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marzo 31, 2006

...è mattina piuttosto presto stai guidando per andare a lavoro maledicendo tutte le circostanze i casi le fortune (?) o le sfortune che ti hanno portato fin qui. Come sempre. E prima e seconda e prima e seconda allo stop c’è uno che vuole entrare lavori in corso sulla destra quello parte senza mettere la freccia. Molta di questa cazzo di gente che è in macchina è pure felice di essere dov’è. O non riesce nemmeno a rendersene conto.
Ma stamani in cielo c’è qualcosa di grosso. Un dirigibile. Chissà perché è qui; non l’avevi mai visto un dirigibile dal vivo. Avevi risposto tante volte al telefono avevi fatto tanti conti e trascritto lettere di cui non t’importava assolutamente nulla fatto tante pause pranzo ricercato inutilissime cose in archivio preso una settimana di ferie eseguito ordini entrato in orario uscito in orario o in ritardo. Ma un dirigibile nel cielo, mai.
Ti ci avvicini; bello, madonna com’è grosso, chissà se c’è qualcuno dentro, ma che c’è scritto?
Eh…
C’è scritto:

SCEGLIAMO DI ANDARE AVANTI – FORZA ITALIA. BERLUSCONI PRESIDENTE.

Eccoci. Nel cielo. Tutto è azzurro. Azzurra Libertà manifesti ovunque Milano 2 convention sondaggi barzellette trapianto di capelli salvaci oh signore salvaci dai comunisti. E ora il dirigibile.
Restiamo in attesa dell’inno di Forza Italia diffuso da appositi altoparlanti messi sui lampioni.
Ci sono ancora 10 giorni per farlo.


VAFFANCULO.

marzo 29, 2006

DELL'ARTE DELLA GAFFE 

In Cina mangiavano i bambini, cioè no, li bollivano. Insomma, prima li bollivano poi li mangiavano. Vuoi che li mangiassero crudi? E anche in russia facevano lo stesso, però li guarnivano con la panna acida e le uova di storione, che son le loro specialità.
E quelli che gli avanzavano ci concimavano i campi, che poi vien del riso bello alto e rigoglioso che non v’immaginate nemmeno, ché ai cinesi il riso gli garba tanto.

Attenzione quindi a chi votate, il 9 aprile, son verità storiche queste, fatti veri certificati da documenti (contro cui, dalla Cina, ha protestato solo un funzionario, di sicuro maoista nostalgico), mica le solite illazioni prive di fondamento e grondanti pregiudizi!
La rivelazione giunge, clamorosa, da una fuga di notizie (chiaramente qualcuno dei molti dissidenti tra i suoi alleati, una coalizione che non sta assolutamente insieme, senza programma e con un fantoccio dietro a cui stanno soltanto odio e sinistra) trapelata dall’interno di una delle molte società di Prodi (che adesso - secondo me - dice pure che sono pazzo, utilizzando la stessa tecnica in voga nei paesi comunisti, dove gli oppositori politici erano bollati come pazzi e venivano rinchiusi nelle case di cura), che il professore pseudo-capo delle sinistre avrebbe creato grazie ai condoni resigli possibili dalle nostre leggi e coi soldi sottratti allo stato in occasione del loro ultimo mandato, quello in cui hanno lasciato in eredità delle situazioni drammatiche, come il famoso buco, quello che fa sì che oggi sulle spalle di ogni cittadino ci siano 40 milioni di euro di debito, e che ci ha impedito di ridurre il debito pubblico sotto il 100%, attuare la crescita vertiginosa del PIL (che comunque, nonostante tutto, non è dello 0%, ma dello 0,1% - toh, alla faccia delle sinistre e dei magistrati politicamente schierati e che io manderei molto volentieri a cuba, così vedrebberero dal vivo un regime comunista, non fosse che certo ne approfitterebbero solo per fare turismo sessuale), e fare le liberalizzazioni, che comunque non erano un impegno del governo, perché i cinque punti del Contratto con gli italiani non le comprendevano.
Nonostante la stampa e la televisione chiaramente di proprietà esclusiva della sinistra (il 90% dei giornali e dei giornalisti italiani stanno a sinistra: il Corriere della Sera e la gazzetta ufficiale del Pci, l'Unità, oggi hanno lo stesso titolo. E poi dicono che appaio sempre in tv. In realtà, non mi permettono di andarci se non unicamente negli scontri diretti con Prodi. E' da 15 giorni che non vado in tv e, pur di essere presente, sono costretto ad andare a trasmissioni faziose, con conduttori faziosissimi), la notizia adesso giungerà, apportatrice finalmente di verità e luce contro la tenebra comunista-illuminista-totalitarista, ovunque: dalla Finlandia – paese peraltro buono solo per i surgelati, l'aringa affumicata, la renna marinata e il pesce baltico con polenta; volete mettere col culatello? – alla Turchia e all’Ungheria – paese di impalatori da sette generazioni il primo; posto buono per qualche indirizzo aùm-aùm che di sicuro vi darà il suo premier, il secondo – passando finanche dall’Arabia Saudita, nazione in cui bisogna rifiutare qualsiasi cibo che non sia riso in bianco sennò ci si intossica, e soprattutto da quei quattro beduini di Al-Qaeda, espressione di una civiltà inferiore e ferma al 1400 come quella islamica.
Per far sì che tutto questo poi giunga mediaticamente anche dove può restare più difficile e impervio, regaleremo infine una televisione alla striscia di Gaza (ce l’aveva chiesto Arafat, e noi gli daremo Striscia la Notizia), una all’Albania (che ci servirà anche per promuovere le loro magnifiche coste, così gli italiani andranno là in vacanza), una all’Estuania, e una alla Nègria, laggiù insomma, da quelle parti lì (a proposito, la sapete quelle del negro che cerca una pensione a Rimini?). Abbiamo già fatto domanda in proposito al “Consiglio Superiore” dell’ONU.
E ora scusateci che ci squilla il cellulare; tanto sarà di sicuro il Chavez, dal Venezuela, che vorrà riparlare con Aida Yespica, come l’altra volta.

Ah no, era una delle mie molte ex francesi di quando studiavo alla Sorbona – pagandomela però cantando sulle navi da crociera, d’estate; le poverette non si sono ancora fatte una ragione del mio flirt (premeditato e mirato) con la Taria Halonen, per l’Agenzia Europea per l’Alimentazione.
Ah, le donne, le donne! Ci vorrebbe Schroeder (altro che quel Kapò di Schulz!); gliel’ho detto anche l’ultima volta: “Gerhard, tu che hai avuto quattro mogli, cosa ci puoi dire delle donne?”

marzo 24, 2006

I RICORDI


Mi ricordo sì mi ricordo la Flori Federica, che veniva alle medie con me ma in una classe diversa, e c’aveva un visino grazioso e nell’insieme era molto, appunto, aggraziata. Poi passarono gli anni e la rividi, e era quadruplicata: al posto dei fianchi aveva un baule, e il viso, ancora leggermente grazioso, era imbolsito che pareva una rana di quelle che gonfiano mentre gracidano. Di sicuro adesso sarà morta scoppiata, o avrà sposato un tipo olivastro e méchato che riesce a dire “DAI, ANDIAMO VIA!” ruttando, e che per parlarti da qui a lì urla. Peccato.


Tutto si corrompe, tutto va al culo


marzo 20, 2006

ASSOLUTAMENTE FANTASTICO (fonte: Repubblica).

"EGO te baptizo piscem", proclama ridendosi addosso il presidente del Consiglio della settima potenza industriale del mondo, sciatalgico ma saltellante sul palco con un microfono tra le mani, modello Vanna Marchi. Sconcerto, gelo, colpi di gomito increduli nelle prime tre file degli stati generali della Confindustria, nell'immensa sala della Fiera di Vicenza. Si guardano tra loro interrogativi, impallidiscono, non vogliono crederci Montezemolo, Tronchetti, Della Valle, Pininfarina, Monti, Colaninno jr., Abete, Amato, Marzotto, Carraro, Emma Marcegaglia, Calearo.
Neelie Kroes, commissaria europea alla Concorrenza, e Günter Verheugen, commissario per le Imprese e l'industria, si interrogano: "What's piscem?". Persino Tognana, ex vicepresidente con D'Amato, si stropiccia gli occhi.
Ferruccio De Bortoli, sul palco, come annichilito, non muove una ruga e freme. Ma il grosso della platea, dalla decima fila in giù, non meno di mille uomini in gessato e donne strizzate, va in visibilio. "Silviooo Silviooo Silvioo..." intonano i duecentocinquanta personaggi accreditatisi mezz'ora prima dell'arrivo inatteso del premier, che era ufficialmente bloccato dalla sciatalgia provocata a suo dire dallo scontro con una cattivissima sindacalista comunista della Cgil.
Sono le truppe cammellate del presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan e del suo spin doctor Franco Miracco, ex comunistissimo collaboratore precario del Manifesto, assistite all'esterno da una flotta di furgoni materializzatisi dal nulla con manifesti 6x3 di Berlusconi e della Lega. Si riconoscono, i cammellati, per i fumo di Londra da grande magazzino e gli occhiali scuri, nella zona con la migliore acustica, a sinistra del palco.
Il vicepresidente Andrea Pininfarina, che sembra un ufficiale tutto di un pezzo del Piemonte Cavalleria, ancora non si dà pace per il buco nell'organizzazione che ha consentito l'ingresso degli "scherani".
Il "piscem" berlusconiano d'apertura del "sabato bestiale" della Confindustria, nella storiella originale sarebbe per la verità una "carpam" e il vescovo evocato dal premier un parroco di campagna. Ma l'aneddoto d'apertura del presidente del Consiglio della settima potenza industriale del mondo se lo volete testuale, è questo: "Un vescovo del Medioevo mangia una bistecca di venerdì. Gli dicono: vescovo, è peccato. E lui: bistecca, ego te baptizo piscem".
Si guardano interrogativi Verheugen e Kroes. Ma è il seguito che lascia stravolte le prime file e, per la verità, anche le seconde: "Io che sono ministro della Salute ad interim, mi sono battezzato in salute". Mi sono battezzato, come il Vescovo, come il Papa. Mi sono guarito, posso persino questo.
Non sanno, gli astanti allibiti, che il meglio deve ancora venire. Quando l'inappuntabile De Bortoli richiama i minuti concordati per gli interventi, il presidente del Consiglio scatena l'inferno in un'aula che per trentasei ore era stata il tempio dello stile e del politically correct. Citizen Berlusconi, rivolto a De Bortoli, scatta in piedi, gonfia il petto, e con voce roca per l'iracondia incontrollata, declama che i giornali sono un "pericolo per la democrazia" tutti, non solo Repubblica e il Corriere della Sera, ma La Stampa, Il Sole 24 Ore, perfino Il Messaggero, asservito, come lascia intendere, al suo socio traditore Pier Ferdinando Casini. Per non dire della radio della Confindustria, noto organo rivoluzionario, che getta fango quotidiano sull'opera ineguagliabile del suo governo.
"Non credete ai giornali che parlano di declino", urla col petto in fuori. "I giornali sono un pericolo per la democrazia". Comunisti e giornali "vogliono solo andare al potere, considerano il profitto sterco del diavolo". Lui è "stanco, stanco". Non ne può più. Per aiutarlo bisogna "lavorare di più e venire meno in Confindustria". Applausi che sommergono i fischi.
"Silviooo... Silviooo...", dal settore degli infiltrati di cui Pininfarina non si dà pace. Tutto fino a quel momento si era svolto con democratica signorilità. Giulio Tremonti, forzando il suo carattere era stato un signorino educato. Il peggio che aveva detto, col suo solito acuto effetto sonoro, era che "la sinistra in cachemire circola per i casali toscani", come se lui, fiscalista principe, vivesse un una baracca, suscitando l'applauso dei forzati del nord-est, che non indossano cachemire, come l'odiato Bertinotti, ma girano in Maserati e in Porsche Cayenne.
"Il cavaliere inesistente", come era stato soprannominato il Cavaliere nell'assise vicentina dopo aver annunciato il forfait per sciatalgia, s'è materializzato a scompaginare le carte, annunciando di aver aumentato tutto "anche le nascite", forse nel più importante bluff di tutta la sua vita. Colpo di scena a tavolino? O "stato confusionale" come l'ha bollato Andrea Pininfarina col tono dell'ufficiale del Piemonte Cavalleria?
Stato confusionale senza dubbio è stata la generale diagnosi nelle prime file dei Poteri forti, ma anche nelle seconde file degli imprenditori veri, dispersi fra le truppe cammellate, dopo l'assalto a Diego Della Valle, colpevole di aver scosso la testa mentre il Vescovo dei "piscem" snocciolava i suoi dati sull'Italia che va alla grande, che mai ha goduto di questo prestigio internazionale, che ha fatto arricchire tutti con la crescita del valore delle aziende e delle case. "Della Valle, la prego di dare del lei al presidente del Consiglio", gli intima il premier del settimo paese industriale al mondo, rimproverandogli gli "scheletri nell'armadio" che lo inducono a parteggiare per i comunisti, per salvarsi chissà da quali accuse con l'aiuto della "magistratura rossa".
Berlusconi urla e urla, si fa livido, la claque gli grida dietro: "Silvio... Silvio...". Montezemolo continua a sbiancare. Gli sediamo vicino, nel posto lasciato libero da Berlusconi che se ne va tra gli inni da stadio del suo popolo di partito "convocato". Sospira Montezemolo pallido, sconvolto: "Per carità, non mi fate dire, rispettiamo le istituzioni. Tutte le istituzioni, compreso il presidente del Consiglio".
Spunta dalla prima fila Mario Carraro, industriale dei trattori, ex presidente degli industriali veneti, signore assai acuto di una certa età, che ha un nitido ricordo del passato. E recita: "Alcune volte, nel riferire le visite in provincia del federale, si usa la frase: il capo del fascismo. La frase non è appropriata, dato che c'è un solo capo del fascismo". E' una direttiva del Minculpop del 13 settembre 1941. Gli sembra di essere tornato a quei tempi e non si rassegna. Ricorda che non c'era la tivù, ma le veline dell'agenzia Stefani. Il 25 luglio però, appena appresa la notizia delle dimissioni di Mussolini, Mario Morgagni, che aveva inventato l'agenzia del fascismo, si suicidò.
Suicidi, di certo, non ci saranno nei giornali italiani, dopo la performance del premier a Vicenza. Ma una cosa è certa: la Confindustria, per le prossime elezioni, non ha bisogno di fare endorsement. Per Montezemolo l'ha già fatto Berlusconi.


MI SEMBRA IMPOSSIBILE CHE CI SIA GENTE CHE ANCORA NON HA CAPITO, CHE ANCORA NON APRA GLI OCCHI. VERAMENTE, SIETE DEGNISSIMA PARTE DI UNA NAZIONE IL CUI ASPETTO CARATTERIZZANTE È IL PRIMATO (QUESTO - AHIMÈ! - VERO) NEL NUMERO DI CELLULARI POSSEDUTI.

marzo 14, 2006

Direttamente dal Brasile, bellissima e pittoresca terra di sogni e bellezze naturali, spiagge e samba, traffico di organi e miseria generale, arriva il nuovo ed emozionante sport di inizio millennio, destinato in breve tempo ad appassionare tutti voi: la CAOPÉRA!
Sì, proprio così: altro che Ronaldinho e il futbòl bailado, il Carnaval de Rio o il beach-soccer! La magica febbre della CAOPÉRA vi prenderà in un modo del tutto nuovo, per non lasciarvi più. Inventata dai fratelli Pulcïoso, Gècche e Ulrich, brasiliani doc (uno è di Vasco, l’altro di Flamengo), questa nuova specialità sportiva si basa su abilità e precisione, senza ovviamente dimenticare la consueta allegria brasileira di fronte alle avversità della vita. Non è assolutamente vero che sia uno sport inventato a scopo di truffa verso i praticanti. Né che sia il solito acchiappacitrulli per gonzi in cerca di emozioni forti o idiozie alternative, tipo il reiki.
In ogni modo, queste le regole, che riportiamo fedelmente dallo statuto del massimo organo mondiale di questa nuova meravigliosa disciplina, la FE.CAOPÉRA: nella CAOPÉRA si affrontano due squadre composte da quattro persone, distinte fra loro per il differente taglio di capelli, indicante la diversa specialità in cui eccelle il singolo membro della singola squadra. Il terreno di gioco può essere di vari tipi, basta che non si trovi vicino a una qualche sede delle autorità (questura, caserma, tribunale, etc. – c’è sempre il rischio di una bella denuncia per atti osceni in luogo pubblico, noi si dice per voi, non dite che non vi s’era avvertito). Le quattro squadre si siedono in perfetto circolo; dopodiché, uno dopo l’altro, i singoli giocatori si affrontano, mettendosi al centro del circolo accucciati e cercando – entro il tempo limite complessivo di 50 minuti effettivi – di defecare, attraverso il sapiente utilizzo e dosaggio del muscolo sfinterico-rettale, qualcosa che sia il più simile possibile ad una pera. Per questo la CAOPÉRA è anche denominata il gioco delle pere-di-merda.
È vietato ogni tipo di minzione (che faciliterebbe l’espulsione della pera-di-merda), pena la squalifica; inoltre, la squadra di casa può incitare i propri effettivi attraverso il ritmato battere delle mani e l’accompagnamento musicale di una radiolina, purché la musica in questione sia brasiliana. La squadra ospite, invece, deve svolgere la sua prestazione nel più assoluto silenzio, se non nello scherno spinto, offensivo e proditorio dei padroni di casa.
I differenti quattro ruoli della squadra sono così spiegabili e giustificabili: il taglio dei capelli “a zero” indica il giocatore “di potenza” della squadra, quello che dovrà defecare la pera-di-merda più grossa; il taglio “a spazzola”, indica il giocatore “di velocità”, in grado di defecare una pera-di-merda nel minor tempo possibile; il taglio “onda con ciuffo” denota il giocatore “di ripetizione”, capace di defecare più pere-di-merda a ripetizione. Solitamente il giocatore “a zero” è anche il capitano della squadra. Il quarto giocatore è infine denominato “Jolly”, e si distingue per l’assoluta libertà di performance. Tra queste si segnala tuttavia la capacità (attualmente caratteristica precipua della squadra Campione del Mondo, formata dai fondatori, i fratelli Gècche & Ulrich Pulcïoso, più i rispettivi cognaty) di inserisi nel culo una pera vera, per poi riespellerla completamente rivestita di merda. Nel caso, fa fede la compatta ed omogenea copertura escrementizia della stessa.
A vigilare il tutto, due arbitri, recanti seco la sacra pietra di paragone - una pera di granito scuro, modellata dal Ministero dello Sport di ogni paese - per il giudizio finale: nella CAOPÉRA, infatti, vince (premiato con due punti in classifica, mentre zero vanno a chi perde – in caso di pareggio, le due squadre vengono sterminate dal secondo arbitro, tramite l’uso screanzato & vile del Nunchaku e del Daisho) chi si avvicina di più al modello.
Su dai, partecipa anche tu, NUMEROSO: iscriviti al più vicino distaccamento di CAOPÉRA – il gioco delle pere-di-merda! Entra a far parte della Grande Famiglia! Basta versare annualmente il modesto ammontare di 12.000 eurini tiepidi e bruschi (a giocatore, mi pare giusto) sul nostro c/c, i cui estremi Vi saranno forniti non appena ci saremo accorti che non fate parte né delle fiamme gialle, né di qualsiasi gruppo violento e vendicativo. In cambio Vi sarà donata l'attrezzatura per giocare, ivi incluso il manuale della CAOPÉRA – il gioco delle pere-di-merda, e l'abbigliamento adatto (surplus di 1.200 eurini), nel colore e nella foggia da voi scelta per la vostra squadra. 

CAOPÉRA! - la magia e il ritmo di una terra, a casa vostra.


Vietato, ai sensi dell'art. 13.452 del codice Magnum, ogni tipo di denuncia o minaccia di far intervenire le autorità, è anche una questione di coerenza e corretteza nei nostri confronti, mi pare il minimo.

marzo 02, 2006

ALLOW ME TO CONCLUDE... - BERLUSCONI's USA TRIP 2006 (giusto un mese prima delle elezioni, vedi un po' la coincidenza... e il TG5 fa la diretta a oltranza) 

E dal suo enorme & mirabile cestello d’aneddoti, il ven. PdC ne estrae un paio, utili alla bisogna e all’uopo forgiati. Se domani andasse in visita in Finlandia magari direbbe che ha da sempre allevato Renne.

N. 1
“Consentitemi di concludere raccontandovi una breve storia” ha detto il premier, in inglese. “È la storia di un giovane uomo il cui padre lo ha portato in un cimitero, luogo di riposo finale di giovani soldati coraggiosi, giovani soldati che avevano attraversato l’oceano per riportare dignità e libertà ad un popolo oppresso”.
Mostrandogli queste croci, ha raccontato Berlusconi, questo padre ha fatto promettere al figlio che non avrebbe mai dimenticato il sacrificio estremo di questi giovani soldati americani e gli ha fatto promettere di portare “eterna gratitudine” a quel paese. “Questo padre era mio padre, e quel giovane uomo ero io”, ha spiegato Berlusconi assicurando che “non ha dimenticato mai quel sacrificio e quella promessa, e che non lo dimenticherà mai”.
 


N. 2 
Fu uno zio d’America a fare avere al giovane Silvio Berlusconi la prima copia di Playboy. L’allora liceale, allievo di un istituto salesiano, metteva all’asta, nell’ora della ricreazione, il diritto “di passare dieci minuti da soli con la playmate del mese”: se lo guadagnava chi offriva la migliore merendina.
Lo ha raccontato proprio il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, incontrando al Congresso degli Stati Uniti la delegazione parlamentare italo-americana. Berlusconi ha chiuso l’aneddoto dicendo: “Ma eravamo lo stesso dei buoni cattolici”.

C'aveva pure il papillon, pare...