"NOTIZIA BOMBA. LA TAMARO CI RIÈ. Alé Alé Alé - La nota scrittrice di cazzate banali e insipide (no cioè, volevo dire best-seller, abbiate pazienza), il cui universale valore non è riconosciuto solo perché in Italia imperano i COMUNISTI (maledetti loro, atei senza dio né anima e creanza) e perché è una donna (oltreché, sia detto fra parentesi, una gran bella fica), decide di tentare la carta della regia, giacché ELLA è artista poliedrica e proteiforme. Dopo la letteratura il cinema, quindi; ma qui sta la sorpresa: l’autrice di Va’ dove ti porta il cuore (in culo?) nasce proprio come regista, e le attenzioni che i media le hanno recentemente e giustamente tributato ce lo rivela. Si senta qua: “prima di scrivere volevo fare la regista, ho fatto il Centro Sperimentale, ho lavorato su qualche set come assistente. Ho anche scritto una storia di vampiri e l’ho venduta”. Già, e tutto questo perché “in realtà la mia passione per il cinema è cominciata dopo le superiori, vedendo Rubliov di Tarkovskij, il mio immaginario è questo. Tarkovskij, Paradzanov, gli autori dell’Est [Cazzo!]. Ma amo anche i generi, mi piacciono i film di arti marziali e i vampiri; sono nata a Trieste, la Transilvania non è lontana”. Nota scrittrice di cazzate banali e insipide (no cioè, volevo dire best-seller, abbiate pazienza), il cui universale valore non è riconosciuto solo perché in Italia imperano i COMUNISTI (maledetti loro, atei senza dio né anima e creanza), e perché è una donna (oltreché, sia detto fra parentesi, una gran bella fica), decide di tentare la carta della regia, giacché ELLA è artista poliedrica e proteiforme. Dopo la letteratura il cinema, quindi; ma qui sta la sorpresa: l’autrice di (in culo?) nasce proprio come regista, e le attenzioni che i media le hanno recentemente e giustamente tributato ce lo rivela. Si senta qua: “prima di scrivere volevo fare la regista, ho fatto il Centro Sperimentale, ho lavorato su qualche set come assistente. Ho anche scritto una storia di vampiri e l’ho venduta”. Già, e tutto questo perché “in realtà la mia passione per il cinema è cominciata dopo le superiori, vedendo di Tarkovskij, il mio immaginario è questo. Tarkovskij, Paradzanov, gli autori dell’Est [Cazzo!]. Ma amo anche i generi, mi piacciono i film di arti marziali e i vampiri; sono nata a Trieste, la Transilvania non è lontana”.
Il film si intitolerà Nel mio amore, e si annuncia come la solita storia del cazzo piena di sentimenti avariati, buonismo inflazionato, banalità pseudo-spirituale, e infine lagrime, tante tante lagrime. La novità, però, è che il tutto non è più solo ed esclusivamente farina del suo sacco: nossignore, dal momento che il film è il frutto del libero adattamento di un racconto di tale Roberta Mazzoni, che per certo sarà un altro Cranio (e magari pure un’altra bella fica).
Nel mio amore racconta la storia di Stella, sposata a Fausto, un ricco aristocratico che l’aveva affascinata con la sua superiorità intellettuale (ecco, e non poteva discuterci, dibatterci, conversarci amabilmente imparando, magari, E BASTA, invece di reagire a quella sua – presunta – superiorità intellettuale dandogli LA FICA? Eh? EH? Ma perché cazzo il cervello femminile deve spesso funzionare così? Ti sembra una persona intelligente, qualcuno che si sta ad ascoltare a bocca aperta per le cose interessantissime che dice? E ALLORA STALLO AD ASCOLTARE, PERDIO! COSA CAZZO C’ENTRA CHE AUTOMATICAMENTE TE LO SPOSI??? – “ah, maestro l’ammiro tanto”, disse l’allieva pittrice al suo istruttore, “via, le do la fica!”), per poi diventare un marito prepotente e arrogante e un padre duro e brutale (e che non l’affascina più con la sua superiorità intellettuale, presumo). Quando Fausto muore (e quindi starà un po’ zitto, invece di affascinare la gente con la sua superiorità intellettuale), Stella ritorna nella vecchia casa di montagna dov’è nata, a confrontarsi con il passato (e con la superiorità intellettuale di lui, non si scordi), a ripercorrere i momenti tragici della sua vita, il più tragico la perdita del figlio Michele, investito accidentalmente (“una sega. E la prossima sei te, brutta zoccola!”) dall’auto del padre, dopo una lite con lui. Fausto non aveva mai accettato il ragazzo, perché pensava che non fosse suo figlio (“ah, la maiala… io la affascino con la mia superiorità intellettuale e poi quella mi scodella figli altrui!”) perché detestava il percorso spirituale che ha portato Michele ad avvicinarsi alla religione (“piuttosto che un Ciellino, morte cerebrale, gli do io quella fisica! Questo giacché sono un ricco essere aristocratico che va a giro ad affascinare le PHYAE con la mia superiorità intellettuale”).
Insomma, un bel filmone di riflessione e sofferenza (alla faccia di Tarkovskij, Paradzanov, e gli cazzutissimi autori dell’Est, che si citano sempre per far fine, ma che in realtà nessuno guarda mai perché fanno due coglioni come cocomeri), di scavo interiore e tutta una serie di problematiche, prima fra tutti il non lasciarsi andare alla depressione più cupa mentre l’occhio ci casca sulla foto che questa intervista accompagna, della futura regista dietro a una macchina da presa, con cappellino da bambina scema, pampani al vento e sciarpa dei boy-scout!
“Ho scritto 14 libri in 10 anni, ero stufa della solitudine dello scrittore, avevo voglia di confrontarmi con gli altri, di lavorare in gruppo”
Ecco, appunto, mica c’è bisogno di fare la regista. Si può anche lavorare..."
Voto: Due meno meno meno. Non si insulta così il prossimo! Sono persone come me e te, e la tua mamma e il tuo babbo. E poi non si deve essere così sboccati. La prossima volta ti porto dalla preside, presuntuoso!
Ma signora maestra, che era un compito, anche questo?
Si, caro, compito a sorpresa di giornalismo!
Eccheccazzo! Ma non vale così!
Allora??? te l'avevo detto che non si usano le parolacce! Forza, via! Dalla Preside!
Ommerda... ma signora maestra, via...
No, niente "signora maestra"! Vatti a schiarire un po' le idee nel suo ufficio, va'! E niente parolacce!
(stronza). Ok, vado... però prima finisco il compito di giornalismo:
"...e con te, gli altri quattro (ne dico solo quattro, giusto perché questo tegame, qui, m'ha mandato dal preside, e sono di fretta ora) cancri culturali italiani: Gabriele Muccino, Dacia Maraini, Alessandro Baricco e Andrea De Carlo. TIÈ! In culo a tutti voi!"