Finestra Cantoniera e Perfidia Newyorkese (eeeh???) Ravesyo Di Losento una volta alla settimana spiega come si scrive e come si legge la narrativa.
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Lezione n. 1 Aggettivi e Avverbi
Hemingway disse una volta: “First drafts are shit” (“Le prime versioni sono merda”). E aggiunse di aver riscritto 39 volte il finale di Addio alle Armi. A chi gli chiedeva perché, rispose: “Per trovare le parole giuste”. Da ciò la popolare frase: writing is rewriting (scrivere è riscrivere). Non c’è mai infatti una prima stesura che sia soddisfacente, e una parte del processo che rende un manoscritto finalmente (forse) pubblicabile si chiama editing. Chi lo compie è l’editor, che sia lo stesso autore o no. Ne parleremo a lungo nelle prossime lezioni.
Adesso vogliamo riferire solo della primissima parte del processo, quella che riguarda un’altra massima che viene insegnata immediatamente a chi frequenta un corso di scrittura creativa all’Università di Stanford o un’altra università americana: less is more. Significa che più aggettivi e avverbi si cancellano inesorabilmente dal nostro manoscritto, più il manoscritto è probabile che diventi emozionante per il lettore, il che è poi l’unico effetto che uno scrittore persegue.
Ne volete un esempio?
Giovanna dice a Joe: “Sono addolorata perché mia madre è morta” (e Joe non capisce un cazzo perché non essendo certo italiano, di sicuro sa una segaccia lui di cosa vuol dire “sono addolorata perché mia madre è morta”) Oppure:
Giovanna dice a Joe: “Mia madre è morta” (e Joe ripeterà qualcosa come o dura, che l’hai capito che non sono italiano?, e magari le darà anche una bella sequela di nocchini sul fuggy-fuggy, se non la tromberà a spregio per ripicca) Quale delle due versioni ha più impatto sulle emozioni del lettore? La seconda.
La ragione è che nel primo caso vi siete intrufolati, come autore, tra la parola scritta, che descrive il semplice fatto, e il lettore. Avete impedito al lettore di reagire con le sue emozioni e gli avete imposto la vostra versione. Pensate a quanto è complesso il dolore per la morte della madre: ricordi, rabbia per la dipendenza e affetto per la protezione; ognuno ha un universo di sensazioni che si scatenano ad una frase del genere. Lasciate sempre che ogni lettore scateni le sue emozioni: sarà coinvolto e continuerà a girare le pagine fino alla fine.
Il dialogo è (molto) gradito; sarebbe auspicabile che si costituisse una community di appassionati (yeah, sono appassionato, aspetto altre grandi verità. E che bello, pensare che il Vs. PdC ha tanto insistito per quella cazzo di legge sulla privacy, però da quando c'è mi telefonano 3 o 4 volte a settimana per offrirmi l'ADSL, il cordless CIANCIUINO, l'abbonamento a STRONZI OGGI, i biglietti per lo spettacolo con Emanuela Arculo a titolo IO PENSO, SICCHE' SONO, e via e via e via. E qui, invece, le lezioni di scrittura. Domani magari mi arriva pure CACCOLE DEL PASSATO, la newsletter gratuita e nient'affatto ingombrante sugli snariciamenti dai re merovingi a Luigi XIV)