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settembre 28, 2006

Il tempo non ti fiacca o non è proprio affar tuo? Lo spirto guerrier entro ti rugge, ancora? (Vale a dire: sei anziano, ma stai ancora bene con te stesso?) Ti senti di un CERTO LIVELLO? Fai dell’alterigia e del pelo sullo stomaco i tuoi guanciali pieni altresì di money-money-money?
E allora su, dai…
Diventa finalmente un ATTEMPATO GIAGUARO™!
(appendice e prosieguo di rivoluzionari studi, gli stessi che ieri ci hanno dimostrato come diventare una vera TESTA-DI-CAZZO™)


Sì, basta che tu abbia dai 45 ai 60 anni, faccia conto di averne 20, ti lasci i capelli magari un po’ lunghi dietro (davanti può anche darsi che tu sia stempiato) e guidi a folli velocità una PORSCHE CARRERA, con accanto una TROTA straniera (ma va bene anche della tua stessa nazionalità) di 20-30 anni più giovane di te! Utile anche un abbigliamento consono - giacchetta o blazer, foularino al collo, etc. - un cellulare, e un’aria di sciatteria strafottente nel lasciar la tua PORSCHE CARRERA bene in vista davanti ai posti giusti, tipo il Twiga o qualche altro Very Cool Farm & Resort, un’aria che ti guadagnerà meritamente il tytolo di ATTEMPATO GIAGUARO!
Su dai, cosa aspetti? Ci sono enormi vantaggi e facilitazioni per chi diventa ATTEMPATO GIAGUARO: sballo, mondo di plastica, pacche sulle spalle, pelle abbronzata in dicembre, alta velocità con annesso vanto presso gli altri amici attempati e sfanalamento libero sulla corsia di sorpasso.
Se poi ti iscrivi all'Esclusivo Club degli ATTEMPATI GIAGUARI, hai pure diritto a conoscere i pezzi grossi della questura, così ti cancellano tutte le multe dell’autovelox!

La promozione è valida pure i soggetti catalogabili entro la variante GIAGUARO D’AFFARI, il quale solitamente ha gli stessi requisiti dell’ATTEMPATO GIAGUARO però guida – sempre a velocità folli, sfanalando quando è d'uopo – una MERCEDES KOMPRESSOR o una BMW Serie-Z, e utilizza un cellulare con auricolare, perennemente infilato nell’orecchio.


Forza, non tardare! Se rientri nei requisiti richiesti, a che gl’indugî? Non privare il mondo della possibilità d’esser peggiore! Diventa ATTEMPATO GIAGUARO (o GIAGUARO D’AFFARI), e iscriviti all’Esclusivissimo Club! Ai primi 10 iscritti, élitarissimi gifts & cadeau:
Gigantografia di Briatore o di Tronchetti-Provera (a seconda del giaguarato scelto);
Attestato di merito, firmato nientemeno che da PierSilvio Berlusconi;
Una trombata con la velina di turno, da scegliersi fra quella bionda e quella mora

settembre 27, 2006

Scoperto finalmente il segreto – Su dai, adesso puoi anche tu!  Recenti studi ti insegnano come!
Diventa una vera TESTA-DI-CAZZO O migliora sensibilmente quella che (certo) sei già! 

Acquista (tipo anche a Rate) una SMART, o una MINI, o – perché no? – un bel GIPPONE, anche se stai a Lamprèda Padana, in Corso Roma, 54 ZTL3, larghezza strada lato-lato: 2.5mt, salite a rischio: non pervenute, sterrato pericoloso: 0, possibilità di strada ghiacciata: 1%, possibilità di neve 0,1%, possibilità slittamenti varî: 0,1% perché c’è il pavé.

Una fichissima SMART, o un’ancor più cool nuovaMINI! Fattela regalare, fa senz’altro più glam, esigendola magari cabrio e accessoriata, e poi vacci a giro con le amiche e gli amici, tutti vestiti a cazzo con i brand più importanti e trendy! La lasci in doppia fila davanti ai locali, la parcheggi storta, ti ci metti appoggiato con una mano in tasca e nell’altra un bel Mojto o anche un Americano, bello rosso di lampada o nero di Santo Domingo, dipende dalle possibilità come diceva anche Marx o qualcun altro tanto è uguale, eran tutti comunisti, al limite c'avevan l'AcquaVelva, loro.

Oppure un bel GIPPONE: ci rombi, ci ingombri, inquini, ci vai a giro in città da padrone della strada e del mondo. Parcheggialo tranquillo in doppia fila, nel mezzo, oppure monta sulle aiuole del comune, se non trovi posto. E se posti ci sono, prendine tre, di traverso. Soprattutto: ostenta arroganza & potere - hai il GIPPONE, tu; puoi tutto, tutto ti è dovuto e necessario.
E dopo un anno, magari, cambialo con uno più grosso, qual che esso sia! (È inversamente proporzionale alla tua intelligenza, non scordare mai questa regola).

TESTA-DI-CAZZO™! Su dai, rapido: e ricordati di accompagnare il tutto con un abbigliamento e un contegno adeguati. Perché privare il mondo di una nuova (e magari validissima) TESTA-DI-CAZZO? Dai il tuo contributo, invece, per renderlo peggiore e ancor più orribile! Basta così poco...

settembre 26, 2006

DELLA BUONA, SANA, VECCHIA E CARA (A PAGAMENTO, CIOÈ) PUBBLICITÀ

La ditta BrvnoComèlla, detto “Il Comèlla”, o anche “Vieni Comèlla, arriva il castigo”, via Zorro Bendato Ma Non Domo, 1 – Brugo di Braganza (fraz. di Bacardi, provincia di Bitume) commercia fieramente in: 

CINGOMMINI ANZIANI La gustosa specialità, lo snack degli snack, il piacere più intenso, direttamente dalla ricca ancorché nobile Favezia
Fatevi un favore! Acquistate un bel pacchettino di CINGOMMINI ANZIANI™: è sicuro che saranno stati confezionati meticolosamente da BrvnoComèlla in persona, il quale seguirà l’iter di preparazione appreso direttamente alla scuola “Lupocryso&Lupomagistro Mastri Cingommaj” in Favezia Inferiore, la magica terra in cui tutti si chiaman LVPO (in quella superiore tutti si chiaman ORSO, è notorio): si lasciano tre settimanine buone nel cruscotto della A-112Abarth viola pastello tipo quando è Agosto o anche Luglio, purché sia caldissimo; poi, quando sono diventati una molliccia pappa fiaccata nell’animo, senza nerbo né volontà, li si stioccano tosto nel svrgelatore a meno 29° per una ventina di mEnutini buoni. Indi, i cingommini vengon lasciati a temperatura aNbiente per un po’, sì che pensino magari che il supplizio è finito. Ed è lì che entra in gioco l’ingrediente segreto di BrvnoComèlla: l’acqua (ecco, cazzo di segreto è, ora?). Sì, gente: vengono leggermente spruzzati, al fine di renderli più malleabili e assoggettabili alla ferrea volontà della ditta BrvnoComèlla. Poi, il macero dentro speciali tasche di jeans del tutto mal-aerate; la stasi più assoluta fianco a fianco a confezioni di bieca naftalina; tutto ciò, sì, finché torneranno nel cruscotto della Vs. spettabile autovettura, anziani e insalùbri come pochi, donde spunteranno fuori nel momento (meno) opportuno, con Voi – tapyni – che li offrirete gagaronissimi e impudenti alla TROTA novellamente conquistata coll’ausylio del solo fascyno (in realtà a fronte d’ingenti esborsi monetarî – tipo, 50 davanti-100 didietro), col risultato di inimicarvela e farVi rovinare meritamente la serata.

Su dai, mangiali anche tu, NUMEROSO!
CINGOMMINI ANZIANI
La gustosa specialità, lo snack degli snack, il piacere più intenso, direttamente dalla ricca ancorché nobile Favezia.

FATTI UN FAVORE! (ammàzzati - no cioè, volevo dire...
Concludi la tua cena con un bel
CINGOMMINO ANZIANO by Ernesto(o non era Brvno?)Comèlla, detto anche “alla grazia del Comèlla, speravo fossi morto”, “toh, Il Comèlla... meglio parlar con te o rimestare un secchio di merda?”

settembre 25, 2006

L’inverno si avvicina, ma i milanesi son sempre lì, pronti ad andare, tornare e ripartire, alacri e produttivi. Se il mese è sempre (ovviamente) l’agosto, si può certo scriver del passato, anzi dice sia più agevole e obiettivo, come sosteneva anche Marcel Proust in uno di quei tomi della Recherche o forse era Giuppy Brusco, artista milanese per antonomasia, capace di lavorare 16 ore di fila, nel frattempo suonando col culo un Canone di Pachelbel, calcorare l'IRAP e esprimere i più moderni concetti di marketing-mix, nominando 14 volte le parole "efficienza", "know-how", e "new-brand style". Sicché vedrai saprà di certo anche la Recherche di Proust, ti pare?
VACANZE DA MILANESI
Il racconto odierno è di un’anonima amica meneghina, dal fecondo Humus dell’Hinterland (da spianare con priorità patologica, altro che cazzî)


Ciao, sono K. da Buccinasco Stranguglione, ho 24 anni e studio Economia Aziendale (indirizzo Marketing e Strategie d’Impresa) alla mitica Bocconi. Scrivo soltanto perché so che i nostri tipi non leggono questa rubrica, e cambiandoci comunque l’iniziale del nome. Con la mia amica J., di Pregnana Milanese, praticante avvocato in uno studio del centro di Milano, e studentessa in Giurisprudenza, quest’anno ci siamo fatte le isole Greche. Mikonos e Santorini consigliate dal nostro gruppo di amici e lasciando a casa i rispettivi boys, dietro abbondanti rassicurazioni e promesse. Doveva venire anche la P., di Vimodrone Buccianteno, ma un po’ gli esami (si sta per laureare in psicologia) e soprattutto il fidanzato, che alla notizia si è imbruttito, alla fine ci ha lasciato da sole.
Ma una volta là, invece, ci siamo scatenate!!! Sono vacanze o no? E poi c’era da festeggiare l’incontestabile fatto che siamo KAMPIONI DEL MONDOOO!!! Eravamo quasi soltanto italiani e figa se ci siamo divertite! Lì si vive solo di notte e si può dire che non abbiamo quasi mai visto il mare, comunque bellissimo (le sole due volte che ci siamo state), né scattato fotografie. Volevamo una vacanza all’insegna della pazzia, pazza come lo siamo noi due, amiche da sempre, e anche se i nostri boys non vogliono, piene di energia e voglia di divertirsi: non ci possono incatenare, noi due, e vi assicuro che lì ci siamo proprio SCATENATEEE!!!
Fin dall’arrivo, al cocktail di benvenuto organizzato dal nostro resort (un paradiso in tutti i sensi, senza tralasciare i divertimenti!), abbiamo capito che era stata la scelta giusta: l’happy-hour che ci hanno riservato ci ha fatto sentire a casa e cantando a squarciagola il POOO-PO-PO-PO-PO-PO-POOO da KAMPIONI DEL MONDO abbiamo cominciato a fare outing, conoscendo gente su gente. Tipi simpaticissimi e qualcuno decisamente figo!!! La sera, grigliata sulla spiaggia e vino, tanto vino, poi in camera a prepararsi e farsi strafighe e poi via, in uno dei molti locali (meravigliosi, alcuni all’altezza del Buddha!). Abbiamo bevuto, fatto ogni volta l’alba, conosciuto gente nuova, cantato e riso a crepapelle, ballato sui tavoli con le mani fra i capelli (una volta in topless)… no, non abbiamo fatto le brave, ve lo confesso. Ce lo meritavamo, una volta l’anno. In ferie ci si deve scatenare e io e lei pensiamo che sia il momento meno adatto per avere il boy dintorno! Eravamo sempre ubriache, tutti i mojto, dormivamo il pomeriggio e poi andavamo a vivere, e a conoscere gente speciale. Tre o quattro volte è capitato. Modestamente, sia io che la J. non passiamo proprio inosservate, no… se i boys sapessero…
Ma la pazzia più grande l’abbiamo fatta l’ultima sera, quando a ballare abbiamo conosciuto il Fabio, un tipo che assomigliava (anche nel nomeee!!!) tantissimo a Cannavaro. Cioè, la J. l’aveva notato sin dall’happy-hour, quando lui se la guardava di sopra e di sotto, e lei gli restituiva gli sguardi. Avevamo una minigonna di Gucci lei e un paio di shorts Richmond io, e tutt’e due un top SY senza maniche e con la schiena scoperta. I tacchi di Prada e Guess facevano il resto. Figa se ci fissavano, lui e i suoi amici… a ballare lui è venuto da noi, che ballavamo abbracciandoci, con un cocktail in mano. Ballava lì intorno a noi, strusciandosi ogni tanto: quando ha detto che si chiamava Fabio, io e lei ci siamo guardate, e pensavamo di sognare. Gli abbiamo chiesto: ma sei proprio lui?, e poi siamo andate al bar; io gli ho sbottonato un bottone della camicia bianca, dicendogli che stava sudando, e abbiamo riso tutte e tre, perché lui ha detto che non poteva fare altrettanto con noi. Era bellissimo! Ci ha fatto conoscere i suoi amici e poi, tutti e tre, siamo andati sulla spiaggia. E lì è successo: eravamo un po’ fatti, con tutti quei cocktail e quelle sigarette, e poi il tipo meritava, non c’è da dire.
Altro che le avances del solito professore anziano e grasso dell’Uni!!!
Ai boys abbiamo raccontato che ci siamo divertite, ma non troppo, e che il tempo non ci ha aiutato molto, come sole e abbronzatura, ma da quando siamo tornate io e la J. ogni tanto ci facciam l’occhietto, ripensando a quanto meritava e quanto è bello scatenarsi in vacanza e fare le pazzie, con un’amica tutta speciale come lei.
E poi: POOO-PO-PO-PO-PO-PO-POOOOOOOO!!! SIAMMM KAMPIONI DEL MONDOOOOOOOO!!!


Su, dai, milanese, posta anche tu le tue vacanze da paradiso... condividi con gli altri la tua grande passione d'esser milanese e andare per il mondo a urlare PAPIII e a far discorsi-a-pera!

settembre 21, 2006

I RICORDI 

Mi ricordo, sì, mi ricordo di Maurizio Bottan, che anche lui veniva all’asylo con me e che era pure amico di Maurizio-mangia-e-caca e che lo (Maurizio Bottan) veniva spesso a riprendere il nonno, che io lo chiamavo il Nonno di Pierino e che pareva taaanto cattivo, con quel nasone rosso e tutto gobbo&gonfio.
Vuoi che non siano morti & sepolti, tutti e due? Lui (Maurizio Bottan) mi par di ricordare fosse già nano, a quei tempi là.
Povero Maurizio Bottan! Povero Maurizio Mangia-e-caca! Povero Fabio Barelli, che una volta rimase con la testa incastrata nella ringhiera delle scale, per far le feste alla mamma che era venuta a riprenderlo!
Bell’asylo, sì…

poi uno si fa domande...

settembre 20, 2006

BRAPY CARDANO – L’arte così, tanto per fare. A seguire, rinfresco offerto. Ancora alla galleria Ciapetti ma stavolta niente cassiera burbanzosa e sulle sue, ci vado e m’introduco proditorio & surrettizio quando è chiuso, alla faccia sua che è sorda all'arte e al sapere e piuttosto la dà al gatto.

Quest’oggi (atelier-autoscuola Ciapetti in coatta società collo Iovi causa incipïenti debiti cogli usuraj, suonare interno due non è assolutamente detto che qualcuno apra, Beppe è ormai freddo della freddezza del rigor mortis pace all’anEma sua, pare facesse parte di uno degli happenings dell’artista in questione) s’inaugura la personale pittorica di Brapy Cardano, giovane artista Galliero-Uzzese che da anni svolge un’attentissima – massipensi: è così attenta che non fa scuocere nemmeno l’uovo alla coque e non pesta mai le merde – ricerca espressiva, cogliendo risultati di particolare originalità, come quando ha capito di possedere un nome che è possibile (anzi, agevole) dire ruttando.

Il colore è il punto cardine del suo percorso creativo, e grazie al cazzo ci verrebbe da aggiungere, se una fa la pittrice cosa dovrebbe essere il punto cardine? La merda? Comunque sia: il colore e gli arricchenti stymoli che ha sentito in sé dopo aver visto i lavori di Kline, Klein e Kamara che sarebbe il giocatore del Modena ma è uguale sapete una sega voi bastava iniziasse per cappa. Prendendo le mosse da tutto ciò, BBBBRAAAAAAPY (oioi bene… la coca-cola, il panino salsiccia-pangrattato-tabasco-cartaoleata) Cardano ci dice che leggere oggettivamente tutta la realtà intorno a noi è obiettivo inevitabilmente troppo arduo e quindi forse, proprio in virtù di questa consapevolezza (del cazzo), l’artista Austro-Ungarica pensa bene di prender delle tele e ricoprirle di colore, dando a ciascuna di esse il tytolo di Monocromatismo Fortemente Coinvolgente MFC, corredandole ogni volta di un numero progressivo. Così facendo ci offre (o anche no) emozionanti stimoli verso una non banale lettura della realtà, che uno poi può dire: “bada qui com’era blu, la realtà! E poi, badalìììì, lì era verdona! Ma ci crederesti che la realtà avesse da essere così gialla? Nooooooo va’ che robaaa! Rosona rosona così, poi, non pensavo potesse, vero me!”, e via e via.
Lacerti di realtà affiorano se uno va fuori e pastura i piccioni, o snocchìna i monelli molesti, ma alla Realtà Vera (?) ciascuno di noi può soltanto cercar di tendere, con continuo e svdatissimo stvdivm: questo il messaggio di fondo dell’artista Lombardo-Veneta, il cui tendere (tendere cosa? Questa cippa di cazzo?) verso la Realtà Vera ci può esser testimoniato soltanto attraverso questi DIPINTI, queste distese piatte di colore, questo Monocromatismo Fortemente Coinvolgente 1-17, appunto. Un po’ tipo gli eremyti o i bonzi insomma, che stanno lì e aspettano e aspettano, vestiti coi cencini e pelati e cogli occhiali e la barba forse, finché poi uno dice: “eccoci! C’ho l’illuminazione! Ovvài, la volevi? Sono arrivato! Piazza Ciùlo! Scendo, domani tienmi il posto, eh?” Un po’ tipo così, vedrai, sì.
L’artista è quindi sconfitto di fronte al vero? Forse: ma BBBRAAAAAPY (ah, il secondo giro al baracchino dei panini!) Cardano, artista Rinco-Valdigiana, ha anche altre frecce al suo arco, e per noi c’è in serbo – oggesù… – la seconda parte della mostra, l’estremo colpo di coda in direzione della Realtà Vera, forse raggiungibile, forse no. So un cazzo, io. 
Stavolta si tratta di 4 o 5 happenings che si susseguono, raggruppati entro il tytolo collettivo di Imput, nn. 1-5. Imput è una parola provocatoria, composta da Imbelle e Putativo, o è semplicemente un errore dell’artista, che ignora che si dovrebbe scrivere Input. Comunque la si voglia vedere, il primo Imput è ancora una volta una tela completamente bianca, salvo che per una sgoratura laterale di vernice, sagomata a forma di punto interrogativo però fatto male, a dimostrare che il figurativo è morto e che si stava peggio quando si stava meglio; il secondo è una luce al neon, tonda, appesa al soffitto, con attaccato (per tramite di una lenza del 16, buona per trote e pesci varî ma fino a 0.800kg, oltre vi si strappa badate che v’ho avvertito non serve a nulla sagramentare dopo) un album fotografico vuoto però decorato a mano con orridi ghirigori a teNpera e matite (opera che avrei personalmente ribattezzato TemperaMatite – ahahah), a significare che l’Arte può anche farsi merce, ma tanto vedrai non perde la sua connotazione di ricerca di significati profondi; il terzo e il quarto sono uniti, e non ho capito se fossero i tubi del riscaldamento o un complesso ma inutile systema di secanti e tangenti (Imput n. 3) costruito su un cerchio tracciato col gesso sul pavimento (Imput n. 4), a testimonianza che la Realtà Vera c’è, eccome se c’è cazzo ora non ci sarà vi pare?, ma è comunque tortuosissimo il percorso per raggiungerla; il quinto infine è il cadavere di Beppe, uno che la Realtà Vera non l’avrebbe raggiunta mai perché biscazziere e bestemmiatore, e quindi è stato ucciso dall’artista Bàrbero-Visigota, all’atto dell’inaugurazione (a seguire, rinfrescooo!), come happening gioïoso e nel contempo sagrifizio estremo sull’Ara dell’Arte Somma, che tende alla Realtà Vera, ma poi tragicamente si perde e annega nel mare del Real Quotidiano (che stasera dice gioca col Real Madrid, e vedrai perde, c’ho pure scommesso sodo alla SNAI di Porcari).
Maledetta Realtà Vera, perché ci fai tendere a te, e poi ti ci neghi? BBBBRRAAAAAAAAAAAAAAAAPY - oioi quel panino, ho fatto pure suonar l’allarme - Cardano, giovane artista Pontificio-Sirventese, ha le risposte. Eccole:
sì;
no;
penso di sì;
coloriamo il mondo;
mettiamo dei fiori nei nostri cannoni;
boh, quando arrivo si vede.

settembre 19, 2006

I FIORI CI PARLANO
Ma spesso lo fanno a sproposito. Ecco perché li pestiamo senza pietà veruna.

Ahimè, amici (di chi? Miei no di certo - io non ho amici, e ne vô fiero): ancora una volta ci è d’uopo prender tristemente atto della cattiveria dell’uomo umano che, nel pieno delle sue facoltà mentali, decide di far prosperare una specie a discapito di un’altra, così, a suo capriccione & diletto, e spesso senza altro motivo che non l’arricchimento personale o l’affossamento altrui. A volte anche con venature di sadismo e perché no di ciliegio anticato modello rovere bruno ma in realtà è chiaramente vile truciolato con alte percentuali di resine anche nocive specie quando fate i ceci bolliti o qualcosa che sprigiona vapore e/o calore, però le ante dice son particolarmente rifinite anche tramite le seghe (ahahah), il tutto a dite un po’ quanto, eh, dite un po’? Dite, dite, su (stronzoni), no vai si fa che dico io: a soli 3.800 eurini e poi vvvvvvvvai di mutuo!
Insomma, poiché ormai ho perso il filo, si fa che si taglia corto e si dice che oggi ci occupiamo del:

Croco Fischione
Il Croco Fischione è fiore – ahimè (in realtà: meglio lui che io) – ormai soltanto mytologico. L’ultima coltivazione di Crochi Fischioni si trovava in Lupiano di Traversétolo (prov. non pervenuta) saranno due o tre giorni. Guarda: forse quattro, a esagerare. L’aveva piantata, proprio personalmente lui, il cav. Serrando Mantegava (severamente bandita ogni rima ingiurïosa), con l’ausilio di due o trecento schiav-dipendenti negr-dicolore, ben sapendo della tragica rarità, ormai, di questo prezioso fiore. Poi un bieco temporale, il caso, la sfortuna. Forse anche la volontà umana (rivendere il terreno, sgombro d’ogni ingombro, all’architetto Scoppia gli ha reso tipo la Fiesta – cioè tre volte tanto: ahahah!). Comunque sia: la coltivazione (l’ultima, l'unica) è andata distrutta. Devastata, spianata. Dove c’era un bel caNpo di Crochi Fischioni, adesso c’è un immane deposito di merda, esattamente come prima che sorgesse – altrove – Cavasagra di Vedelago (HD). Il progresso non si ferma.
E del Croco Fischione ci resta soltanto il messaggio, che ineluttabilmente ci chiama e dydatticamente ci esorta:
FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Il che equivale a dire, come ormai avrete certo capito:
Stronziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
In realtà, a voler esser precisini, un teNpo il Croco Fischione era fiore assai più amichevole; in seguito, vista la mala parata e il destino infausto che la vita (crvdele) andava riservandogli è andato vieppiù cambiando l’umore e il modo di rapportarsi nei confonti dell’umano, diventando quindi Fischione e lasciando il passo ad un ümor assai più tetro, velato di lati oscuri e giramenti di cazzo così veloci da fare invidia a Giulio Verne e al suo spettabil parentado.
Ma adesso, con tutto (quale? il mondo è di chi vince, si ricordi) il rispetto dovuto al Croco Fischione, la domanda che tutti si pongono è: cosa spunterà dalla magica mystura di merda, resti di Croco Fischione e di due o tre schiav-dipendenti negr-dicolore tragicamente ivi tvmvlati perché dice facesse bene all’hvmvs del terreno (e perché, diciamolo, avevan pretese syndacali del tutto fuori luogo nonché esosissime)? Riuscirà l’architetto Scoppia - degno successore di C.E. Jeanneret, che saprete un cazzaccio voi chi è, anche se ve lo chiamavo col nome di LeCorbusier - a bissare il successo planetario (?) di Cavasagra di Vedelago? Il mondo finalmente accetterà l’apollineo assioma del geniale (in realtà: testadicazzo) architetto, modulato su un adagio che potrebbe agilmente riassumersi con:
“costruiamo sulla merda! Non c’è rimasto altro”.


Enfin (eh?): la mitologia si occupa del Croco, seppur quand'ancora non era fischione. Era il fiore sacro a Jemmalì-Katanga, la dea venerata a giorni alterni - magicamente gli stessi della Pulizia Strade delle zone 1-3 - dai Trofî, ricco e grande popolo dedito al culto delle scommesse e dell'abigeato fraudolento, dea di non si sa ben cosa, a volte ci sono questi casi di successo immeritato anche nel pantheon delle divinità che volete farci tutto il mondo è PALESE (?). La casistica delle occorrenze del fiore in quIstione è del resto confermata dalle mitologie scandinava e slava, nelle quali il Croco è il fiore sacro a ANANISKA-BUNTA e ZHORKO, le rispettive "traduzioni" di Jemmalì-Katanga, solo più cattiva e vendicativa la prima (mitologia slava), e dotata di martello (mitologia scandinava - tutte le divinità scandinave hanno un martello, o comunque qualcosa da fabbrî), la seconda.

settembre 15, 2006

I FIORI CI PARLANO
E ci dicono “C’è un pollo che nasce ogni minuto, se lo trovi hai fatto fortuna”. Ah, no quello era Barnum, del cyrco omonimo, ancorché estinto (o no?). Però vedrai qualcosa di bello ce lo dicono, i fiori, sennò non ci sarebbe questa rubrica


E allora, quest’oggi:
Il Narciso Trombone

No, davvero, proprio non ce la faccio a parlare del Narciso Trombone; mi vien da ridere solo così, a scrivere “Narciso Trombone”. Ora, voi tutti penserete che me lo sto inventando io, che tanto son sufficientemente imbecille, ma invece – alla facciaccia vostra – il Narciso Trombone esiste veramente. E prospera, magari. E se uno ci s’intossica a toccarlo (o chessò, a ficcarselo nel cvlo – son tante le perversioni, oggigiorno) deve bere carbone diluito, così fa tanta aria (meglio se non lo dà a vedere, e anzi arriccia il naso accusando il vicino) e si libera e poi è pronto per morir di qualcos’altro.
Il Narciso Trombone ha due varianti: con Coulisse o senza Coulisse (quando è smontato, ma allora – debbo avvisare – non funziona), e il messaggio che – per accompagnarci nella vita – ci dona è:
ZUM-PA-PPA, ZUM-PA-PPA-PPAAAAAA No via, non ce la faccio, giù… è troppo anche per me, il Narciso Trombone. La prossima volta mi prefiggo un più agevol scopo, magari col Lupèzio Minchiuto o col Crespino.
Quindi, amici (non certo miei), nel frattempo vendo questo spazio alla pubblicità. Le righe che seguono sono sotto la completa responsabilità e redazione della “SciacalloNordico srl”, concessionaria di pubblicità di Boscone Infiammato:  


CoibentazioneOggi – la nuova rivista per i tuoi Affari, legali & non. Abbònati a CoibentazioneOggi!!! Avrai tutte le informazioni che ti servono per il tuo fvrgone portaghiaccio e per i più tradizionali luoghi da coibentare, o già coibentati: celle frigorifere, vani portavalori, vecchi armadî, casa della suocera. CoibentazioneOggi: impossibile far senza. Tutti i mesi dal vostro edicolante di fiducia, no quello solito che diceva vi metteva via i dvd di landobuzzanca e poi li vendeva per monetizzare subito scusandosi poi che non glieli avevano mandati dalla distribuzione avara&tirchia ma se proprio li volevi ve li richiedeva per un prezzo leggermente maggiorato (il triplo). No lì, mi raccomando: andate piuttosto all’edycola “Pericolante”, di Pozzo val di Gringo, vicino Boscone Infiammato, di fronte alla nostra sede, sotto il caffè “Guardingo”. Non è vero che ci s’ha una percentuale, si manda lì solo perché l’edycolante è bravo. Casomai v’interessasse vi può anche vendere D&D – Disgrazie&Disagi, il nuovo modo di fare informazione & giornalismo (col cvlo, come già fan "LaNazione" e un sacco di altri – solo, peggio). D&D, e vi appassionerete ai fatti di cronaca. Se già vi interessano (sicuro come la merda), vi ci appassionerete di più. Date retta a me, dott.Sciacallo Ferrogallini, della "SciacalloNordico srl": D&D fa veramente informazione come tira. Leggete il tutto, poi ditemi; io V'aspetto al caffè "Guardingo" - il caffè dove rilassarsi è un problema. Avrò davanti un Tamaryndo Tiepido.

(Le riviste CoibentazioneOggi e D&D – Disgrazie&Disagi sono pubblicazioni GAG –GruppoAltofornoGuasto spa)

settembre 14, 2006

I FIORI CI PARLANO
Ma noi non capiamo, o non stiamo a sentire

Sì, amici (amici di questo par di coglioni) i fiori ci parlano, e ci direbbero anche tante cose. Ad esempio le Viole: cosa ci direbbero le Viole se non le pestassimo o cioncassimo o l’orco non ci cacasse sopra? Chissà! E le Giunchiglie? Beeelle, le Giunchiglie! A me una volta m’hanno detto BZZZZZZZZZZZZZ, poi mi sono avvicinato e un APONE m’ha punto sullo zygomo. E poi, ancora: i Crochi, le Panace di Mantegazzi, il Sorbo degli Uccellatori, l’Avorniello, il Pan del Cucco, la Fusaggine, lo Stramonio: che nomi del cazzo! E tanti di questi son pure velenosi, sapete? Sterminiamoli senza pietà! O noi o loro!

Oggi:
La Salléggiola

Quante volte – ah, quante! – vi sarete imbattuti in un gioioso e rustico villico che mastica un filo d’erba, un capo in bocca e l’altro penzolante nel vuoto; e magari anche una fascina di legna sulle spalle e un coniglio tenuto per le orecchie, coll’altra nodosa mano. Ah, grazïoso quadretto agreste! Ah, argentato idyllio d’Arcadia! Ebbene, sappiate tosto due cose: 1) quella che il rustico e gioioso villico sta masticando è Salléggiola; 2) quello che il destino riserba di lì a poco a quel gioioso e rustico villico è la morte.
Ciò, amici (amici degli uccelli – no quelli che volano), è perché la Salléggiola è fiore assai infìdo, che infesta i prati di caNpagna e si presenta così:
salve, son la Salléggiola. Ma tanto tanto piacerone. FIIIIIIIIIIIII
Il che, tradotto dalla maravigliosa lingua dei fiori, significa:
salve, son la Salléggiola. Ma tanto tanto piacerone. Stronzo
(ricordate? Ci son meno –I, quindi è singolare)
La Salleggiola è un fiore a stelo lungo, della famiglia Berty in Scartabelly, ed ha un colore verde-rossiccio-marrone (?) ed una forma quasi esagonale (???) nel gambo (circa 28cm. di lunghezza – buon per lui), che si restringe man mano che ci si avvicina al fiore, che si apre lunedì-mercoledì e venerdì dalle 9 alle 13, un po’ tipo la segreteria dell’Università di Lettere di Frassicone sul Coccio.
Il gambo, qualora strizzato coi denti (ma van bene anche le dita – o perché no? – la fresa grossa), contiene un biancastro e frizzante succo, sympaticamente symile alla lymonata del locale circolo di piazza non fosse che è tremendamente nocivo alla salute, al morale et al portafoglio.
Il villico, nella sua beata semplicità non resiste e, masticando, lentamente si avvicina alla morte, la quale sopraggiunge per Fecaloma Pernicioso: il succo della Salléggiola mvra irrimediabilmente le pareti dell’intestino, e la merda (termine tecnico, pardon) che ivi dovrebbe finire si accumula sempre di più, finché sbocca – soffocandolo – da sopra. Uno, insomma (termine tecnico, torno a scusarmi coi profanî ma non ci sono altre parole per descriverlo), vomita merda.
Non si danno casi di occorrenza dell’esemplare in questione nel Pantheon Mitologico o Cristiano, a meno di non prendere per Salléggiola la verga di TROZKASCHKA, il malvagio e rissoso dio di Zagabria Centro2, autore per tramite dei suoi infiniti (e pericolosi) poteri dello sterminio (per avvelenamento mysterioso) di qualche etnìa non gradita come usa fare da quelle parti, a cadenze regolari.


La prossima volta, amici (di Maria deFilippi, che dio l'abbia in gloria) parleremo del Narciso Trombone che – alla faccia della vostra certa incredulità & scetticismo – è veramente un fiore che esiste & prospera. Controllate, testine-a-cruscotto.

settembre 12, 2006

I FIORI CI PARLANO 
E ci dicono: Piripiripìììììììììì pipipììììììnnnnnn zin-zin-zzzììn! Trallallààààààà! Plìn! Plòn! Plàn! Piripiripììììììììììi Zunp… SchiòStiòCataclòAhhhhhhh
Zòtt SpèmOddiooooooo SchiòStròOioiiiiTrùmPÈMBOTTAFORTE!
Silenzio.
Vedi, vedi? A non guardare dove si va? Si finisce nei toNbini!
La rosa è un fiore superbo, si sa…


Oggi:
L’Anacione Ingobbito

Sì, amici (sì cosa?): non è certo necessario esser maghi o esperti di botanica per apprezzare il momento della fioritura delle piante, che gente meglio informata di voi (cazzo ne vorrete sapere, voi…) chiama, tra l’altro, antesi. Tutti (io no di certo, io son OMO VERO™), del resto, almeno una volta, siamo rimasti stupiti ed estasiati dinanzi ad una fioritura, pardon ad un’antesi, vuoi di semplici papaveri (fiore del cazzo) che di esotici ZORRONI GIALLISSIMI (il fiore esotico per antonomasia, come ognun - tranne voi stronzi - sa).
Sì, amici: quindi (quindi cosa?) non essendo voi esperti di botanica (né di un cazzo, diciamocelo) vi sarà ancor più facile apprezzare l’Anacione Ingobbito, il quale a tutto pensa e tutto fa fuorché cacciar fuori un qualsivoglia tipo di maestoso fiore o grazioso fiorellino. Dice: o perché allora si chiama fiore? Dico: o perché non andate un po’ affanculo? Cazzo ne vorrete sapere voi? Eh? 
Dunque, l’Anacione Ingobbito è il fiore ufficiale ed unico di Cavasagra di Vedelago (provincia di Hinterland – HD), fa parte della famiglia delle Labiate (di cui è nepote per parte di zia) e perlopiù spunta a suo diletto e capriccïone pei caNpi di quell’ameno lido (artificiale), edificato a seguito di un tragico errore e fraintendimento architettonico dall’architetto Scoppia, laureato (o anche no) presso la facoltà-rosticceria-bancopegni “Ciòncamelo” della vicina (in realtà son 1.200 chilometrini d'allegria) Limena sull’Ittero.
Come il suo nome facilmente suggerisce, il fiore in questione assume fin da subito la caratteristica posizione ingobbita, molto probabilmente a causa del sostrato del terreno, costituito per lo più da merda & stronzoli varî (Cavasagra di Vedelago è interamente edificata su materia escrementizia, raccolta per donazioni spontanee o colata artificialmente). Si capirà bene, quindi, come l’Anacione Ingobbito sia fiore depresso, né fiorisca o altro. Ma attenzione, amici (amici cosa?): depresso ma non domo, giacché questo è il suo orgoglioso messaggio:
GAM-GAM-GAM GHIENEEEEEEEEE GUM-GUN-GUM GHIANEEEEEEEE ZUN-ZUN-ZUN ZIENEEEEE IIIII-NAMMAIIIIIIIIIIII - FIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Che tradotto dalla lingua dei fiori significa
Milanesi del cazzo, lavorate anche per me. Stronzi.

La mitologia classica non lo associa ovviamente a nulla, perché prima, dove ora c’è Cavasagra di Vedelago (HD) c’era un enorme bacino di raccolta per la merda. Idem per ciò che riguarda la mitologia balcanica; mentre la religione cristiana lo associa a San Lagone Agitato, il santo creato all’uopo per i nuotatori milanesi in vacanza, raffigurato nell’atto di dar due belle bracciate a delfino mentre stringe fra i denti, con fare malandrino, un Anacione Ingobbito. Il myracolo sta nel fatto che lui riesce a nuotare senza prendere aria dalla bocca, e per questo è stato fatto santo.
Nessuno, infine, ama l’Anacione Ingobbito, né può in alcun modo amarlo. È il fiore della merda, e il suo destino è meritamente quello di starsene lì, torvo e gobbo, a rimpianger d'esser nato. Nessuna pietà per la merda, oggi.


No mercy for shit, now

settembre 11, 2006

Come i più (chi?) avranno certo compreso, questo orrido, scipito et livorosissimo blog fonda la sua fortuna (quale?) su tre cardini (ah, sì?), almeno oltre la merda e gli insulti:

Peanuts
Calvin & Hobbes
Doonesbury


E dunque, Peanuts:


S.B. “Chi sono tutti quei tipi che passano in auto?”
C.B. “Sono persone che vanno a lavoro…”
S.B. “Lavoro?”
C.B. “Un tempo aspettavano il bus della scuola come noi… ora devono andare a lavoro tutti i giorni per il resto della vita…”
S.B. “Santo Cielo! Chi ha avuto l’idea?”

settembre 08, 2006

I FIORI CI PARLANO
E ci dicono: GARAGLO' PEEEEEEEEEEEE FFFFFFFF ZZZZZZZZZ TRRR TRRR TRRR FFSSSSSSSSS ZIIIIIIIIIING GHHHHHHHHHH MUUUUU PEM
!

Proprio così, amici: pensavate voi forse che, i fiori, stessero zitti? Eh? Che se ne restassero lì a sentire tutte le vostre baggianate così, come fossero semplici e comunissime piante da innaffiare? Certo che no! I fiori ci parlano, amici, e ci dicono un sacco di cose interessanti, basterebbe stare a sentire compiti e educatamente, amici: io, nonché mago romeno da tre-generazioni-tre, ma anche e soprattutto esperto dei fiori che parlano ve li vado a illustrare, uno per uno (uno) o a volte pure due per due (quattro - ahahahah noi maghi siam degli allegroni), trascrivendo – sapienza del cazzo, così son bòni tutti – la mia sapienza dall’antico libro dei fiori che ci tramandiamo noi maghi di mago in mago in mago in mago ora però basta maghi, il tutto dopo aver preso la Laurea in Pomate ed essersi certificati UNI-EN-ISO9001:2001 – questa sì che è sapienza, cazzo ne volete sapere voi – come maghi sommi e altisonevoli. ANDIAMO A COMINCIARE, AMICI.


Il Cardo Maligno
Il Cardo Maligno fiorisce d’inverno nella piana di Strabuzzone a Upim, a nord dei Monti Bolsissimi. Fiorisce e muore, perché è troppo freddo. Chiaro, amici, che sia un fiore incazzosissimo, poiché già sa in anticipo il suo destino. È detto maligno per il semplice fatto che maledice il prossimo, quello che si trova a passare di lì.
Il messaggio del Cardo Maligno è il seguente:
FFFFFFFFFF DHTTT DHTTT DHTTT PRI-PRI-PRIMMM FREEEEEEEEEEEE ZULZUMZULZUMZUL FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Il che, tradotto dalla lingua dei fiori, significa:
Io mojo, ma anche voi – vedrete – non n’avrete mica per tanto. Stronzi.
(FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII significa Stronzi, lo si sappia & ricordi)

La mitologia classica lo associa al mito di Ismène e Parietòna, che insieme costruirono una stalla per poi vedersela distruggere col fulmine e l’inganno da Pallade Atena. Interrogata, a seguito di copiosi sagrifici umani e libagioni, la dea così rispondeva ai due mortali: “m’andava di farlo. Non rompete tanto il cazzo sennò i prossimi siete voi”.
La mitologia balcanica lo identifica come il fiore di ZORG, la minacciosa e nera divinità della Vendetta, raffigurata sempre col martello in mano e l’espressione iraconda.
La religione cristiana lo raffigura spesso in mano a San Monton di Cirenaica, il quale tenta di rabbonirlo col SS. messaggio evangelico.
Chi ama il Cardo Maligno solitamente è persona piccina e spregevole; il suo colore preferito è il Radio (?), e solitamente ha problemi (serî) alle tybie.



Vedete come i fiori ci parlano, amici?