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settembre 25, 2009

CINESERIE MOLESTE

Sono veramente stanco di questa vita. Ma veramente, veramente stanco.

Stanco.
Potessi, m'immaginerei nell'atto di essere tal Bleff Pileggi, magari corpacciuto e di anni quarantatré, nullatenente coi baffi ma di discreta presenza nonostante una camicia a maniche corte di taglia molto più larga, ostinatamente in disparte & solo mentre tutti intorno parlano e agiscono, e lui si gingilla mestamente con uno steccolo, chino su se stesso ed alieno da qualsiasi consorzio umano, quasi autistico. Ma felice, forse.

Invece, problemi; solo ed esclusivamente problemi.
Affanno, ansioso arrivo sempre oltre un immaginario termine, e vestiti che ti tornano male addosso e t'ingoffano. Senso di fastidioso calore stanco in fondo alla colonna vertebrale e/o dietro il collo. E cose da fare, falle da tappare, ed altre che se ne aprono e niente resta in mano. Conti che non tornano, in tutti tutti i sensi.
Da prendersi la testa fra le mani e star lì. 
Sono stanco.
Ah, fossi un Bleff Pileggi qualunque, nell'atto tutto intento di pulire il mio steccolo cor un coltellino da svizzero! Altro che rincorrere et aggiustar problemi di cui m'importa un cazzo, per un salario da fame e per l'ingrasso metaforico del padrone
, speriamo - gesù cristo, se speriamo! - esploda!

A volte penso che vorrei non esserci mai stato.

settembre 22, 2009

(nòvo et subito avviso del pari scritto per l'intero coll'ausylio majuscolo, a sottolinear l'importanza dell'evento/annuncio/novella e - soprattutto – a rinnovellar un po' di greggia cafonaggine)

A SEGUITO DI PICCINERIE D'ANTAN, NOIAMENTI DEL PROSSIMO TUO COME SE STESSI, DELETERI TORMENTI (QUALI?), ENFISEMI, ANSIETÀ, CIBREI, MENABREI ET ALTI LAÏ, NONCHÉ - IN OVVIO - PÈRIPLÎ INFINITI (?): ALFIN DI TUTTO CIÒ, DICEVO - OIOI ORA MI SAREI ANCHE ROTTO I COGLIONI - SAREI TOSTO AD INFORMAR VOIALTRI (O ANCHE DIRETTAMENTE LOROLÌ) CHE ANCOR DI NUOVO, FINALMENTE, SOMMAMENTE, RICHIESTISSIMAMENTE (PER USAR UNA SYNTASSI SYMPATICAMENTE ERRATA, MA D'ALTRA PARTE SO UNA SEGA IO, SON GEOMETRANS) CHE CIÒ


(papparapààààààààààààààà)



Che cosa esattamente rende la vita moderna così diversa, così attraente?

ESISTE. Ancora, sì. Proprio.

Cioè, via, esisterà a breve. Forse. Se l'era dell'acquario non porta merda. Se non porto due punto sei andando 'n culo. Se la mia pyantagion di grilli per il capo smetterà di cantare. Se non mi scendesse la mandibola inferiore mentre mangio tre-chiletti-tre di lambruschi alla vigliacca (cotti al vapore). Insomma via, in altre parole, ciò significa che tal manufatto è quasi pronto et in uscita presso l'editordo in calce al medesmo. Ne darò conto a proprio tempo et agio (n'ha avuto poco, finora?). Il proprio tempo et agio par essere ENTRO E NON OLTRE ottobre (o anche maggio del prossimo anno, chissà)

AVVISO (per tempo): chiunque abbia letto questo messaggio, poi è obbligato a comprarlo

(No il messaggio dicevo il libro mi pareva chiaro; se scrivevo bene tutt'al più ero impiegato)

settembre 14, 2009


Bel film, Videocracy. Magari avrà più successo di quel che ci si può aspettare. Un successo che vuol dire un po' di pubblico, perché effettivamente son tanti quelli che non amano un determinato stato di cose, ma – ahimè – non abbastanza, a meno che il nostro simpatico presidente non abbia alterato anche i risultati delle elezioni (cosa di cui non ci si dovrebbe stupire più di tanto, visto che ha accusato gli avversari di averlo fatto, e da venditore qual è, è solito applicare alcune tecniche più che collaudate, quali quelle del Noi? Voi!; Accusa il concorrente di quel che stai facendo tu, etc. etc.); ma un successo che a poco o niente porterà, disciolto come sarà nella struttura un po' troppo confusa del film, che se in principio vorrebbe prendere 3 figure chiave e concentrarsi su quelle, dando anche conto di come la vive l'italiano medio, si perde alla lunga un po', tralasciando nessi e congiunzioni, per un quadro globale che resta una sequenza di aneddoti, quello sì, terrificanti ed annichilenti.
È il caso dello sguardo fisso e paciocco del porcellino bianco Lele Mora, che mostra orgoglioso i filmati di svastiche ed altri orrori detenuti sul suo portentoso cellulare, perché – che lo si sappia in giro – lui è fieramente mussoliniano; è il caso dello spot femminil-canoro Meno male che silvio c'è, o le sue foto biancovestito + camicia di seta blu con le becche in villa; è il caso di Fabrizio Corona che conta fogli da 500 euro sul letto e dice che bisogna entrare in politica, prendere il potere e farsi i cazzi propri (a quando una candidatura nel PDL?); è il caso di corpi femminili buttati a manciate ad agitarsi sotto l'occhio della telecamera, sia un provino o uno studio televisivo dove a culi si assommano culi, a tette, tette, e via così all'infinito, a colorar le nostre vite e darci tante belle cose da guardare. Corpi maschili che maschiamente troneggiano a bordo piscina, esibiti perché hanno (avranno, potrebbero avere, hanno avuto?) un qualche talento. Briatore che gira con gli occhialini azzurrati per il suo locale mentre si sceglie la fortunata da mandare per uno stage di una settimana al sultanato (rete 4); ancora Corona che ci mostra il cazzo imbarzottito sotto la doccia e ci dice che lui è il Robin Hood moderno, che ruba ai ricchi per tener per sé; il nostro presidente che sorride e che dice che il 50% del suo tempo lui lo dedica a migliorare le condizioni dell'Italia: siam proprio dei poveracci, dei poveracci che fanno le foto alle celebrità, e son contenti di partecipar dei loro successi.
In sintesi, come qualcun altro ha detto, un horror piuttosto che un documentario.
Dà noia allo stomaco.
Ed è pure antecedente agli scandali sessuali del sultanato, ai favori sessuali in cambio di candidature politiche, ai festini col ruffiano che porta donne & coca, alla strategia d'autunno - per quanto venga denigrata così tanto, c'è molto dell'URSS modello staliniano nel Sistema-Berlusconi, dai nemici della rivoluzione in giù, passando dal culto della personalità (ancora una volta il modello accusa qualcun altro di quel che stai facendo tu) - con l'epurazione delle persone non gradite a mezzo campagna diffamatoria (è toccato a Boffo, anche come avvertimento alle alte sfere di Santa Madre Chiesa - o con me, o niente più finanziamenti & favori; al momento tocca a Fini, in vista d'un repulisti per meglio accorpare nell'azienda quel che resta).
Chissà, sennò.

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/spettacoli_e_cultura/cinema/venezia/videocracy-successo/videocracy-successo/videocracy-successo.html

settembre 10, 2009

I'M STILL JENNY FROM THE BLOCKS – SÌ, POROPOROPOLLON...

Mi vien da pensare che proprio c'è qualcosa che non capisco. Qualcosa che mi manca o mi sfugge. E ogni giorno che passa, mi sfugge di più. Chissà dove va a nascondersi; chi lo capisce, perché lo capisce, eccetera eccetera.
Il fatto è che mi sembra che un meccanismo affinatosi e consolidatosi in più di un secolo presuppone che tu – che ovviamente bene o male stai in quel serbatoio d'umanità che è la maggioranza di persone – butti via completamente la tua vita in una qualche attività che non ti riguarda minimamente, a vantaggio di uno/pochi. E che tu lo faccia per vivere, nel senso più biologico-materiale del termine. Tutto è iniziato con una concentrazione dei mezzi nelle mani di alcuni soggetti, i quali quindi più che mirare a portare (magari in pace con se stessi, in quel che facevano più o meno identificandosi), a termine un'azione/attività nel suo intero ciclo hanno dovuto/voluto, trovandosi in mano un numero sempre più alto di mezzi di produzione, frazionare il tutto, con la conseguente necessità di utilizzare l'attività di altre persone per rendere operativi quei mezzi e dargli un senso e un moto in vista di uno scopo. Non solo: sempre più frequentemente, tali individui accentratori niente o quasi avevano a che fare col prodotto finale, e dovevano quindi (paradossalmente) dipendere dall'attività delle altre persone, pur trovandosi a decidere sul come tale attività organizzare e come meglio comandare questa gente, magari non rendendola cosciente che da essa stessa dipendevano. Inoltre, lo scopo di cui sopra non rimaneva più il prodotto finale – il frutto di quella determinata azione/attività, magari un frutto unico irripetibile o quasi; bensì il denaro, che nient'altro era se non (primariamente) merce di scambio per acquistare i frutti di altre determinate azioni/attività, allo stesso modo strutturate. A propria volta, anche l'attività delle altre persone ha fin da subito avuto, come conferimento di senso e quindi compenso, un corrispettivo in denaro, il quale quindi si trovava a diventare l'unico protagonista di un circolo da cui uscire era impossibile. Tutto diventava denaro: la quantificazione del tempo e dell'attività di chi forniva l'attività all'individuo che i mezzi aveva; lo scopo di chi i mezzi forniva; i mezzi stessi, che un valore sempre più alto si trovavano ad avere. Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che il contesto stesso pareva concepito per ingenerare bisogni e necessità – effettivi, semi-reali, fasulli o indotti che essi possano essere – così da mantenere il denaro sempre in circolo, si capirà come quest'ultimo possa diventare il principio e la fine di quella che è la nostra meravigliosa società, definendola e racchiudendola così nella propria essenza. E, dando a tutto un prezzo, quello che dovrebbe essere nulla più che un mezzo, si trovava a diventare essenza assoluta, appunto principio e fine della nostra esistenza: più denaro è a tua disposizione, meglio stai, e maggiore è il tuo potere o prestigio. La catena di eventi che ne è derivata può riassumersi a sua volta in un assioma bifronte: più mezzi accumuli, più azioni fai; più azioni fai, più denaro hai. Ovviamente, più mezzi accumuli, meno potrai essere in grado di gestirli da solo. E quindi: più mezzi hai, più azioni fai fare, e via discorrendo. Da qui è nata la figura dell'imprenditore, che non compie una determinata attività in vista di un prodotto finale, magari esclusivamente suo; bensì accumula e mette a disposizione per produrre su sempre più vasta scala. In vista di un accrescimento del proprio benessere, che è – sempre qui si torna – semplicemente denaro.
Si badi, nessuno sprezzo per la materia in sé: i nobili di ieri avevano fondato la propria superiorità – e dico in concreto, al di là cioè di astrusissimi quanto campati in aria ragionamenti su un sangue di un altro colore – su un retaggio antico che nient'altro era se non un possedimento terriero (da conte/contado in giù): può esser certo plausibile, quindi, che oggi la nobiltà sia motivata e originata dalla quantità di denaro di cui uno dispone. Della serie: il concetto era ridicolo ed arbitrario prima, ad oggi si aggiorna e conforma. E non si salti su con la storia di una rozzezza o di una scarsità di cultura dei nuovi arricchiti: l'affinamento (culturale artistico scientifico, qual che sia) è concetto che riguarderà magari i figli dei figli, e del resto si può ragionevolmente supporre che anche la nobiltà antica si sia affinata coi secoli - se e quand'anche.
Per buttarne giù una – che esattamente come questa all'inizio ha avuto miriadi di pregi e indubbie funzioni social-evolutive, incrancrenendosi magari con l'accumulo nel tempo di privilegi sempre più ingiusti, smisurati & immotivati –  al fine di provare ad instaurare un ordine nuovo ci son voluti secoli, rivoluzioni e princìpi, e un sacco di altre cose.
Dico di classi sociali, sapete.
Il mondo va più veloce, si sente dire spesso, e tutto è accelerato. Magari si fa prima. Ma un nuovo virus è sempre più forte del precedente, e si difende coi denti. Magari non si fa, e si va solo a peggiorare.
Cazzo però... scrivo tutto questo mentre due o tre colleghe ciaccolano e non riesco a concentrarmi, indi per cui ne verrà fuori un quadro decisamente mosso. Ma questo passa il convento. E se il silenzio va a farsi fottere, va a rotoli anche tutto il resto.
E il filo dei miei pensieri è già sottile di suo ormai.
E questo non è quello che volevo scrivere, alla fine.
Farò caà?

settembre 09, 2009


MYSTICO MA CANDYDO (?) SEGRETO

Vorrei molto essere assai più presente su questo blog, e scriver giù cazzate come se piovesse.
Magari m'affinerei
anche, e ne scriverei sempre di migliori, e di migliori, e di migliori...
E invece...

*SIGH*

Vita del cazzo.