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agosto 07, 2008

APPROSSIMANDOSI ALLA FATIDICA DATA (L'ANNIVERSARIO DI QUANTI ANNI AVEVA GARIBALDI, NEL 1896), NOI DEL QUOTIDIANO “LA MAGIONE”, CRONACA DI TRIPIPPICO PAGINA DEI MOTORI, ABBIAMO INTERVISTATO IL FAMOSO OSTETRICO PREGONI (OSTETRICO E' IL NOME), IL QUALE HA PENSATO BENE DI SCRIVERE UN LIBRO SULLA VITA RIPRODUTTIVA E GENERICAMENTE AMOROSA DEL BUCERO., A TYTOLO PINOCCHIO? PINOCCHIO UN PO' PAURA LA FA. POICHÉ BEN È NOTA LA PASSIONE DELL'EROE DEI DUE MONDI PEL BUCERO, SPECIE FATTO ALLA BRACE, SIAMO ANDATI A INTERVISTARLO (LUI, NO L'EROE DEI DUE MONDI CHE E' INVECE, COME BEN SI SAPRÀ SE INVECE DI SPUTARE LE PALLINE DI CARTA CIUCCIATE CON LA BIC SVUOTATA SI STAVA UN PO' ATTENTI ALLA LEZIONE DI RISORGIMENTO ED ESPRESSIONI GEOGRAFICHE, A SCUOLA)

Sì, sì: è veramente interessante & fortunato (?) incontrare questo nuovo autore, nuovo possibile re della scena locale (o anche del cazzo e della merda, a chi ni piace SamRaimi), che per far scena si presenta fintamente ubriaco, barcollando a bella posta e farfugliando cose senza senso, tipo formule matematiche, arcane maledizioni sumere e vai così. In realtà, l'autore è totalmente astemio, e poiché noi del quotidiano “La Frizione” ci dimostriam – qual da sempre siamo – alquanto tetragoni a' vezzi bambineschi, et a' giochi di cane (che come recita un detto abruzzese, finiscono "a cazzi in culo") egli si ricompone tosto, ed inizia a snocciolare la formazione del Campobasso del 1984, quella con Waler Ciappi in porta.
Da lì cominciamo un'interessante escursione nella memoria, gravida di dati ricordi e piccoli sussulti del cuore (garaglò), il tutto finché l'autore non decide che è ora di andare a sgrondare il merlo, come diceva sempre il nonno di un suo amico buonanima.
Una volta tornato con noi, chiediamo il perché di questo libro, al che lui risponde che il libro s'è scritto assolutamente da solo ed è l'unico e solo soggetto di sé stesso, ragion per cui dovremmo certo chiedere al libro, casomai, il perché di questo autore. Ci mette sotto gli occhi il testo, e finché non facciamo questa domanda lui non si muove, eccezion fatta per quando comincia a broccolare peso la barista, intortandola in grazia di ottime freddure sui cani e sui segni zodiacali, su quanto ce l'aveva lungo un suo amico e sul fatto che lui (lui, no il suo amico) una volta ha visto un dirigibile.
Costretti dunque, proviamo a interrogare il libro e, di fronte alla di esso indisponenza nonché zittume, lo apriamo a caso, finendo sul capitolo XIV quello in cui i monatti, sferragliando da' piedi com'è costume, inseguono un lupo anziano perché possibile apportatore di peste nella cittadina di Sgalambro à Fatica (provincia di DonSturzo). Ammirando i costrutti e la capacità di sintesi di chi vergò tali righe, ci dimentichiamo del tutto l'autore, il quale ci richiama all'ordine raccontandoci come nacque in lui la passione di scrivere.
Confortati (non confòrtati, tipo "confòrtati, nedo!", no: confortàti, noi), prendiamo taccuino e lapis (si scrive sempre a lapis, la verità ha da esser manipolata ad agio) e ascoltiamo interessati la storia di Batacchio, che era un personaggio che andava sempre vestito coi pantaloni di pelle e qualsiasi cosa dicesse parafrasava i film di Lino Banfi e Nadia Cassini. Di solito, oltre ai (fini) pantaloni di pelle, il tipo portava un bel pajo d'occhiali a moscone, e una vezzosa borsetta a tracolla, una specie di BORSELLO® pre-gucci ante-litteram che, se oggi che va tanto di moda è chiaro e inequivocabile segno di manfruitismo, oltreché di sbarazzina stupidità, ci s'immagini a' tempi. Batacchio andava nojando vergognoso le ragazze, non importa come fossero, purché c'avessero le poppe; di una in particolare s'era segretamente infatuato, a tal punto che scavalcava ascosamente le mura del giardino di casa sua per portarle segretissimi omaggi, del tipo una cassetta col meglio di SandroGiacobbe registrata da lui, una copia d'un film raro con Luc Merenda, una lucertola tramortita, un topo.
Ella, la scipita trota, figlia d'una nota poetessa di Renigata Dentello (provincia di PICCI) dalle orecchie larghe ma dalle poppe paritetiche, dopo un po' penso bene di chiamar la forza pubblica.
E Batacchio fu tradotto in carcere. E lì morì, di stenti e d'inculate.
Chiediamo a questo punto: sì, ma perché Batacchio?
“ma caro il mio barbogio, questo dovrei dirglielo un'altra volta. Ma siccome conto di non rivederla mai più, né Lei né il bvd.llo di sua Madre (con rispetto parlando) aggiungerò tosto: una volta passò con una. Erano lei, lui e il suo BORSELLO®. Era più timidon del solito, pareva. E io li incontrai e dissi: «ho capito perché c'hai sempre quel borsello... è per coprirti il batacchio! Vedi, t'arriva proprio all'altezza giusta! Ecco, ecco!».
Inoltre s'immagini: non so più se è esistito o no, Batacchio. Per quanto ne so, potrei anche essermi inventato tutto quanto. E allora, questo risponde un po' alla sua domanda, caro il mio Topinàmbur?”
Sì, un po' sì, risponde. Ci pensiamo, poi vedrai si capisce. E poi litighiamo per la foto. Alla fine tira fuori una figurina di Edi Bivi, quando giocava nel Bari e ci dice: “toh, pubblicate questa!”.


Nella foto (Sdingo-Renitenza) l'autore, colto in agnizion dolorosa immediatamente prima di mietere il grano, sarchiare il terreno, lasciarlo a maggese e portando sei. Si noti (oltre al mystico syfone utile alla bisogna testé ricolta - ricolta?) l'espressione acvta, foriera di chissà quali perle aleggianti in quella testina-a-catapulta, come gli dice sempre la coNpagna, Mer-Men di He-Man.


Beast-Man e Syfone

agosto 06, 2008

IN AVVICINAMENTO ALLA DATA (IN REALTÀ NO, SI SA UN CAZZO) DI USCITA DEL VENDUTISSIMO (VENDUTISSIMO?) ROMAN HISTORIQUE (ROMAN HISTORIQUE?), A TYTOLO: PIGIAMI IL CAPINO, CARMELITANA, IL QUOTIDIANO “LA CAGIONE”, CRONACA DI TUBINGA PAGINA DEI FILMS, HA INTERVISTATO L'AUTORE, DEVIS CHIOGGIA, DURANTE UNA CENA-CULTURALE SUL MODELLO DELLA TRADIZIONE LETTERARIA (QUALE TRADIZIONE LETTERARIA?), DEL TIPO QUANDO INTERVISTAVANO VITTORIO GASSMAN AL RISTORANTE E LUI SNOCCIOLAVA ANEDDOTI SU ANEDDOTI, DILUVIANDO UN FRITTO-MARE E/O UNA COTOLETTA ALLA RAPPRESAGLIA & CECI.

Ebbene sì: essendo qui col certamente-prossimo-alla-fama dott. Devis Chioggia, ci siam chiesti: “ci capiterà più?”, e alla nostra (silente) risposta negativa, abbiam deciso d'approfittarne. Tantopiù che paga lui, l'autore, tipo gagarone & fiero che è signore e lo si sappia in giro, tipo quando ha tirato fuori il portafoglio e ha urlato, un po' rivolto al Vs. intervistatore, un po' all'altro unico cliente del locale: “PAGO IO, QUI, SA'! QUANT'È, PEZZENTI? TOH, BEVITICI UN SUCCO AL TROGOLO ANCHE TE, PIPI!”
Ma prima, dicevo, siamo andati a incominciare. Ecco come, mentre le focaccine al lapis (e l'argenteria) sparivan. Du-da-dudadudà, du-daddudaddudà:
Devis, come ha deciso di fare lo scrittore?
Vede, coso... c'era un mio amico una volta. Oh, magari è ancora vivo, sa; dico una volta perché non so più che fine abbia fatto oggi; d'altra parte, nemmeno posso escludere sia morto, o magari diventato frustone, chissà... insomma, questo mio amico – andavamo ancora a scuola, ai tempi, e lui mi stava riportando a casa una sera, in macchina. Guidava una Ford Drummond-2 blé, modello assai diffuso all'epoca. Gli avevano rubato uno specchietto, cosa assai facile per quel tipo di macchina, dato che bastava tirarlo al contrario, far fare un piccolo scatto al meccanismo e poi scappare ridendo. In fondo alla strada dove abitavo, stava anche un tipo che conoscevamo entrambi, non ricordo nemmeno per quale ragione. Ricordo solo che veniva chiamato CHIODINO, perché era secco e c'aveva la testa grossa. E ricordo anche che si sputava nelle mani, per darsi il gel nei capelli. Un tipo a posto, insomma. Ecco, insomma: insomma, Chiodo gabellava a tutti che suo padre era un famoso chirurgo, e se ne vantava. Peccato che il padre fosse in realtà un infermiere. O forse uno che faceva le pulizie? Comunque sia, più che altro il padre guidava anche lui una Ford Drummond-2 blé. Quella sera, mentre il mio amico mi riportava a casa, guardai dal finestrino sul mio lato e gli dissi: “quanto costa rimetterci lo specchietto, qui?”. Lui disse che non lo sapeva. Gli feci quindi presente la cosa, e lui parcheggiò davanti casa di Chiodino. Scendemmo. Nella notte si sentì un click e poi due che correvano, ridendo. La Ford Drummond-2 blé del mio amico aveva di nuovo due orecchi in fuori, pareva un topo deforme, come appena uscita di fabbrica. Quando mi lasciò a casa, mi dissi: cazzo, dovrei fare lo scrittore.
Come vede, son qui.
E poi addenta la terza focaccina di fagioli, inzuppandola prima nell'omonimo brodo. Sicuro di star procedendo nello scoop del secolo, continuiamo ad incalzare, mentre figliuole adoranti s'alzano dai tavoli accanto, salutano (lui) e se ne vanno:
E cosa la contraddistingue, come scrittore? Quali sono i suoi tratti distintivi?

Quello d'averci due nipoti. Inoltre, fino a pochi mesi fa pensavo che nuziale si scrivesse nunziale, e che – ma quello prima, diciamo finché non sono andato a fare la stagione come cameriere-rifornitore d'acqua a' tavoli de' matrimonî d'estate – incinta si scrivesse in cinta. Poi capii.
Devis, come mai si chiama Devis, e in cosa è dottore?
Domanda del cazzo. Comunque son dottore in cani. Piuttosto, mi chieda se le anticipo la vicenda che narrerò nel mio prossimo libro, eh?

Ci può anticipare la vicenda che narrerà nel suo prossimo libro?
Avrei voluto scrivere una bella vicenda tumida e lagrimevole di un tipo che si chiama Timoteo, personaggio psicologicamente complesso ancorché tremendamente afflitto dai peggio disagi, tipo la malattia del sonno e una ragazza che la dà a tutti men che a lui, ma poi non m'è riuscito, e sicché mi son dedicato su una ben più interessante serie di avventure di me e il mi' cugino ingegner del ferro e de' batraci che si guida rispettivamente una R-4 e una R-5, arrivando a girare a folle velocità intorno alla torre Eiffel in competizione coi cami della merda, gridando dal finestrino: “va' che roba, va' che roba!”, finché la géndarmerie non ci traduce nel più vicino Commissariat. Felicità è guidare un'R-4, caro il mio Remigio.
Eh, già, cari tutti voi che ci leggete: felicità è guidare un'R-4, verrebbe da dire, per chiudere l'intervista; non fosse che l'ha già detto lui, lasciandoci lì, a implorare una foto, ben conoscendo la sua (dell'autore) avversione a cose che lo ritraggono in posa e non, specie dopo mangiato. Ma alla fine la spuntiamo.
Segue scena descritta all'inizio.
“Comprate il mio libro, semmai uscirà, merde” aggiunge lui, uscendo dal locale.


Di seguito, nello scatto Lopizzo-Ostia l'autore, ritratto a fine intervista, in piena digestione, disquisendo amabilmente di Hegel col muro antistante la Curia. Il muro non si vede.

tapiro


agosto 05, 2008


IN VISTA DELL'USCITA DELL'ATTESISSIMO (DA CHI?) ROMANZO (ROMANZO?) SULLA VITA DI MICHELE (QUELLO CHE ASSAGGIAVA IL GLENN GRANT), A TYTOLO PERCHÉ IL MONDO PUÒ FARE A MENO DI SUPERMAN (E ANCHE - INVERO - DI GIANFRANCO D'ANGELO) L'AUTORE PAPERO-GONFIO-CADUTO-NELLE-ORTICHE È STATO INTERVISTATO DAL QUOTIDIANO “LA NAZIONE”, CRONACA DI TOPEKA PAGINA DELLA CULTURA, MENTRE MANGIAVA (LUI, NO IL QUOTIDIANO) UNA PIZZA VERAMENTE ANZIANA AL CAFFÈ “GUARDINGO”, STANDO COMUNQUE BENE ATTENDO A CIÒ CHE ACCADEVA DIETRO DI LUI. A FINE INTERVISTA, FOTO DI RITO E SCAMBIO DI DONI. BACIO ALL'ANELLO VESCOVILE ET OMAGGIO DIVOTISSIMO MA SCHIVO AL POTERE DELLA CARTA STAMPATA, CON SALAMELECCHI E SALTO DELLA QUAGLIA DI CECCOBEPPIANA MEMORIA. TOH, SI LEGGA: 

Oh! Fa piacere incontrare qualcuno che fermenta al di fuori delle solite compagnie di giro, specie se nell'incontro in person si svapora il cliché dell'indispettito-dal-mondo propagato nelle pagine dei suoi racconti ed emerge invece l'indole curiosa di chi non vuol collocarsi né nella nicchia né nel mainstream. Diciamo che Lorenzo Berti, nella foto, (Pistoia, 1975), s'è fatto da solo. Lo scrittore, almeno: quello che ha pubblicato da poco il saporito debutto (arditamente) titolato No, non so un cazzo di marketing research – e quanto ne so è già più di quel che me ne frega (pp. 274, 13 euro, un papero in copertina a ricordare che la realtà seriosa di certi maestri di vita è ben più puerile di quanto vorrebbero suggerirci), osservatorio feroce e burlesco sulle inconcludenze e sul ridicolo involontario del (precario) mondo del lavoro, che può contenere tracce di Stefano Benni, pensieri e parole da blog (e infatti le idee si prolungano su http:www.//paperogonfio.splinder.com), derive e invenzioni assimilabili al “divin Federico Maria Sardelli” sulle colonne del Vernacoliere, sfuriate à la Céline in ordine sparso, sapori della farsa sublime dei fratelli Coen, minutaglie di Carver, mozziconi di Vonnegut. Dopo le peripezie consuete, il libro approda dal piccolo editore bolognese Giraldi: “con un titolo così mica potevo sottoporlo a Laterza”, osserva lui, scopertosi lettore all'università (lettere a Firenze con una tesi sull'Alfieri, dopo un diploma all'Alberghiero) e scrittore dopo la laurea. “Sono partito da zero – spiega Lorenzo – e forse è stata una fortuna, visto che non ero inquinato da chi alle superiori raccontava la natura matrigna di Leopardi o la Provvidenza di Manzoni, in modo da non farti toccare più un libro in vita tua”. Dunque la scrittura gli vien naturale, tanto che a partire dal 2001 comincia a raccogliere un nutrito corpus di racconti, oggi confluiti nel libro del papero di cui sopra e in una seconda raccolta, di imminente pubblicazione sempre per Giraldi, intitolata Che cosa esattamente rende la vita moderna così diversa, così attraente? Davvero, non penserete mica che lo sia?. Con onestà di autocritica: “c'è un po' di farraginoso, nella scrittura tutta. Ma insomma, se scrivono Baricco, Faletti, la Mazzantini, eccetera...”. Epperò alla domanda “per chi è questo libro?”, in definitiva, Lorenzo non risponde. Ci proviamo noialtri: non è per chi lavora da imprenditore nel ramo dell'outsorcing per il customer care; di sicuro garberà a chi non ha la più pallida idea di cosa sia (o a cosa serva) l'outsorcing per il customer care. Il lettore ha sempre ragione, e a questo autore abbiamo subito voluto bene; forse perché ha sollevato un interrogativo fondamentale (“Si può dire cazzo in un'intervista? Se non si può, l'intervista è da considerarsi nulla”) e rimarcato la diffusione capillare del volume negli esercizi commerciali d'Italia: “Ci sta che ce l'abbiano anche i norcini, i rivenditori di pongo e il mi' cugino ingegner del ferro e della biada. Dice lo venda a metà prezzo, péi dettagli fate voi”.


a seguire: foto di rito. L'autore (bellaphya),vestito d'una fusciacca assai più larga e di dubbissimo gusto quanto a colore e giustacuore, colto con arguzia & beffarditudine dopo aver manomesso i contatori del gas dei signori Ircani Marmugi e Battilio, a seguito scoperta relativo portello gas aperto (foto PUGI-ANSIA)


autore


agosto 01, 2008

Vieni a lavorare (anche no) alla prestigiosissima aZZienda (due zeta perché siamo grandi) “Brogi & Collitorti - Quarterly Meeting”, la Società che sa cogliere più facilmente degli altri gli obiettivi di business fissati anticipando quelle che saranno le nuove esigenze del mercato dei servizi, che stracazzo avrò detto mai vi ci vorrebbe ma un po' di guerra.
Ma perché (voi idioti) dovreste venire a lavorare alla eclusivissima aZZienda (due zeta perché siam più forti) “Brogi & Collitorti – Quarterly Meeting”?
La nostra attivissima aZZienda (due zeta perché siamo leader del mercato) è nota - oltre che per la sua efficienza ed efficacia - per la nostra specialissima friendly netiquette, che ci impone di inviare ad ogni nostro nuovo assunto il nostro particolare “benvenuto a bordo”.
Sì, perché chi entra a far parte della nostra efficientissima aZZienda (due zeta perché siamo vincenti), entra prima di tutto a far parte di una grande famiglia, la nostra (budello di so' ma') ed è giusto che la direzione IN PERSONA gratifichi il nuovo collaboratore con una mail di saluto, che includa la foto e la descrizione del NUOVO MEMBRO.

Fate anche voi come il nostro buon Garamanlio Barbato Remo il quale, lusingato da cotanto interessamento, questo ha risposto orgoglioso, novello et alacre ingranaggio della nostra oliatissima macchina/aZZienda (due zeta perché non ci batte nessuno)

"Gentilissimi Colleghi:
Sono orgoglioso del Vostro caloroso benvenuto e di poter far parte di quella che è la realtà Windor Nixcorp, nello svolgimento dei diversi progetti che essa mette a disposizione, certo d'essere totalmente disponibile ad applicare tutte le mie competenze attinenti al mio ruolo, che insieme al Vostro caro contributo riuscirò a rinforzar ancor di più quelle che sono le mie conoscenze e acquisire man mano una certa professionalità nel mestiere, parallelamente al nostro principale obbiettivo, quello di offrire il meglio di noi per soddisfare le richieste dei clienti e acquisire sempre da loro una certa affidabilità su di noi meritata.
Vi ringrazio ancora una volta, augurandoVi un buon lavoro e per chi sta in partenza buone vacanze!

Cordiali saluti.”


E allora, cosa aspetti?
Su dai, entra anche tu nella realtà Wincor-Nixdorf! Offri anche tu il meglio di noi per soddisfare le richieste dei clienti e acquisire sempre da loro una certa affidabilità su di noi meritata! Ammazzati! Caàti in mano e pigliati a schiaffi, DA SOLO! Mòri!

Entra anche nella nostra gagaronissima aZZienda (due zeta perché i nostri servizi sono più customer oriented)
“Brogi & Collitorti – Quarterly Meeting”
Seguirà
BENVENUTI A BORDO (anche no)
VS. FOTO
DESCRIZIONE VS. CARATTERISTICHE (tra le quali: modi di dire preferiti, qualità ed interessi, lunghezza penica, capacità di resistere allo stress specie se molestati cor uno steccolo intinto nel gvano, durata su medie distanze, piatto preferito, quantità e qualità giornaliere delle Vs. escrezioni intestinali/minzioni) 

Ve lo volete perdere?
BROGI & COLLITORTI - QUARTERLY MEETING
L'aZZIenda con due Zeta, perché vince sempre lei, in omaggio alla grammatica
(seguirà presentazione ditta, magari)