquilla, nessuno si è accorto di niente, o comunque chi ha visto e udito, conoscendo Diliberto, ha compreso e perdonato. Verso le due, appena dopo l’ora del ristorante, hanno raccontato l’episodio a un deputato di Forza Italia [il partito delle persone serie], Giorgio Jannone. Jannone, subito scosso, ha diramato una lunga e preoccupata nota nella quale si ritiene che la battuta […] fosse proprio vicina nel configurare un gravissimo reato penale: “Questa è apologia del terrorismo! Non è ammissibile che Diliberto possa esprimersi in questi toni. Neanche se scherza”. [ahahaha] È partita una richiesta di chiarimento, una delle tante che i deputati si scambiano durante la giornata e sempre attraverso testi scritti. Infatti costoro pur abitando sotto lo stesso tetto di Montecitorio, e avendo agevolmente la possibilità di chiarirsi, producono note ufficiali che convergono spesso in interrogazioni e interpellanze [io mi ricordo con affetto quella del Maestro (?) Zeffirelli, altra mente illuminata, che ne fece partire una per portare sotto gli occhi di tutti il fatto che gli arbitri eran comunisti perfidi e non davano - cosa importantissima, ancorché assolutamente raccapricciante! - scientemente i rigori al Milan]. Così ieri: alla carta di Jannone, altre carte. Una dell’onorevole Piero Testoni [ma sempre ForzaItaglia, mi pare ovvio] e una del deputato Salvatore Cicu [idem, certo – sono oberati dalle cose serie, i Forzitaglioti]: “Deve scusarsi per quello che ha detto”.
[…]
 
E allora, cosa aspetti? Su dai, fai qualcosa di utile! Aderisci alla nostra nuova campagna, entra a far parte della VI.B.(I.T.)!
“Visita il Bilionaire – ma Imbottito di Tritolo!”
Va bene anche il Twiga, e va bene anche, qualora il trytolo risultasse di difficile accessibilità, sostituirlo con sapidissime bombe-merda da scanicare in giro, negli angoli più buî dei locali in questione. Stùdiati gli event-schedule (!) dei locali in questione, e scegli il giorno che preferisci: tanto, Briatore e Brosio ce li trovi sempre, assieme ad una manciata di vippazzi tristi, politicucci sordidi, calciatori & procuratori idioti, fiacce montate, attorucoli miseri. Poi, il resto sta al proprio stile & capriccio: farsi saltare e amen, ricoprire di sana e taumaturgica soluzione merdosa gli astanti, liberare un carico di procioni con la rabbia, travestirsi da Jason di Venerdì13 e lasciare che la buona vecchia motosega faccia il resto.
Dai, iscriviti anche tu! Contribuisci a rendere il mondo migliore! Perché no?

ottobre 23, 2006

GLI SCAFFALI DELLE LIBRERIE RÙTILANO NOVITÀ, DI QUESTI TEMPI. E NATALE È ANCOR LONTANO. IL DOTTOR MERDA LE RACCOGLIE PER VOI E VE LE PROPONE, NEANCHE FOSSE L'UOMO DEL MONTE, O QUELLO DEI SUCCHI DI FRUTTA "G"

RENATO LO FESSO, Autofficina Desiderio Parte II, Vitige Macello Editore, € 18,05
Torna Giangy, il meccanico tormentato ma generoso di Autofficina Desiderio, il romanzo-culto che ha rivelato (anche se nessuno l’aveva chiesto) il grande talento del nuovo Milton però più biondo e butterato e soprattutto non inglese. La nuova vicenda si svolge in Madagascar, perché gli scrittori quando diventano famosi hanno un sacco di pretese sul dove andare a vivere per un po’ e dove (ma guarda un po’ il caso) ambientare il loro nuovo, preziosissimo parto, tipo c’è chi va in Francia perché così non lo riconoscono (Tricicco), chi in Scozia perché lì c’è la quiete necessaria a uno Scrittore (Trappoliti), chi in Bolivia (la Fezziconi) per rigenerarsi specchiando se stesso negli occhi dei poveri bambini di strada che se potessero ti ruberebbero anche il buco del culo e poi ti prenderebbero a calci finché non torni nel tuo paese a nuoto e ti metti finalmente a fare qualcosa di veramente costruttivo e consono alle tue capacità senza scomodare l’arte, tipo montar mobilini dell’IKEA o lavorare al nero alla Catena di Montaggio Circuiti Stampati ma coll’inchiostro simpatico sicché dopo un’oretta o due c’è da buttar via tutto e ricominciare.
Comunque la si voglia vedere, questo secondo capitolo della saga-Giangy ci mostra il protagonista in una situazione inedita rispetto alla precedente (e grazie al cazzo, sennò era una riedizione del primo libro): costretto a fuggire dalla Brianza Operosa (VA), a seguito del disguido con Pepi, il nostro aveva inizialmente optato per luoghi assai meno esotici, quali Pipone e Caerano Val di Mola, da raggiungersi in treno, perché l'aereo porta male, secondo una superstizione profondamente radicata nella sua famiglia. Tuttavia, attirato coll’inganno nel bagno della stazione ferroviaria di Brianza Operosa, viene tramortito da quattro loschi figuri (di cui uno zoppo) e imbarcato contro la sua volontà (o anche no: ormai era tramortito, per lui lo potevano anche inculare…) sul volo MadagAir 6799, in partenza dall’antistante aeroporto GeiEfChei (Giorgio Ferrando Canfora, syndaco di Brianza Operosa ed eroe della II guerra Brianzo-Bergamasca)
Fattosi una ragione di tutti i centimetri di pelle nera che lo circondano, e fattosi togliere il malocchio conseguente alla sua permanenza coatta sull'aereo, Giangy cerca di riorganizzare le idee e tirare avanti: comincerà col riaprire la sua officina, che chiamerà, in onore al suo passato, “Autofficina Desiderio Parte II”, dipingendo, in riverente omaggio al suo più grande eroe, un enorme murale di Borghezio, in posa nobile e ammonitoria. Tuttavia, nella sua pervicacia leghista, egli ignora che nell’idioma locale le parole “Autofficina Desiderio Parte II” significano letteralmente “Date Fuoco Veloci alla Baracca”, e che Borghezio ha una formidabile somiglianza con Zul-Ab-Jucul, il locale ma terribile dio degli Scoppi e delle Risa. Per lui si preparano giorni difficili, giorni di Fuoco, giorni di Scoppi e di Risa, in cui le risa son ovviamente quelle della popolazione indigena.

JOE GARAGLÒ, Memorie di una spillatrice, ed. Inchiòstramelo, € 21,10 Dopo anni di silenzio e di galera (speriamo), torna l’autore di Best-Sellers quali Raudo, Vescica Natatoria e Trasudo, sentilì come trasudo. Stavolta, con Memorie di una Spillatrice, decide di alzare il tiro: non più ricordi di un ragazzino, magari in una storia di iniziazione, epifania e apprendimento, bensì ricordi di un ragazzino, in una storia di iniziazione, epifania e apprendimento. E rapporto col padre, sullo sfondo di un bel po’ di personaggi ai margini della civitas, balordi e gratuiti. E il gioco è fatto. Tante parolacce, vicende un po’ torbide e un po’ strampalate, scritte col piglio di chi sa che anche a questo giro venderà milioni di copie e andrà in culo al mondo portando pure sei, senza nemmeno sapere chi diavolo sia Hopper.
La vicenda, che assai originalmente adotta il punto di vista di un adolescente, vede il tentativo di svaligiare un bancomat attraverso un nuovo modo di usare una spillatrice (non vi diciamo come per non rovinarvi la sorpresa), e arriverà a deflagrare – la vicenda, no la spillatrice – come un vero e proprio terremoto, avente a epicentro una notte che sarà decisiva per le vite di tutti i personaggi: in quella notte una grande tempesta sconvolgerà la pianura sradicando alberi e scoperchiando capannoni industriali, trascinando tutti verso l’occhio del ciclone (ma sentilì!) e facendo cinicamente colpire da un fulmine un par di ricci, così tanto per far pulp e strizzare l’occhio a più tipi di pubblico. Per la cronaca, tra l’altro, il terremoto non deflagra, ma ormai l’ho scritto e fa lo stesso. Svaligiare un bancomat con una spillatrice mi pare del resto assai peggio.
L’ambientazione suggestiva e allo stesso tempo realistica, la trama dal ritmo incalzante e dai risvolti imprevedibili, la capacità di tratteggiare un ritratto vivace e grottesco della società contemporanea, in cui Indigenza e Ignoranza fan rima con Violenza e Mira-Lanza (non me ne veniva altri, abbiate pazienza), fanno di questo romanzo un bell’acchiappacitrulli in cui molti di voi cadranno, e ne andranno pure fieri.

ottobre 19, 2006

Dopo esser scampato al repulisti sovietico e alla gogna mediatico-giudiziaria, resistendo invincibile (forte è il nostro ideale, nessun ci abbatterà), torna l’edificante rubrica

DITELO A SCHIFANI

Il noto uomo politico risponde a voi devoti lettori


Carissimo on. Schifani,
ho visto che questo mese su
Men’s Health (lo compra mio figlio, un fanatico del body-building – tra l’altro anche regolarmente iscritto al ns. caro partito) c’è in copertina il caro Piersilvio Berlusconi, a illustrarci il suo programma di allenamento personalizzato, per allenar mente e corpo. A quando un numero anche su di Lei? Sa che io conservo tutti gli articoli che parlano di Lei e gli spezzoni dei TG dove appare? Glielo devo dire, mi piace di più senza occhiali. Mi scusi se mi son permessa.
Sua,
Annarosa Corneo Randazzi, 58 anni, Caerano (BG)

Carissima signora,
complimenti anzitutto per suo figlio. Sono le persone come lui, il loro entusiasmo, a farci andare avanti tra tutte le difficoltà che ci si parano innanzi nelle nostre battaglie quotidiane. Creda: da quando questi osceni personaggi sono tornati (illegalmente, che il conteggio delle schede era chiaramente viziato da fior d’errori in malafede) al potere, hanno scatenato un’offensiva che sta andando anche al di là di ogni nostra aspettativa. Ci stanno combattendo con ogni mezzo, lecito ed illecito: dai media alla carta stampata, passando per la calunnia, per lo sprezzo di ogni più elementare regola democratica, e in più mancando appieno a tutte quelle promesse fatte avventatamente (come da tradizione) in campagna elettorale. Tutte tranne una: l’aumento delle tasse. Ma queste, si sa, son storie più che note.
Relativamente a ciò che mi chiede, posso darLe soddisfazione solo a metà: gli occhiali me li toglierò a breve, stanco anche delle prese in giro di Bondi e Cicchitto, che mi chiamano “la talpa guercia” per rimarcare la loro (presunta) superiorità in tema di decimi. Il numero su men’s health non è nel mio stile; la mia forza è nella testa, al contrario di molti signori della Sinistra, che la forza l’hanno nelle mani. Per arraffare.
Le invierò una mia foto autografata, e qualche nostro simpatico gadget, tra cui l’ultimissimo “fai ragliare il professore”, un gioco in scatola veramente spassoso, ideato dal nostro Presidente in persona.
Caramente la saluta, il suo
Schify


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Stimatissimo onorevole,
qui condividiamo tutti con Lei l’amore per il nostro caro Presidente. Vorrei però, in particolare, portare la Sua attenzione sul comportamento dell’Onorevole Bondi il quale, oltre alle ormai innumerevoli iniziative degne di piena lode, e pur stremato da mesi di feroce battaglia mediatica quotidiana (è stato colpito pochi giorni or sono da un malore a Lucera, in Puglia, ed è stato costretto a farsi ricoverare in ospedale per accertamenti) messa in piedi dai ridicoli detrattori del nostro caro Presidente, ha annunciato la sua intenzione di iniziare lo sciopero della fame, per protestare contro la cancellazione dalle frequenze televisive di rete4 e il decreto Gentiloni.
“Poiché avverto i segni già evidenti di una assuefazione agli strappi della legalità e delle regole fondamentali della democrazia da parte di questo governo (dalla conquista del potere in modo dubbio alla occupazione e spartizione di tutti i vertici delle istituzioni, alla distruzione sistematica di tutte le riforme varate dal governo precedente, al connubio impressionante tra affari e politica fino alla persecuzione e alla vendetta nei confronti del leader dell'opposizione), e poiché è in gioco non solo la tutela doverosa di una azienda italiana quotata in borsa con migliaia di lavoratori ma soprattutto il futuro della nostra democrazia, ritengo che tra le forma democratiche e non violente che vi sono per difendere i diritti dei cittadini e la democrazia italiana vi sia quella dello sciopero della fame”
Queste sono le sue parole, le alate e nobili parole di un Grande, senza dubbio alcuno, grande per la sua dedizione e la sua sagacia, nonché per la sua umiltà, modestia e cultura: scrive poesie, dedicandole al nostro caro Presidente, ne ostenta la foto sul comodino, è imbarazzato quando si trova a dover parlare in sua presenza.
In definitiva, pur apprezzandola oltremodo, le devo confessare che nella ideale scala della mia ammirazione l’on. Bondi l’ha superata. Spero non ne faccia una questione di gelosia personale, consapevole che per battere questo squadrismo rosso che si sta spartendo in modo ignobile il nostro amato paese, c’è bisogno dell’aiuto e della collaborazione di tutti. Personalmente, tuttavia – noto soltanto – credo che abbiamo forse trovato un altro punto di riferimento, un nuovo carismatico leader, dopo ovviamente (e con la Sua benedizione) il nostro caro Presidente. E forse sarebbe il caso di celebrarlo come merita, uniti nella concordia e nello scopo che da sempre contraddistingue chi ha abbracciato la nobile causa del Cav. Dott. Silvio Berlusconi: la libertà.
Cordialmente suo,
Sauro Bovini

Caro Bondi,
smetti di mandarmi lettere per farmi le scarpe. T’ho riconosciuto di nuovo, perché continui a provarci? Ricorda che IO son quello che sta in Senato, non tu. E non mi tirare fuori ogni volta la storia che tu sei più vicino al Presidente di me, e che ci puoi avere più contatti. IO sono il capogruppo al Senato dei nostri; IO sparo bordate salaci verso quei ladri bugiardi infami della Sinistra; IO son quello furbo, che ti batte sempre a pinnacolo, tra l’altro. Anzi, stasera t’aspetto. Ore 21 al palacongressi di Seriate Forzista. Le coppie son le solite: io gioco con Cicchitto; te prenditi pure chi vuoi: Don BagetBozzo, Denis Verdini o la Carlucci. Tanto vinco io. Vieni, nacchero, arriva il castigo! 
Sauro Bovini, tsé…

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Spett. on. Schifani,
Chi ha scritto il nostro inno, il bellissimo inno di Forza Italia?
Distinti Saluti
dott. Giovanni Donnini, Assessore alle Infrastrutture, presso il Comune di Zompa sulla Cecca (CVS)

Beethoven, caro lei. E il lato ‘b’ (Azzurra libertà, bellissimo anche quello, io mi commuovo ogni volta che lo sento), è di Mozart. Le nostre basi son tutte nobili e "alte". La saluto adesso. FIS! - Forza Italia Sempre!

ottobre 18, 2006

“Voglio levarmi di qui, chiamala come ti pare: dare le dimissioni, licenziarmi, un calcio a tutto quanto, quel che cazzo ti pare. Tanto, ho sempre odiato venirci. Di cosa sa? In più, se non devo nemmeno riscuotere…”
“e poi che fai?”
“Cazzo amico, sarà possibile che le parole siano sempre le solite? Il lavoro non si lascia, senza lavoro che fai, come fai a tirare avanti, e via e via. E anche le cose devono essere sempre le solite; sembrate fatti in serie, ma guardatevi. Dopo la scuola, la scuola dell’obbligo dico, c’è il lavoro – questa sarà la tua vita per sempre poi magari ti sposi metti al mondo un paio di figli e ti dividi fra lavoro e figli, finché loro non crescono e poi ti resta la pensione e il rimpiangere il lavoro perché sei ti sei tenuto solo il lavoro, quando non ce l’hai più son sonorissimi cazzi. Quindici giorni l’anno si va in ferie, e poi c’è Natale, ogni anno. Magari una volta nella vita trasgredisci e c’hai pure l’amante. Che faccio, io? Che cazzo fanno quelli come te! Io vorrei fare la fame, vivere in un buco di culo raccattato all’ultimo, cosa vuoi che me ne freghi della vita normale. La gente pensa che tutto deva andare andare come va normalmente, che sia quella la normalità, o che ci sia una normalità. Uno ogni tanto ha soldi, ogni tanto no; e quando non li ha tira la cinghia. E basta. Per mangiare devo fare queste cose, per forza? Davvero, non c'è altra via? Io lo so che c'è qualcos'altro.
Merda, vorrei vivere male, e le cose che non posso fare non le farò, figurati il problema, e nel frattempo potrei scrivere una pièce teatrale – la chiamerei Office, c’ho già pure parecchie idee, oggesù se ce le ho. Pensa: quattro scrivanie sul palco, incastrate in qualche modo, e quattro impiegati. Fogli, pratiche, grattacapi vari sulle scrivanie; solo quattro luci da tavolo accese, e ognuno, a turno o a volte sovrapponendosi, bisbiglia dalla propria le sue idee, i suoi risentimenti, le sue ansie da ufficio. Le antipatie per i colleghi, quello che si definirebbe il buon senso borghese, la facciata su cui poggia tutto, le sue avventure piccole e stinte. Non so, uno potrebbe dirlo accucciato sotto la scrivania; un altro potrebbe salire in piedi su una sedia; un altro ancora gridare: ognuno secondo la sua personalità. Tutti vestiti bene, almeno decorosamente, e tutti spaventati, agitati, come mossi da qualcosa che ci sfugge, ma che è in tutti noi, sotto la facciata; tutti acidi e pieni di tensioni. Si bisbiglierebbero contro l’un l’altro, saprebbero dir cattiverie e meschinità, e tutti sarebbero come autistici. Perché è questo quello che siamo, qui. Siamo dei poveri infelici, e facciamo finta di non esserlo, ognuno nel proprio mondo piccolo e limitato. Dietro il proprio paravento, in falsa tranquillità, a mostrare interesse, a fare-finta-di, a esser seri e disponibili e interessati professionalmente a cose di cui t'importa un cazzo, in realtà. In nome della tredicesima e del TFR e di chissà quale altra stronzata siamo pronti a vivere la propria vita in un ufficio, in un magazzino, in un negozio. Il vecchio Kafka l’aveva capito, e preferiva immaginarsi ci fosse un avvoltoio a beccarti i piedi finché non ne restava nulla, finché quello non ti saltava al collo, sfondandotelo, perché s’era rotto il cazzo di star lì. Io vivrei bene, facendo un po’ di fame, altro che stronzate…
anzi, sapete cosa vi dico?”
“Cosa?”
“Andate affanculo, tutti quanti siete. Io lo so che c'è qualcos'altro. Ci deve essere"
 

ottobre 13, 2006

CORRI IN LIBRERIA! (e spiaccicati magari sulla porta automatica, che s’apre lenta lenta) È arrivato nientedimeno che il nuovo, avvincente libro di GIORGIO FALETTI! E se non vi basta, è pure uscita la nuova fatica letteraria di SUSANNA TAMARO! Inoltre, di PAULO COELHO c’è pure l’Agenda Coelho, per prendere i vostri appuntamenti dal podologo o dal logopedista assieme al vostro scrittore preferito. Via su, cacciatevi le mani in tasca, bellini, E PAGATE! Una breve descrizione delle due opere:  

G. FALETTI, Fuori dal niente di vero ch'io uccido, A Te Giorgio Bubba – Bubbamelo Editore Jim Mackenzie, di anni 43, segno del cordless ascendente sodomia, per metà indiano e l’altra metà autista della SITA, torna nella sua città immobile e frusta, dalle parti della riserva Navajo, in Navaja appunto. Lo scrittore (scusate il termine) sta in brianzolissimi posti tipo Caerano, Castello di Godego, o anche Pipone, ma s’ostina a ambientare le sue originalissime (?) vicende in Arizona, a New York, Montecarlo, perché fa più ganzo. E mette pure nomi originalissimi tipo appunto Mackenzie, come la fattoria di LupoAlberto. Prima c’era stato pure Maureen Martini, commissario di polizia a Roma e preparatore serale di cocktails omonimi giusto per arrotondar la paga presso il bar “Johnny Merda” di Concordia Littoriale, vicino Ostia Navigabile. Comunque sia, Jim Mackenzie, per metà gargoyle per l’altra presidente del consiglio, è costretto a confrontarsi, nell’immobilità della sua cittadina, con la persona da cui più è rifuggito per tutta la vita: se stesso (WOW!). Poi però, già che è lì, una misteriosa catena di omicidi inizia a sconvolgere la vita della piccola comunità: al mattino dopo, le vittime vengono trovate in macchina – morte, sennò non sarebbero vittime – col cambio barbaramente infilato su per il culo e dalla radio una canzone degli ZZ-Top a tutto volume. Il che porta Jim Mackenzie a un’acuta quanto amara riflessione: ma in America, le macchine non avevano il cambio automatico quasi tutte? Ci dovevo nascere proprio io, nella città più retrograda della nazione? E gli ZZ-Top, non eran fuorilegge o cancerogeni ora non mi ricordo bene? Il tutto finché, durante una notte buia e tempestosa (Faletti è originalone) il nostro eroe sente echeggiare uno sparo. Una porta sbatté e una nave pirata apparve all’orizzonte. E Jim si renderà conto che è impossibile negare la propria natura quando un passato scomodo e oscuro torna per esigere il suo tributo di sangue. E tanti saluti al cazzo.

S. TAMARO, Ascolta la mia voce (strozzata) e va’ via di qui. Sto cacando, edizioni Fischione Pernicioso
Cosa ne è stato della nipote di Olga, la nonna protagonista di Va’ dove ti porta il cuore? E chi cazzo se ne frega? È forse tornata da Parigi, insieme al Merendero e Zio Luigi, giungendo in tempo per riappacificarsi con la nonna, al ridente paesello di Riese Pio IX (provincia di Alacrullo, nell’operoso Nord-Est), al grido di “MIGUEL SON MI!”? O ha trovato solo la lunga lettera di diario con annessa lista della spesa a lei indirizzata? E se il destino le avesse riservato invece una terza ipotesi che esclude le precedenti, tipo entrar a far parte della Yakuza e succedere a Oreen Ishii uccisa da TheBride, o essere inseguita da uno sceriffo esaltato di nome Teasle pei boschi dello stato di Washington perché nella sua cittadina non ci vogliono i falliti del Vietnam? È davvero - ella - figlia di un principe turco, nonché pronEpote del feroce saladino di boccaccesca memoria, o è semplicemente il frutto dei maldestri lombi di Enio Rigillo, fruttivendolo incazzoso di Lamporecchio col vizio del tressette molesto e urlato? Qual è stata la sua storia? E, ancora una volta, chi cazzo se ne frega? Alla ricerca dei suoi segreti, la ragazza scava tra bauli, carte e quaderni ingialliti ricomponendo, pagina dopo pagina, i vari tasselli di un mosaico generazionale (sticazzi!), dando quindi il via ad un viaggio che la condurrà alle origini della propria inquietudine, tramutandosi anche in ricerca spirituale attraverso la Terra Santa (immancabili, il viaggio spirituale e la Terra Santa); il tutto mentre il romanzo si apre con la descrizione del tronco segato di un noce, immagine dello sradicamento, rappresentazione reale di un ideale “albero dei ricordi” (garaglò), immagini di una profondità e sentimento quantomeno toccanti (sì, come no! Volete le profondità? Travestitevi da sub e compratevi una vasca da bagno parecchio profonda, è meglio).
Una prosa intrisa di sentimenti forti e di dolorose riflessioni allo specchio, senza paura di quegli sguardi impietosi al male di vivere a cui Susanna Tamaro ci ha abituati, che uno spera ogni volta sia l’ultima, ma invece lei torna inesorabile, come la morte le tasse e i piccioni, o col librino scipito e melenso o col temino da studentessa scema, tipo questo: “La percezione della bellezza e dell’armonia apre alla gioia, eppure i nostri giorni sono sordi. L’uomo contemporaneo è affetto da grandi inquietudini spirituali e incline ad agghiaccianti fanatismi” – parrebbe un titolo da compitino in classe, eh? E invece è un libro (scusino il termine) scritto da lei, che pensa di chiuder anzi così: “il silenzio è morto e, scomparendo, ha trascinato con sé tutto ciò che costituisce il fondamento dell’essere umano”. O piglia!


CORRI IN LIBRERIA, STOLTO! EDUCITI CO' NOSTRI PIÙ GRANDI SCRITTORI!

ottobre 12, 2006

MARMO!
Non solo, non solo al ricordo e all’encomio de’ dipartiti è d’uso apporre gravi ancorché alati motti su solenne MARMO, convertiti per mano di sublime scultore (Mautone Anello marmista conto terzi prezzi modici o carî a scelta, salita del Becagli angolo via Merdosa 14, andateci e dite che vi mando io, di sicuro la prenderà malissimo e comincerà anche a urlare mulinando quel martello neanche fosse Thor, gli devo ancora pagare un par di palle di marmo brunito per il giardino); no, si può anche scrivere a penna o con l’APIS che poi anzi si SCANCELLA se si fa degli errori tipo scrivere male “guidrigildo” o “usucapione” o anche “trasporto animale” o “Giorgio merda”


Nei giorni XXXIV e XXXV (?) Settembre MDCCCLC (???)
in questo pio istituto
auspice
l’arch. FLORINDO STIAPPONI presidente
guercio da un occhio per cause metafisiche
VLI (?) associazioni di Misericordia
propugnarono
il principio della Federazione
riunite in un primo congresso
presieduto dal
conte ZORRO NESTOLA-RIFREDI ma ubriaco
benedetto
ma di lontano
da LEONE XIII
salutato ed encomiato
o anche no
da
SM UMBERTO I re d’Italia
detto il re nano che te lo mette in mano
eternato nel marmo da questo pio sodalizio
alla vigilia del XIX centenario (?)
della sua origine.
I Fratelli tutti e gli Ufficiali e i Capoguardia
nonché le aspiranti
Buonevoglie (che nome del cazzo)
tutti vestiti da Pirata Barbanera
tranne Ferruccio Melbatosti che se l’era scordato a casa
posero
acciocché imperituro fosse il monito
che
se si è tutti buoni
a Natale si mangia il Paluani al Ponce.
E vedrai poi la befana ci lascia pure i chicchini gommosi.
No però al Melbatosti che s’è scordato il veneratissimo costume

ottobre 06, 2006

I COMPLOTTI DEL MORTADELLA
Riassunto delle puntate precedenti: Il Mortadella, l’infidissimo e scorrettissimo nemico del nostro più Grande Statista dopo Gioberti & MariettoSegni, trama nell’ombra e vuole l’affossamento e la cancellazione di chi non la pensa come lui, nonché soprattutto di chi osa opporsi a lui e alla sua ramificata rete di potere, basata su persistenza del vecchio, clientelismi, vampirismo sociale. In quest’ottica, i suoi loschi raggiri ai danni del cav. Silvio Berlusconi, che ha accentrato in sé (suo malgrado) la doppia identità di nemico sommo e paladino dei contribuenti, dal Mortadella utilizzati soltanto come serbatojo per le sue scorribande finanziario-clientelari. Quel senza-dio del Mortadella, come dicevamo, se l’è presa a più riprese anche contro i collaboratori del nostro più Grande Statista dopo Fanfani & diRudinì, col solo vile scopo di fargli terra bruciata intorno.
Il caso più eclatante in tal senso è senza dubbio quello che ha colpito in prima persona il Secondo nostro più Grande Statista dopo LaMarmora & Berlusconi (cav.), appunto: Adriano Galliani. Per colpirlo, il Mortadella ha comprato – ovviamente coi soldi dei contribuenti, e intascandosene pure l’eccedenza – la villa accanto alla dimora di questo, sulle rive del lago di Como, per la precisione a Trebùsco sul Trappòlo (HD). Indi, ha provveduto a riempirla biecamente di Cani & Api! Ora, sappiate che il nostro Secondo più Grande Statista dopo Pelloux & Berlusconi (cav.) – i Grandi hanno (quasi) sempre un punto di scoperta vulnerabilità, forse per ricordarci che, nonostante tutto, non sono Dei, bensì uomini in carne, ossa e sentimento! – è particolarmente timorato dei cani e delle api, ragion per cui non può più uscire di casa. E così, mentre il nostro povero Secondo più Grande Statista dopo DeMita & Berlusconi (cav.) era miseramente bloccato in casa, reso inerme dagli impedimenti guidati soprattutto dai due cani di maggior fiducia del Malvagerrimo, Dingo II e Dingo III (Dingo I se l’è mangiato lui, crudo e colle mosche, pochi giorni orsono, così, solo per ribadire la sua crudeltà anche sul regno animale – stessa sorte toccherà presumibilmente agli altri due, numerati solo in previsione di simil fine), il Mortadella ha dato il via alla farandola di Calciopoli, con tutto l'annesso mediatico circo, senza che Lui potesse difendersi o controbattere. Unico scopo, ancora: affossare, colpendolo dalle vie più traverse ma comunque sensibili, il nostro più Grande Statista dopo Salandra & Leone.
Ma l’allarme è rientrato velocemente, anche stavolta, giacché il nostro più Grande Statista dopo Facta & Forlani si è ben presto ricordato di esser stato Presidente-Ammaestratore-di-Cani&Disinfestatore, e quindi s’è recato immantinente e tosto a casa del povero Galliani (geom.), Nostro Secondo più Grande Statista dopo Menabrea & Berlusconi (cav.), e lo ha restituito all’Azzurra Libertà, scendendo dal cielo come un Angelo, con la stessa seraficità e bellezza, accompagnato da Mariano Apicella, il quale cantava celestiale: “resta cu’mme, nun me lassaaa'”
Ah, maledetto Mortadella!


Su, dai, contribuisci anche tu a raccontare la tua esperienza in materia di complotti subiti a causa del Mortadella! Andrà tutto a suo scorno & disdoro, eternato su queste fvlgide pagine di Giustizia e Libertà!

ottobre 05, 2006

Sconvolgente & importantissimo documento, a noi grazie ad un irriducibile filone di "giornalismo di Libertà". Seguite...


I COMPLOTTI DEL MORTADELLA
Premessa: l’Italia avrebbe un Grande Statista, forse il più grande dopo DeGasperi e Cavour. Parliamo ovviamente di Silvio Berlusconi, il nostro – ahimè! – amatissimo ex-PdC, il quale però si trova a combattere, oltre che con l’assurda ostilità di molta gente, gente ignorante & ingrata, plagiata & in malafede, contro un bieco avversario, sleale e infidissimo. Parliamo ovviamente del Mortadella, risibile personaggio dal nero cuore d’ebano (tinto), assurdamente attaccato alla poltrona ed espressione di un sistema vetusto e kafkiano. È solo e soltanto in virtù della slealtà e scorrettezza di questo che il nostro più Grande Statista dopo Rattazzi & Giolitti, si trova ad esser suo (e nostro) malgrado un ex, a Palazzo Chigi.
Il Mortadella, dicevamo. Il Mortadella possiede mezza Italia, e briga per possedere l’altra. Vuole accentrare e avocare ogni cosa a sé e a suoi uomini di fiducia, e la stella che guida il suo sinistro cammino è quella sotto la cui luce brillano sempre e soltanto l’accumulo, la calunnia, la malafede.
In particolare, il Mortadella ama accanirsi sul nostro più Grande Statista dopo Nitti & Tambroni. Nei modi più scorretti, anche: con violente quanto grossolane campagne di stampa e TV, con arringhe di piazza incredibili per indecenza e faccia tosta, con sinistri raggiri di tipo giudiziario. Sì, perché anche la magistratura – cani! – è al soldo di questo orribile personaggio.
E il nostro più Grande Statista dopo Minghetti & Ricasoli, è costretto a subire. Subire attacchi d’inaudita quanto immotivata ferocia, sostenuto soltanto dall’affetto della gente, almeno quella non gonfiata ad odio e falsità; subire denigrazioni che non hanno eguale nella storia della nostra gloriosa Repubblica; subire, infine, ingenti danni economici ma soprattutto morali a fronte di quella che può senza dubbio configurarsi come una bieca persecuzione (anche) giudiziaria, dettata soltanto dal risentimento personale e dall’invidia di chi non sa né può esser come lui. Anche i suoi amici, i suoi cari e i suoi colleghi di lavoro rientrano – purtroppo per loro – in questo vile, vilissimo clima. Più che altro, è per loro che il nostro più Grande Statista dopo Badoglio & DePretis si preoccupa.
L’ultimo – ma solo in ordine di tempo – complotto del Mortadella riguardo a Lui è stato questo: quando il nostro più Grande Statista dopo Parri & Scelba ha voluto installare nella sua casa il Labirinto della Libertà (graziosa quanto gloriosa scultura floreale, omaggio all’arte e all’etica insieme, nonché perfetta testimonianza dell'altezza e sensibilità d'animo del Nostro), il Mortadella ha fatto in modo – brigando sotto banco tramite la sua estesa e potente rete di contatti – di mandargli una squadra di operai formata soltanto da apprendisti! Sì, si trattava di 5 persone, di cui tre di 18 anni (e uno di origini non caucasiche!), uno di 22 (ma apprendista idraulico) e uno dell’Inter, il quale s'è presentato beffardamente con un mantello rosso, due orecchi da topo sulla testa e un cappello celeste con le stelle, dichiarandosi nientemeno che apprendista stregone! E quindi, inevitabilmente, il Labirinto della Libertà è stato montato male, col risultato di dare non poche noje già al momento dell’inaugurazione, alla presenza delle molte celebrità e persone importanti. L'allarme è comunque rientrato velocemente, giacché il nostro più Grande Statista dopo Rumor & Cavallotti si è immediatamente ricordato di esser stato Presidente-Operajo, ed ha quindi riparato agilmente gli orrori degli statalisti ignoranti e seminatori di morte inviati dal Mortadella.
Ah, maledetto Mortadella!
Acché ingegnarsi tanto e vieppiù accanirsi, contro il nostro più Grande Statista dopo Craxi & Rumor? Qual merto; donde il guiderdone?


Segui (ed aborri) i complotti del Mortadella. Impara a riconoscere i tuoi nemici, COGLIONE