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giugno 25, 2012

E mi ricordo, sì, mi ricordo di quando nel mezzanino o ballatojo (che belle parole, mezzanino e ballatojo - tutte le volte ci rido e perdo il filo di quel che devo dire o scrivere. Foss'io geometra sarebbe invero un dramma), dell'asylo avevo messo a punto un inespugnabile fortino fatto di sedie, messe a quadrilatero intorno a me, la seduta rivolta all'esterno, e io dentro Signore & Padrone dello spazio, solo nella sala (mezzanino, o ballatojo - ahahah, cosa stavo dicendo?), in penombra & quïete, gli altri tutti giù o chissà dove mai, e io nel mentre intento & fiso a compier l'opra che m'avrebbe ricongiunto al Nirvana, posto in pace co' miei Lari, e via così. Ricordo l'ebbrezza del prendere una sedia e porla filo perfetta con l'altra, l'angolo, la fila dritta, l'andarle a prendere impilate all'altro capo della stanza, l'emozione del sentir nascere in petto un grido liberatorio - "sono il Signore del Mondo, e questa fortezza è inespugnabile per quanto vi affanniate, o somme Teste-Di-Cazzo!".
In  quella, apre la porta il Merulla Maurilio, un bambino sicuramente in qualche modo disagiato - da casa, in testa, per parte di zio: non saprei - alto 1,80 e con dei riccioli corti e cattivi, la maglia nera accollata da criminale in libertà. 
Il Merulla Maurilio si sporge col busto nella stanza, i piedi fuori, e s'intromette nel mio processo catartico afferrando le zampe davanti di una delle sedie. 
Poi me la tira sulla testa. Io ero girato di spalle che consideravo se lasciare un pertugio sul lato opposto del mio imprendibile fortilizio.
Il Merulla Maurilio richiude la porta dietro di sé. Nessuna parola. La roccaforte perde la sua sacralità, e l'inesprimibile & mysteriosa armonia delle sfere se ne va a rotoli.
Le maestre (tra cui una che si chiamava Ylta) mi dissero: 
"eh, ma sai... lui è un bambino che ha delle difficoltà... 
a casa, poi anche là...
(là dove?)
e... i genitori... e sicché è aggressivo, sai... e insomma, sicché...
è un bambino che ha problemi".
O io allora? Non vi sembro un bambino che ha dei problemi, che ero lì che mi facevo il fortino inespugnabile con le sedie (nel mezzanino o ballatojo) e poi è arrivato un altro bambino, s'è sporto nella stanza, ha preso una sedia e me l'ha data in capo? Io non ho problemi, allora? Ma secondo voi.
Da lì, cominciò un dramma di perdita degli Avi e ricongiugimenti mancati, che ancor perdura.
Però il Merulla Maurilio pare sia morto, vendicato dallo spirito del mio bisnonno Sordo (Sordo è il nome, il cognome non l'ho mai saputo proprio per quell'Atto Vile).

giugno 22, 2012

"Voi dovete imparare la quiete ancestrale degli archivi!"
Ce lo diceva Il Barba®, a me e al Quagliani, il tizio che faceva con me la relazione per Archivistica, a titolo Le modalità di leva secondo i Registri del Regno d'Italia negli anni a cavallo fra i due Secoli. Eravamo al "Pregiato Archivio Storico" di Via dell'Oriuolo di Menga Superiore, e uno degli archivisti era appunto lui, Il Barba®. E Il Barba® si era mostrato assai interessato sin da subito (noi, molto meno, ma era obbligatorio) al tema a noi proposto da Antonello Topo Romiti, il tytolare della Cattedra in questione presso l'Università degli studi di Menga Intermedio, che divideva l'ufficio con l'immarcescibile prof. emerita Panierina Mosicii, detta Maga Magò nonché affermata luminare di Codicologia e Diplomatica, perché - sappiatelo - c'è sempre qualcuno che può cadere più in basso di voi.
Ci aveva anche consigliato, Il Barba®, un imprescindible testo sull'argomento, autori tali Ceva-Quazza. Il titolo non lo ricordo, ma credo di non averlo neppure mai saputo con esattezza, dal momento che tale Imprescindbile Testo fu da noi utilizzato come mazza da baseball, per far canestro (ah, sublima sintesi di sport multipli!) coi fogli accartocciati: io lanciavo, il Quagliani li batteva e cercava di piazzarli nel cestino, urlando "cevaquazzacevaquazza", come mantra propiziatorio per la buona riuscita del colpo. Poi ci mettevamo a discettare animatamente su quanto fossero esilaranti le parole Fusibile e Fuco, e su quanto fosse decrepito il tizio che ogni tanto sedeva nel banchino alla nostra destra, con un codice di tre chili in grembo.
Tutto ciò nella sala di lettura dell'archivio. 
Per questo Il Barba® ci disse poi voi dovete imparare la quiete ancestrale degli archivi.
E io, non so voi, ma io la sto ancora imparando.
Imparo la quiete ancestrale degli archivi. Un po' per volta, sennò è troppo.
Il Barba® penso sia morto, crepato, sepolto, andato, tra l'altro.
Antonello Topo Romiti pure, sepolto sotto qualche catasta di documenti con vincolo del Magnifico Archivio Marucellesyo di Menga Inferiore.
Bah, affari loro. Io imparo la quiete ancestrale degli archivi. 
Anche adesso, anche dopo, anche ieri.

giugno 12, 2012

TEOREMA CERTO ET INDUBITABILE

Un gatto è lo specchio della persona che sei, la tua misurazione (di persona fisica & finita) attraverso la sua natura (di entità soprannaturale & divina): se sei una persona di merda e hai un gatto, quello ineluttabilmente si prenderà continua nonché meticolosa cura di farti le cose più tremende, quali pisciarti sul letto o su qualsiasi cosa sia minimamente in grado di impregnarsi, vomitare la cena nel posto più nascosto e inaccessibile, cacare sullo scendiletto, arrotarsi le unghie sul piumone (dopo averci pisciato di nuovo), e via così.
La cosa continuerà indipendentemente da quanto tu possa sgridare il gatto, mostrargli la lettiera, metterlo fuori casa. Qualsiasi cosa: il gatto troverà sempre nuovi e più efficaci modi di nuocimento.
Non puoi incolparlo, il problema sei tu, e il suo è tutt'al più un grande merito: l'epifania, la (possibile) catarsi, il rivelarti che razza di individuo del cazzo e inutile tu sia. Solo che, tutto preso da te stesso e dalla tua bella (?) immagine, gli occhi completamente chiusi sulla tua essenza e sul tuo cuore, sordo ad ogni suo richiamo, tu non te ne accorgi, non cogli né cambi, ed eccoti ancor lì a continuar a pagarti a rate un bel gippone, uno smartphone che non sai nemmeno accendere, e via con altri belli orpelli e che a niente servono se non a farti ogni volta un po' più stronzo & stupido mentre fai la ruota come un pavone andato a male.

Gli antichi egizi ne capivano, di cose. Poi son tutti morti, ma insomma, finché è durata...

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(Comma 1): La stessa cosa, per ovvie ragioni, non vale con i cani (che è animale buono come il porcello è animale nobile, ma entrambi han natura terrena e nient'affatto mystica. Non importa nemmeno che mi dilunghi in spiegazioni. Se non potete capirlo (e avete un gatto) controllate il vostro tappetino del bagno.


(Comma 2): La stessa legge è sospesa o quantomeno resa un po' meno efficace nel momento in cui il suddetto gatto si trova ad essere in amore: si sa, gli ormoni alterano i sensi e le percezioni, e se si è maschi l'adagio popolare assai noto ha ovvia valenza per ogni essere, divino o terreno che sia (se si è femmine c'è da scappare o comunque preoccuparsi, ma il discorso è più o meno lo stesso, in fin dei conti)