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novembre 27, 2012

Detti da Vecchini:

DOPO IL PEGGIO VIEN SEMPRE IL PEGGIORE

Uno pensa: che senso può mai avere? Un modo di dire da paese tragicamente e inesorabilmente cattolico, col suo carico di -ismi a perdere (vittimismo, fatalismo e via a enumerare), roba da nonni contadini, quelli che alzavano gli occhi al cielo e se pioveva da mandargli al diavolo la vendemmia, dicevano "governo ladro" e giù stornelli.
Eppure, si pensi solo che è ormai assodato il fatto che ciclicamente, a ondate, ad intervalli più o meno regolari, in Italia spunta Il Nuovo, concrezione - e mai parola rese meglio un'idea - di non ben precisate istanze al negativo, che immancabilmente ripete cose come "basta con questi qua", "votate me, per un mondo migliore", "non se ne può più di come vanno le cose", "datemi il potere, ci penso io". Ogni volta, stessi schemi e stesse platee indignate ed entusiaste, cavalcate e pilotate a suon di malcontento e Simboli esibiti con orgoglio e strafottenza.
Nell'ordine (e negli anni) Il Nuovo che si autoproclamava, accusava ed avanzava inesorabile ha avuto via via i volti di Craxi con le sue ruberie, dei barbarli Leghisti con i loro capestri, dei professionisti della corruzione di Forza Italia con le loro troie, di Beppe Grillo/Casaleggio coi suoi anatemi e relative scomuniche. Ora è il turno del Matteo Renzi con la sua camicina bianca dalle maniche arrotolate e retrobottega con Giorgio Gori produttore d'assalto a fornire il guardaroba.
E i'rrenzi dice più o meno le stesse cose degli altri, negli stessi modi e con gli stessi tempi.
Il Nuovo che avanza di nuovo, altro giro altra corsa: e la gente è nuovamente entusiasta e pronta a tutto, e ti morde se provi a dir qualcosa perché sei Il Vecchio, la Cariatide, il Superato.
Segno d'una nuova e rinata coscienza e passione civile (?), o che - per dirla con Crozza - la maggioranza (rumorosa) ha la memoria a breve termine, esattamente come le mosche che picchiano nello stesso vetro di un attimo prima?
A volte sarebbe bello poter dire che si è imparato dai propri errori. Ma forse non è del tutto umano, e nemmeno da mosche. Come loro, siamo sempre pronti a ripestarla.

luglio 22, 2012

Meraviglie della fonetica, della grafia e della semantica

Avete mai pensato a quanto meravigliosa e gravida di significati sa essere la parola Buzzitròne? Pregna di significanza ben al di là di ogni immediata rispondenza lessicale, è una di quelle felici situazioni che attuano la perfetta corrispondenza segno/significato, una cosa quasi mistica. 
Assaporatela e godetene. Ridetene & gioitene, diffondete il verbo. 
E poi, su, provate a metterla a praticarla, così:

"prima ha suonato coso, lì, Buzzitrone, da giù..."
"Buzzitrone? e che voleva, Buzzitrone?"
"Boh, voleva venir su, io gli ho detto che aveva sbagliato campanello, che magari cercava quell'altra lì, la Cavallona del piano di sotto, perché l'altro giorno, qui sotto, al bar, sentii che gli diceva che prima o poi gli avrebbe portato la sorella, perché gliela piazzasse"
"chi, Buzzitrone? A lei? Perché? E soprattutto, piazzargliela dove?"
"boh, che ne so, io... son dei barbari, lì, fra tutti..."
"vedrai sarà Buzzitrona anche lei, che di'..."
"comunque dopo due secondi ha risuonato ancora"
"Chi, sempre Buzzitrone?"
"Sì, pensava di aver indovinato il campanello stavolta. Alla fine però deve averli suonati entrambi, perché la Cavallona li ha fatti entrare"
"grande Buzzitrone! Anche la sorella Buzzitrona?"
"Che no! Li sentivo sulle scale che baccagliavano, poi lei deve essere entrata e lui è rimasto fuori, sul pianerottolo, ad aspettare e vociare che facesse veloce"
"chissà com'è andata... Buzzitrone... c'aveva una maglietta bianca bucata... gli faceva "tendina" e un paio di pantalonacci tipo da basket. La sorella, mi sarebbe garbato vederla!"
"Buzzitrone... speriamo non risuoni, ora"

Il giorno dopo, ovviamente, Buzzitrone era di nuovo al campanello, a reclamar per la sistemazione della sorella, che di sicuro si sarà chiamata Viulrica, o qualcosa così.  Ovviamente aveva nuovamente sbagliato campanello. E vociava.
Buzzitròne.

giugno 25, 2012

E mi ricordo, sì, mi ricordo di quando nel mezzanino o ballatojo (che belle parole, mezzanino e ballatojo - tutte le volte ci rido e perdo il filo di quel che devo dire o scrivere. Foss'io geometra sarebbe invero un dramma), dell'asylo avevo messo a punto un inespugnabile fortino fatto di sedie, messe a quadrilatero intorno a me, la seduta rivolta all'esterno, e io dentro Signore & Padrone dello spazio, solo nella sala (mezzanino, o ballatojo - ahahah, cosa stavo dicendo?), in penombra & quïete, gli altri tutti giù o chissà dove mai, e io nel mentre intento & fiso a compier l'opra che m'avrebbe ricongiunto al Nirvana, posto in pace co' miei Lari, e via così. Ricordo l'ebbrezza del prendere una sedia e porla filo perfetta con l'altra, l'angolo, la fila dritta, l'andarle a prendere impilate all'altro capo della stanza, l'emozione del sentir nascere in petto un grido liberatorio - "sono il Signore del Mondo, e questa fortezza è inespugnabile per quanto vi affanniate, o somme Teste-Di-Cazzo!".
In  quella, apre la porta il Merulla Maurilio, un bambino sicuramente in qualche modo disagiato - da casa, in testa, per parte di zio: non saprei - alto 1,80 e con dei riccioli corti e cattivi, la maglia nera accollata da criminale in libertà. 
Il Merulla Maurilio si sporge col busto nella stanza, i piedi fuori, e s'intromette nel mio processo catartico afferrando le zampe davanti di una delle sedie. 
Poi me la tira sulla testa. Io ero girato di spalle che consideravo se lasciare un pertugio sul lato opposto del mio imprendibile fortilizio.
Il Merulla Maurilio richiude la porta dietro di sé. Nessuna parola. La roccaforte perde la sua sacralità, e l'inesprimibile & mysteriosa armonia delle sfere se ne va a rotoli.
Le maestre (tra cui una che si chiamava Ylta) mi dissero: 
"eh, ma sai... lui è un bambino che ha delle difficoltà... 
a casa, poi anche là...
(là dove?)
e... i genitori... e sicché è aggressivo, sai... e insomma, sicché...
è un bambino che ha problemi".
O io allora? Non vi sembro un bambino che ha dei problemi, che ero lì che mi facevo il fortino inespugnabile con le sedie (nel mezzanino o ballatojo) e poi è arrivato un altro bambino, s'è sporto nella stanza, ha preso una sedia e me l'ha data in capo? Io non ho problemi, allora? Ma secondo voi.
Da lì, cominciò un dramma di perdita degli Avi e ricongiugimenti mancati, che ancor perdura.
Però il Merulla Maurilio pare sia morto, vendicato dallo spirito del mio bisnonno Sordo (Sordo è il nome, il cognome non l'ho mai saputo proprio per quell'Atto Vile).

giugno 22, 2012

"Voi dovete imparare la quiete ancestrale degli archivi!"
Ce lo diceva Il Barba®, a me e al Quagliani, il tizio che faceva con me la relazione per Archivistica, a titolo Le modalità di leva secondo i Registri del Regno d'Italia negli anni a cavallo fra i due Secoli. Eravamo al "Pregiato Archivio Storico" di Via dell'Oriuolo di Menga Superiore, e uno degli archivisti era appunto lui, Il Barba®. E Il Barba® si era mostrato assai interessato sin da subito (noi, molto meno, ma era obbligatorio) al tema a noi proposto da Antonello Topo Romiti, il tytolare della Cattedra in questione presso l'Università degli studi di Menga Intermedio, che divideva l'ufficio con l'immarcescibile prof. emerita Panierina Mosicii, detta Maga Magò nonché affermata luminare di Codicologia e Diplomatica, perché - sappiatelo - c'è sempre qualcuno che può cadere più in basso di voi.
Ci aveva anche consigliato, Il Barba®, un imprescindible testo sull'argomento, autori tali Ceva-Quazza. Il titolo non lo ricordo, ma credo di non averlo neppure mai saputo con esattezza, dal momento che tale Imprescindbile Testo fu da noi utilizzato come mazza da baseball, per far canestro (ah, sublima sintesi di sport multipli!) coi fogli accartocciati: io lanciavo, il Quagliani li batteva e cercava di piazzarli nel cestino, urlando "cevaquazzacevaquazza", come mantra propiziatorio per la buona riuscita del colpo. Poi ci mettevamo a discettare animatamente su quanto fossero esilaranti le parole Fusibile e Fuco, e su quanto fosse decrepito il tizio che ogni tanto sedeva nel banchino alla nostra destra, con un codice di tre chili in grembo.
Tutto ciò nella sala di lettura dell'archivio. 
Per questo Il Barba® ci disse poi voi dovete imparare la quiete ancestrale degli archivi.
E io, non so voi, ma io la sto ancora imparando.
Imparo la quiete ancestrale degli archivi. Un po' per volta, sennò è troppo.
Il Barba® penso sia morto, crepato, sepolto, andato, tra l'altro.
Antonello Topo Romiti pure, sepolto sotto qualche catasta di documenti con vincolo del Magnifico Archivio Marucellesyo di Menga Inferiore.
Bah, affari loro. Io imparo la quiete ancestrale degli archivi. 
Anche adesso, anche dopo, anche ieri.

giugno 12, 2012

TEOREMA CERTO ET INDUBITABILE

Un gatto è lo specchio della persona che sei, la tua misurazione (di persona fisica & finita) attraverso la sua natura (di entità soprannaturale & divina): se sei una persona di merda e hai un gatto, quello ineluttabilmente si prenderà continua nonché meticolosa cura di farti le cose più tremende, quali pisciarti sul letto o su qualsiasi cosa sia minimamente in grado di impregnarsi, vomitare la cena nel posto più nascosto e inaccessibile, cacare sullo scendiletto, arrotarsi le unghie sul piumone (dopo averci pisciato di nuovo), e via così.
La cosa continuerà indipendentemente da quanto tu possa sgridare il gatto, mostrargli la lettiera, metterlo fuori casa. Qualsiasi cosa: il gatto troverà sempre nuovi e più efficaci modi di nuocimento.
Non puoi incolparlo, il problema sei tu, e il suo è tutt'al più un grande merito: l'epifania, la (possibile) catarsi, il rivelarti che razza di individuo del cazzo e inutile tu sia. Solo che, tutto preso da te stesso e dalla tua bella (?) immagine, gli occhi completamente chiusi sulla tua essenza e sul tuo cuore, sordo ad ogni suo richiamo, tu non te ne accorgi, non cogli né cambi, ed eccoti ancor lì a continuar a pagarti a rate un bel gippone, uno smartphone che non sai nemmeno accendere, e via con altri belli orpelli e che a niente servono se non a farti ogni volta un po' più stronzo & stupido mentre fai la ruota come un pavone andato a male.

Gli antichi egizi ne capivano, di cose. Poi son tutti morti, ma insomma, finché è durata...

_____________
(Comma 1): La stessa cosa, per ovvie ragioni, non vale con i cani (che è animale buono come il porcello è animale nobile, ma entrambi han natura terrena e nient'affatto mystica. Non importa nemmeno che mi dilunghi in spiegazioni. Se non potete capirlo (e avete un gatto) controllate il vostro tappetino del bagno.


(Comma 2): La stessa legge è sospesa o quantomeno resa un po' meno efficace nel momento in cui il suddetto gatto si trova ad essere in amore: si sa, gli ormoni alterano i sensi e le percezioni, e se si è maschi l'adagio popolare assai noto ha ovvia valenza per ogni essere, divino o terreno che sia (se si è femmine c'è da scappare o comunque preoccuparsi, ma il discorso è più o meno lo stesso, in fin dei conti)

maggio 27, 2012

L'essere e il nulla

...libertà non significa raggiungere ciò che si vuole (non è dunque né il successo in sé, né il consenso esterno), bensì determinarsi a volere mediante se stessi.


(direbbe J.P. Sartre)

maggio 06, 2012

Fenomenologia dell'Alternanza Politica - la Grande Costante nelle Moderne Società Democratiche Occidentali (boia, dè)

La Destra solitamente governa per lo spazio di una legislatura completa, entro la quale compie danni considerevoli ed amplifica la sperequazione della ricchezza a favor (immancabilmente) di se stessa; allarga la forbice sociale a beneficio delle classi alte, demarca ulteriormente confini, consolida rendite di posizione proprie e di consorterie amiche; intraprende politiche fiscali tese a smantellare ogni assistenzialismo e stato sociale; comincia guerre e (dice) mette in sicurezza lo Stato contro la piccola criminalità.
Sull'onda del malcontento che s'accumula e fa seguito a tutto ciò, dopo regolari elezioni il testimone passa alla Sinistra, la quale forte del suo successi per protesta, solitamente non fa nulla, resta immobile e non governa per lo spazio di una legislatura completa, trovandosi (immancabilmente) divisa e indebolita da questioni intestine sul primato interno, incapace di proporre un Nuovo e nemmeno tanto buona a negare il già posto in essere, ché tanto a fondo s'è già radicato nel frattempo.
Il governo cade, fra dibattiti e immobilismo, l'opposizione esterna a fare il suo lavoro e quella interna a puntare continuamente il dito contro se stessi.
Torna quindi la Destra, richiamata al potere dal malcontento e dall'incapacità manifesta di quegli altri, tanto sono tutti uguali, destra o sinistra alla fine chi lo prende in culo siam noialtri e è tutto un magna-magna, dice il popolo bue mentre va (se va) al voto e ridà corpo all'alternanza.
A quel punto la Destra si lamenta di quello che han lasciato gli altri - conti, disordini, odio sociale, eccetera - e il giochino all'ingrasso ricomincia. Così all'infinito, più o meno.

marzo 11, 2012

Di-strycarsi nelle spyre del mondo moderno è affar di molto conto

Recatevi, orsù, recatevi gioïosi al multisala UPPI-DUE di Ciuìno Melecagno (VV)! Ci troverete ad attendervi, a parte e ben oltre considerevoli orde di barbari vocianti e vestiti alla guisa buffona, usciti da SUVe semi-SUV parcheggiati di traverso sui cordoli et in pieno sulle aiuole; al di là di gustose leccornìe tipo il pop-corn radioattivo & gratuitamente giallo o marrone (un tubo, diec'eury), o altri sapidi ipocalorici & sanissimi snack al gusto pizza/würstel/lycra (barrare l'opzione che non interessa - a meno di ott'eury non ti danno nemmen l'acqua, probabile refill in una comoda bottiglietta morVida di quella del comvne); al di fuori di tutto ciò - che è comunque un pregio, ringraziate appadreppie che c'è di questo, razza di ingrati - la nota più gradevole et lieta sarà dietro il bancone, a strapparvi i biglietti. Ci sarà Sua-Bolsità®, la qual nella maestà della di lei imponenza, cyrconferenza e considerevolissima testa-a-menhir, pesa dal collo come un giogo fin in mezzo ai seni, vi guarderà in cagnesco e si troverà invischiata in mille avversità di stampo informatico; ci sarà Bruto®, che solitamente è gentile anche se 'l duol gli avvelena il còr e l'infelicità ivi lo pervade giacché Olivia®, la cassiera dai capelli rosso-fiamma sparati e i mille orecchini par certo prediligere la coNpagnia del Pupazzi-dell'UPPI-DUE®, un altro bigliettajo sveglio & simpatico, ragazzo fortunato perché può dire mai avuto carie in vita sua, e non a caso usava Durban's mentr'andava i'mmòto, talché Bruto® (tapino!) scuro & tarchiato patisce et ama, ama et patisce, giamma'ivi ricambiato, ma non per questo è men solerte coi clienti, e sbiglietta amabile et alacre. Ma è pur sempre Bruto®, ed esser creazione di Elzie Crislier Segar e no di Shakespeare certo non gli fa acquisir punti in nobiltà nonché grandezza, e si può quindi ben immaginare a chi concederà tosto le intimità (almeno una su due, poi veda un po' lei) Olivia®. Poi però vi troverete innanzi Lavori-Forzati®, un tizio che voleva vedere la semifinale degli Europei di calcio 2012 (qualcosa tipo Repubblica Ceca-Danimarca, un match per cui mandare all'aria un matrimonio) e invece gli toccava essere ora a far caffè - ragionevolmente posti nel bicchierino di carta, sì che prendano quell'aroma invidiabile che aggiunge un nonsoché al già perfidissimo ma chissà perché tanto lodato caffè italiano - ora a strappar biglietti, la tristezza dipinta in volto et (lui medesimo) avvolto nelle tenebre dell'abysso più nero. Passando poi per Penca®, la tizia a cui spieghi le cose e: macché, farà sempre qualcosa a cazzo, et altri personaggi minori (Maghreb®, la NanaPressata®, etc), si giunge però al vertice assoluto, il colonnello della truppa, colui che tira le fila et amministra & dispensa: Cattiveria®.
Cattiveria® è torvo dentro e fuori, la bocca perennemente atteggiata in un ghigno da Joker, un orecchino e un piercing che si è sicuramente fatto da solo, per vieppiù inasprirsi & morir dentro coll'autopathymento. Non ti guarda negli occhi quando chiedi, ed è ben contento di scoprire che qualcosa  non va nella tua richiesta - se hai sbagliato ad abbinare numero di sala e tytolo del film, se esy-bisci una tessera sconto scaduta da un giorno o comunque non del tutto leggibile. Resta serio e sprizza astio, magari lo pagano in topi morti, di cui si cyba tra un turno e l'altro. Col passar degli anni, il livor che dentro lui s'agita n'ha deformato i tratti e ora le scapole e la schiena fanno gobba, e dal mezzo ormai del petto parte il collo. Come di tartaruga, e la testa è quasi un accessorio che scruta, una lanterna maligna in perpendicolo colle spalle che s'incurvano, mentre l'epa, gonfia di bile, si tende e mostra fiera. 
I suoi angoli son spigolosi, e la pelle giallastra: tanto puote la mente sul corpo e viceversa! Diffidate di Cattiveria®: mostrate una qualsiasi richiesta e la prenderà malissimo, tenendosi la testa fra le mani come se gli aveste chiesto il matricidio, fulminandovi (potesse) con le interiora. Porrà quindi i biglietti sul banco con fare affaticato e spregioso, sperando in cuor suo che per qualche ragione che voi non potete nemmeno immaginarvi la pellicola si guasti, o non vi faccian proprio accedere alla vostra sala, ma magari a quella accanto, dove danno qualche bel filmino italiano del menga, di quelli colla Littizzetto o la Gerini o qualche altro attore bravo, figlio o nEpote di qualcun altro attore a sua volta bravo bravo. 
Muoverà le labbra borbottando qualcosa, mentre attendete il Vs. resto: son le maledizioni affinché non torniate a casa sani & salvi e, quando scenderete di macchina, possiate prendere la scossa. 
Su, andate all'UPPI-DUE di Ciuìno Melecagno: Cattiveria® attende voi, torvo e cogl'occhiacci.

febbraio 26, 2012

I farmacisti è gente aggressiva

Davvero; poneteci attenzione anche voi, d'ora in avanti: Tvbjngxya© si reca in Pharmacya, obiettivo dichiarato comperare i farmaci pél tytolare, dott. ing. Athaūalpa Ypănquii©. Una mansione puramente lavorativa, nonché perfettamente ascrivibile entro i termini del contratto da Tvbjngxya© (come del resto da Pathānyii©, Mykrōnesiah© e Rav-hanhandø©) firmato.
Attende paziente il suo turno - la cosa risulta sì difficile o comunque intollerabile al tytolare, il dott. ing.  Athaūalpa Ypănquii© di cui sopra, il qual mal sopporta, per certo dys-degna, che si metta in discussione la sua importanza di Essere con l'attesa interminabile o comunque sia tediosa data in sorte all'uom qualunque, ne sian dispensatori i parrucchieri, i meccanici o i dottory - et indi espone i suoi desiata all'impiegata (Bātangheï©), la qual tosto esegue. Va di là.
Tvbjngxya© pensa bene nel contempo di unir l'utile (pél capo) al dylettevole (per se medesmo), esybendo la propria Tessera Sanitaria© di cui dispone, come tutti i cittadini dello stato, a meglio inquadrare i suoi disagi e prevenire (forse) i di lui eventuali malanni. Ella torna, Tvbjngxya© espon et dà la tessera, assaporando già il peso d'un rymborso fyscale sur un ricevuta medica in più, loco metaforico il prossimo Settettrenta.
Suppone anche al tempo stesso, Tvbjngxya©, di prendersi un farmaco a sua volta - si sa, l'induzione all'acquisto è cosa facile e immediata, e se il dott. ing.  Athaūalpa Ypănquii© avesse avuto bisogno d'un manicotto da stvfa, probabilmente Tvbjngxya© avrebbe acquistato un par di pellet per se anco, cotanto la giustificazione & assoluzione per le proprie azioni può - e si pone all'esame del variopynto modo miracoloso esposto & disposto sul bancone. 
Non vai che al muover d'un suon secco e ratto, un click o forse un crack, come di qualcosa che si rompe, l'attenzione di Tvbjngxya© si ridesta, il pensier dentro la testa si rompe come un uovo: la farmacista gli ha rotto in due la tessera sanitaria, e sta dicendo mi scusi, mi s'è rotta la sua tessera. Dolente, ella, sì; ma il latte s'è versato e asciugare serve a poco: era l'ultimo che c'era.
Tvbjngxya© or non sa che dire, e la morale in tutto questo è che nemmen un guiderdone posson prendersi gli schiavi dalle azioni péi padroni. Tutto gli è precluso, e in questo senso giusto ed equo è che la tessera si sia rotta. Che sperava, il sottoposto? Per ricompensa, se proprio sì aveva ad esser, bastavasi l'azione in sé, compiuta per gentil concessione (o imposizione) del tyranno, che sempre deasi ammirar & riverir. Et alleggerir lui la grave vyta, senz'altro argomentar: che esseri inferiori saremmo, altresì?
Ha fatto bene a rompermi la tessera, sa, cara farmacista. Mi dia anche la scossa, la prego.

febbraio 23, 2012

...qualche rapida domanda (si pòn Tvbjngxya©)

Per Essere bisogna per forza Avere o Fare? 
Fino a che punto la tua essenza si può nascondere in, identificare con, o delegare a, un altro ausiliare?
Qual è il rapporto fra la quantità di cose che la gente dice e cosa è veramente necessario che la gente dica? Esiste un qualche tipo di indice che è possibile calcolare al riguardo?
Quanto tempo in media al giorno una persona si lamenta?
Infine:
Perché 'sta tizia (Tnazugotchij©) che c'ho di fronte ha un apparato di fonazione regolato al minimo dell'intensità? 
Perché devo averci una tizia di fronte? 



gennaio 20, 2012

la natura selvaggia c'attende, fate ammodo

Yucca Valida
Yucca Angustissima
Yucca Nana
Yucca Flaccida
Il Cervo Mulo
I Road-runners
I Pumi (al cedro, biondi, sanguinelli)
E la vipera cornuta? E l'Orso Sasso? E il Burropardo? E il Verdone Mangiasassi?

S'annuncia un'estate mediamente peculiare.

gennaio 02, 2012

SALVARSI L'ANIMA #15 (o anche: DI RELIGIONE E BRACCI ARMATI)

Tre o quattro ragazzini giocano a pallone in un prato, con gli alberi a far da porta. Siamo in un'epoca trascorsa già da un po', quando ancora i videogiochi non avevano tutto quel peso e quell'importanza. Idem i vestiti, per lo meno a quell'età. Idem per un sacco di cose, magari.
Arriva la madre di uno di loro, un botolo di un metro e venti in entrambi i sensi (lei, non lui, che comunque avrà tutto il tempo di avviarcisi di lì a qualche decina d'anni), con un testa come un menhir incassata sul collo e poi giù fino al petto, e lo chiama dentro per i compiti. Lui risponde come al solito "vaffanculo, li faccio poi", o qualcosa del genere, al che questa si avvicina e si mette di tre quarti in possa scenica, col dito alzato:
"Preferisci giocare ora a pallone e essere dannato per l'Eternita, o giocare per tutta la vita, poi, nelle vaste terre del Signore dopo il giudizio?"
"Ti ho detto vaffanculo, li faccio dopo. Forse"
Avrebbe dovuto rispondere quel bambino, che invece si avviò verso casa, più che altro minacciato dalla sicura labbrata serale del padre in caso fosse rimasto lì con gli altri che per qualsiasi altra cosa.
Che poi la sera avrebbe avuto anche l'Adunanza, a tema:
possibile vivere in un mondo senza malattie?"

È possibile sì, basta curarsi, che cazzo di domanda era? C'è bisogno di rompere le scatole al prossimo con domande come questa e sul fatto che siamo tutti dannati e non si può nemmeno giocare a pallone un pomeriggio freddo con la terra spaccata e secca e il cielo grigio? Comunque il padre non ci andava, all'adunanza; quella era un'orgogliosa conquista intellettuale della madre, che andava starnazzando felice e minacciosa al tempo stesso del prossimo Armagghedòn, che avrebbe diviso i buoni dai cattivi, e portato tutti i buoni su una zattera in un posto da qualche parte nello Yucatan.
E l'Adunanza immediatamente precedente si sarebbe (forse) intitolata:
"Le meraviglie del Creato: il Peyote".