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dicembre 24, 2003

Sintetico: BUON NATALE. Che il babbo omonimo non vi porti un cazzo, così cià più roba da portare a me. E inoltre (ok, lo pensava già detto linus, no il dj mi pare anche ovvio, non avvelenatemi anche il natale ora, via…) che accidenti c’entra babbonatale col natale? Boh, a me basta che mi ricopra di regali…


Voto: hai colto appieno lo spirito del natale. 8 meno (il meno per la parolaccia). Buon Natale, zozzone.

dicembre 23, 2003

Aneddoto. (Io passavo di lì, poco dietro)


Due muratori stanno lavorando sotto un ponteggio, di facciata a una casa. Passa in mezzo ai due una ragazza, abbastanza robusta e pienotta, ma vestita in modo piuttosto appariscente. Più di tutto, un paio di jeans attillati. Uno guarda l’altro e fa, ammiccando, a voce quasi alta, perché lei possa più o meno sentirlo:


ciò ‘na voglia d’anda’n CULABRIA…

dicembre 21, 2003

ESPLODE MINA, DRAMMA SERIO – Questa mattina, alle ore 10.30, proprio mentre stava prendendo il caffè, amabilmente gorgheggiando, la nota cantante è esplosa, senza apparente motivo. Aveva appena terminato il suo ultimo album Mina canta il Mago Zurlì, vol. 16, che faceva seguito a capolavori quali Mina canta Battisti ma in serbo-croato con accenti che a volte posson sembrare yiddish, Mina canta il cognato di Renato Zero, il cognato di Renato Zero s’incazza, Mina si scusa col cognato di Renato Zero, e che (pare) avrebbe preceduto molti altri lavori, al momento in fase di progetto, come: Mina canta il Sergente Garcia, e Mina smette di cantare perché ha la raucedine (album quest’ultimo, estremamente d’avanguardia, imperniato e costruito su 60 minuti circa di colpi di tosse e schiarimenti di voce dell’artista, ma a tempo). Unanimi le reazioni del mondo italiota: “e ora chi ci salva dalla sequela di inediti, rari & ritrovamenti eccezionali che è destinata a sommergerci?”, “a quanto l’antologia definitiva, che precederà quella veramente definitiva, con un brano storico ma dimenticato, che a sua volta sarà seguita da quella estremamente definitiva, con due brani storici, più un video inedito, e via così?”

dicembre 19, 2003

Una volta, Gioacchino Rossini disse a uno che gli rompeva le scatole inviandogli il suo ultimo lavoro sinfonico (o operistico, o qualunque cosa fosse; non me lo ricordo di preciso, ma penso proprio non conti granché): “nella sua opera v’è molto di bello e molto di nuovo. Ma ciò che è bello non è nuovo, e ciò che è nuovo non è bello”. Grande Gioacchino Rossini - altro che Verdi, tiè! Ebbene, ma la cosa si potrebbe applicare bene, penso, anche ai film di Pieraccioni: ci sarà sempre lui che risulterà simpaticissimo, tenerissimo, scanzonato, intelligente, interessante, e la modella bona di turno (scoperta, in tutti i sensi, molto probabilmente: così va il mondo!) si innamorerà di lui, che la fa taaanto ridere, perché è così giocosamente imbranato. Nel mezzo, fior fiori di gag (?) a pioggia. E si badi: non contento di tirarne fuori uno l’anno (!), il galuppo s’è messo pure a scrivere. Ma un libro, egli, prima di diventare “pieraccioni” l’aveva mai letto? E dopo?

dicembre 18, 2003

18,48, ANSA: TIMBERLAKE, NOTTE FOLLE DA HARRODS – Spende 1,45 milioni in poche ore per regali di Natale
LONDRA, 8 DIC - La stella del pop Justin Timberlake ha fatto acquisti negli esclusivi grandi magazzini londinesi Harrods per circa 1,45 milioni di euro. Il cantante ha chiesto al proprietario, Mohammed Al Fayed, di tenere aperta la struttura dalle 23 di sabato solo per lui, secondo quanto riferisce il tabloid Daily Star. Il 22/enne trionfatore dei recenti Mtv music awards, si è trattenuto nel negozio oltre 4 ore, comprando regali di Natale per sé, la sua famiglia, i suoi amici e la fidanzata Cameron Diaz.

dicembre 17, 2003

COMPITO IN CLASSE. LETTERATURA MILITANTE & APPLICATA (a che? A questo paio di coglioni?) – CONOSCIAMO I GRANDI SCRITTORI DELLA NOSTRA ITALIA PRESENTE: PARLATE DI ALAIN ELKANN.

Svolgimento:

Alain Elkann è fotogenico. Ci tiene che lo si sappia in giro, a giudicare dalla miriade di foto in cui è ritratto, sempre inappuntabile, sempre in posa, sempre elegantissimo. Immancabile, in questo senso, è la mano appoggiata al mento, con fare meditativo, o il primo piano con sguardo intenso e acuto. Troppo presto la frenologia è stata accantonata come scienza inesatta, o come non-scienza: questo sarebbe stato un caso su misura per essa. E ne sarebbe venuto fuori inequivocabilmente che Alain Elkann, inespressivo, con quella faccia da fesso, è un grosso coglione. Certo, se si fosse aiutata anche con quello che il Nostro solitamente scrive, avrebbe avuto pure vita più facile, ma adesso non precorriamo i tempi: di sicuro, gli esordi di Alain Elkann sono quelli di bravo bambino, diligente e attento, precisino, che senza dubbio avrà amato passar le serate (dopo le ore o ore di studio), sistemando la sua monumentale collezione di francobolli. Già ce lo vedo, lì, con la lente in mano e le pinzette, a catalogare il Gronchi rosa del ’53 che il padre gli aveva regalato in occasione del suo onomastico (S. Alain, protettore dei piloti di formula 1 e dei bancari in disarmo), o chissà quale altro prezioso & utile & avvincente reperto dell’italica filatelia. Poi, me lo vedo anche dopo: brillante studente col capello impomatato e la postura perfettamente eretta sulla sedia, in grado di rispondere a tutte le domande della maestra prima e della professoressa poi, attirandosi così (ahimè! Duro peso della cultura!) le ire dei compagni di classe, che per tutta risposta gli bersagliavano il maglioncino di cachemire o la camicia di seta (con tanto di gemelli d’oro) con sputi e inchiostro del calamajo. Ai temi prendeva sempre 8, e la professoressa (magari pure amica di famiglia), una vecchia zitella fissata con le declinazioni latine, il concetto di “Natura Matrigna” nel Leopardi, e/o con quello di “Provvidenza” nel Manzoni, gli consigliò di scrivere. L’avrebbe presentato ad alcuni suoi amici, coi quali si riuniva in mercoledì sera per compiangere e deplorare fervidamente la caduta della monarchia – e dei tempi, ovvio! – in Italia. E da lì, iniziò la formidabile ascesa di Alain Elkann, un tipo che di sicuro non caca quasi mai, e che quando lo fa, lo fa sembrare un atto lindo & pinto, un tipo i cui capelli non hanno mai conosciuto un qualsivoglia fuori-posto. Un tipo che scrive “in punta di forchetta”. Presumibilmente, SOLO con la stilografica, d’oro, che sua moglie gli avrà magari donato per Natale. Avrà, egli, avuto mai la barba di più di un giorno? Si sarà mai scordato di mettersi la cravatta? Avrà, questo sosia di Rutelli (ma con meno idee) uno studio pieno di libri e una scrivania in radica di noce, lucidissima e antica su cui poggiare gli stanchi ma creativi avambracci (reduce dal ricevimento in qualche romano salotto-bene, in cui si discorre amabilmente di cultura & attualità, degustando uno Chateau la Tour del ’67, con un sobrio timballo di esotiche verdure, ché gli intellettuali chic son vegetariani), solenni portatori dalla di lui cervice al foglio bianco di profondi pensieri & meditazioni salacï?
Certo, Alain Elkann non poteva che finire col diventare amico di Vittorio Sgarbi (altro esponente di spicco della nostra intellighenzia), e soprattutto della di lui sorella, l’idiotissima ma pretenziosa Betta Sgarbi, con la quale presto si sarebbe dato da fare per affossare e trascinare nel ridicolo una stimata casa editrice, che nel suo catalogo pubblica anche (!) Ennio Flaiano (che dalla tomba starà facendo tali giri da sembrare l’Upside-down, giochino scemo di cui ogni buon luna park dovrebbe esser provvisto). Già, perché come direbbe Leibniz, nel peggio si va all’infinito, e per questo vogliamo chiudere come meglio non si potrebbe: no, non citando i suoi banali e vuoti interventi su La 7, né con l’intervista in cui raccontava della sua crociera in Grecia, “fra quelle antiche e nobili rovine”, in compagnia della moglie (viaggio che ogni scrittore dovrebbe fare, d’altra parte, per trarre linfa per la propria Arte), ma con la trama di uno dei suoi bellissimi romanzi. A confronto, la Tamaro è Svevo: 

"Leopoldo, critico d'arte e giornalista nomade, incontra a Roma in Piazza del Popolo Nina, una modella italo-irlandese che conosce da tempo ma di cui sa pochissimo. È l'inizio di una passione dapprima sotterranea, poi sempre più intensa. Su un'isola greca, il loro idillio viene interrotto dal ritorno di Taddeo, l'ex fidanzato di Nina. Dopo una lunga separazione, Leopoldo e Nina si incontrano a Tangeri, dove lei gli confessa di essere incinta, ma di non sapere se di lui o di Taddeo. Incerta sui propri sentimenti, la donna finirà per trasferirsi a Venezia con Gerard, fotografo gay". 

Cazzo, non so voi ma secondo me ce n’è di che urlare. E quindi: 
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarrrrrrrrrrrrgghhhhhhhhhhhhhhh! 


Voto:  DUE MENO. Basta con questa cattiveria! È quasi Natale, e a Natale è DOVEROSO essere tutti più buoni! Guarda il tuo compagno di banco, Vincenzino Mollica da Raiuno! Lui sì che è buono! Per lui, è Natale tutto l'anno! Fai come lui, su! Guarda che babbo natale li vede, eh, i bambini buoni... per loro, c'è sempre pronta una carriera. Se fai il cattivo, avrai solo carbone, dalla vita. E starai sempre in cantina, a invidiare gli altri. Non si fa così! E poi Alain Elkann è proprio bravo, a me fa sognare, sorridere e riflettere. LA MAESTRA

dicembre 16, 2003

Emeriti signori; care (un par di palle… ) signore; innumerevoli teste di cazzo: anche quest’anno, il Natale si avvicina, e con lui, le solite preoccupazioni. Arriverò a Pasqua? Il mio gatto, picchia e mena, riuscirà ad accoppiarsi? Vincerò finalmente una mano di backgammon, ma soprattutto riuscirò mai a capire come cazzo si gioca? E soprattutto, la più classica: Cosa accidenti regalo al prossimo? Ma proprio perché IO vi voglio bene, e vi vorrei giusto vedere tutti quanti schiantare proprio mentre siete qui a perdere il vostro tempo così – no scusate ho sbagliato, volevo dire insomma che vi volevo dare qualche paterno consiglio e cose simili, accidenti. Poi, in realtà, ho 15 anni, e mio padre è stato dichiarato disperso in Abissinia durante la prima conquista italiana (quella di Crispi, ovviamente), però io i paterni consigli ve li do lo stesso. Alla faccia vostra.

Lo sponsor di oggi è il NEGROZIO “Da Abdul l’Ambulante – cianfrusaglie inutili ma brutte”. L’esercizio in questione, che apre tutti i giorni (su una stuoia di vimini, o anche su un più generico telo) alle 9.30, vicino piazza del duomo, vigili urbani permettendo, propone una vasta scelta di presenti per tutte le età. Come al solito (quale solito?) ne illustriamo ben 3.

1)      “Almirante, il Pupazzo Ignorante”. Immancabile per la vostra autostima (che certo sarà bassissima), Almirante, Pupazzo Ignorante, è un simpatico orsacchiotto bianco, ma sagomato a forma di divieto di sosta coi boccoli, dal quale, ogni qualvolta che premerete il naso, sentirete lanciare le peggio maledizioni in celtico antico (in realtà sono fragorosi rutti, ma datta la gutturalità di detto idioma, è assai facili scambiare gli uni per gli altri), laddove invece, ficcandogli un dito in culo, avrete l’onore di sorbirvi questa simpatica litania: “io penso che Lei sia una persona veramente di merda, sprecisa e poco seria, e di sicuro Sua moglia la tradisce col primo che capita. Vedrà che in capo a una settimana, Le capiterà qualcosa di molto brutto”.
2)      Varii giochi per la playfashion tre e F-Box a ben poco prezzo, tra cui Pac-merd (unico caso di pacman coprofago della storia); Virtual Inseminator (videogame molto bello, perfetto peraltro per quei frustrati di merda che di sicuro sarete, e che consiste nel mettere in cinta la pupa di turno, ovviamente scansando tutti gli ostacoli che incontrerete lungo il percorso, tra cui l’ex ministro Donat Cattin con in mano un mazzo di preservativi; Irene Pivetti rapata a zero, e per questo ancor più bona del solito – una vera e propria sirena; uno stuolo di femministe isteriche ma belle dentro che vi spara proiettili di pecorino ben stagionato e per questo – ahinoi! – durissimo, ecc ecc); Space Invaders 835 (classico arcade-smazzasmazza-sparatutto-adventure in 3 persona ma col riporto di due, in cui impersonate Gasparrius, perfido mago buono (?) che deve far approvare le sue leggi strambe ma oneste per volere del capo (???) nonostante l’immancabile orda di alieni che spara, movendosi però solo in girotondo)
3)      Un set di portachiavi in torrone morbido, tempestati di merda e/o cioccolata, rispondenti al nome “Indovina chi viene a cena”. Regalo perfetto per ingraziarsi le phyae, specie qualora ci fossero portate (in quanto porta-chiavi) le chiavi di una Mercedes Kompressor ultimo modello (utile, fra l’altro, per gonfiare i palloni e/o le ruote della bicicletta), è qualcosa che Abdul l’Ambulante vi consiglia caldamente, il tutto al grido di “DIEGI EURO, CAPO, DIEGI… NO, CAPO, NO GINQUE: DIEGI… NO CARO: DIEGI!”

Orsù, che aspettate! Garruli, andateci; ditegli che vi mando io. Di sicuro il buon Abdul vi risponderà che gl'importa un cazzo a lui, e anzi se volete comprare bene, sennò aria, che lui al su' paese era pure laureato in termodinamica applicata ai delfini, maledetta la televisione che l'ha convinto a venir qui, che tutti gli dicevano che qui sì che faceva una vita da guappo.

dicembre 15, 2003

DOTTOR MERDA, IL - Curiose Recensioni de, Le.

Monsignor Tapiro Badinassi, Io so scrivere bene, ed. Provocazione Dura, pag 257, eurii 18,35. Fantastico: un libro dattiloscritto (si badi, dattiloscritto, non stampato o cmq scritto su computer: DATTILOSCRITTO, cioè scritto a macchina, pagina per pagina) dall’autore stesso, che ripete per circa 1,257,000 volte la frase “Le ore del mattino han l’oro in bocca”. Senza mai sbagliare. Alla fine, converrete tutti, il libro può benissimo intitolarsi Io so scrivere bene. Il fatto che ne esista solo una copia, tuttavia, nuoce alla commerciabilità del libro in questione, ma comunque son dettagli. Tanto, se lo devono leggere le merde…

Lorenzo Berti, Blog! Un’operetta vana e inconcludente, ed. Imodium ACE per la Diarrea, pagg. 73, eurucci 22,20. Ancora il popolare (???) autore nano, ma altissimo moralmente, che pensa bene di rompere il caz… cioè, no dicevo, pensa bene di tornare a noi con un nuovo lavoro, un pastiche che non si sa bene cosa sia, anche perché scritto a lapis (“a penna – dirà lui in una intervista al New York Times Book Review, eccezionalmente rilasciata a Paul Auster – insegnano a scrivere dalla seconda, e io mica ci sono arrivato, ancora!”) e pieno di scarabocchi e disegnini. Tuttavia, le parti migliori sono quelle che l’autore, vuoi per futili motivi, vuoi per alterchi col vicino di casa (un enorme grongo di 18 kg., che abita al piano di sotto ed ha il vizio di tenere sempre lo stereo troppo alto – ma che volete farci, adora i disturbi che si sentono fra una stazione e l’altra della radio), lascia bianchi, sperando nella benevolenza del lettore futuro. Che non ci sarà. Non la benevolenza, proprio il lettore. Cristo, un po’ di comprendonio!

Fachiro Mystico, Bruno Vespa, che stronzone! , ed. il Cavaliere della Minchia, pagg 4, eurucci 120. Libro scritto in terza persona, oltreché decisamente col culo, racconta invece l’esperienza personale dell’autore – Fachiro Mystico appunto, agile ma interessante camionista butterato della provincia di Caserta (PV) – allorquando venne invitato presso la nota trasmissione di Brunovespa, Porta a Porta. Il buon Fachiro, furbescamente, si era gabellato per abile ed esperto politologo, tra l’altro perfettamente a conoscenza dei piani segreti & pericolosissimi della Siria (la quale, pare, aspira a conquistare il mondo, avvalendosi inizialmente della complicità dei fantini che corrono il palio di Siena, il tutto attraverso un progetto che fa capo nientemeno che a Cappone Rosolato, furbo & mysterioso nome in codice del pluripregiudicato Rosolato Cappone, quello della Cappone Panforty & Barbe Finte per tutti, ma non per te srl), ma, nel momento in cui fu visto scendere dal suo IVECO con rimorchio, nel parcheggino di Saxa Rubra (accanto al Cavallo Storto e Brutto, noto simbolo della Rai - Radio Atelevisione Italiana), vide scemare tutti quei punti-stima che si era guadagnato al telefono. Forse perché trasportava un carico di panforte al gusto cappone? Forse perché entrò negli studi televisivi urlando sguaiatamente l'inno dell'Avellino? Nessuno può dirlo con certezza. Si sa solo che quella sera, Vespa lo cassò dalla scaletta a favore di una costruttiva intervista all’Orso Yoghi. Questa è la sua testimonianza diretta, che tra l’altro, ha il pregio di durare pochissimo (certo, costa pure tantissimo, ma mica vorrete tutto & subito eh?).

dicembre 12, 2003

DA OGGI, SEMPRE IN OCCASIONE DELLE FESTIVITÀ NATALIZIE, UNA BUONA RUBRICA PER AIUTARVI A PASSARE MEGLIO LE FESTE. (ora basta di scrivere in maiuscolo, il titolo è finito. No, cioè, non sarebbe nemmeno quello il titolo, ma ormai ho sciupato tutto…). Guida ai negozi dove potreste comprare i vostri regali di natale. Quest’oggi:
“Da Testa-a-Ananasso – Giuocattoli & Ogive per Testate Nucleari”. Amena catena di negozi sita in ogni città che cominci per V (tranne Varese, Vicenza, Verona, Venezia e Viterbo), essa presenta una vasta scelta di prodotti per baNbini, ivi comprese entrambe le tipologie di baNbino: quello giocoso, e quello bellicoso. Ok, ci sarebbe anche quello inutile, per essere onesti, ma tanto per lui non si vende mai nulla, e quindi il titolare, Testa-a-Ananasso (badate, Testa-a-Ananasso; non Testa Ad Ananasso, eh?) ha ben deciso di lasciar perdere questa atrofizzata fetta di mercato. Ma passiamo adesso ad illustrare alcuni dei giuocattoli in questione.

1)      Per il baNbino giuocoso, questo Natale non potrete certo fare a meno di “Fungo – il Bambolotto dalla geva enorme”. Si tratta di un simpaticissimo pupazzo di pezza & bottoni chiattone e con gli occhiali (quelli, realizzati in plasticaccia della peggio specie) il quale, non appena avvertirà un certo malessere (e state certi che lo avvertirà, in vostra compagnia…), emetterà delle sonorissime scorregge flautate, sì ma di testa, essendo lui un’emerita faccia di culo. Disponibile nelle due colorazioni di rosa confetto, per bimbi giuocosi ma manfruity, e viola, per bimbi giuocosi & daltonicy, il pupazzo in questione, nel caso in cui si senta appagato dall’ambiente che ha intorno a sé, vi gratificherà con sonori “FFFUUUUUUUNNGGGGOOOOOOO!!!”, esclamati con voce roca e confusa, come la sua, d’altronde.
2)      Ancora, per il baNbino giuocoso è praticamente vietato (giuro, sennò m’incazzo; vengo lì e vi prendo a picchi negli stinchi) privarsi di “Giorgio IV” il nuovissimo sistema per giocare i videogame della Playstation 2 (due). Giorgio IV consta di un apparecchio incomprensibile ai più, che difatti non serve a un cazzo, essendo semplicemente un lungo filo di tungsteno arrotolato su una palla gommosa con, ad una estremità, uno spinotto modello pin-jack: ecco, il genitore dovrà cercare di infilare tale connettore nel buco del cd in questione, e pregare, chiaramente in latino. Dopo tale operazione è garantito che il baNbino giuocoso piangerà parecchio; e se il genitore ripeterà l’operazione più volte non è nemmeno esclusa la chiamata al Telefono Azzurro da parte dell’imberbe infante.
3)      I baNbini bellicosi di tutto il mondo, invece, certo non possono fare a meno di “Oliva l’Ogiva”, la simpatica olivetta verde che uno pensa sia la ben nota drupa (e se non sapete cos’è una drupa, documentatevi, stronzoni), e invece è una potentissima testata nucleare, che però – grande novità! – invece delle radiazioni d’ordinanza, emette sonorissime scorregge flautate. Il fatto che vi possa parere assai simile a “Fungo – il bambolotto dalla geva enorme” è solo dovuto al vostra astio, alla vostra malafede, e alla vostra alterigia prepotente. Giocattolino utile, tra l’altro, per abbattere la casa del vicino, qualora questi non sia esattamente il ritratto della simpatia. 
4)   Altro giocattolo utile, stavolta per entrambi è il “Kit del Pestamerde”, gran scatolone, peraltro costosissimo, perfetto per far stancare il baNbino giocoso e per far desistere da ogni ludo pugnace quello bellicoso. Lo si gioca così: si apre la scatola, si prende con l’apposito guanto (chi vuole può pure far senza, affari vostri) una decina di merde ivi presenti (ce ne sono 25, dopodiché dovreste o acquistare le apposite ricariche, o arrangiarvi da voi, se non soffrite troppo a vedere il tristo destino che s’apparecchia per i prodotti delle vs. spett.li viscere) e le si scànicano per il soggiorno. Poi (badate: poi, non prima!) si chiama il nano cioè il baNbino, di turno, urlando: “sorpresa!”, o anche l’inno alla gioia di Schiller (tutto), lo stesso che Beethoven anni fa musicò, e, spiegatogli cosa succede nel salotto, si guarderà dunque la puerile creatura (giocosa o bellicosa che sia – l’inutile, come da tipi di Kretschmer, d’altro canto, resterà in ogni caso interte), in preda all’estasi più grande, cominciare a scorrazzare per il salotto, pestando quante più merde potrà. Vedrete che prima o poi che il suo esuberante spirito s’infiacchirà, i suoi ribollenti entusiasmi si calmeranno, l’olezzo che sprigioneranno tutte quelle produzioni fecali lo istupidiranno alquanto. Magari si addormenterà pure, in mezzo al quel merdajo: e allora, solo allora, voi potrete rilassarvi sul divano, slacciandovi gli scarponi e facendovi una birra, com’è anche giusto.

Su dai, corri a da “Testa-a-ananasso – Giuocattoli & Ogive per Testate Nucleari (di cazzi nucleari, è ovvio)”. Ti aspettiamo. Se non vieni, la majala di to' ma'...

dicembre 11, 2003

Attenzione, massa di stronzy! Una nuova entusiasmante Fiction sta per prendere il via su TELEFARESTIUNBELPAIODIPIATTATEDIPOLENTAFRITTAEH?™: P.R.! Storie vere del mondo moderno.

Immagina un mondo popolato da ragazzini spocchiosi e tremendamente pieni di sé, che giocano a fare i modelli nella vita di tutti i giorni, vestiti con indumenti che men che meno costano 250 Eury! Immaginali mentre ti danno l’invito per il locale che “gestiscono loro”; immagina mentre rispondono al cellulare col piglio dei boss, e figurati bene il loro Grande Ideale di vita, l’essere i capoccia del posto trendy del momento, quelli che stabiliscono a tavolino di far fare la “selezione” fuori, e che decidono che tu, tu, tu (non TU però, e nemmeno tu…) puoi entrare! Immagina questa manica di buoni a nulla, di bambini viziati, di bambocci bellocci e ignoranti, sentili chiamar tutto questo “lavorare”. Yeah.

Dai, su! Guardali quanto sono ganzi! Ammirali mentre girano con sigaretta e quarto cocktail d’ordinanza, roba fichissima come loro, che peraltro poi non sanno nemmeno come si fa il gin! Non puoi perderti tutto questo: entra anche tu nel catatonico mondo di P.R.! Storie vere del mondo moderno. Proprio stasera abbiamo organizzato una festa… NON PUOI MANCARE!!!

(alcuni dati tecnici: P.R.! Storie vere del mondo moderno – Fiction in 7,5 puntate, regia di Gabriele Muccino – il regista dei gggiovani; sceneggiatura di Enrico Brizzy, Andrea de Carlo, Gabriele Muccino & Margaret Mazzantini; musica di Andrea de Carlo. Supervisione: Maria de Filippi & Simona Izzo. Principali interpreti: Gabriel Garko nella parte della 3° colonna a sinistra del “FoXXX”; Ben Affleck nella parte del cornetto ripieno alla marmellata di carogna servito abitualmente dopo le 4 allo “Onix”; il ballerino Kledi nella parte del secchiello del ghiaccio del bar del “Café Gabrisnky”; Maria de Filippi nel ruolo della fila fuori; un bel po’ di altra gente nel ruolo di un bel po’ di altra gente, e una decina di Tangani gonfi anabolici (di cui uno negro perché fa tendenza) nel ruolo dei buttafuori. La “morte cerebrale”™ appare su cortese concessione del mondo moderno)

dicembre 10, 2003

LONDRA - La mini popstar Kylie Minogue non finisce mai di stupire. Il tabloid inglese “The Sun” riporta infatti la notizia secondo la quale la cantante ha assunto uno staff di persone che le ricordino quando deve mangiare. Kylie, pur negando di soffrire di disordini alimentari, ha ammesso di dimenticarsi di mangiare in situazioni stressanti perché perde appetito. «Senza quelle persone - ha concluso - avrei seri problemi ad assumere le calorie necessarie per sostenere i miei tour».

dicembre 09, 2003

E ALLORA, GIUSTO PERCHÉ BEN PRESTO SARÀ NATALE… REGALONE! La terza puntata di… “Sì, dai così… RIVOGA!” – Riassunto delle puntate precedenti. Una bella sega. Se non le avete viste, cazzacci vostri. Ecché sono il vostro servo, io? E non è vero che a TELEMERITI (DICIAMO PURE CHE TELEMERITI PROPRIO, DAVVERO™), dopo l’ultima volta che mi scapparono anticipazioni proibite, tipo quella di irenepivetti (che poi, poverina, ha accusato per questo gravi crisi cardio-vasco-degregori ahahaha respiratorie – e noi tutti ovviamente speriamo che si rimetta, magari morendo), mi hanno messo a pulire LA MERDA, moralmente avvicinandomi così alla Spurghi Giuliano Fast Service srl (a proposito, sapete che l’ultima volta hanno eseguito un lavoro e Giuliano Giuliano, il figlio del padrone, s’è ritrovato merdoso fino alle papille gustative per colpa di un tragico errore con la SYSTOLA della pompa merdovora? Bene, gli ci sta! E che hanno perso gli ultimi 14 lavori per la concorrenza di una nuova ditta di spurghi, casualmente intestata a me, dopo che ho fatto quelle rivelazioni su irenepivetti? Bene anche quello, gli ci sta!). Comunque, prima di perdersi nei perigliosi anfratti della sintassi, che dopo ci vuole Noam Chomsky per liberarci, passo a illustrare la puntata odierna, in onda su TELEMERITI (CHÉ, NO! CHI PUÒ DIRE IL CONTRARIO?™) un po’ quando cazzo di pare: “Cannello Insaziabile contro Sonda Anale”. Il nostro eroe, stavolta, è inviato in missione segreta (da chi, ovviamente, non si sa – se è segreta!) in Polonia, ridente cittadina (quale?) dilaniata da lotte intestine per il raggiungimento del potere, per il controllo della Carinzia, del Banato e per 3.000 delle vecchie lire, in valuta polacca (la Peseta, ovviamente), che tale Woityla Marek (cognato del più famoso Karol) non ha ancora reso a Poszdanovicz Lecz, scaltro padrone del ferro e dell’acciaio di quelle zone, depositario anche di svariati BOT. Con 3.000 lire in pesetas, parte Cannello Insaziabile, ma la temibile controrivoluzione Polacca cercherà di fermarlo: difatti, impedendo la restituzione della somma al Woityla, si accenderà certamente un focolaio di protesta in tutte le valli circostanti, e il Poszdanovic si metterà a capo di un drappello di rivoltosi e marcerà sulla capitale, Sidney-Zabre. Così inizierebbe la guerra di successione, volta a deporre appunto il re Igor (che in realtà non c’entra un cazzo, ma già che ci sono fanno un bel po’ di casino, sennò che rivolta è?) a favore dell’amico del cuore del Poszdanovicz, Paperoga (il cui passatempo è la pederastia spicciola e il collezionismo di miniature di Skeletor dei Masters of The Universe). Per fermare Cannello Insaziabile, ovviamente sarà posto ai confini del paese (o non era città?) un agente speciale, Sonda Anale, il quale cercherà con ogni mezzo di impedire l’ingresso in Polonia del nostro eroe. Dopo svariate peripezie, i due si incontreranno sulla Vistola, dove faranno a gara a chi ce l’ha più lungo. Il patto è questo: la maggior lunghezza, passa. Non dovrei dirlo, ma lo faccio - tanto, m’importa assai - l’avrà più lungo Sonda Anale, che quindi PASSERÀ. Ahilui, ma non era lui che doveva passare, e quindi egli si ritroverà di là dalla Vistola, nel paese confinante con la Polonia, vale a dire il Qatar. Indi, Cannello Insaziabile avrà via libera verso il cuore della città polacca, sempre con le sue 3.000 lirette in tasca. Ma sarà veramente via libera? O piuttosto incomberà, in qualche modo misterioso, Analmente Pronta?


 


Ma mi chiamano ancora dalla produzione, mannaggia… via, ora mi cambio la mia tuta da spurghi e vado… ops, cioè no, volevo dire… mi spazzolo il mio doppio petto e vado, chiaro.

dicembre 08, 2003

CHI CI RICORDA? (1375° concorso a premi della SETTIMANA STRONZISSIMA™, num. 739/75 della IV domenica di Astradè del 2043 + IVA 19%) – Thaksin Shinawatra è uno dei più ricchi e potenti uomini del Sud-Est Asiatico. Prodotto dell’Accademia di Polizia di Bangkok, si è messo in affari vendendo computer alle forze di polizia tailandesi. A questo scopo, ha fondato la Shinawatra Computer & Communications. Quindi è entrato nel settore televisivo, con una rete nazionale, e in quello della telefonia cellulare, con l’acquisto della Thaicom, leader nel settore telefonico. In politica dal 1995, nel ‘98 ha fondato un nuovo partito, il Thai Rak Thai (Thai ama Thai – Solidarietà Tailandese), con il quale ha stravinto le politiche del 2001 ed è diventato Primo Ministro, con il 70 per cento dei seggi. È degli ultimi tempi l’insistente voce dell’acquisto di una squadra della Premier League inglese, il Fulham.


Orsù, orda di merde invereconde, inviate le vostre risposte, numerosi: ai vincitori in premio una bella cintura fallica o, in alternativa, l’abbonamento a “Paperi-In-Fiamme”, la nuova rivista di manipolazione & circonvenzione varia. Ma sempre, sempre, tanta libertà di espressione & opinione. E alé! 

dicembre 07, 2003

Modello di racconto triste

Questa è la storia di un orchestrale. Suona nei Berliner Philarmoniker. È Primo Triangolo, con obbligo di percussioni a suono indeterminato. È la sera della prima della “Death in Venice” di Benjamin Britten. Siamo nel 1973, 13 Luglio, all’Olympicteather di Monaco di Baviera. Thomas Strinkler-Haben Kermasse (questo il nome dell’orchestrale) si sta dirigendo al teatro, per l’esecuzione dell'opera del musicista inglese. Sta percorrendo le agili strade tedesche, vanto della nazione, quando sente un rumore strano venire dal retrotreno della sua vettura, una vecchia Aston Martin dei primi anni ’70. In garage, lo Strinkler-Haben Kermasse ha anche una BMW nuova fiammante, si noti, ma quel giorno l’ha prestata al cognato, tale Gorge W. Bohme – di anni 37, impiegato nella cupa ma efficientissima burocrazia teutonica – pensando certo anche alle più alte possibilità di parcheggio che una piccola Aston Martin può avere, nei pressi di un teatro presumibilmente affollato come sarà certo quello di Monaco in una serata del genere. Ah, la Aston Martin è di proprietà della moglie, Elizabeth Biberbach, negli Strinkler-Haben Kermasse, appunto. Lo Strinkler-Haben Kermasse accosta e scende. Con profondo rammarico nota che ha appena forato la gomma posteriore destra. Nessuno passa su quella strada, almeno per il momento, ma il severo codice stradale tedesco gli impone comunque di segnalare con precisione il guasto, avvisando così gli altri utenti della strada del pericolo incombente: un triangolo, guardacaso. Un triangolo posto esattamente a cinque metri dall’autoveicolo in sosta forzata.
Con in testa cupi pensieri malauguranti nei confronti del Bohme, e maledicendo altresì la propria dabbenaggine per il fatto di avergli prestato la macchina, Egli apre la bauliera della vettura, alla ricerca del triangolo d’ordinanza. E un profondo raccapriccio si impadronisce di lui, nel momento in cui constata che il triangolo NON C’È!
Brividi di panico scorrono lungo la schiena dello Strinkler-Haben Kermasse, giusto sotto il suo smoking nero con tanto di papillon dello stesso esatto colore: non c’è neppure la ruota, in bauliera! A questo punto la situazione è chiara: fermare un altro utente che transiti sulla carreggiata e farsi accompagnare, dietro la promessa di lauto compenso monetario, presso il teatro in questione. Il direttore (Herr Philip Bartoldy-Hojdonk, di chiara fama mondiale) sarà già furibondo, per il ritardo del suo Primo Triangolista.
Solo, un quesito morale si pone: non essendoci neppure il triangolo, in quella Aston Martin di proprietà muliebre e consortale al tempo stesso, è il caso di abbandonare tutto così, sfidando dunque l’aspro e severo codice stradale germanico? E in alternativa, cosa fare? Vessato da tutte queste preoccupazioni, lo Strinkler-Haben Kermasse comincia a secernere evidenti e al tempo stesso noiose gocce sudorifere, almeno finché un’idea lo soccorre. 
Lui ha un triangolo, con sé. Eccome se ce l’ha!
Dopo, sopraggiunge un automezzo.
Sollievo.
Arrivato al teatro, lo Strinkler-Haben Kermasse è costretto ad ammettere che non ha con sé lo Strumento. La sfuriata del Bartoldy-Hojdonk è inimmaginabile, al proposito: espulso dall’orchestra per indegnità (il Bartoldy-Hojdonk trova da ridire, al proposito, anche sul papillon dello Strinkler-Haben Kermasse, assai poco inamidato), il Nostro torna mestamente a casa. In taxi, chiaro.
Quivi, si darà furiosamente a suonare per quattro giorni di seguito il triangolo e tutte le altre percussioni che ha nel proprio studio, pronunciando ogni 19 ore le parole “metacarpo” e “tempesta di acrilico”. Alternativamente, ora l’una, ora l’altra. Arrivato al quarto giorno di simile follia, per sbaglio urta con la testa (ovviamente, suonava con ogni estremità del proprio corpo, in modo del tutto scoordinato e sguaiato, ma certo di questo lui non poteva rendersi conto) il bordo di un tamburo, in lamiera; si ferisce e di lì a poco muore dissanguato, sempre suonando con foga. Pare smettendo però di dire le sopraccitate parole.
I funerali dello Strikler-Haben Kermasse si tengono il giorno successivo, in forma strettamente privata. Non viene invitato il Bartoldy-Hojdonk, così come la cameriera che avrebbe dovuto prendersi cura del suo smoking e relativo papillon.
Pare che da quel giorno il Bohme giri in BMW.

dicembre 05, 2003

Altro episodio, assolutamente da inserire nel mio romanzo di formazione di prossima scrittura:


“…ero alle medie, e in una classe vicina alla mia c’era un tipo che tutti chiamavamo Fungo; anzi, F-U-N-G-O-O-O!, scandendo bene tutte le lettere del suo soprannome, con voce roca e strana come l’aveva lui.
Aveva una testa enorme, questo qua, ma veramente pazzesca, e un corpo bombato e pieno, come un gambo di un porcino: la testa era la cappella; il corpo, come detto, il gambo: FUNGO, appunto. E poi parlava con questa voce assurda, bofonchiando, e quello che si capiva era quasi soltanto un indistinto «DWEN DWEN DWEN», ma roco.
La prova di coraggio e di simpatia, per noi tutti, era andare davanti a fungo, fargli il verso (già, aveva pure uno strano ghigno in faccia, e c’era chi diceva che era perché non gli bastava la pelle per coprirgli la testa, e quindi questa tirava, costringendolo a sorridere perennemente) e urlare “F-U-N-G-O-O-O!”, con la voce che dicevo. I più audaci gli carezzavano addirittura il testone. Fungo pareva non capire, e rimaneva lì col suo ghigno.
Eppure lui era taaanto bravo, taaanto buono. Era un povero mentecatto, è chiaro. Ma perché da bambini ci si comporta così?

dicembre 03, 2003

"Per ricordarTi *34/a Club* Fontepapini il GIOVEDI AvantGarde Dj AlessioNelliVoiceArkimedeLoy & *SpecialEvent* DOMENICA7 *Live&Dance* con DIDUZ&WINSE; MarcoV."


Sì, sì... proprio bello il mondo.

dicembre 02, 2003

Vai lo volevi? RIECCOLO! Il Dottor Merda, e le sue curiose recensioni

Martina Stella, Io so recitare benissimo. Non parlo punto pratese, né ho una voce del cazzo, ed. Anna Valle, pag 10, ill., Europodi 31.
Sì, signori e signori (e anche un po’ signore, via)! Non è affatto vero che Martinastella non sa recitare! Ci voleva questo libro per ribadirlo? Non vi bastavano le innumerevoli prove, buona ultima quella di Augusto – il primo imperatore, prima (e unica, forse) fiction per la tv di produzione italiana, decente? Non vi bastava sentirla parlare con quella voce del cazzo, con spiccato accento pratese, e un tono da far rabbrividire i sassi? E poi, qualcuno ha dei dubbi anche sul fatto che sia bella? Non l’avete visto, anche e soprattutto lì, ancora, che espressione da ritardata che aveva? Con quel mento sfuggente, e quel tentativo di esser sexy che era sinceramente ridicolo? Non vi bastava? Ci voleva il libro per confutare tutte queste accuse? No? Ne volete uno anche su Anna Valle?

(Le foto le ha fatte Valentino Rossi, pare. Che era anche un modo per farlo stare un po’ zitto).

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Anna Valle, Anch’io recito proprio bene. E son pure una bellissima fica, ed. Martina Stella, pag. 11 ill., Europodi 32.
Ecco, per l’appunto. Qui le foto le ha fatte Fabrizio Frizzi, ma siccome poi c’era sempre dietro Valentino Rossi che sentenziava e salmodiava su tutto, pare che il popolare conduttore gli abbia messo l’ARNESE in mano e se ne sia andato impermalito, borbottando: “e allora falle te, visto che sei tanto bravo! Tanto io tifo per maxbiaggi!”. Comunque, anche Anna Valle è proprio brava, e quando urla poi, è veramente credibile. Menzione d’onore anche a lei per la voce da scema. Nel libro poi, è contenuta anche un inizio di autobiografia. La riportiamo: “Mi chiamo Anna Valle. Una volta sono stata Miss Italia. E voi no”.

(Pare che anche Martina Stella avesse inserito qualcosa del genere nel suo libro, ma che sia stato soppresso dal correttore di bozze, per i troppi errori d’ortografia)


Lorenzo Berti, Il mio gatto mi guarda spesso quando non ha niente di meglio da fare. Solitamente, né lui né io diciamo niente, ed. Herzog, pag. 165, eury 0,50. Il popolare (?) autore nano & pubalgico, ma amante delle meschinità (le proprie), ci regala questa sua opera prima, una raccolta di 14 racconti che Pippo Franco, nella sua erudita ed apprezzabilissima recensione su “Paragone – Letteratura” definisce come “la più grossa raccolta di cazzate che mai mente umana potesse concepire. È già tanto che non sbagli i congiuntivi, quel povero fesso”. Il titolo arguto, poi, non tragga in inganno: il corpus è veramente un cumulo di idiozie & seghe mentali, e non capisco perché io proprio io, il dottor Moses Merda, perda il mio prezioso tempo a parlarne. Sarà perché sono solo un frutto della sua debole ancorché ridicola fantasia? Sarà perché la casa editrice mi ha promesso un cospicuo assegno, pagabile in orsetti gommosi? Sarà perché io dondolo? Saranno gli occhi tuoi che brillano? Saranno mille brrrividi, brrrividiD’AMOR!

(Se volete, però, potete leggerli; a vostro rischio: il prezzo di copertina è praticamente nullo, ma il fatto è che è a chiederli in libreria non si trovano.Difatti, li ha comprati tutti l'autore stesso, personaggio macilento & maligno, e adesso li rivende a 2 euriny tondi ciascuno. Col ricavato pare abbia intenzione di trasferirsi a Capo Verdazzurro, andando così in culo al mondo e portando sei).

novembre 30, 2003

...ma lo sapete che le due pubblicità, quella delle FS, e quella del Nescafé (in cui, MISTERIOSAMENTE, tre coglioni vogliono aprire una videoteca, poiché sono studenti universitari...), sono di Gabriele "Cancro" Muccino? Belle, eh? Iuppiiiiii...

novembre 28, 2003

SIAMO TORNATI! SUGLI APPASSIONANTI SCHERMI DI TELEMERITI (DIO SA QUANTE)™... LA SECONDA PUNTATA DI “SÌ, DAI COSÌ, RIVOGA!” Proprio così, cari coglioni (cioè, volevo dire telespettatori, abbiate pazienza): nonostante la Nas, la Buoncostume, il garante della Privacy e tutta quella ignobile cricca di maneggioni, riusciamo a trasmettere di nuovo (non è assolutamente vero che la produzione abbia mandato uno stuolo di giovani bionde ragazze dell’est di cui un paio anche minorenni alle dimore private dei suddetti rappresentanti & tutori dell’ordine – solita voce messa in giro da quei livorosi della Spurghi Giuliano Fast Service srl, ma tanto si sa, ormai loro non fanno nemmeno più notizia), e la seconda puntata si intitolerà “Cannello Insaziabile contro Analmente Pronta”. No, cazzo, ho sbagliato, quella era la prima, aspettate che guardo questi fogli qui… allora… cioè… si intitolerà… eeeh, si intitolerà… “Cannello Insaziabile distrugge la Vedova Cioli”. Ecco sì, già, la Vedova Cioli, giusto, che per l’occasione (ah, i buoni uffici del ns. grande Claudiomiro Vincenzo Aristide!) sarà interpretata da Irene Pivetti. Ora, ovviamente non voglio fare l’errore dell’altra volta, quando per ISBAGLIO vi dissi tutta la trama, fintantoché la produzione non mi richiamò e mi fece una discreta lavata di capo (e non è vero che mi hanno tenuto nonostante tutto, solo perché sono il nEpote del fratello del capo, qui – la Spurghi Giuliano Fast Service ne mette di voci, in giro!), però, tuttavia, non posso non anticiparvi che la vedova Cioli (ah, nei titoli Irene Pivetti compare come Imene Pivetti in Brambylla – idea mia, modestamente!), incartapecorita vecchia piena d’alterigia e dei peggio vizî, oltreché padrona di un adorabile coniglietto da giardino rispondente al nome di Flagello Rotuleo, su una chat-line erotica incontrerà un misterioso personaggio, il cui nick sarà l’invitante e stuzzicante GALACTUS69, il quale a sua volta, dopo 3 nanosecondi, le mostrerà il suo nodoso randello. La vedova Cioli, con una sottile circonlocuzione (“oooh, ho il tetto bagnato come delle melanzane sottaceto! Vieni qui… ho bisogno di te!”), lo inviterà a casa sua, per il giorno dopo. Cannello Insaziabile-Galactus69 (ah, ve l’ho detto che sotto il nick Galatcus69 si nasconde il nostro Insaziabile Cannello? Geniale, no? Geniale e imprevisto!), ci andrà, ma si scorderà il suo nodoso randello. Incollerita, la vedova Cioli, lo prende a male parole (“e ora come faccio a sostituire il mio trave portante del soffitto??? Badalì questo come è marcio!”), e comincia a molestarlo tirandogli i peli in esubero del suo maglione di lana. Indietreggiando, Cannello Insaziabile pesta Flagello Rotuleo, che s’incazza paurosamente e comincia a correre inferocito per tutte le stanze, seminando merda dappertutto. Nella confusione che si crea, alla vedova Cioli appare, in estatica visione, Lino Banfi (nella parte di se stesso, o di un orso bruno col saio, ora non ricordo bene il testo originario) che fa per darle un altro nodoso randello (questo, di pino), ma Cannello Insaziabile pensa di far svanire tosto la sublime visione (comprensiva di nodoso randello) riempiendo la cavità della vedova Cioli, la quale eslamerà: “sì, dai… così, RIVOGA!”. Nel frattempo Flagello Rotuleo ha preso la porta, ed è fuggito di casa. La vedova Cioli, tra l’altro, dopo il suo riempimento, farà paragoni irriguardosi con Sonda Anale, un nuovo losco figuro che si staglia all’orizzonte. La faccia di Cannello Insaziabile al riguardo, sarà tutto un programma. Il tutto, sullo sfondo della guerra di secessione polacca, che appena mi viene in mente come cazzo collocare vi dirò. E il tutto ovviamente, sempre su TELEMERITI (E SPERIAMO FACCIAN MALE)™!!!


Per voi! Ma adesso devo andare, la produzione mi reclama di nuovo. Bello, esser desiderati...


 

novembre 26, 2003

Toh vai, beccatevi un altro po’ di DOTTOR MERDA…
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Herzog, Saul Bellow, ed. Carogna Fradicia, pag. 406, Eurini 17,50.

Con questo sorprendente romanzo epistolare & non (?), la casa editrice Carogna Fradicia di Concordia sulla Mazza (GTD), fa il suo esordio nello stronzissimo mondo delle lettere e dell’editoria. Stanco di essere solo un personaggio di carta, che scrive su commissione e per volere di un modesto scribacchino rispondente al nome di Saul Bellow, il dottor Moses Herzog prende la penna di sua spontanea volontà e scrive. Questo l’antefatto in quarta di copertina. Ma – ahimè! – Moses Herzog (che condivide con me il nome, pensate un po’: dottor Moses Merda, grazie!) è effettivamente un personaggio di carta, e anche mettendo accanto al libro omonimo una penna e una bella risma di a4 pulita, non succederà nulla. Tuttavia, ciò non ha fermato la dott.ssa Fradicia (titolare della casa editrice in questione, naturalmente), la quale ha messo in vendita 406 pagine bianche, perché questo – è evidente – era il volere di Moses Herzog che, chiaramente potendo, ha scelto di non scrivere nulla, per farsi beffe dei suoi contemporanei e posteri, oltreché del suo ex-creatore Saul Bellow. Così almeno ha spiegato lei in tribunale, dopodiché è sparita misteriosamente sotto la scrivania del giudice.  

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Maurizio Seymandi, La mia vita con Heidegger, prefaz. di Mauro Di Francesco, ed. Laterza – collana di filosofila, eury 13,30.

Il noto studioso ripercorre la propria carriera accademica, tra convegni, esami e seminari. Tra i suoi allievi, racconta, brilla un “ometto piccolo di statura, ma con due occhietti vispi e attenti, che si sgranavano come due fari allorquando viveva in sé l’esperienza del click spitzeriano”. Si parla chiaramente di Maurino Di Francesco, che contraccambia la stima con una prefazione d’autore (“Maurizio Seymandi ha tutti i capelli gialli gialli. Non biondi, badate... GIALLI!”; o anche “…gran chiavatore, peccato sia quasi albino”). Pare però che il DJ “SUPER-SUPERSMASHHH!!!”, di superclassifica show, ci sia rimasto alquanto male nel non vedersi né citare, né affidare almeno una postfazione. Così adesso non gli parla più. Ricuciremo lo strappo? Per il resto il libro fa veramente cacare, e a niente vale il farselo scrivere per certi tratti dalla sorella, tirando in ballo per questo la storia Friedrich – Elizabeth Forster-Nietszche (già di per sé ridicola e esempio di fraintendimenti ficali di prim'ordine). Maurizio Seymandi resta un’osceno fauno di mezz’età, buono solo a pettinarsi i capelli gialli allo specchio. E la sorella, uguale. 


Leonardo Pieraccioni, A un passo dal cuore, ed. Maurizio Nichetti associati (sì, ma a sto cazzo), pag.177 ril., Eurucci 11,90 (ma perché cazzo ci dev’essere sempre la virgola?)

Ecco, voi penserete che stia scherzando, e invece no; e non è nemmeno il primo. E la casa editrice gli ha fatto pure un sito, chiamato “Scrittori in corso – una finestra sul mondo degli scrittori Italiani e delle loro opere”. E così ne dice:
I racconti di A un passo dal cuore sono le storie tenere e surreali di gente normale normale, che fa l'amore col sottofondo di Frizzi e passa le serate "tra una cortina di fumo e l'altra, in 'sti bar all'americana anche se sono a Scandicci". Bozzetti di vite un po' commoventi e un po' ridicole che Pieraccioni sa rendere con quella stessa leggerezza e poesia della voce fuoricampo dei suoi film.”


Alé. Ovvai. Giornata rovinata. Ma andate in culo... 

novembre 24, 2003

Idea per un romanzo di formazione:


“…ma uno dei primi ricordi che ho della mia infanzia è questo: sono in prima elementare, seduto al mio posto. Nel banco accanto al mio, a destra, c’è una bambina. Si chiama Graziella, e ha gli occhiali e una lunga treccia castana, giù lungo la schiena. La maestra ci sta spiegando come fa a piovere. Ma lei ad un certo punto mi chiama e fa:
«ehi, ma te lo immagini se un giorno sballano le previsioni del tempo?», e ride, di un sorrisino furbo e beffardo.
Io rispondo:
«guarda che lo fanno…»
«cosa? »
«le previsioni del tempo, sbagliano sempre! »
«DAVVERO? »
«…»
Da quel giorno capii che sarebbe stata dura, la vita…”

novembre 21, 2003

Ah, e per la cronaca anche Bruno Vespa si è presentato il nuovo libro al TG1. Un altro bel servizietto, lanciato da un collega. Adesso anche il suo è in libreria. E ci sono pure gli schemi della finale di Coppa dei Campioni, pensate un po'. Adesso aspettiamo i libri di Tiziana Ferrario (magari sulla sua difficile esperienza di donna bionda in mezzo a tante colleghe more o rosse), Lamberto Sposini (sul fatto che avesse il pizzetto e ora invece non ce l'ha più), e magari anche di Mentana (forse, pare, si dice... scritto in collaborazione con Guido Meda, un libro sugli ultimi venti anni di storia politica italiana, concluso però da un bel servizio fotografico di lui che chiava allegramente sua moglie, ovviamente una ex-miss italia di venti anni più giovane di lui).


Noblesse permit (e due). Ma io sono astioso...

novembre 20, 2003

Le curiose recensioni del DOTTOR MERDA

Carmelo Carmelo, “Nel fango i vili / intanto al suol conficco”, vita e opere di Maurizio Nichetti, ed. Del cazzo e Della merda, pag. 673, Euretti 27.

L’intento dello studioso sarebbe quello di raccogliere in un’unica e monumentale (pare che il libro sia il frutto di tre anni di intensi ma fervidi studi, e che sia pure costato parecchio in termini di salute, all’autore, diventato nel frattempo zoppo e sordo da un occhio, quello destro), silloge i testi sacri e profani del presunto poeta del Trecento, di origine vicentina. Peccato che poi alla terza pagina il Carmelo si renda conto che Maurizio Nichetti non è un poeta del Trecento, bensì un risibile presentatore di spettacolini televisivi, peraltro nemmeno attuali, e quindi le restanti 670 pagine sono piene di imprecazioni, sagrati e maledizioni di ogni genere, ché tanto ormai il contratto con l’editore era stato fatto, e il libro aveva da andare in stampa comunque.


Giorgione Cicciomessere, Cannello Insaziabile, ed. Menedaiunpezzetto, pag. 377, europodi 17.

Cannello Insaziabile è il nuovo, turgido, eroe del picaresco, “un eroe tutto di un pezzo / che s’infila dappertutto / ma su tutto in culo a te”. Così si presenta ai lettori il protagonista di questo romanzo, che l’autore Giorgione Cicciomessere, (all’anagrafe Claudiomiro Vincenzo Aristide) è pure riuscito a piazzare, sottoforma di fiction televisiva, alla nota emittente TELEDANNO (tutte nei denti a mazzetti)™, spacciandosi per regista. Purtroppo alcune cose vanno perse, nel passaggio sullo schermo: primo fra tutte, l’appassionante eloquio in ottonari (come si può notare dalla cit. poco sopra – resta inteso che se non l’avete notato da soli siete degli emeriti stronzi) di Cannello Insaziabile, al quale peraltro, gli altri personaggi rispondono ciascuno a suo modo: Analmente pronta, in endecasillabi sciolti; Sonda Anale in novenari composti da tre trisillabi iterati; Squeeze in esametri, parlando ovviamente in latino, e via e via. L’opera è una cazzata colossale ma epica; resta da vederne l’uso che ne farà la TV. Si attendono sviluppi. Il regista ha inoltre lo sconveniente vizio di cacarsi addosso durante le riprese, ma non vuole che si dica.


Il Maestro Mazza, Tamburi bucati, ed. Raudo Pinolo, pag. 19, Euroidi 14.

Dopo squilli di tromba, fanfare e annunci, giunge finalmente in libreria l’attesissima autobiografia del Maestro Mazza, la quale però fa mostra fin da subito di noiosi e antipatici inconvenienti: scritta con un carattere corpo 3, spaziatura 0,5, si rivela di difficilissima lettura per chi non sia dotato di telescopio satellitare KLONDIKE 500/X9 (tra l’altro, venduto a parte in libreria – 350 euri secchi – e misteriosamente sponsor principale del libro, tanto da comparire nella copertina, al posto della faccia dell’autore, che però si rifà mostrandoci il culo il quarta di copertina), o quantomeno di un falco col dono della parola, o – come nel mio caso – di uno schiavo Apache che sappia leggere il dialetto ravennate (tali sono le origini dell’autore). La caratterizzazione tipografica in questione pare sia stata espressamente voluta dal Maestro Mazza in persona, che per la sua naturale ed innata cattiveria cerca in ogni modo di vessare pesantemente il prossimo suo come e più di se stesso. La cosa, tra l’altro, si accorderebbe a meraviglia con i numerosi e interessantissimi aneddoti profusi a pioggia nel libro, tra i quali ci piace ricordare quello di un Mazza scolaretto che molesta con uno stecco tre orsi in gabbia nello zoo di Roma, incalzandoli finché quelli non si danno al panico più completo e si sbranano l’un l’altro, traumatizzando gli astanti; e quello soprattutto di un Mazza ormai vecchio, ma non certo stanco, che costringe i suoi allievi di pianoforte a mettere la lingua sui tasti, per poi schiacciargliela improvvisamente col coperchio dello strumento, mentre ride di gusto e scorreggia tutta la melodia di “Io ti saluto, vado in Abissinia”. Da leggere.

novembre 19, 2003

Le curiose recensioni del DOTTOR MERDA

Nico Demo, Johnny Merda e il budello di so’ ma’ – con rispetto parlando, ed. Nodoso Randello, pag. 373, Eurini 16,50.

Scritto in terza persona, con una prosa possente e fluida al tempo stesso, tanto che il Demo si è meritamente guadagnato gli speculari epiteti di “John Irving del Padano” (la su’ mamma) e quello di “cazzone vanaglorioso e tronfio che non sa nemmeno coniugare il congiuntivo del verbo cuocere” (Oreste Miceli – ex gloria dell’Ambrosiana Inter), il romanzo narra l’appassionante vicenda di Johnny T. Merda, emigrato dagli USA nel 1907, per cercare fortuna in Italia, con – a dire il vero – scarso tempismo e buon senso, ma con tanta, tanta originalità.
Il romanziere Salentino (o non era padano?) pone l’accento fin da subito sulle problematiche di inserimento: a quelle più materiali (Johnny Merda che il primo giorno viene pestato a sangue con un trinciapollo da un facoltoso uomo d’affari di Barletta, poiché non aveva osato rubargli il portafoglio) si accompagneranno subito quelle della lingua (celebre per sottigliezza psicologica la scena del “eh?”, “Puppa! Americani frittelle bandiera patatoni” – cap IX), e del lavoro. Proprio quest’ultima consente lo scioglimento della vicenda: trovato un impiego come tecnico di primo livello nella nuovissima fabbrica IBM di Cerfusto sul Trespolo, Johnny Merda si fa ben presto licenziare per la sua insistita & irritante abitudine di portarsi dietro la madre (“quel budello”, come dicono a più riprese i personaggi del romanzo) ogni mattina. La cosa è vieppiù complicata dall’essere, la fabbrica IBM, una cosa del tutto incongrua e gratuita rispetto alle unità di tempo, luogo e spazio del romanzo, ma – si sa – l’infrangere i cliché è proprio dei Grandi Autori. E Nico Demo Grandi Autori lo è, se permettete. E gli è quasi naturale il dimostrarcelo: di nuovo in mezzo a una strada, Johnny Merda pensa bene di affogare la madre nel fiume Hudson di Cerfusto sul Trespolo (in realtà è l’infido torrente Morchia, ma J.M. che può saperne, nella sua biblica rabbia?) così, per ripicca e per scaricare la tensione, ma proprio in quell’istante – agnizione improvvisa: glielo dice un passante, in realtà malcelata rappresentazione dell'autore stesso – scopre essere il figlio del padrone della IBM, e che quella lì è semplicemente una zia che era venuta a trovare il fratello (il padrone dell’IBM, appunto) dagli Stati Uniti, dov’era emigrata circa dieci anni fa, in compagnia del figlio Johnny Merda, che sbarcato in Italia ha subito subito (non è che ho scritto subito due volte: uno è l’avverbio di tempo, l’altro il participio passato…) una violenza non bene identificata (appunto, il facoltoso uomo d’affari di Barletta), tale da costringerlo a una settimanina o due di degenza presso il nosocomio di Nosocomio, prov. di Ortopedìa Dura. Allora e solo allora il figlio del padrone dell’IBM, Michele Merda, per il gran dolore provato aveva assunto l’identità del cugino Johnny, ed aveva – secondo il suo modo “di vedere, immaginare e sognare” – iniziato a lavorare nella fabbrica dello zio-padre, dove però non sapeva spiegarsi la presenza pressoché costante e indigesta di quella vecchia bagascia truccata. Peccato che la scoperta arrivi troppo in ritardo e il budello ormai sia fottuto (con rispetto parlando), con circa cento coccodrilli che le mordono “ogni lembo del suo sfattissimo corpo di bottàna”.
Nel finale tutto arriva a dissoluzione: Johnny Merda è il cugino Michele, il fiume Hudson è il torrente Morchia, i coccodrilli dell’Hudson sono i feroci piranha del Morchia, il budello di so’ ma’ è il budello di so’ ma’, e la fabbrica IBM “non è proprio un cazzo”. Così, tanto per gradire. Alla faccia vostra.

novembre 17, 2003

“…ad approfondire e cementare il nostro feeling artistico-intellettuale, stamane, verso mezzogiorno, ho fatto visita a K. T. Lui mi ha mostrato i suoi lavori, tra cui la magnifica Femme au cul soufflée, incredibile installazione a tecnica mista, realizzata in marzapane, corde, e pelo acrilico su struttura in legno. Rappresenta ovviamente una donna – paradigma del consumismo gonfiato, gonfiato come il suo derrière – sperduta in un sinistro bosco peloso, chiaramente il bosco della sua coscienza. In sottofondo si sente il rumore di pioggia battente, evidente simbolo di un inquinamento irreversibile, fuori e dentro di lei, ovvio.
Io, per calcare ancor di più la mano sulla semantica dei suoi contenuti, gli ho suggerito di farle indossare una maglietta (che, dopo alcuni minuti di ferventi disquisizioni tecniche, abbiamo stabilito da realizzarsi in tessuto di poliammide, così anche per citare Christo) con su scritto: «I bambini Statunitensi sono i più grassi d’Europa», per aggiungere alla frenesia del consumismo anche la più bieca stupidità che sempre lo accompagna.
Lui, per parte sua, ha voluto a tutti costi dare un’occhiata ai miei versi, e si è detto estasiato in particolare dal mio componimento n. 21, n. 21, e dal terzo, freghi su pagina bianca, realizzati l’uno esclusivamente con virgole e punteggiatura in genere; l’altro composto di freghi di (apparente) mano di bambino più lettere qua è là. Io all’inizio non volevo che li vedesse, ma ho ceduto di fronte alla sua insistenza. Li ha trovati geniali, anche se alla fin fine non ci siamo capiti appieno sui contenuti che io volevo esprimere attraverso le mie opere: io calcavo la mano più sul loro essere relitti che questa barbara civiltà moderna lascia, nel suo travolgere tutto e tutti, e sulla misera condizione delle persone che in essa vivono; lui ci ha visto maggiormente la protesta e la libera rivendicazione di un approccio non ragionato e razionale, ma inconscio e libero alla conoscenza. Beh, tutto sommato può andare anche così.
Purtroppo però, siamo fuori dal giro, e nessuno ci capisce. La provincia, si sa, è terra morta per le innovazioni. E spesso anche la metropoli. Non sono pronti a comprenderci, ci siamo detti, bevendo e fumandoci un sigaro. Poi, lui si è bruciato la camicia. Io, potevo non fare altrettanto? Poi abbiamo scopato.” 

novembre 14, 2003

Ah, e a proposito... Lilly Gruber s'è bellamente pubblicizzata il suo nuovo libro, un libro-reportage nato all'indomani della sua esperienza come inviata a Baghdad, nientepopodimenoché al TG1. Ci hanno fatto sopra un bel servizio. Così, tanto per farcelo sapere. Ora è in libreria, sapete? Compratelo.


Noblesse permit.

novembre 13, 2003

La figlia di Francis Ford Coppola, Sofia, fa i film.
Il figlio di Vittorio Gassman, Alessandro Gassman, recita.
Così come Ricky Tognazzi, suo fratello minore, e via e via.
Il figlio di De Andrè, canta.
La figlia di Mara Venier, come cazzo si chiama, fa televisione.
…Già, anche quella di Mastroianni.
Il cugino di Venditti, il nipote di Maurizio Costanzo, un parente alla lontana di
Gerry Scotti, presumibilmente, saranno anche loro nello show-biz, o come cameramen, o direttori di produzione, o come comparse, o in qualche altro modo, insomma.
I Douglas e Cusak sono una famiglia di attori, e/o registi, e/o cantanti.
Le ex-mogli di Alberto Moravia scrivono, tutte.
È un elenco che potrebbe continuare. Quanti ne dimentico?
La figlia di Paul McCartney è una stilista. Quello di John Lennon, Sean mi pare, è un cantante anche lui.
E quanti giornalisti famosi ci saranno che avevano qualcuno della famiglia prima di loro, dalle stesse parti?
E calciatori?
Asia Argento fa l’attrice...

Comunque sia, interrogati al riguardo, loro ti dicono che così è anche più difficile, perché hanno sempre da fare i conti con l’ombra di un genitore famoso, con i sospetti della gente, sempre a pensare che loro siano lì per nepotismi e conoscenze, e con questo e quest’altro problema.
La loro è una passione che gli ha trasmesso il padre, la madre; una vena artistica nella famiglia che non poteva non saltar fuori, prima o poi.
E salta sempre fuori.
E soprattutto, ti ripetono, è tremendamente dura: non perché sono figli o parenti di questo o quest’altro, è tutto rose e fiori, sapete…
Nessuno di loro è mai un impiegato, un operaio, un elettricista.
È tutto così bello, in fin dei conti…
la mamma VIP è sempre incinta.

novembre 12, 2003

TEMA: COSA HO FATTO NEI GIORNI SCORSI. E COSA FARÒ NEI FUTURI.

Svolgimento

"Questa sera, a rinverdire i fasti di ogni fantozziana memoria... partitella aziendale! Ebbene si, amici di italia 1 (una bella sega… ma l’avete visto come si fanno pubblicità a quel settimanale per lobotomizzati che è Controcampo? E qui sta il bello: non possono, non possono affatto! Ma lo fanno lo stesso, e allo stesso modo mettono una pagina sportiva il più ampia possibile nel loro TG, con tanto di finestra sui campionati esteri, il tutto con un taglio accattivante e appetibile per giovanissimi, così tanto per attirare e tirare dalla loro parte QUEL target di mercato, che così poi già che c’è, ben disposto in termini di simpatia nei loro confronti, comincerà a sorbirsi il TG precedente – si sintonizzerà sul canale poco prima, così da non perdersi l’inizio della sua amata pagina sportiva – il loro TG, in cui dicono le peggio stronzate, e da lì in poi il passo sarà breve, e presto sarà un altro elettore messo in saccoccia, pronto a votare e a far crociate contro chi attacca il capo, pieno di devozione. La strategia è la stessa che fu, tra l’altro, se ricordate gli Sgarbi Quotidiani, a bella posta messi prima di Beautiful: target, casalinga di mezza età, solitamente dalla cultura non proprio vastissima, affascinabile & influenzabile qualora il tipo che parla abbia un suo carisma pseudo-intellettuale. Facilmente entusiasmabile, addirittura, se il tipo in questione intinge spesso il suo carisma pseudo-intellettuale nel becero più vieto & trito), il sottoscritto, detto altresì PERSONAGGIO GOTTOSO fittizio (PGf per gli amici) dicevo, è stato convocato dal mega-direttore-generale-ingegnere-carpentiere-dottore-muratore-gr.figl.d.putt.-belluomo (a dire il vero nemmeno dal mega-direttore-ecc ecc bensì da un suo sottoposto, al pari mio, com'è anche giusto - le parole scendono dall'alto, che volete farci), per un amichevole convegno sportivo. Animosa pugna per animi amanti del movimento ludico-motorio, la tenzone avrà luogo immediatamente dopo l'orario lavorativo, e vedrà l'imponente figura del CAPO schierata nella compagine avversa.
Così andò l'ultima (e unica, fortunatamente) volta, nei giorni passati, passati molto molto tempo fa:
al 5’ del primo tempo, l’attaccante avversario, tale PERSONAGGIO GRETTAMENTE fittizio, lanciato dal suo collega d'ufficio, U.X. (Ulrico Xenofobo, Xenofobo è il cognome, no un soprannome come i più posson pensare – merda, mi aveva detto voleva restare anonimo, e ora che gli racconto?), si presenta solo davanti al portiere, tale rubicondo omino coi baffi che gioca nella squadra del capo e... PEM! SABONGIA ASSASSINA! Lo centra in mezzo agli occhi, facendolo rotolare lungo disteso. "Scusi, scusi..." e imbarazzo che invade ogni sua cavità (del PGf, ovviamente). Ma la palla è fuori, e si riprende a giocare. L'omino coi baffi si rialza e si rianima e riprende.
Passano circa altri 10 minuti e poi MISCHIONE in area. La riottosa sfera giunge (o giugne) fra le estremità affaticate (ma nemmeno tanto) del solito PERSONAGGIO GAIAMENTE fittizio, il quale... PUM! BAMBOGIA POSSENTE! Stavolta prende nello stomaco un vecchio lungagnone, sempre della squadra del capo. Il vecchio lungagnone si ripiega in due. E più o meno è alto come il PGf, in tal posizione. “Riscusi, riscusi...” e l’imbarazzo torna greve ad abitare ogni suo anfratto (sempre del PGf, è chiaro). Il lungagnone anZiano si mostra incazzato, e dice qualcosa del tipo: "ma vaffanculo, tira più piano ecc.”. E torvo guata.
Ce ne freghiamo, e procediamo INNANZI. Manca poco alla fine, stavolta in porta c'è nientepopodimenoché il capo in persona. Sempre egli, in tai frangenti, usa adornare la sua nuda cervice con un berrettino. Blu, marcato qualcosa. Il PERSONAGGIO GIOVANILMENTE fittizio stavolta conquista un pallone alla metà del campo e si invola repente verso la rete difesa con alterigia dal figuro in questione. Si invola e scappa e... CHIO! FANDOGIA URTICANTE! Lo striscia, e gli sfila il cappellino, che assaggia, quello, (momentaneamente) il sintetico, in luogo del cranio capesco. Palla in angolo e capo a raccoglier tosto il degno copri-capo (ahahah).
La partita, per gli amanti delle statistiche e della noja, finì 4-2 per la squadra del PERSONAGGIO GIUMBOLESCAMENTE fittizio, con sua doppietta (nel senso che sparò a uno stormo di storni che silente stornava lì vicino ahahahaha, come son spiritoso ed allitterante!)
Tutto ok, ma la gente che non c’era a quella partita! La squadra del capo annoverava (e lui ci rifulgeva, al proposito) i peggio tacchini boriosi che la valdischerno possa annoverare: tale non-mi-ricordo-il-nome, proprietario di una catena di pasticcerie e uomo d’affari in genere, che giunse col GIPPONE NERO d’ordinanza, scendendo a uomo-d’affari-d’una-certa-età-ma-ganzo-e-col-gippone-e-con-le-troje-che-ancora-gli-muoiono-dietro e menando seco il figlio, ragazzotto di 20 anni circa LIEVEMENTE montato, a partire dalle movenze per finire col carattere e l’abbigliamento e l'acconciatura. Uno insomma con cui condividere momenti felici, tipo una bella gita al mattatoio, se nel caso lui è legato e fa la parte del bue. Poi c’era il lungagnone di cui ho detto, individuo simpatico sì ma quando dorme o muore, e che s’impegnava oltremisura sempre assai forzando i malleoli altrui, sui contrasti e altro. Il rubicondo omino coi baffi, no quello non faceva parte della combriccola, ed era IMPRESTATO.
E stasera si bissa, amici di Italia 1 (una bella sega ancora, io vi manderei tutti quanti a lavorare. Ultim’ora: chi guarda e/o legge Controcampo è un catatonico). Ultime notizie non danno - ahimè! - il capo in formazione. Sarà a troja, anche lui. Ciò toglierà certo fascino all’annoso ma ludico cimento. Io per me, m'importa una sega".


Voto: Zero spaccato. Fuori tema, e ci risiamo con le parolacce. La preside non t'ha fatto stare abbastanza in ginocchio sui ceci l'altra volta? Il lavoro è una cosa seria, sai? Non si scherza su queste cose! E poi, sul nostro amato Presidente del Consiglio??? Tutte quelle cose false e tendenziose? E' un bell'uomo, non si merita che tu lo tratti così. Lui soffre per il suo paese. E lavora anche per te. La prossima settimana verrai a scuola accompagnato dai genitori.

Ma signora maestra, così sono lo studente con la media più bassa di tutto l'emisfero boreale... che cazzo... e i genitori non ce li ho, sono nato in provetta!

Non m'interessa, ci avevi a pensare prima. E poi, 4 meno anche a geografia. Non lo sai che l'emisfero boreale non esiste? La terra ha solo una facciata. Il resto, dopo le colonne d'ercole, è l'ADE. Non te lo ricordi? Che fai, vai indietro come i gamberi?