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marzo 30, 2007

Conferenza Episcopale Italiana (CEI). I vescovi tuonano:
No alle unioni di fatto. No ai gay. No a Totti unica punta. No al miele sui formaggi: è peccato
Dopo faticoso quanto civilissimo consesso, e con il pieno sostegno della Santa Sede, lo stuolo di trentuno porporati, perfettamente rappresentati dall’ottimo e pugnace Bagnasco successor del Ruini, si è pronunciato – com’è anche giusto che sia, dato che tutto ci compete, tutto ci riguarda, tutto ci obbliga a dir la nostra. E dunque:

“Cattolici, obbedite. La legalizzazione delle unioni di fatto è inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. I cristiani NON possono appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene della società. Il parlamentare cattolico ha quindi il DOVERE di esprimere il suo disaccordo e votare contro qualsiasi progetto di legge che possa dare un riconoscimento alle unioni gay. Indi per cui si rivela finalmente come assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, quella per la quale si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo, a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato. Allo stesso modo, pessima, né mai abbastanza esecrata ed aborrita sarà la libertà di stampa, libertà che taluni osano invocare e promuovere con tanto clamore, magari arrivando ad aggiungere che sia libero ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che, sulla scorta del lume della ragione, avrà reputato essere vera.
In questa stessa sede, ci preme ricordare inoltre quanto gravi ed erronee in massimo grado siano affermazioni quali che l’autorità civile possa interessarsi delle cose che riguardano la religione ed il governo spirituale, e che quindi possa giudicare delle istruzioni che i pastori della Chiesa sogliono dare per dirigere, conformemente al loro ufficio, le coscienze. Che la potestà ecclesiastica non debba esercitare la sua autorità senza licenza e consenso del governo civile. Che l’intero regolamento delle pubbliche scuole, nelle quali è istruita la gioventù dello Stato, possa e debba essere attribuito all’autorità civile; e talmente attribuito, che non si riconosca a nessun’altra autorità il diritto di intromettersi nella disciplina delle scuole, nella direzione degli studi, nella collazione dei gradi, nella scelta e nell’approvazione dei maestri. Che la Chiesa non abbia la piena potestà di definire dommaticamente che la religione da essa professata sia l’unica vera religione, finanche dello stato, escludendo tutti gli altri culti quali che si vogliano. Che la Chiesa non abbia connaturale e legittimo diritto di acquistare e di possedere, e che i sacri Ministri di essa nonché il Romano Pontefice debbano essere assolutamente esclusi da ogni cura e da ogni dominio di cose temporali (tant’è vero che nel 1929 ci fu riconosciuto un giusto risarcimento di 750 milioni di lire più titoli di Stato per un valore nominale di un miliardo di lire per i danni finanziari subiti dallo Stato pontificio in seguito alla fine del potere temporale).
Ricordando che ogni qualvolta il medesimo Romano Pontefice parla ex-cathedra – vale a dire quando nell’esercizio del Suo Ufficio di pastore e Maestro di tutti i cristiani, con la sua somma Apostolica Autorità dichiara che una dottrina concernente la fede o la vita morale dev’essere considerata vincolante da tutta la Chiesa; allora egli, in forza dell’assistenza divina conferitagli dal beato Pietro, possiede quella infallibilità della quale il divino Redentore volle munire la sua Chiesa nelle decisioni riguardanti la dottrina della fede e dei costumi; ricordando tutto ciò, invitiamo ognuno a votare per un partito che sia Democratico e Cristiano. E coi discorsi di Togliatti non si condisce la pastasciutta. Ricordatelo sempre, senza considerare che altrimenti ci resta il non-expedit.
Cattolici: obbedite”.

Signori: son tutte proposizioni vere ed effettivamente sostenute ed espresse da Santa Madre Chiesa, in momenti diversi. Chi si vuol divertire, le rintracci e le indichi. Ricordo inoltre che l’Indice dei Libri Proibiti ebbe termine nel 1966. E che Galileo è rimasto “colpevole di aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch’il Sole non si muova da oriente ad occidente, e che la Terra si muova e non sia centro del mondo”, fino ai giorni nostri. Il card. Bellarmino, comunque, è tutt'ora santo.
E una persona come il card. Carlo Maria Martini non è diventato papa, perché ci doveva toccare il pontificato di Nazinger, ad ideare, avallare e promuovere posizioni come le precedenti.

marzo 27, 2007

Ci ripensavo, alla prima volta che mi avevano aperto mondi nuovi. Prima ero semplicemente un Tagliatore-Uso-Taglierina-e-Stenditore, o un Operajo-Manovia, o un Cablatore. Anche Confezionatore Addetto allo Smaltimento Eccedenze, ero stato. Poi, me li avevano aperti. I mondi, dico: come un luogo comune qualsiasi, era stata una lampadina che si accendeva, una ventata di aria fresca. La vita nuova. Chi se lo aspettava che fosse così semplice? E non era nemmeno così immerso nell’oscurità, quel mondo. Uno pensa che sia chissà dove, perso dentro qualche tenebra lontana anni-luce dal senso comune, sprofondato in chissà quale malvagità. No. La vita nuova. C’era solo da fare un passo, e poi c’era tutta un’organizzazione. L’organizzazione giusta, una volta nella vita; gli Angeli di un Mondo Migliore, ci saremmo potuti definire. Perché ve lo potrei dire io cosa dovrebbe essere lontano anni-luce dal senso comune, altro che. Se il mondo fosse un posto fatto bene.
Niente droga; niente stronzate o altre cose eccessive. Avevo solo qualche arma, e andavo in giro a far fuori la gente che se lo meritava. Sì, lo so. La prima domanda che vi viene in mente adesso è: chi se lo meritava? Andiamo, gente, non fate gli ipocriti: quando lo vedete, lo capite tutti subito che il tale è uno stronzo, che il talaltro pure, eccetera eccetera. Noi facciamo solo quello che vorreste fare anche voi, e non venite a tirar fuori scuse. Lo sapete. Noialtri esseri umani ci abbiamo quella cosa che si chiama istinto. E sappiamo riconoscere le situazioni, come gli animali.
Con un po’ più di abilità saremmo anche arrivati ai piani più alti, prima o poi. Lì sì che ci sarebbe stato da divertirsi. Per adesso, e non era comunque poco, ci passavano per le mani ridicoli alienati convinti, manager, monomaniaci esaltati, donne-in-carriera, cose così.
E quindi ogni tanto ci ripenso, al momento in cui si spalancarono le porte. C’era questo tizio e un altro, che poi sarebbero diventati colleghi. Si dissero:
“Prova. Provaci, a nominare gli ABBA. Avanti, fallo. Salterà sempre fuori il demente che ti dice: «eh, gli ABBA hanno in mano tutta la discografia svedese». Sicuro come la merda. È come quando uno alza la cornetta; sei sicuro che dirà: «Pronto?». Così con gli ABBA. Tu sei lì che parli; nel discorso saltano fuori gli ABBA, e da qualche parte esce lo stronzo che dice che gli ABBA hanno in mano tutta la discografia svedese. E io lo sapevo che succedeva, poi”
“già… che, poi: cazzo vorrà mai dire, che hanno in mano tutta la discografia svedese?”
“Cosa poteva fare, un povero Cristo?”
“Vediamo… c’è un demente in meno a dire che gli ABBA hanno in mano tutta la discografia svedese?”
Non ci fu bisogno nemmeno di pensar granché. Al momento ero Confezionatore addetto a qualcosa – quello che dicevo poco prima. Mi dissero di affidarmi all’istinto, e provare. Sarebbe stato più facile di quel che credevo. C’era un tizio, lì, tra i Confezionatori o quel che era, che ogni tanto usciva con due bicchieri d’acqua pieni. Ricordo che gli avevo chiesto:
“dove vai?”
“Alla macchina, fuori. Ci ha cacato un uccello”.
Apriva la porta spingendo col culo, tenendo ben saldi fra le mani i due bicchieri di plastica pieni d’acqua.
Aveva comprato quella che in quelle zone si chiama la macchina-della-vita. L’aveva magnificata per mesi, al centro di capannelli di ammirati Confezionatori, Cablatori, Carrellisti Manovratori, programmando anche le strade da cui passare per farsi vedere meglio. I locali davanti ai quali parcheggiare in doppia fila. La figura che c’avrebbe fatto scendendo vestito in un certo modo e col contegno da Bella-Gente
L’avrebbe pagata a rate, ovvio.
E la lampadina si accese, le porte si spalancarono, l'aria nuova entrò.
E ci fu un altro demente in meno. Era stato facile; era stato sufficiente l'istinto, come avevano detto. Dopo, non ero più un Confezionatore di qualcosa, un Saldatore di ‘sta ceppa, o quel che era. Uno degli Angeli, e il lavoro mi definiva davvero, cazzo, cazzo, CAZZO.

marzo 23, 2007

Già: in Italia, oltre a Lapo Elkann e Berlusconi, c'abbiamo pure Briatore...

LONDRA - Quando due anni fa Flavio Briatore decise di aprire il suo "Atelier Billionaire Italian Couture" nel cuore di Londra, nello sciccosissimo quartiere di Fulham, sapeva bene che qualcuno avrebbe magari arricciato l’aristocratico naso per quelle sue creazioni di moda maschile dal gusto vagamente retrò e dai prezzi esorbitanti, e per quella sua boutique tutta specchi e boiserie, con le due enormi vetrate occupate dalla sua gigantografia e da quella del suo socio, il creativo designer Angelo Galasso. Troppo di tutto, per la compassata Londra, dove l’ostentazione fa subito volgare. Ma a Briatore è importato poco. Anzi, nulla. Da sempre abituato a fregarsene con classe dell’invidia altrui e a perseguire con tenacia gli obiettivi fissati, il manager ha prima addirittura raddoppiato, aprendo un angolo super esclusivo nel mitico Harrod’s, e poi si è lanciato alla conquista del mondo.
Il progetto è quello di aprire 25 negozi monomarca "Billionaire Italian Couture" nei prossimi due anni: ovviamente, in quella parte di globo dove ci sono i soldi, come il Giappone e la Russia (già aperte due boutique a Tokyo e a Mosca), mentre Los Angeles, Shangai e Dubai seguiranno fra poco. Già, perché tutti i pezzi della collezione sono roba per conti correnti multimilionari: chi, altrimenti, potrebbe acquistare le giacche in coccodrillo da 35 mila euro o quelle cinture che di euro ne costano quasi 800, per non parlare dei cappotti in visone da 38 mila euro? Del resto, per le loro creazioni Briatore e Galasso hanno voluto solo il meglio che, tradotto secondo i canoni dell’eleganza maschile come loro la concepiscono, significa abiti dal taglio sartoriale napoletano, scarpe realizzate a mano e in numero limitato, cinture dalle fibbie in argento e oro massiccio o le ormai stravendute (e imitatissime) babbucce in velluto con il logo della casa.
"Questo è il mercato che io conosco – ha spiegato Briatore in una recente intervista – e queste sono le persone che io conosco. Perché io sono ricco, semplicemente questo. E io so quello che vuole la gente".

Non a caso, lo chiamano Re Mida. 

E voi, come chiamereste Briatore et similia? 

marzo 22, 2007

IL SIGNOR SHOROWSKY PASTEGGIA A ORO PILLA®

Quando ti passa accanto capisci
subito
che quello era il Signor Shorowsky,
e di sicuro a casa –
se ce l’ha, una casa –
lui pasteggia a Oro Pilla®.
Acciughe,
e
banane per frutta.
Con la barba e i capelli grigi,
gli occhiali tondi e
maglioni di lanaccia;
probabilmente sudicio.
Tu
ti alzi tutte le
cazzo
di mattine,
e sei un
Ritorcitore Addetto Macchine-Ritorto e Abbinatrici;
uno che ha fatto il master
in
Marketing Strategico e Gestione del Prodotto. 
O magari
un Saldatore Polivalente Certificato,
probabilmente da questa cippa di cazzo.
E lui è il Signor Shorowsky,
e pasteggia a Oro Pilla®.
Vince lui.


(poesïola - sulla scia del sommo-poeta-romanziere Ligabue, che fa una cosa e ne pensa due, peccato sian cazzate entrambe - da presentarsi in occasione del XVRWDLII Concorso Internazionale di Poesia per Giovani & Idraulici "Colori per nuovi orizzonti - Città di Bovisio-Masciago", da recitarsi abbigliati in guisa di Gobbo-Di-Mattoni, col nome di Glauco Lampreda)

marzo 21, 2007

 PREMIO ITALIA CHE LAVORA - Segreteria generale 

Egregi signori,
la vostra Azienda ci è stata segnalata dai nostri corrispondenti tra quelle che nel corso dell’anno si sono maggiormente distinte nel proprio settore di attività.
Pertanto in riconoscimento dei meriti acquisiti, abbiamo l’onore di comunicare che siete stati prescelti dall’apposita Commissione Tecnica come una delle aziende selezionate per l’assegnazione del

PREMIO
PISTOIA CHE LAVORA
Uomini e Aziende del 2005
Questa distinzione, nata nel 1979, è destinata a incoraggiare la difficile opera degli uomini e delle aziende che sfidando le difficoltà e attraverso il proprio lavoro contribuiscono alla difesa della nostra economia e con essa la libertà dell’intero Paese.
Ogni azienda potrà avvalersi di questo prestigioso riconoscimento per distinguersi verso un pubblico più vasto, con evidenti positivi risultati sull’andamento delle vendite.
Il conferimento avverrà nel corso di una grande cerimonia che costituirà il momento centrale di questa iniziativa, come da programma allegato.
Certi di averVi fatto cosa molto gradita, ci complimentiamo con Voi e porgiamo cordiali saluti.
Allegato #1: 

PROGRAMMA
Il piano delle promozioni particolari e pubblicitarie da realizzarsi in pieno accordo con tutte le Aziende partecipanti, è stato così programmato:

1)      consegna della medaglia e dell’attestato di benemerenza nel corso di una grande cerimonia che si terrà al Centro Congressi dello Tarpikon Hotel di Cerbotto sul Tego (GG), presenti personalità del mondo economico e rappresentanti della stampa. Madrina della manifestazione sarà Mariolina Cannuli, la popolare presentatrice televisiva. Omaggi floreali alle signore a nome dei premiati.
2)      Pubblicazione a cura della GodSigmat di una pagina interamente riservata alla vostra azienda, su Internet, nel sito ufficiale del Premio Italia che lavora www.godsigmatitalia.com. La vostra pagina resterà presente per 1 anno, e per chi non conosce ancora il grande potenziale di Internet, sarà l’occasione per provare la pubblicità sulla più grande rete di informazioni del mondo. Per chi invece ha già un suo sito su Internet, sarà questo un banner di straordinario prestigio, destinato a far invecchiare di colpo ogni altra iniziativa del settore.
3)      Alla cerimonia verrà consegnato un inserto a colori del giornale “Europaper” con la pagina centrale interamente dedicata ad ogni singola azienda, una novità assoluta per l’Italia. La copia verrà stampata su carta speciale ad altissima qualità, per consentirvi di riprodurla e inviarla ai vostri migliori clienti. Una pubblicità prestigiosa e di grande impatto, mirata ad informare le persone di specifico interesse per la vostra attività.
4)      Consegna di uno stock di 500 etichette adesive stampate in oro a caldo, per personalizzare corrispondenza e pubblicità e di una bozza esecutivariproducente il simbolo del Premio per carta intestata, biglietti da visita, depliants, ecc.
5)      La concessione gratuita a fare uso del marchio registrato e della motivazione del Premio per qualsiasi fine promozionale e pubblicitario, senza limite di tempo, solo dopo l’avvenuta consegna.
Per una verifica reciproca che ci consenta di eseguire l’impegnativo programma con la cura e la precisione necessarie, siamo a pregarVi di voler prendere contatto con la nostra sede entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento della presente, per concordare le modalità di adesione. Comunicare con noi è facile:
Chiamateci.
Risponderà il Budello di Vs. Madre.
Quel Tegame.

Fermi restando a Vostra disposizione per ogni ulteriore notizia o chiarimento che riteneste necessari, Vi preghiamo di voler gradire i nostri migliori saluti.

marzo 20, 2007

SCHIVE MA OBIETTIVE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE-CAVALIERE-UNTO-DA-SE-STESSO: “MAGGIORI ENTRATE? MERITO NOSTRO. RIPRESA ECONOMICA? IDEM. LA NAZIONALE DI RUGBY NON SFIGURA NEL SEI NAZIONI? MERITO MIO, CHE HO INSEGNATO DUE TRUCCHETTI AI GIOCATORI. AMELIA NON RIESCE MAI A RUBARE LA NUMERO-UNO A PAPERONE? INDOVINATE UN PO’ PERCHÉ?”

Sì, signori. Vi dicevano che c’era una ripresa, che il deficit e il debito pubblico stavano lentamente calando, che il PIL era lievemente aumentato. Ma non vi dicevano tutto. No. Perché in Italia c’è una vera e propria stampa di regime, un apparato fazioso e tenacemente accanito verso chi non è allineato, verso chi ha la sola colpa (colpa?) di riuscire meglio di chi quell’apparato dirige, comanda e indirizza. Un apparato messo in piedi a più livelli, coi compiti di colpire sistematicamente – spargendo odio e falsità – il nemico pubblico Numero Uno, alias il cav. Silvio Berlusconi. Sì, perché il merito di tutto ciò era solo ed esclusivamente suo, suo e del suo manipolo di valorosi.
“Maggiori entrate? Merito nostro. Noi abbiamo trovato un buco di 38.000 miliardi di debito, a loro abbiamo lasciato 37 miliardi di euro di maggiori entrate. E anche se la ripresa dell’economia esiste, è retta solo dall’export, che è notoriamente il mio maggior merito, da sempre. Ah, già che ci siamo, sappiate che è merito nostro anche l’abolizione dei costi fissi di ricarica sui telefoni cellulari, e la liberazione del giornalista comunista, lì in Talebània, anche se se c’era andato era giusto che ci rimanesse, io per me sto dimolto a casa mia. E volete sapere una cosa, in verità? Capitan America stava per chiudere i battenti, ed è merito mio se invece la serie continua. Ho parlato con l’autore, una brava persona che non è affetta, come i nostri artisti, da quella insopportabile sinistrofilia che avvelena il paese che, malgrado tutto, io amo. Perciò è stato ragionevole; perciò abbiamo potuto instaurare un dialogo”.
Poi, intervenuto al Workshop Massafiscaglia di Tresigallo, il Cavalier-Merda si è anche (giustamente) riconosciuto i meriti di questa primavera anticipata, aggiungendo che qualora dovesse passare quel “sopruso inaccettabile” che è il DDL Gentiloni, il Gruppo Mediaset dovrebbe rinunciare da un giorno all’altro a un terzo del fatturato – quel fatturato che era stata bravissima ad incrementare con progressione geometrica nei cinque annetti di governo, altro che riforma elettorale, ritardo del mezzogiorno o altri pseudo-problemi del paese – cosa che farebbe quindi dell’Italia “una sorta di non democrazia, perché costringerebbe i fondi di investimento americani a ritirare gli investimenti da tutto il Paese”. Non si sa bene perché (e il fatto che gli americani sono azionisti di Mediaset tipo al 65 per cento è una curiosa coincidenza) ma se l’ha detto vedrai c’ha ragione lui.
Ricordando di aver scoperto otto nuove specie di celenterati, durante il suo ultimo viaggio di lavoro in un atollo della Guinea Francese, il Presidente-Operajo ha aggiunto che “l’esecutivo è già morto, ma fa ancora molti danni. Fra poco ci sarà il funerale, sotto forma di elezioni”, trovando quindi il modo di parlare anche di legge elettorale, che si può “cambiare in pochi giorni, mettendo uno sbarramento al 5% per eliminare lo sconcio della presenza di 22 partiti in Parlamento. Siamo ridicoli agli occhi internazionali”. Sul fatto che comunque ha avuto cinque anni per cambiarla, o che comunque gli occhi internazionali ci giudicano sulla base di una legge che ha fatto lui, con l’ausilio del suo amico Bonzo Celtico, non ha commentato, preferendo passare alla consueta spassosissima barzelletta, per meglio illustrare un concetto. (Divertirsi imparando – lo diceva anche il Tasso, prima d’impazzire ed esser rinchiuso a S.Anna. Estensi del cazzo):
“c’è uno che chiede all’amico «come va?». E l’altro: «bene, ho una cameriera cubana che alla mattina si presenta in baby-doll, mi fa uno zabaione e io lo mangio e me la faccio. A pranzo mi prepara il pesce con la verdura e io lo mangio e me la faccio. A cena, mi prepara la macedonia, io la mangio e me la faccio». E l’altro: «ma da quando hai iniziato questa vita?». «Da domani»”.
Qual era il concetto? Le donne vanno trombate, ma solo dopo che hanno cucinato e pulito? Il comunismo si risolve a suon di natta, specie con queste morte di fame di Cuba, a mostrar loro la superiorità dell’uomo bianco e capitalista? Sì, cioè no; la morale era: “anche noi aspettiamo le elezioni, cosicché da domani si possa stare meglio”.


Perché la ricetta per l'Italia è molto semplice: "fare il contrario di ciò che sta facendo questo governo". EFFORZAITALIA A TUTTI!

marzo 19, 2007

MESTIERI DIFFICILI E CAPZIOSÎ: L'RdS

“…era un lavoro davvero certosino quello che ci trovavamo a dover sbrigare noi, lì. Spatola, grattino, paletta, piccolo bisturi per minimi ritocchi; il tempo sembrava volar via come fosse acqua che scorreva. E c’era ancora da modellare, ritoccare, limare: tutto doveva esser perfetto, nelle misure, nella levigatezza, nel realismo. Alzavamo lo sguardo per riposare un attimo gli occhi e poi tornavamo al lavoro, la testa china sul materiale, attenti e concentrati. Ogni minimo errore, l’avremmo pagato caro, carissimo. È sempre così, quando lavori sulla precisione e sulle dimensioni minime. Spatola, pennello per togliere la polvere grattata, manipolazione per dare o render consistenza. Ancora spatola e paletta. Il colore – il più simile possibile, doveva essere – dove questo veniva via. Prima scolpire, ricreare volume; poi modellare, rifinire, ritoccare. Era una gran fatica, essere un RdS. Però alla fine era una vera gioïa, vedere come avevamo rimodellato anche quello, di stronzoli. La gioïa di vedere come avevamo salvato uno stronzolo dalla decomposizione, eternandolo, niente poteva eguagliarla.
Ah, il gaudio d'un lavoro ben fatto!
Perché la natura deve essere preservata. Arricchita, aiutata; magari spinta al di là della sua caducità e transitorietà fisiche, in nome dell'imperitudine del capolavoro. Per questo ci siamo noi, gli RdS!”

Landucci-Gostonicchi Anacèrio & Mazzacane Sultana, Restauratori di Stronzoli

marzo 16, 2007

Avete ancora fame di sapere medico? Perché studiar da dottorî, quando basta accender la TV?

E.R.™
Nell’ambulatorio di E.R., in un angolo buio e polveroso se ne sta rannicchiato tra le scope John, le mani sul viso per nascondere la vergogna e un secchiello da spiaggia sul pisello. Entra la Dottoressa Rute, la più dolce e timida del reparto, soprannominata dai colleghi Dolce Candy, e con disarmante gentilezza rivolgendosi a John chiede: “Ehi, ma qual è il tuo problema? Perchè tieni un secchiello sul pistolino”. John piangendo risponde: “Ero con la mia ragazza Manola, la mano che consola, ma lei è stata chiamata a lavoro per un’urgenza e mi è rimasto ritto”. Rute allora fa la faccia gentile che tutti le conoscono e, comprendendo, risponde: “fatti una sega”.
“Non posso – risponde contrito John – sono religioso, che posso fare?”
“Ti dreneremo il sangue dalla fava, allora”, dice DolceCandy, “vedrai, non ci vorrà molto”. E apre la porta per chiamare il Dottor Nigger, quello alto e bello ma che siccome è di colore non gliela dà nessuno. Tantomeno lei, che invece ha una storia con Terence, l’addetto al centralino, che suona benissimo l’armonica e c’ha sempre un mantello blu e i capelli al vento.
Ma ormai non serve più: John, impaurito, ha già gettato il secchiello (cercando di colpire Candy) e si è messo a correre nudo a cazzo ritto per l’ospedale, alla ricerca di un bagno.
Dopo poco esce soddisfatto.

Il Dottor House™
Nello studio del Dottor House c’è fermento, oggi. Il singolarissimo caso clinico di una tredicenne sta mettendo a dura prova le abilità dell’équipe più famosa di LosAngeles. Il Lecchino sta pensando a una strana forma di patologia neurologica per cui la stolida trota vomita ogni mattina; la Troïa a una rara deficienza genetico-ereditaria trasmessale dal padre. Il negro pulisce, ma saprebbe già la risposta perché è più intelligente di tutti e tre messi assieme. A consulto, niente viene fuori. Una parola fuori luogo del Lecchino (“sia stipsi, e vomita merda?”) e sono tutti fuori, messi alla porta dal bastone e dalle minacce cattive del dottor House, nel nome della scienza erma, solinga e austera. In un silenzio carico di tensione, adesso House mette su l’espressione che tutti gli conoscono (e che significa, di volta in volta: concentrazione somma, dispiacere, interesse, IVA al 20%, disprezzo, acvme) e si mette a scrivere sulla fida lavagnetta, appuntandosi i syntomi della povera demente. Ella non sa quanto è stata fortunata. Nell’ordine, House scrive:
Nausee mattutine
Spossatezza
Ritardo del cyclo
Alterazioni di gusto e olfatto
Continuo stimolo di piscia
È un attimo; alla parola piscia in particolare, House si accende: corre fuori dal suo studio appoggiandosi al bastone e, in preda all’euforia della risoluzione del mystero, affronta la paziente.
“Sei mica incinta, giovane tegame?”, chiede trionfante.
“Sì”, risponde lei, dal suo cantuccio di letto “ma non lo dica ai miei genitori, dottor House, la prego!”
A questo punto House vive un forte dilemma morale. Avvertire o no i due coglioni? Violare o no il suo codice deontologico? Il primo piano sul volto di House, cui fanno da contraltare le facce contrite dei collaboratori, ci rende partecipi del suo eloquente dramma. Ancora una volta House è messo di fronte a responsabilità e avversità troppo grandi per noi. Ma lui è il dottor House, e le supera tutte: avvertirà, ma con dolore, i genitori, e la tredicenne c'aveva a pensare prima. Quella scrofa in calore.


(N.B.: puntate riportate dall’avv. Moschi, dello studio omonimo - in realtà no, si chiama Al Puffo Avvocato – no gelati al gusto omonimo, si prega la spett. clientela di non insistere, ma era più bello cytare il tytolar dello Studio, giacché il Puffo Avvocato è solo il Socio-Anziano-di-Minoranza)

marzo 09, 2007

CERCATE LAVORO? (ma sì, continuate pure così; rovinatevi la vita…)
E PERCHÉ NON PROVARE COME BRANCH -MANAGER? (eeeeeehhhh???)



Attore principale nel settore Human Resources degli ultimi 50 anni, Nepior è il terzo gruppo a livello mondiale nel reclutamento e nel lavoro temporaneo. Prima di noi c'è solo l'Esercito (che comunque è in calo, dopo la fine del reclutamento obbligatorio) ed Adresco, che però son disonesti e il personale è antipatico e vestito male. Comunque: da noi, con 85 filialy in Italia e 7 divisiony specializzate (sì, ma nella classificazione della merda) per settore, non manchi che tu! Mòviti, furbone! Che aspetti, che te lo dica il bianconiglio?
In un ambiente internazionale e dinamico (cazzo vorrà mai dire, dinamico?), troverai tutto quello di cui hai bisogno per esprimere al meglio il tuo potenziale e il tuo talento: la forza di un’offerta commerciale calibrata sulle esigenze del Cliente, l’eccellenza operativa dei tuoi collaboratori e progetti di sviluppo ambiziosi. Se il tuo talento e il tuo potenziale inclinano per queste cose, impiccati. Non sarà una gran perdita, e nessuno ne soffrirà, stai sycurone.
Come Branch-Manager (?) la tua missione principale è sconfiggere il male, no cioè volevo dire lo sviluppo del portafoglio clienti, prospect e suspect (ahahahah – era meglio sconfiggere il male) a te assegnato. Metterai in azione le tue capacità di ascolto e analisi per comprendere le necessità delle imprese e, forte della nostra offerta, saprai consigliare loro le nostre migliori soluzioni. Se cercano un falegname, te gli darai un falegname; se cercano un carpentiere gli darai un carpentiere. Guai a dargli un mulettista per un ragioniere, o un agridimensore per un tornitore!
Assicurerai inoltre l’attuazione, coi tuoi superpoteri - ops anche questa m'è scappata abbiate pazienza, di un piano d’azione commerciale locale garantendo la soddisfazione delle esigenze dei Clienti e il raggiungimento degli obiettivi commerciali della filiale, in concerto con il tuo District Manager, a cui rispondi gerarchicamente. Qui non mi pare nemmeno il caso di aggiunger molto; si sappia solo che il District Manager fa provincia, ahahah!
In una tua giornata-tipo, caro il mio Branch-Manager, ti occuperai di:
a) Visitare i Clienti attivi e potenziali, identificando il loro business ed i loro bisogni (=andare porta a porta tipo venditor di folletto, scassare il cazzo a gente che ti guarderà stortyssimo, sperando che ti levi dai coglioni quanto prima);
b) Promuovere i servizi di Nepior (=andare porta a porta tipo venditor di folletto, scassare il cazzo a gente che ti guarderà stortyssimo, sperando che ti levi dai coglioni quanto prima);
c) Controllare le missioni e la qualità del servizio fornito al Cliente (=cercare i curriculum d’un operajo mestatore – sì, ma della merda – qualora il Cliente t’abbia chiesto operaî mestatori della merda);
d) Proporre alle Aziende i migliori profili selezionati (spedirgli per e-mail o anche portargli a mano il fascicolo dei curriculum, poi faccian loro, cazzi loro).
Ti offriamo una formazione costante (sì: un bel 4-4-2 ma col libero staccato alla Baresi), una remunerazione d’interesse – il nostro – legata ai risultati (in pratica lavori a provvigione, e se ti par mysera, quella è la porta e vaffanculo) e concrete opportunità di crescita all’interno del Gruppo Vedior con 13.000 collaboratori a livello mondiale. Abbiamo gente che è cresciuta di almeno 5 centimetri buoni, da quando è qui. Per tacer di coloro che disponevano di sesso maschile, ai quali è cresciuta anche la verga virile®.
Profilo ricercato: laurea o equipollente (ok CEPU; idem per la scuola per estetiste "Girmy Fontana" di Subbuglio Felino, prov di TR), con una consolidata esperienza nella vendita e consulenza di servizi alle aziende (insomma: l’avete mai venduto il folletto della Kirby? I-nciclopedie?) e una conoscenza approfondita del tessuto sociale ed imprenditoriale di riferimento. Tra le doti personali spiccano la tenacia, la dinamicità, lo spirito d’iniziativa, le ottime doti relazionali, la predisposizione al lavoro di gruppo e le capacità organizzative.


Su dai: se quello che cerchi è un lavoro, vieni alla NEPIOR (all'ADRESCO - si ribadisce - son stronzi; e puzzano anche)! Su, che ti s'impiega rrrrrapidi! Anche come Branch-Manager, sì. Ricorda: il tempo perso (ops: speso) lavorando, è sempre tempo ottimamente impiegato.

marzo 08, 2007

Sex and the city™

Allora: da oggi ho un altro sogno, dopo quello di vestirmi da Paperèga e intrattenere il pubblico di nani a Eurodisney colle fialette puzzolenti, mentre Biancaneve e Alice lì accanto si chiedono e questo chi è?
In questo nuovo sogno ci sono io (anche vestito da Paperèga può andare), un bell’UZI SMG e il cast al completo di Sex and the city
, scrittrice compresa e fonico-cameramen-tecnico-delle-luci esclusi – si sa, non è colpa loro, obbediscono solo a degli ordini, fan quello che gli dicono di fare, tutti abbiamo un mutuo da pagare, eccetera eccetera.
Cos’è
Sex and the city? È un adorabile (sì: un par di coglioni) serial chik-lit style (dal romanzo di Candace Bushnell, chick-lit orridamente pura) che si concentra sulla vita sentimentale e sessuale di quattro amiche, tra i 35 e i 40 anni – quell’età in cui, per com’è la vita oggi, se una vuole essere ancora senza uomo PUÒ anche diventar terribilmente PATETICA. Carrie Bradshaw e le sue tre amiche Miranda, Charlotte e Samantha percorrono sullo sfondo della mutevole Manhattan la loro vita da single sessualmente attive, professioniste di un certo livello (per gente di un certo livello. Ah, la tauromachia!
) alla volta del nuovo millennio. Il telefilm è diventato famoso per le scene ambientate in bar chic, ristoranti lussuosi o clubs esclusivi, per l’importanza affidata alla moda e per la rottura di molti tabù sul sesso.
Ecco, per me ce ne sarebbe già abbastanza per parlare d’altro. Ma siamo uomini (o anche baNbini): facciamoci coraggio.

Anzitutto, la protagonista è Sarah Jessica Parker. Sarah Jessica Parker è un mostro, un orribile mostro. Sul serio, ho visto poche donne più brutte e sgraziate di lei. Nemmeno Judy Davis. In una realtà vera, non se la tromberebbe neanche il cane. E invece. E invece qui redige la sua rubrica per il New York Star,
"Sex and the City", con la quale ci ammorba di importantissime riflessioni sulle relazioni sentimentali, sui vibratori, sull’analisi del sesso a tre, sull’amore gay, che bisogna sempre nominare e tirar fuori perché fa così tendenza e modernità che non ne avete idea. Se poi avete anche un amico gay, son dieci-quindici punti in più. Venti-venticinque se è gay e di diversa etnia. Amante dei locali chic e della bella gente, la mostruosa Carrie (lo sguardo di Satana), con quella bazza secca col brufolo-neo da strega e quella faccia oscenamente lunga, è sempre alla spasmodica ricerca dell’indumento più idoneo per ogni occasione, in particolare riguardo alle scarpe, di cui possiede circa cento paia. Ha pure il vizio (molestissimo) del fumo. Insomma: carne da macello. Vive nell’Upper East Side e lavora da casa col suo laptop, poverina; il tutto finché le pubblicano pure i suoi ridicolissimi articoli in un libro di successo e le offrono un impiego da Vogue. Io, per me, la manderei in catena di montaggio a misurar le foglie d’insalata per McDonald’s, che è un impiego onesto e più adeguato, ma ahimè probabilmente il personaggio ne avrebbe risentito e quindi hanno pensato di farla donna-single-metropolitana-di-successo. E donna sessualmente attiva, soprattutto: giacché amando o credendo di amare Mr. Big - su cui ogni commento è superfluo - nel corso degli episodi intreccia tutta una serie di relazioni intricate, stucchevoli, da copertina: dall’artista sommo che la porta a vivere a Parigi all’intellettuale bohémien, fino al broker finanziario e al magnate di ‘stocazzo. Ha un amico gay che fa l’agente di talenti (dieci-quindici punti in più per lei).
Tra le amiche si annoverano Miranda, che è l’inevitabile donna-in-carriera-antiromantica-che-ha-problemi-con-gli-uomini, con i quali è acida e cinica, e che poi si appoggia (per pulizie, consigli di vita, accudimento del figlio) alla domestica ucraina, perché bisogna sempre tvtelare le minoranze. Dice insopportabili cazzate rimasticate tipo
se non sono sposati sono gay, o rovinati dal divorzio o del pianeta degli infrequentabili. Stucchevoli imbecillità per minorate dice anche l’altra amica, Charlotte, che invece è la ragazzotta di campagna tradizionalista ma anche lei di successo, giacché è gallerista d’arte a Manhattan (che stupendo paese che è l’America!); saprà superare le sue inibizioni e tabù sessuali (eccheppalle) solo col principe azzurro, che brama e attende ardentemente. Lei dice cose tipo: ho letto che se non fai sesso per un anno puoi ridiventare vergine, e tutti noi poi dovremmo ridere felici. Infine c’è la plastïona finale, Samantha, che è la meno giovane del gruppo e lavora nelle pubbliche relazioni. Ecco: mancava quella nelle pubbliche relazioni; ora il bastimento è carico per partire (e andare in culo). Seduttrice e libertina, glamour e estroversa (garaglò), evita ad ogni costo un coinvolgimento emotivo nei suoi appuntamenti sessuali con uomini sempre diversi, adorando approcciarsi con giovani avvenenti, specie in occasione di feste esclusive (ommioddio). Chiaramente, vive in un costoso loft
. Nel corso delle stagioni si nota che dietro all’apparente immunità all’amore, Samantha cela un lato tenero e vulnerabile. Speriamo muoja.
La domanda è: si poteva far peggio del
diario di Bridget Jones? Sì che si poteva: col secondo diario di Bridget Jones. E poi? E poi con
Sex and the city, ovvio. E la domanda diventa: SIETE MILANESÎ? GUARDATE SEX AND THE CITY!


Questa è una puntata, comunque. Poi, altre sei serie di stronzate:
Le quattro troie anziane – come al solito con un sacco di tempo libero e vestite un sacco trendy – desiderose di soddisfare i propri turbinosi partner anche con la raffinata arte del massaggio tantrico, si recano da una qualche santona newyorkese, molto più anziana e vizza di loro. Questa sta in un qualche esclusivo loft costruito interamente in legno di betulla verniciato trasparente, con incensi che bruciano qua e là. Le fa sedere su una spartana panca Zen, e mostra loro l’arte di cui è maestra sul marito, un vecchietto pelato e cadente nel fisico, nudo a bào e sdraiato sull’immancabile tatami. Mentre LO MANEGGIA, la matrona spiega che questo massaggio, oltre che veicolo di meraviglioso relax, è anche fonte d’inesauribile piacere sugli uomini, cosa che tra l’altro anche loro posson agilmente vedere – dice – guardando la systola dell’ottuagenario, che si sta drizzando neanche c’avesse vent’anni. MANEGGIATO, il vecchio emette gemiti di piacere sempre più frequenti, come in trance, finché fa quello che un vulcano deve fare, cioè Eiaculare-a-spruzzo. Una delle quattro amiche si pulisce la fronte e una guancia, dove le è arrivato uno schizzo. Della cosa, ridono tutte e quattro come delle deficienti, e poi se ne vanno a casa. Un'altra epica avventura a sfondo sessuale-isterico, per loro. Ne escono arricchite, disinibite e più glamour; altri tabù che crollano. Sarah-Jessica Parker è il solito mostro. 
Bell’episodio.

marzo 07, 2007

Lost - Nulla accade per caso™

Lost non è la saga di tutto ciò che perdiamo, e che si trova, per dirla con l’Ariosto, sulla luna, insieme al senno d’Orlando che difatti poi piglia e ci va per ritrovarlo – colpa d’Angelica, d’altra parte la fica è sempre la fica, anche Cinquecento anni fa. No: il mondo moderno è del tutto alieno da queste finezze, e quindi Lost è un altro telefilm sui morti ammazzati, ma con mistero. Questa la trama:


In pratica c’è un volo da Sidney a Los Angeles che si schianta su un’isola tropicale apparentemente deserta, e ci sono quarantotto sopravvissuti. Per una complessa convergenza di magnetismi e/o incredibile quanto ridicolissima botta di culo, restano vivi solo quelli che hanno avuto od hanno problemi col proprio padre. L’odio fortifica, si sa. Comunque sia, i quarantotto deficienti, si trovano subito ad affrontare problemi di sopravvivenza, primo fra tutti il cercare di scoprire i misteri del luogo, che poteva certo essere un paradiso terrestre in cui fornicare a piacimento e bere latte di cocco facendo surf coi pezzi d’ala dell’aereo rimasti, e invece si rivela un posto gravido di mystero e pericolosità. Pensate un po’. Questi alcuni dei pittoreschi personaggi: il carismatico Jack, medico e leader del gruppo; Locke, un esperto di caccia e anche di filosofia, dato che conia il motto del telefilm “Nulla accade per caso” (avrei detto “questo è il migliore dei mondi possibili”); Kate, una criminale in cerca di redenzione; Sayid, un ex soldato della milizia irachena (ahahahaha); Sawyer, un truffatore; Claire, una ragazza madre che partorirà nell’isola; Hurley, un ragazzo sovrappeso legato ai numeri (ahahahah); Charlie, un musicista tossicodipendente; Jin e Sun, marito e moglie coreani perché si deve sempre tutelare le minoranze; Michael e Walt, padre e figlio estranei tra loro a causa di un passato divorzio. Niente ragionieri, impiegati o commesse di negozio. Inoltre ci sono Danielle, una donna presente sull’isola prima del disastro aereo (cazzo ci faceva?); gli Altri, una misteriosa comunità presente sull’isola prima del disastro aereo, e che potremmo anche definire – magari a torto, so una sega io – gli “abitanti” dell’isola. Insomma, un po’ la storia degli Indiani e di Colombo che Benigni racconta in Non ci resta che piangere.
A questi poveri idioti gli ci vuole tutta una serie per aprire una botola che hanno trovato, sepolta nel terreno. All’interno (e siamo quindi alla seconda serie, il cui primo episodio si potrebbe anche intitolare, per quel che ne so, “Piede di porco”) ci scoprono un bel laboratorio di ricerca della DHARMA-Initiative, una società di loschi individui che, sull’isola, effettua esperimenti sull’elettromagnetismo. E hai detto il nucleare o la bio-genetica. Solo che, invece di trovarci Galvani che fa esperimenti con le rane e le calamite (o quel che cazzo faceva, insomma), loro ci trovano l’ambiguo Desmond – no quello di Take Five – il cui compito è quello di inserire una sequenza numerica nel computer ogni 108 minuti, altrimenti, secondo quanto dice lo stesso ambiguo Desmond, il mondo finirà (ahahahah). Ma Desmond fugge. Vorrei veder voi se v’avessero aperto la botola sotto la quale siete rinchiusi da un sacco di tempo a pigiar bottoni sul tastierino numerico d’un Amiga-3000. E Desmond fuggirà proprio nel momento in cui il computer si rompe. Ancora una volta, una complessa convergenza di magnetismi e/o incredibile quanto ridicolissima botta di culo, ha avuto la meglio. Comunque sia, l’ex-miliziano iracheno Sayid si rivela anche un abilissimo teNNico di Amiga-3000 (nonostante il suo esercito avesse in dotazione il C=128), e lo ripara in scioltezza. Il mondo è salvo. In seguito, tra varie peripezie e complicatissime quanto pleonastiche sequenze di numeri, si incontrano i personaggi nuovi (assolutamente non messi lì collo spvto per ravvivare un po' la serie, come quando a Genitori in Blue Jeans - brrr... - ci zepparono DiCaprio bambino), anch’essi scampati al disastro aereo (non li abbiamo mai visti prima perché si trovavano nella sezione di coda del velivolo, e quindi anche gli altri non li avevano notati, pensate un po’ a quanto può esser lungo un aereo) e fino ad ora misteriosamente riparati in altre parti dell'isola. Anche loro hanno o hanno avuto problemi col proprio padre, e tra questi si segnala Mr.Eko un bizzarro personaggio che sa fare enormi e sonorissimi rutti. Uno può pensare, a questo punto: e stai a vedere che magari erano loro gli Altri, e come dei deficienti si son ammazzati a vicenda e fatti la guerra su chi c’era prima su quella cazzo di isola e invece… no, però: non eran loro gli Altri, anche perché poco dopo, tutti insieme, ne catturano uno, che ha il tribalissimo/esoticissimo nome di Henry Gale. Henry Gale lavora al catasto, ha tre figli e una moglie che comincia a sformarsi per la menopausa. È il cognato dell’amministratore delegato della DHARMA Iniziative, per cui lavorano tutti quelli che i superstiti chiamavano gli Altri. Non ha problemi col proprio padre, né li ha avuti. Tutto ciò lo confessa sotto tortura (lo percuotono con la tastiera dell’Amiga-3000, minacciandogli orrendi accadimenti anali per mezzo del joystick), al pari della vicenda di cui è stato vittima Mike, costretto dagli Altri a rapire tre persone per scambiarle col figlio, a suo tempo rapito da loro per ispregio. In cambio del servigio, a Mike gli Altri donano una barca a remi per fuggire dall’isola. Nel frattempo Desmond torna (pieno di punture di insetti e morsi di altre bestie), e rivela che bisogna premere il bottone della botola per evitare che il campo magnetico dell’isola diventi troppo intenso, che a lui ora gli pare che lo sia perché c’ha i peli tutti ritti. Un tecnico lo si giudica dalle sue competenze. Locke però non preme il bottone (solo lui sapeva come pigiare un bottone) e Desmond per ripicca resetta il sistema, pigiando il pulsantino bianco quadrato che è accanto alle porte dei due joystick. La scena finale ci mostra Mike che rema in mare aperto, e (dopo la sigla, in appendice) due portoghesi (ahahahah) che fanno ricerche, rilevando un’anomala attività elettromagnetica segnalata sul loro MSX. Quindi chiamano Penelope, la fidanzata di Desmond, e lei gli dice che sa un cazzo lei perché Desmond è una vita che non lo vede, se n’è andato una sera con la scusa di comprare tre baguette e poi non è più tornato il merdone, se sapessi dov’è andrei a caàrgli in capo mentre dorme. Quindi riattacca, allarmata.


WOW! Che succederà, poi? La DHARMA-Initiative fallirà riciclandosy come industria di cosmetici con sede operativa in Cina e manodopera illegale? Locke si rivelerà pro-nEpote del famoso filosofo? Jin e Sun (chi è la donna?) si riappacificheranno? Mr.Eko rivelerà il perché del suo nome? Il musicista tossico avrà problemi alla dogana degli Altri, come sarebbe anche giusto? 

marzo 06, 2007

Ed ora, l’angolo della pubblicità:

- Giornalismo

- Romanzo

- Sceneggiatura

- Pubblicità1

Se ti piace scrivere impara davvero!2


SCRIVERE!3

Fascicoli e DVD con il metodo della scuola Holden di Baricco4


____________ 
1 A calare – peccato non abbia proseguito, magari scriveva: lista della spesa, cose da fare, cartolina.
2 T’impara lui, che lui sa! Lo dicono tutti: ah, Baricco a me non mi piace nemmeno tanto, però è uno che sa scrivere! Grazialcazzo, ma che cazzo vuol dire? Eh? Ci credo che sa scrivere, a scuola c’è andato? Anch’io so scrivere. So anche leggere, e pure far di conto. In culo al Baricco, lì, che gli hanno insegnato a tenere una penna in mano e lui ci scrive, invece di ficcarsela nello stronzoliere, che tutti ci s’era guadagnato tanto, sennò (specie qualche albero)!
3 Ecchetitoloneoriginale! Bravo Bariccone! Te l'ha suggerito qualche allievo particolarmente bryllante? O è farina del tuo sacco/merda del tuo culo?
4 Il cui motto è Vieni, nel culo te lo ficco! - P.S. c’è qualche anima gentile disposta a tradurlo in Latino? Va bene anche Maccheronico. Astenersi perditempo, che Baricco è uno importante, c'ha la scuola Holden lui... 
che poi, il povero Holden Caufield lo saprà? Se a correre in the rye ci fosse stato Baricco con i suoi allievi, ho idea che il catcher l’avrebbe lasciato cascar di sotto. E avrebbe pure riso, poi.

marzo 05, 2007

Nip & Tuck™

Se uno dovesse provvedere (non avendoci molto altro da fare, magari) a mettere in piedi il Serial delle avventure di due bulletti metropolitani, a capo di qualche molesta ancorché adolescenziale gang di odiosi gaglioffy, e di cui uno dei due segretamente aduso a stucchevoli & scipitissimi manierismi fru-fru (Nip), celati dietro un’insospettabile & adamantina facciata di bvrbera durezza, con l’altro canaglione e scanzonato al tempo stesso, nonché possessor malandrino di sguardo stragiator di femmine ma dal cuor d’oro a dispetto di tutto (Tuck), a che titolo mai potrebbe pensare? Ma certo a qualcosa come Flip&Kinch, o Biby&Zack, o appunto Nip&Tuck: ciò in virtù d’un fonema assai molle e risibile al principio, capace di sommuovere al riso, PIÙ uno agro e gravido di tagliente tensione & asfalto da duri nella chiusa, a chiuder nella cacofonia tronca ma severissima il titolo del tutto: Nip&Tuck, appunto, come da DeVulgariEloquentia (pexa et lubrica; yrsuta et reburra - e via e via) dantesco s'imparò, o anche no.
E invece
Nip&Tuck son due chirurghi (ma dai???) plastici, soci alla pari & amici presso la loro clinica privata MacNamara/Troy di South Beach, Miami. Qui fanno tutte le peggio operazioni alla gente di un certo livello, mettendo ogni volta alla prova le loro capacità di donare ad altri corpi perfetti, in speculare contrasto con le loro vite private, alquanto fuori fuoco e sciupatone. All’apparenza un uomo di famiglia conservatore, Sean McNamara (Nip) è giunto alla conclusione che il successo finanziario e la sua casa perfetta non possano più mascherare i problemi che il suo matrimonio con Julia sta attraversando, tanto più che quest’ultima è molto probabile sia adusa a incocciar nel tafanario il randello dell’assai più bello & interessante Christian Troy (Tuck), il quale invece vive una vita da single, ha poche inibizioni ed ama godere dei vantaggi derivanti dalla sua carriera e dal suo piacevole aspetto fisico, sebbene sotto sotto desideri avere una famigliola con suocera scassacazzî, moglie e una bella nidiata di figliuoli urlanti e baby-sitter da riaccompagnare con annessa una bella infiocinata di congedo & causa per molestie a seguire.
A tutto ciò si può aggiungere la dr.Liz - lesbica, perché bisogna pur sempre tutelar le minoranze - livorosissima e rancorosa dottoressa che lavora presso la clinica in qualità di anestesista tytolare, e soprattutto il figlio di Sean e Julia, il diciottenne Matt, ossessionato dal rapporto col padre, problematico e teso, nonché dalle dimensioni del suo pene, a riguardo del quale non è stato certo un bene che la fidanzatina abbia reagito, al supremo momento dell’
esibitio-phabam da parte di lui, con un “madonna, c’hai veramente il cazzetto!”. Di lì a poco il melanconico Matt si metterà a girare con un gruppo di Skin-Heads, dipingendo nel frattempo tramonti, foglie morte e cazzî enormi sulle pareti della camera.
Col fatto che nel
serial circola anche (appunto) un serial-killer, dall’originalissimo nome de Il Macellajo, e che come caratteristica ha quella di passar le giornate ad evirar le vittime e scrivere con pari originalità col sangue sui muri “I can’t stop me”, a uno i sospetti vengono. Non sarà che i due citrulli si mettono insieme e sfogano la loro bile sfregiando evirando e uccidendo? E invece no, certo, sennò sarebbe troppo facile e sennò (soprattutto) non si sarebbe alla terza stagione, con una sequela di episodi che vede Troy andare inevitabilmente a Troya, arrivando perfino a portar con sé il complessatissimo Matt in un porno-party (chi non ha mai partecipato a un porno-party?), per insegnargli come si sta con le donne (come si sta con le donne? A un porno-party?), mentre nel frattempo lui (o lei?) taglia, loro cuciono; lui (o lei?) mutila, loro ricompongono. Chicca della serie ultima, infine, è l’audace intervento per staccare una donna obesa dal divano a cui è rimasta incollata.
L’ultimo episodio - per cui mi dichiaro debitore di Panorama Sbaragli in Bugiotty, di anni quarantatre, segno sopportazione del cugino ingegner del ferro® che sa programmare in java e che tutti abbiamo (come s'è visto a suo teNpo) - andato in onda, comunque, è il seguente:


A un'antipatica donna di mezza età cade un orecchio. Oh, succede; cazzo ridete? Vorrei capitasse a voi, razza d’insensibili caproni cafoni. Lì per lì la donna ci resta male; ma non per questo si rassegna: “rivoglio il mio orecchio!, rivoglio il mio orecchio!”, seguita a dire, molesta come pochi. Tuck, distratto dai continui lamenti di lei (stava broccolando duro la nuova praticante infermiera, magnificandole le virtù dell’aquilone dell’amore), capisce che qualcosa si deve fare e decide di prelevare un campione di DNA alla donna mutilata, per impiantarlo quindi su una piccola cavia, il topolino da laboratorio Ivano-IV/bis. Di lì a qualche giorno, al topolino Ivano-IV/bis cresce naturalmente un orecchio umano sul groppone, a grandezza naturale e perfettamente funzionante. A questo punto, vincendo la ritrosia di Nip, anima candida e dall’affezionamento facile, Tuck sopprime la cavia - che tanto magari sarebbe morta di vajolo, o anche peste, o perché no, scrofola perniciosa - procede a tagliare via l’orecchio e ad impiantarlo (assieme al partner, col tutto che è integralmente visibile sul vostro spett. schermo) sulla paziente rompicoglioni, che con gïoia ricomincia a sentire. E tutto si risolve, nel nome della Scienza. Ancora una volta, grazie dottori!

marzo 02, 2007

Desperate Housewives™

Il famosissimo telefilm Casalinghe Disperate non ha nulla a che vedere, come i più posson pensare, con un lavaggio sbagliato e conseguente stingimento del golfino rosso di cachemire che Mike Martello – il vicino bòno & ambitissimo, il cui cognome in realtà definisce anche le sue qualità e anzi c’è chi pensa che se lo sia fatto cambiare apposta all’anagrafe con, invero, discrete dosi di autocelebrazione & vanagloria – ha regalato, con evidenti scopi (in prospettiva, neppur tanto remota) di Esploratio Tanae, alla troterella divorziata & stolida che gli abita accanto, Susan Di Bremen. Né riguarda il folle dispiacere che può prendere la caparbia ma orgogliosa madre di famiglia Linetta Linqvist (unica persona il cui codice fiscale è identico al cognome) allorquando brucia una bella tegamata di coniglio coll’vlive e gli zerri e poi c’è da buttar via tutto, con quel che costa la carne oggi, o coll’improvvisa rottura del folletto nel bel mezzo delle pulizie della pasqua subito prima che arrivi il prete, che è capitata alla bella ma zoppa Brezza Mason (nEpote del più famoso Perry). No, signori: le Casalinghe Disperate son molto, molto di più. In un intreccio continuo ma assai molesto fra mura domestiche che si svelano e rivelano, mariti che tradiscono e amano il BDSM come dei milanesi annoiati, delitti che vengon commessi ad ogni volger di luna, vibratori doppia-penetrazione che spuntano all’improvviso, sarete (io no di certo) pienamente coinvolti dalle storie, dalle vicende plurime & poliedriche di queste troie rimbambite no cioè volevo dire Casalinghe Disperate, le quali per parte loro non esiteranno cinque minutini a farvi parte di tutta la loro merda; merda di cui anche noi, qui, vi diamo un assaggio:


La bella Gabriella, ex-modella versatile in favella ma ancor di più nel leccaggio di c… (la serie è sbarazzina e non si fa falsi pudori o problematiche di morale), è sposata con il ricco uomo d’affari nonché immobiliarista truffaldino Solone Brizzi Mondello, di 23 anni più vecchio di lei, attualmente alle prese con problemi di giustizia & alcool. Per tirarsi su dalla noia e dal male di vivere che la affligge, pensa bene di prendere una sbandata per il giardiniere diciassettenne Emiliano Nontradisce, il quale si reca ogni martedì e giovedì a fare il prato potare gli alberelli di bosso a forma di piramide di cheope nel suo giardino. Ma Emiliano Nontradisce è il figlio dell’amica di Gabriella, la coriacea casalinga disperata & divorziata Susan, la quale per certo - pvr essendo troïa - se sapesse, non approverebbe il comportamento disinibito dell’amica. Tuttavia, impegnata com’è a far la corte a Mike Martello, il vicino di casa bello & luminoso che si è trasferito lì sotto le mentite spoglie di un idraulico per cercar di scoprire quale terribile segreto si cela dietro la morte della ex-compagna, questa non si accorge di nulla, e alle riunioni-pettegolezzo del mercoledì che si tengono a turno in casa di ognuna di esse davanti a una bella caraffa di daiquiri al dingo, assiste con partecipazione e trepidazione ai racconti dell’amica. Regola non scritta di ognuna delle partecipanti, infatti, è raccontare le proprie avventure erotico-amorose alle amiche, celando il nome dell’oggetto/soggetto concupito. Si assiste così a un intreccio senza fine, giacché Susan è follemente innamorata del suddetto Mike proprio al pari di Edina e Linetta, mentre Gabriella chiava selvaggiamente Emiliano Nontradisce, il figlio di primo letto – appunto – di Susan. Ai racconti si rifuta sdegnosamente di partecipare (ma ascolta molto volentieri, specie quando Edina parla del suo nuovo amante di origini chicano-peones Ardelio LosLobos, di cui ha appena scoperto i gusti & le preferenze, orientati in direzione del sado-maso più spinto, fino al passive pissing e allo shouting bondage più estremo) Brezza, la quale ha invece un’incrollabile e adamantina passione per il marito Rex, come il cane e gli elettrodomestici, dottore e marito perfetto (“dotato dei ventitre centimetri che fanno la felicità di ogni donna”, come ha malignamente a ribadire ogni volta che Brezza non c’è, Edina), che tuttavia è destinato a morire d’infarto, indotto in verità dal suo stesso farmacista di fiducia, innamorato follemente di Bree, che però lo schifa perché grasso e dedito a hobby antisociali come il modellismo di velieri in bottiglia e le carte Magic-The-Gathering. Non solo: Bree Mason, in quanto discendente diretta del più famoso Perry, comincerà a subodorare qualcosa di strano in tutta la vicenda, e inizierà per suo conto alcune indagini sul farmacista. Ma nel frattempo, nel quartiere a nessuno funziona più lo scarico dello sciacquone e lo scaldabagno, e ciò per colpa di Mike Martello: dovendo scoprire chi è stato a uccidere la ex-compagna Betta Applebaum, morta affogata in una di quelle case con la testa nella tazza del cesso e lo sciacquone bloccato in fase di scarico, deve fingersi idraulico, per poter aver accesso ai bagni e cercar di scoprire qualcosa, ma i risultati sono quelli che sono. Di tutto ciò si ammosca Orso Bazzihm, il single un po’ nerd ma onesto e probo che abita in fondo alla via, innamorato segretamente di Susan e invidioso del successo di Mike Martello con la cricca di troïe, e che alla fine prenderà il coraggio a quattro mani e chiederà a Susan di sposarlo. Per esser sicuro della risposta, prima aveva investito con la macchina Mike, facendo credere che si era trattato di un incidente. Orso, tra l’altro, sa benissimo che a uccidere Betta a suo tempo era stato il suo miglior amico e vicino di casa, Tom Scavo, gay dichiarato e adesso follemente perso anche lui per le movenze da colibrì di Mike, e quindi il suo gesto si rivela avere un duplice movente, quello dell’invidia amorosa e della protezione fraterna (e manfruïta): il prossimo cliente di Mike, si pensi un po’, sarebbe stato proprio Tom Scavo.
Tutte queste vicende, e molte altre ancora, sono tenute insieme e incorniciate dalla voce fuori campo di MaryAlice – la defunta prima moglie di Solone, morta suicida per il rimorso di aver ucciso la vera madre, nonché migliore amica delle altre casalinghe disperate, di suo figlio adottivo, in realtà una vera e propria amante del marito, più brava a letto perché gli concedeva anche le intimità posteriori – che arriverà anche a comparire in alcuni flash-back, soprattutto dopo il quinto daiquiri al dingo che le sciacquette riunite in molestissimo consesso si sparano giù nella pappagorgia mentre ciarlano e sparano cazzate sessuali e da cronachiste di nera.

marzo 01, 2007

VIAGGIO NEI PIÙ GROSSI TELEFILM DI SUCCESSO, TANTO NON NE VEDO MAI UNO NÉ NE HO LA MINIMA INTENZIONE, CI MANCHEREBBE ALTRO. SICCHÉ INVENTO, VI VÔ IN CULO E PORTO SEI

Il Dottor House™

Contrariamente a quanto si può pensare, il Dottor House non è uno che si è laureato – poniamo – in Biologia Evoluzionistica del Territorio e poi ha trovato lavoro da Tecnocasa e ora campa con le percentuali dello zero cinque meno la ritenuta del due sul quattro che prendono loro su ogni casa che gli vendi e se superi le tre case al mese ti danno pure un fisso periodico di 300 euri secchi e ci stai pure largo beninteso ogni spesa di macchina telefono e varie è roba assolutamente tua; no, il Dottor House è un dottore vero e proprio. E lavora – ma di questo non son sicuro – al pronto soccorso di Peccioli, in provincia di Pisa. Qui ne succedono di cotte e di crvde, giacché il Dottor House risolve casi spinosi, solo quelli spinosi. Ma poiché, come Lex Luthor di Superman, è circondato da deficienti assoluti, anche una ragade diventa un caso spinoso. E quindi lui lo risolve. Il Dottor House c’ha una lavagnetta luminosa, su cui mette le radiografie e ogni tanto ci scrive pure sopra col pennarello cancellabile; poi pensa, rimugina e riflette e alla fine, dopo aver assunto espressioni intense di varia guisa e gradazione, trova la soluzione. Il Dottor House zoppica, e c’ha pure il bastone: è solo una distorsione alla caviglia, potrebbe guarirsi quando vuole, ma in realtà preferisce di no, poiché l’incedere lento e malfermo gli dà un tono assai più ieratico e maestoso. Con quello è arrivato a conquistare le intimità financo posteriori di Troïa
, la sua collaboratrice più stretta (al secolo Pinochi Maristella, di anni quarantatre, OSA di prima categoria col riporto di due, diplomata all’ospedale di Muscolo con una tesi sulla Verga); con quello mantiene una certa autorità su Lecchino, (Nestolino Angelomaria, anch’egli di anni quarantatre, ma più pelato e nerd), il subalterno di corsia che vorrebbe rubargli il posto e che per adesso si limita a spiare gli abboccamenti amorosi di House&Troione, nonché su Nero-Fumo, l’aiutante discriminato dal colore della pelle che però fa tanta tendenza mettere. Quindi: perché cambiare abitudini? Quando gli sembra di star meglio, quando l’ematoma si sta riassorbendo, ci si tira sopra un foratino, così non corre il rischio di scordarsi di zoppicare.
Questa la sinossi dell’ultima puntata, così come mi è stato riferito dall’avv. Bruschi per bocca del suo più stretto collaboratore nonché consociato nello studio “PizzaNew Studio Associato”, il Puffo Avvocato.

Il protagonista stavolta non è House, ma un povero peones di nome Emiliano Guitierrez, detto dagli amici Manolito, per la sua strabiliante velocità di mano nell’arte del raspone. Attraverso la sua straziante storia vengono celebrate le virtù del nostro eroico dottore.
Manolito conosce Esmeralda, una bella ragazza di origini ebraiche, rotta alla lussuria come la Semiramide di dantesca memoria (Inf V, vv.30-43). Eccitatissimo, il peones, finalmente solo con Esmeralda in macchina, vuole fare roba. Lei lo spoglia ma alla vista del suo sbaraccatàvoli comincia a piangere, e impaurita lo allontana. Essendo di origini ebraiche, aveva frequentato soltanto randelli circoncisi: un syfone come quello di Manolito non lo aveva mai visto ed era stata vinta dalla paura. Manolito la trattiene, è troppo vicino alla meta: "aspetta non aver paura", le dice, "se ti fa paura rimedio". Con il cervello fritto dagli ormoni – l’altro suo soprannome pare fosse Cranio – prende il suo temperino e si taglia la fimosi, praticandosi una circoncisione. Il momento è drammatico. Il sangue scorre sui pantaloni, Esmeralda fugge urlando, e a Manolito tornano in mente le parole di sua madre: "quando hai bisogno ricordati che al mondo esiste una sola persona in grado di aiutarti, House". Quindi il demente va in clinica. Prima che House lo possa visitare passano minuti, ore, forse giorni. Manolito prova a spiegare ai medici la situazione, ma non parla inglese e l'équipe medica non lo capisce. Il Lecchino, dopo un’attenta visita, diagnostica una rara forma di sifìlide perniciosa; il nero invece si arrende subito, e torna ai suoi compiti primarî, tipo far le pulizie. Finalmente House lo visita, rimanendo però perplesso. Si ritira nel proprio studio, riempie la lavagna di parole incomprensibili, poi si illumina. Ma House è un uomo di una sensibilità straordinaria, e quindi chiama Manolito nella sua stanza, in privato. Questi entra; House lo guarda, e poi urlando: "ti sei tagliato il cappuccio del pisello!" apre la porta, entra nel corridojo e ancora esclama: "chiamate un chirurgo plastico, Manolito non è malato s'è solo tagliato il cappuccio della natta!"
Poi, tornando a rivolgersi a lui: "Manolito come la vuoi la sfumatura, alta o bassa?”
Ancora una volta House ha risolto un caso difficile.