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giugno 30, 2010

FARAGLIONI DI LUPI A VALLE (non vuol dire un cazzo, lo so, ma il suono mi piaceva)

Sul serio, sì... ora cerco di pormi al centro e da lì guardare.

Ma mi chiedo se sono io che non ho mai visto e, se così, se proprio non volevo: se mai fosse stata una specie protezione, uno scrupolo, una difesa.
Una vergogna?
Forse proprio una vergogna, ché tanto in mezzo ci si cresce, alla vergogna; uno se ne imbeve e non se ne accorge e i danni se li fa da solo.Tormentarsi è un'arte (?) malvagia e senza motivo.
Ora cerco di pensare che gli altri non esistono, che Gli Altri è di per sé concetto vago e volutamente indefinito, fatto apposta per mantenersi sempre e comunque come in colpa, come esseri da giudicare e quindi necessariamente colpevoli di.
Penso a tutto questo e mi chiedo: davvero sono arrivato a tanto? Com'è andata, dove mi sono perso?
Ma il punto poi è che io non ricordo nulla, ho pochissimo materiale, e quel poco che mi esce è confuso, non costruttivo, quasi senza senso, come questo post in cui - e son dieci righe - già non capisco più cosa origina cosa e perché solo a volerlo uno si rende conto che gli altri non esistono e se non esistono con chi cazzo saresti in guerra tu? Sei proprio un bel coglione!
E da quale malsana e inutilissima vergogna nascerebbero i disagi a rapportarsi ai parenti e ai familiari, con la conseguenza che appari taciturno e mezzo suonato mentre l'unico lato positivo che ti puoi citar (da solo, peraltro) è che il silenzio è d'oro e come tale quasi sempre da preferirsi?
Che vantaggio c'è, infine, a costruirsi un muro e dietro questo ripararsi?
Ripara?
È una roccaforte o una prigione?
Se non sei in guerra, perché avresti bisogno di una roccaforte? Se non sei in colpa, perché dovresti essere in prigione?

giugno 28, 2010

DE CONSOLATIONE PHILOSOPHIAE o QUESITO N. MCDXVII CON LA SUSI 

Come si legano nr. quattro (4) pulcini di papero (ardita perifrasi per dire anatroccoli) che nuotavano nel rigagnolo di scolo di un immoto lago verdone + nr. un (1) airone o comunque qualsivoglia tipologia di svasso e/o cicogna (ma senza bambino nel becco) stazionante sulle rive del lago di cui sopra + nr. un (1) piccolo di merlo (o forse era un fringuello) che cercava di rimontarsi il ciglio a saltelli ancor non potendo volare + (ibò, dé) Susanna Tamaro vestita alla guisa zuava, zaino in spalla mani sulle cinghie e cappellino calato sui pampani in fuori?
Voglia d'uccelli, chioserebbe l'arguto (ma assai poco fine) lettore?
No perché al tutto ci si può aggiungere nr. due (2) lune bellissime, tonde e grandi e d'un bel giallo tendente all'arancio, che quando c'è passato sopra una striscia di nuvole pareva c'avessero un sorriso e tanto d'occhi. Questo, una; l'altra stava solo lì, fra un torrione ritto e il bastione tutto, mentre da vicino risentivasi musiche esotiche e moderatamente spiacevoli, come a mangiare e poi risentirsi il roquefort (l'immagine non è affatto poetica ma: uno, nessuno aveva mai sostenuto dovesse esserlo; due, è esattamente così che succede, provare per credere, come direbbe un tizio d'una pubblicità, saran vent'anni o su di lì, sicché magari è anche morto, com'è anche giusto siagli toccato).
Toh, vai, uno a zero per me, segna.
Come si lega, si diceva? L'uomo è meschino, limitato, gretto. Riporta tutto a sé, alla sua condizione, alle sue misere myserie: di' quanto sopra a un gelatajo e lui penserà nell'ordine ad una (1, quattro piccoli uguale una grande) vaschetta di Crema con due stecche di vaniglia sopra, al Pistacchio, alla Nocciola, Susanna Tamaro (la qual nessuna coatta fantastia può riuscire a accendere), e infine Mango, che forse più ci dice che l'arancio o il mandarino (senza contare che chi lo vende il gelato al mandarino?).
Io per me le ho legate pensando:
“Madonna che giornata di merda sarà anche domani!”
E ce ne siamo andati, ognun co' suoi problemi, ognun co' suoi pensieri.
Disse il poeta, mandando in culo la Susi o chi per lei.

giugno 10, 2010

HO UN PO' LE PILE SCARICHE, ECCO

Ho dato un'occhiata, e a dire la verità non era un bel vedere, per esempio il Comprensorio del Villaggio Rustico, con quei mezzi depressi con i vestiti normali non firmati che alla mattina si trascinavano fuori di casa e montavano in macchina. E c'era qualcuno a salutarli con un bacio, tipo dicendo stase4ra quando torni trovi un bel regalo che sarei io? No, la persona che doveva salutarli con un bacio sbraitava, o fumava, o sbraitava mentre fumava, e quando quei poveracci tornavano si sedevano sui gradini dell'ingresso con la testa fra le mani, come se tutta la giornata al lavoro li avessero presi a bastonate in testa, dicendogli imbecille che non sei altro.


(G.SAUNDERS, Nel paese della persuasione)