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settembre 07, 2011


POSTI INGRATI®
rubrica sul come amar vieppiù il villeggio, o goder dell'esistenza nel suo genere più ampio.

Poniamo che abbiate prenotato due o anche tre camere doppie dal Marchiseppe al Testamagna di Bergonzo 2011, tariffa lorda rack eurini centodieci virgola venti commissionabile al nove per cento al netto d'IVA al dieci, prezzi a persona a notte colazione inclusa riduzione bambini non prevista né richiesta eventuale supplemento cena on demand e da pagarsi in loco free nemmeno l'ombra; poniamo tutto questo, così come che carichiate armi & bagagli sulla vostra Hyundai Athos (o anche SINCA1000) e partiate alla volta d'un rigenerante STARE© in qualche bel ritrovo (pien di mosche e di zanzare, sì, dopo code e torpedoni da soprassar in curva e classonamènti dei contravvenenti, ma fa niente; se volevate la quïete vi conveniva morire ieri quindi a posto così e ci mancherebbe altro).

Ebbene: provatevi ad arrivar all'Hotel Imposto, di Cotrebbia di Rottofreno (REM).

Il portiere e il personale tutto vi accoglieran a muso duro - ché non avanza certo il tempo di gyngillarsi co' bei sentimenti, all'hotel Imposto - e vi sarà assegnata...
UNA TRIPLA + TRE DOPPIE e CINQUE SINGOLE (con voce tonante)
Te: colazione.
Voi tre: cena.
Lui: pranzo.
Io: ci sta anche che mi giaccia con tua moglie.
Prezzi variabili, e te prestami la macchina c'ho da arrivare dal Ciapetti a masterizzare il cd di Vernio Mantegazza, ultimo esponente del belcanto, ma che te lo dirò a fare a te.
Chi cena, paga anche il supplemento bambino.
(tra l'altro: paga? supplemento?)

Volete per caso protestare, dir la vostra? All'hotel Imposto di Cotrebbia di Rottofreno non si lascia niente al caso, né alla decision di chicchessia poiché, come il nome anche dovrebbe suggerire - non foste così tardi - si farà anche un po' il cazzo che ci pare (sì, un po' come la Casa delle Libertà©).
Hotel Imposto: veniteci e godetevi il bel tempo (ci sta anche, ma potrebbe benissimo piovere o venire anche un tornado). Entrate lì, anzi no qui. No qui, lì.
Provate a parlar col direttore: lui vi dirà che gli ci sarebbe garbato costruirci uno studio tecnico, lì. E 'nvece, ecco l'hotel Imposto.
S'è costruito da sé, con la sola forza di volontà sua, contro ogni previsione e sentimento, trionfando su qualsiasi volontà o forza avversa.
Non nvtrite  infine alcuna preferenza o inclinazione quanto alle attività da intraprendere o alle destinazioni verso cui muovere: si decide tutto all'hotel Imposto. E zitti.

Orbene, catartico lettore: apponi in calce a tal glorïose carte il tuo sygillo! Indicaci un loco, un crocicchio, un hangar qualsivoglia, ove noialtri possiam trovar diporto, diletto & grane giudiziarie! Ti basta segnalare il tutto ivi (o anche ili, fai un po te), poi c'aggiungi una bella ricevutina bancario-postale e siamo a posto. Ci sta che poi si diventi anche allegri compari di brigata (ci sta anche di no, eh?), e si vada a cena insieme, gozzovigliando come porci in brago.



È una pubblicazione Gingy & Pepy. Disponibile anche in versione pocket con cadeau simpaticamente sagomato a forma d'incrocio pericoloso. Le immagini restan sempre su richiesta (e con sovrapprezzo). Aborrimento oltranzistico di ogni via legale per noi perniciosa o comunque noïevole. Non facciamo abbonamenti, possiamo su richiesta però mandare il malocchio a qualcuno. Il secondo numero (ibidem, ma anche un po itirem), tra l'altro, dice porti malissimo. Per questo costa assai di più.

settembre 05, 2011

Squilli di tromba (o piuttosto di pïetta), rulli di tamburi (o di fvstiny del biopresto): ché coll'anno nuovo (anno? nuovo?) s'impone (ah, sì?) vita nuova (nuova? vita? ok, ora però basta eh?).
E per questo, anche grazie alle pressanti & numerose richieste (leggasi: fatture del gas, insolute) pervenuteci da più parti, diam origine a un nuovo servizio/rubrica (a pagamento, in ogni caso - chi legge è pregato di spedire dieci/venti eurini in busta chiusa all'indirizzo di cui sotto):


POSTI INGRATI®
rubrica sul dove più è dolce lo star et meno amara è la vita (forse)

Col primo numero: MOTEL "CALAFURIA ANZIANA" di RONCOBILACCIO (PRO)
Infelicità a momenti e laterizi discutibili caratterizzano questo resort di pregio estremo, esposto a' peggio venti ed intemperie, perennemente assiso nella gola detta "l'infamona", cinta dalla brulicante (in germi) catena montuosa delle Alpi Renitenti e dalla nebbia vmyda che questa assedia illo tempore.
L'ospite ivi troverà (anche no) cordialità e una bella insegna anziana a caratteri cvbitali, giallo tristezza. Interessanti vedute di macchine che sfrecciano, eventuali bestie arrotate e sciacquette di rinomanza, talmente frammiste a' Signori che uno non direbbe mai si sarebbero potute myscolar sì bene.
Ordinate un bel Kambusa l'Amaricante e godetevi un bel tramonto, dalla terrazza del Motel "Calafuria Anziana" di Roncobilaccio (PRO): peccato siate esposti a nord, e del tramonto non vediate quindi un cazzo. Ma magari chiamate (sì, il bvdello di Vs. madre), e ve lo fate raccontare.

Col prossimo numero: l'Hotel Imposto, di Cotrebbia di Rottofreno (REM).

Inclito lettore, su dai, segnalaci posti/alberghi/incroci/ritrovi di particolare nonché simile interesse all'indirizzo mail paperogonfio@gmail.com, allegando copia di ricevuta bancaria/postale di avvenuto bonifico ai nostri danni: un nostro incaricato (forse) si metterà tosto in viaggio, e recensirà, appo aver visivamente esperito direttamente e sul posto, la location in questione. A voi, quindi, o devoti lettori, lo status glorioso di collaboratori et sollicitatori; a noi  i (vostri) quattrini pèl disturbo. Orsù, contattateci veloci, ché non son certo i posti belli che difettano al nostro bel paese ove 'l sì suona (insieme alla Finanza).

È una pubblicazione Giompy & Knorr. Disponibile anche in fascicolo settimanale con cadeau ogni volta variato ma sempre più inutile. Foto su richiesta (e con sovrapprezzo). Sponsorizzazioni gradite ma a determinate condizioni. Divieto assoluto di causa od altre controversie legali per malcelata invidia o simili quisquilie. Per abbonamenti, rivolgersi a qualcun altro, noialtri siam memori della lezione leibnitziana per cui "oggi siam qui, domani chissà", quindi meglio pochi, maledetti e subito. Questa si chiama onestà intellettuale, cari i miei topesy. Ma che ne volete sape'vvoi.

settembre 02, 2011

...quanto, quanto, quanto, poteva aver ragione Jenny Garp (nella sua autobiografia)!

settembre 01, 2011


Se devo proprio ripensare a qualcuno, allora ripenso a tre tizi della casa accanto, un condominio su tre piani e sei appartamenti, tre terrazze una sopra l'altra per quelli esposti a sud, che davano sul giardino del palazzo, proprietà privata di chi abitava nell'appartamento a piano terra. Da questo terrazzo scavalcavano i Fanfulla, tre diavoli sudici e sghembi, selvaggi e scatenati, ognuno con la sua particolarità: William Fanfulla, il più grande, con una manciata di denti grossi sparati a caso in bocca; Katiuscia Fanfulla, la mezzana, futura culona sempre ridente in modo sgangherato; Devis Fanfulla detto Chicco, un paperotto paffuto a cui pareva mancare solo il becco, alto un metro e mezzo e largo meno della metà, che seguiva sempre i due fratelli come ombre ed aveva un'espressione ebete ma quantomeno occhi dolci e capelli colati come un tortino ricoperto alla mou. Il padre era Mariano Fanfulla, un pezzo grosso - o più probabilmente medio - della vicina acciaieria portuale, che poco tempo dopo sarebbe stato licenziato insieme ad altri cento, ed avrebbe allora aperto una specie di locale, un pub dalle pareti giallo canarino e i tavoloni di legno rosso, lui e un tizio che pareva il maggiordomo di The Rocky Horror Picture Show però coi baffi.
Comunque, coi tre fratelli, usavamo la rete a maglie larghe che divideva i due giardini per fare giochi di varia natura: da una classica quanto approssimativa pallavolo, con la palla che doveva esser sistematicamente battezzata tirandola in testa a Chicco come preavviso di battuta da parte loro, a cose assai più schifose, tipo cucinar qualcosa (fango), cuocere qualcosa (fango), far mangiare qualcosa a Chicco (fango, cotto o crudo che fosse), dopo avergli tirato una pallonata in testa a scopo benaugurante.
A volte scavalcavano la rete per venir di qua, storcendola tutta e sputacchiando per lo sforzo: una volta di qua, davano morsi alle pesche sugli alberi, ancora con la buccia e tutto, e poi tiravano in terra o in testa al fratello il frutto mezzo morsicato. O si arrampicavano dove potevano, cose così.
Dalla loro parte avevano perennemente mattonelle di scorta impilate, foratini e mini sacche di cemento; roba per piccoli lavori da fare in casa, foglie e pacciame vario.
Una volta, mentre giocavamo a pallavolo, William disse che ci avrebbe fatto vedere come cacava tra due mattonelle. La sorella rise. Chicco non disse nulla, e si prese un'altra pallonata in testa, a rintronarlo ancor di più. Quindi, sparato il pallone in alto a caso, verso la nostra parte, cercando di tirarlo il più lontano possibile, William si girò; si abbassò i pantalonacci unti piegandosi, e la sorella prese due mattonelle - le scelse con cura, non prese le prime due - usandole a mo' di sandwich sotto il culo del fratello, la parte buona all'interno, aperte, in attesa. Poiché per i primi minuti niente successe, Katiuscia, sempre ridacchiando, diede due colpi con la mattonella di sopra al fratello:
"Forza... culone!"
Il fratello cominciò a cacare.
Uno spettacolo.
La sorella la chiuse fra le due mattonelle.
Devis Fanfulla detto Chicco guardava in silenzio, finché poi cominciò, di punto in bianco, a piangere - forse di gelosia, perché di sicuro avrebbe voluto averci pensato lui.
William si girò soddisfatto tirandosi su i pantaloni.
Non mi ricordo mica, cosa ne fecero di quelle due mattonelle.