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dicembre 24, 2009

NATALE A STRISCE, TUTTO VERDE E BLU (MA QUANTO SON POËTA). BABBO NATALE RICOPERTO. MA QUANTA NEVE - GUARDA LÌ: UNO, DUE, TRE FIOCCHI. PREM PREM PREM. HO UN AMICO CHE È LAUREATO IN CLARINETTO SAI? SÌ, SÌ (POESIA FUTURISTA)

Ci pensavo qualche giorno fa, spinto da cose così, situazioni contingenti, momenti, un po' l'aver preso spunto da quel che scriveva un amico, un po' dalla vita in generale e da chi incontri, un po' dall'umore del momento: dovessi definire che anno è stato questo, o comunque ripensare agli anni trascorsi in termini di positivo/negativo, io non saprei proprio che dire...

è stato un anno come gli altri, con un fondo di malinconia e di senso di quel che non è stato, di quello che (forse magari chissà) avrebbe potuto essere se – ma insomma non sarà così per tutti? Alla fine siamo tutti uguali, e ognuno ha speranze, progetti, idee. Chi più, chi meno, ma è una cosa che dovrebbe appartenerci come persone.
Forse, se mi guardo indietro riesco effettivamente a rivedere due begli anni, magari per ragioni diverse, e mi chiedo se siano stati tali veramente o se sto isolando soltanto dei ricordi un po' più forti e con quelli oscuro felicemente tutto il resto – è così banale che non vale la pena nemmeno di notarlo, quanto un singolo anno sia un insieme di cose positive e negative, un susseguirsi di eventi che vuoi e che non vuoi, che non dipendono da te e che dipendono da te in una piccola misura. Una periodizzazione fatta così, per ragioni di praticità e calendario, ma che in realtà non racchiude né delimita niente di preciso, perché certo non si cambia a scadenze regolari, o si vive tutto il bello e tutto il brutto in contenitori preconfezionati e sempre uguali.
Forse, ancora, posso dire di avere dei ricordi da tenermi stretto per il 2001, per il 2004, magari anche per parte del 2003 e del 1998. Il 2007, anche, che è stato più che altro un anno di bella fatica. O comunque sia questo è quanto i miei ricordi hanno sistemato, a posteriori. E prima ancora? Di prima non ricordo più nulla, come entità nel suo complesso, come periodo che parte da un giorno e arriva a un altro e via così. Ricordo – quello sì – bei momenti, momenti imbarazzanti, momenti grigi e momenti di solitudine (a volte felicissima, a volte tetra); forse un senso di energica speranza in più, qualcosa che mancava ma che al tempo stesso mi faceva trovare energie nascoste, giusto per essere cercato – una sorta di tensione verso, quella che qualcun altro potrebbe definire anche libido, magari, ma forse sarebbe riduttivo.
Ricordo bei viaggi, molti, momenti sparsi, libri teatro e cinema e mostre, pochi amici, gli studi e i giorni in cui scrivevo la tesi, i miei nipoti che sono nati, l'incontro con mia moglie. Ricordo cose che non avrei dovuto fare, e mille altre che avrei dovuto far meglio, o diversamente. Più di tutto, mi rendo conto che spesso sto pensando a cose che sono successe un tempo, valutando come sarebbero successe se l'avessi affrontate come sono adesso. E ogni volta mi rendo conto che l'avrei affrontate meglio, e avrei sempre risolto tutto (son drago, sì). Il che è una specie di tortura con (dubbia) garanzia: perché quelle cose non – troppo facile sarebbe! – si possono riaffrontare, e rimangon come furono; però da come ne uscirei capisco... cosa? Che sono migliorato? Che è una gran fregatura? Che un conto è vivere e un altro ri-vivere? E quindi gongolo o mi vien rabbia, tanto son stupido.
Capisco lucidamente che molto tempo fa una scelta sbagliata sta ancora determinando e appesantendo la mia vita, tirandomi sott'acqua come il Gordon Lachanche di Stand by me; d'altra parte, avessi fatto ieri quella scelta che oggi mi pare la più giusta, forse ora sarei messo pure peggio. Chi lo sa.
Qualsiasi cosa è determinata da una buona parte di caso e  ambiente esterno. Basta che il vento soffi un attimo di più e tutto salta. In un certo senso, potrebbe meglio illustrare quel che penso questa breve storiella: da un paesino della Sicilia che si chiama San Fratello, agli inizi del - lo voglio dire, rende tutto così libresco... - secolo scorso partì emigrante e presumibilmente disperato, il fratello di mio nonno. Lui non fece fortuna, a quel che ho potuto apprendere (avremmo libri di storia sotto gli occhi, se solo volessimo, ma spesso siamo ciechi, riguardo a quel che ci è vicino), ma i figli sono americani, e vivono a New York. Mi piace pensare che suo fratello sia stato indeciso fino all'ultimo, e alla fine abbia deciso di entrare nel corpo dei carabinieri, vivere situazioni ed eventi di cui - ahimè! - nulla, proprio nulla so, e venire finalmente trasferito in Toscana. E se fosse partito anche lui? Sarei nato americano, avrei avuto mille e mille possibilità, scriverei forse sul New Yorker? Mi sarei perso in un sobborgo e in una gang? Avrei fatto la fame e mi sarei tagliato un dito in una catena di montaggio e mi sarebbe andata in cancrena la mano perché non avevo i soldi per la copertura assicurativa?
Chi lo sa.
Che anno è stato? Chi lo sa. Alla fine, mi rendo conto che ho tutt'altro che poco. La rovina è forse voler sempre di più, non accontentarsi; non già (almeno nel mio caso) nei termini di una cupidigia materiale o pecuniaria: la rovina (o la fortuna) è nella nostra immaginazione. Ma almeno ho capito il passato. Forse magari mi aiuterà ad affrontare il futuro.
Quanti forse...

dicembre 21, 2006

...e dunque, il SS. Natale s’approssima et avvicina, quest’anno come gli altri; e dunque noi, al mysericordioso e pio orfanotrofio delle Suore Lupine “San Lupone III o IV d’Antiochia”, abbiamo pensato, fra un pignoramento coatto a nostro favore e un fallimento pylotato a nostro beneficio (a seguito com’è d’uopo delle multiformi e meritevolissime attività che da spesso ci caratterizzano: strozzinaggio, vsvra, taglieggiamento, minaccia all’arma bianca – ultima acquisizione, l’Ovattificio Fortunato sas, di Franelle di Ceppaduro (TT), per un patrimonio totale gestito di 11.000.000 €, più tre mute di cani pipy requisite e svariati arsenali di batterî) di passarlo con la Cultura.
Voi, ad esempio, la sapete LA CULTURA? Quella con la C maiuscola, che parla pure in quella lingua da manfruïti, lì, che prima ce n’erano due poi una è sparita deo gratias sennò vai a sapere te il casino lì sì che non ci si capiva una sega, dico il Francese e il Provenzale. Eh? Voi lo sapete il Francese, e la cultura? E magari pure allo stesso tempo? Ma che volete saperci, voi. Ebbene, la nostra Suor Lupònia Badessa Devotissima LI SA! Tutti e due. E allora via che vi regala questa piccola gemma di saggezza, direttamente da quel pelaticcio d’incerta salute che dice fosse coso lì, il Baudelaire:

Il me semble que je serais toujors bien là où je ne suis pas
Mi sembra che starò sempre bene là dove non sono

Bella, eh? Peccato che non c’entri un cazzaccio nulla col Natale, o col clima di festa che si respira anche presso i nostri baNbini, primi fra tutti il Lupotràni e il Lupésci, regolarmente stangati da Suor Lupòta per la loro eccessiva esuberanza in classe, oltreché ignoranza piena et assoluta dell’aoristo. Ma c'entra assai con le vostre spiacevolissime ancorché insipïde vitarelle desideranti come se si fosse tutti di quei gobbi mantrugioni del Leopardi. Inoltre, se si ammette questa, si potrà senz’altro riportare anche quest’altra, del pari del tutto fuori luogo e a sproposito. E in più, di Suor Lupènchi, novizia assegnata all’Economato&LavaggioDenaroSporco:

A me, l’economia è quella scienza che mi dà parecchia noia 
À moi, l’économie c’est la science que plus m’emmèrde

Ma adesso basta, temp’è di cessar co’ convenevoli, e campo lassar alla festa e alla letizia (e anche un poco all'aggiotaggio), affinché vi riempiano il cuore e anche un poco il naso, e possa magicamente lo spyrito del momento farvi trovare un graziosissimo alberino natalizio marrone sagomato a forma d’intestino crasso (*) sul vostro pianerottolo, proprio come è capitato a Suor Lupanària, che dipoi s'è scoperto essere crvdo e rio scherzo del focomelico Lupùgi, stanco d'angherie e soprusy su di lui regolarmente perpetrati da noi pie suorine ma non solo, in classe e non. AME. E BUON NATALE E ANCHE UN PO' BEFANA.




(*) s'indovini un po' cos'era in verità? A forma d'intestyno? Ma era uno stronzolo, cary miei, né più né meno. Lo dico pe’ tardî in comprendonio e mestî d’intelletto, giacché a Natale è d'uopo esser più buoni e svelar tutti gli arcanî

dicembre 31, 2004

PROLASSO INTESTINALE – IL TUO NUOVO, APPASSIONANTE, INCREDIBILE FILM DI NATALE


Arriva un nuovo, imprevedibile personaggio che amerete. È il commissario Aldino Pistone, detto Bottazzo II da Gàttide (per distinguerlo dal padre, Artidòro Pistone, detto appunto Bottazzo I, l'unico uomo capace di riempire un cappello da posta al sassello – grande record e orgoglio paesano, da sempre), che con le presenti festività entrerà nei vostri cuori e nelle vostre case per non uscirne più. Goloso di frattaglie, rigaglie e cervella di pollo, anche se ciò che lo fa letteralmente impazzire è la cipolla del suddetto animale, violerà la vostra intimità, venendo letteralmente a stabilirsi nel vostro tinello e/o soggiorno, entrando di prepotenza nelle vostre conversazioni quotidiane, spiandovi mentre rilassate le stanche membra, assisi su comode & linde tazze WC, che lui poi insozzerà coi suoi liquami & miasmi corporei, (avviso: mangia tanto, e se non gliene date s’incazza come un triceratopo impaurito. Il fatto che venga a stabilirsi a casa vostra, poi, non v’allarmi: egli sarà infatti in possesso dei nominativi di tutti coloro i quali, al cinema, faranno il biglietto per entrare a vedere il suo film e, ora da uno, ora da un altro – guai a creare rivalità, e/o far preferenze! – spenderà la sua immagine fisica venendo a trovarvi, allietando così la vostra altrimenti ben misera vita. Voi accoglietelo sempre festosi, celando al meglio che potete il vostro disappunto o la vostra intolleranza: potrebbe essere assai pericoloso. Soprattutto, non fate commenti sul suo esser completamente glabro, che si offende irrimediabilmente, e sputa)
Il film in questione, intitolato appunto “Prolasso Intestinale” (regia di Johnny Dr. Merda, nelle sale per l’epifania p.v.) vedrà il vostro futuro eroe alle prese col suo primo, intricato caso. Il commissariato di Gazzurrone Marittimo, provincia di Gàttide, è oberato dalle telefonate della popolazione locale, terrorizzata da una strana forma di morte: le vittime vengono trovate, il giorno dopo, con un prolasso intestinale e un ematoma al gomito destro. In un lago di materia fecale. Il tutto con una firma (nella materia fecale, ovviamente, e fatta rigorosamente a mano): JACK LA SEGA. Dopo che l’aitante commissario Bottazzo II se n’è ampiamente sbattuto i coglioni, di tutti loro (“voglio dire… m’impiegavo alla SITA, se volevo lavora’”, recita il nostro eroe, all’incirca dopo cinque minuti di film, davanti a una bella tegamata di frattaglie & cipolla di pollo, cucinategli dal suo inseparabile assistente & amico – ancorché di razza innegabilmente inferiore quindi destinato ai lavori più umili, tipo parlare al telefono coi cittadini, pulire le cucine impestate d’unto, giocare d’azzardo cogli allibratori clandestini per conto di Bottazzo II, spacciare crack nei più vicini asilî, riscuotere le mazzette presso le vecchiette, magari molestandole con uno steccolo intriso di materia fecale – il fido Canìsio Lo Rògnone), ecco che la situazione prenderà una piega imprevista con l’arrivo in scena di Gèppo il Folle, che in una banale lite (nel “Pub della Ralla”, unico locale del paese, stava discutendo su quale fosse il principio politico più importante nella Francia dell’Ottocento – e il buon Gèppo propendeva, com’è anche giusto, razza di asini senza cervello né memoria, ma come cazzo fate a non convenirne, per il “giusto mezzo fra gli estremi” di Guizot, nella Francia di Louis Philippe d’Orléans) ucciderà Canìsio, responsabile di un'espressione alquanto ingiuriosa verso lo stesso Guizot, idolo di Gèppo il Folle ("Guizot? e chi cazzo è?"), soffocandolo tra gli stessi vapori d'unto della cucina.
Gazzurròne Marittimo ne sarà sconvolta, e allora e solo allora (solo perché così non può più avere i suoi manicaretti rustici ma grevi?) il commissario Aldino Pistone, detto Bottazzo II da Gàttide, inizierà ad indagare. Inquietanti scenari gli si apriranno allora davanti agli occhi. Tantopiù che è solo da dopo l'apparizione di Gèppo il Folle (detto Jack la Sega dagli amici più intimi, giacché Gèppo il Folle è solo il nome della madre, da signorina) che son cominciati tutti quei casi, ma forse questo non dovevo dirlo, mannaggia ecco ora ho sciupato tutto il film. Porca troja.

Comunque... accorrete numerosi, il cinema vi aspetta! PROLASSO INTESTINALE! Fatevi affascinare dall’intrigante Gazzurròne Marittimo e dai suoi operosi & loschi Personaggi! Seguite il grande Bottazzo II, nel suo peregrinare! Andate un po’ affanculo, con l’anno nuovo. Merde.


Con Giorgio Ariani nella parte di Bottazzo II.
Sandro Bondi in quella di Canìsio (grande soddisfazione dello spettatore, quando spira)
Valerio Merola nella parte di Gèppo il Folle.


(e con le partecipazioni straordinarie poi di: Meat Loaf, Ferruccio Soleri, Hidetoshi Nakata, il budello di so' ma', Maurizio Costanzo, Paolo Poli, Pippo Franco, Franco & Ciccio, Lina Wertmuller, gli Articolo 31 però tinti di verde, varî amici del regista, anche carnalmente parlando)




PROLASSO INTESTINALE! E FARE LA CACCA NON SARA' PIU' LA STESSA COSA.

dicembre 27, 2004

...anche quest’anno il SS. Natale è alfin giunto, e giù al misericordioso orfanotrofio delle suore Lupine (scalze, ma con portafoglio) “San Lupone III d’Antiochia”, lo abbiamo passato nella gozzoviglia più sfrenata. Noi bambini, trepidi & giocosi come sempre, tutti gli anni, lo aspettavamo a gran gloria. E la festa non ha tradito le attese, alla faccia di quel mantrugione gobbo del Leopardi. Tiè.


Purtroppo, della mia classe, io sono il solo che possa raccontare come si è svolta la nostra giornata, poiché i miei compagni o sono ciechi da entrambi gli occhi, o hanno gravi malformazioni agli arti (piede porcino, focomelia spinta, ditini cioncati, etc.) che precludono loro ogni nobile attività scrittoria; tuttavia il fatto, lungi dall’infiacchire il mio animo operoso et umïle, m’inorgoglisce ancor di più, e mi spinge a vergar queste vetuste carte col mio pennino dorato, testé sottratto con l’inganno a Suor Lupèsia Superiora, tanto più che ella (la tapina) non sa scrivere, e anzi bolla come pura manifestazione del lubrico demonio ogni forma di comunicazione non orale (indi, includendo anche l’alfabeto muto, il che spiega quindi anche la malcelata ostilità di questa verso il Lupotrani, il Lupesci e il Lupazzy, i tre poveri mutini della classe). Ah già, ci sarebbe anche l'ottimo Lupeschi Attilio, che sa scrivere; ma, ahimè, è tragicamente caduto durante i giojosi festeggiamenti natalizi, quindi son proprio rimasto solo, e proprio innalzando una prece per quest’ultimo, vado ad incominciare il racconto di questa magica giornata, giornata in cui Nostro Signore Domeneddio ha inviato sulla terra il Suo unico Figlio, acciocché Egli sconfiggesse il serpeggiante demonio che s’annida dentro ognun di noi. Amen.


Alle ore 7.30 ci è suonata la sveglia, come sempre con il sacro inno pucciniano “O sole, che sorgi”, intonato eccezionalmente a quattro voci da (in ordine di registro vocale) suor Lùpo, suor Lùpola e suor Lupanària. Avevo detto quattro, ma Suor Gervaso, graditissima ospite dal monastero di Muscolo (“San Bastione Ambrogy” – tra l’altro, protettore dei PR vestiti bene e dei buttafuori), non s’è svegliata, o è deceduta nella notte non ho capito bene abbiate pazienza.


Dopo la consueta colazione a base di brodino di Lupo Cotto, con noi bambini che cantavamo allegri allegri carole natalizie quali “ben arrivato, bambin Gesù”, “che m’hai portato, bambin Gesù”, e “scappa finché sei in tempo, bambin Gesù”, le pie suorine ci hanno messo in mano ramazza e palettina, e ci hanno mandati a grattar via le gomme da masticare spiaccicate dai gradini d’ingresso dell’orfanotrofio, in vista dell’imminente arrivo (ci ha detto Suor Lupòta) di un ospite a sorpresa.


Alle 9.30 circa, con noi bambini che le correvamo intorno facendole amabile e vivace corona, Suor Lupèsia Superiora in persona è andata ad aprire la porta, distribuendo sapide calcagnate nelle gengive ai più bassi e più infelici di noi, che non desistevano dal proposito di rubarle le chiavi della dispensa, dove Ella nasconde (lo sappiamo tutti ormai – almeno a questo è valso il sacrificio del nobile Luprocrìsio, rimasto incastrato nei condotti per l’aria, di ritorno dalla missione esplorativa del mese scorso) cibarie & masserizie varie, delle più prelibate e rare (timballo di Lupo crudo, Lupone a tranci, Lupo Anziano sotto ranno e via così). Con nostro sommo gaudio, di là dallo stipite, un sacco gonfio fino a scoppiare sulla spalla destra, un’ombreggiatura di barba vera sotto quella finta e chili e chili di fard per nasconderla, c’era il nostro dispensatore di doni & felicità: Babbo Rachele! Così ha detto di chiamarsi, sculettando alacremente mentre entrava, la voce impastata di sigarette e di toni da far invidia a un corno di bassetto di verdiana memoria. Era un manfruito della vicina stazione tramviaria, che le dolci nostre suorine lupesche avevano assoldato acciocché ci rendesse men amaro il giorno della SS. Natività. E babbo Rachele, prendendoci ognun sulle robuste sue ginocchia, col suo bel vestitino rosso scollato e corto (si vedevano fior di rotondità d’indubbia origine ormonica fuoriuscire e prorompere) ha alleviato le nostre pene. Ai ciechini (ma storpi) Lupazziery e Lupocotto ha donato un paio d’occhiali da sole mod. RayBan da tamarri, “per fare i gagaroni al mare” (così ha detto); al Lupeschi un ciotolo ripieno di chicche (che ahimè si son rivelate indigeribili al suddetto, che è così, come avevo poco sopra ricordato, spirato poco dopo, in preda a forti dolori addominali); al Lupugi (focomelico) un rametto di pesco (con resina) da rabdomante, e via e via. Il tutto finché è arrivato al fondo del sacco, e non c’era più nulla. Bambini, ce n’erano ancor parecchi. Invano, allora, Babbo Rachele ha cercato di svignarsela, cominciando a parlar piano, (“tanto questi son tutti ciechi, magari pensano che mi stia allontanando”, avrà pensato) e a simular romor di passi, come ad allontanarsi. Invano: perché io (vigile come non mai), il Lupìnzy e il Lupafràtta l’abbiam denunziato alle nostre fidate suorine, che han provveduto a chiudere le porte, e a fornire noi bambini di trinciapollo e lanciafiamme, in grazia dei quali abbiamo tumulato la salma dopo averla frollata ben bene a testate (mirabile l’accanimento di Lupèci, che da povero monchino senza entrambi gli arti superiori qual è, menava testate a caso, spingendosi sui piedini – storpi anch’essi – che pareva caricato a molla).


A questo punto, ed era già mezzogiorno, è entrata Suor Pilota, la quale ha urlato: “Orsù bambini, andiamo a far razzia di Lupini alla fiera!”, e tutti siam partiti ilari e scoppiettanti – chi gridava “iuppiiiiiiiiiii”, chi “aléééééééééééééééééé”, chi “morte ai paesaniiiiiiiiii” – alla volta del suo pulmino “Lupo 1.100/Abarth”, novellamente truccato e corazzato per l’occasione. Ma sulla porta, Suor Lupèsia Superiora ci ha repente bloccati, e così ci ha rampognato:


“prima che partiate per il disordine più sfrenato, la razzia violenta, il furto con scasso, razza di manigoldi disgraziati, rivolgete un pio pensiero al misero figuro che qui, oggi, abbiamo immolato. Anche lui, come voi, è un povero infelice, e anche lui ha passato qui la sua puerizia. Tenete quindi a mente che anche il vostro destino è segnato, e che quando uscirete da qui, niente più che tutto questo vi sarà riservato, com’è anche giusto. Gli storpi si accartocceranno, i ciechini picchieranno nei pali della luce, e i mutini speriamo spiantino tutti, figli del sadico demonio che ognun v'assedia. Quanto agli altri, solo un’onesta opera di finocchierìa e manfruitaggio vario potrà offrir loro una qualche ragione di esistere, ma speriamo sinceramente che moriate tutti prima. Amen”


Abbiamo abbassato un attimo il capino, in segno di rispetto per le alte e sentite parole della Superiora, e poi siam corsi all’armeria, ove Suor Lupofréddo e Suora Mobile (ma Suora Mobile è solo il soprannome, dopo la paresi alla totalità delle di lei gambette, prima si chiama Suor Lupomagistro) ci hanno riforniti dei consueti Uzi, Shotgun, Mp-104, oltre a una cospicua manata di bombe a mano (“è pur sempre natale!” ci han detto, strizzandoci l’occhio), in vista della nostra consueta incursione natalizia.


Siamo saliti sul pulmino. Suor Pilota ha messo in moto, e noi subito abbiamo intontato il classico intramontabile “Proteggici San Lupo, sennò m’incazzo", mentre io pensavo: "maledetto viscido demonio, perché m'assedî, surrettizio?"

dicembre 01, 2004

Basta col vecchiume!


Quest’anno, a dicembre, fai qualcosa di nuovo…



VAI A FARE IN CULO


(stupido)



E l’albero di natale, una buona volta, fallo in


cartongesso & compensato!!!



Sì, èvverissimo!!! Basta una telefonata, assolutamente non a carico vostro (15 eurini al mEnuto, con scatto alla risposta di 20 – queste son cose che i maligni sostengono, non ci faccia assolutamente caso) alla ditta Testo Sterone Digiuno snc, e otterrete SEDUTA STANTE la possibilità di adornare il vostro salotto (di merda, sicuramente, con divano arancione e rosso, anni ’70, e tanta carta da parati marrone) con un bellissimo albero di natale CC (Cartongesso e Compensato). Funziona così: VOI telefonate, NOI veniamo a casa vostra, e dietro l’esborso di provi un po’ a dire lei? Eh? Provi un po’? no, no dica, via… voglio vedere se indovina… eh? Allora? Dice o no, imbecille? Ok dico io tanto Lei non sa nemmeno levarsi un dito dal culo, d’altronde ecco spiegate quelle mani tutte merdose: 110 euriny luridi e secchi (più il pranzo & la cena, mi pare anche ovvio, che vuol lasciare i nostri operai DIGIUNI?)! Si rende conto, caro il mio parassita della società Testo Sterone Appetibile snc? Eh? Sì, proprio così: i due nostri operaj Culo Sudato e Affare Turgido le busseranno alla porta (se non risponde alla seconda bussata la buttano giù, l’avvisiamo) e le monteranno l’ARNESE! Dove? Ma dove vuole lei, mi sembra chiaro! Saranno per questo provvisti di: a) mandato di perquisizione del KGB sez. Belgrado, non servirà a nulla ma non si sa mai, lascia fare; b) scaleo alto 3 mt. e mezzo per sistemare la punta (ah già, non le avevo detto niente sulla stella dell’albero? Che bambaccione che sono: realizzata in merda purissima di Val di Cairo, essa è oggetto pesantissimo e fine: pensi che è appartenuta nientemeno che a ora non mi ricordo bene chi, ma vedrai qualcuno di importante, che di sicuro ci faceva un uso migliore di quello che potrà farne lei, re degli imbecilli, una volta finite le piacevoli festività!); c) trapano “Marzapane Attilio” (è il nome del trapano, devo dirlo sennò s’offende e non funziona, è permalosissimo) provvisto di tutte le punte possibili (a ferro, a legno, a caldo, a cappuccino) per fare buchi un po’ qua e un po’ là, giocosamente a caso; d) orso bianco al guinzaglio, che fa tanto natale. Il tutto, ovviamente, oltre al materiale all’uopo servente per adornar la sua avita magione di una gemma di festosa belluria. Vale a dire: nr. 1 (uno, ma a seconda: se si viene col 450 fiat, anche due) ribaltabile di tavole 80x80 in cartongesso, da segare e molare; nr 1 (appunto) mola da industria, con seghetto incorporato (che userà lei, senza occhiali di protezione mi sembra giusto, sennò dov’è quel brivido che rende più frizzante la vita? Nel frattempo gli operaj usufruiranno del bagno, magari insieme a quel budello risaputo di sua figlia, trombandola ovviamente ALL'ACQUAJO) per modellare il cartongesso; nr. 43 tavole di compensato di infima qualità (le pare di meritarsi di più, a lei???) per inframezzare e incastrare il cartongesso; nr. 1 stella (o punta) per l’albero, in Merda Nera e stecchi portanti. Postisi all’opra, dopo l’atto matriale di cui sopra (il summenzionato budello), i due operai sistemeranno tutto, nel giro di una settimana o due. Mi sembra chiaro che in quelle tre (ho detto due, prima? Mi perdoni erano quattro!) settimanine, i due poverelli dovranno esser vestiti e nutriti. No, lo dico giusto per dovere; lo so che aveva capito, non mi permetterei mai, cara la mia testa-di-merda.


Se alla fin dell’opra, il risultato non fosse di suo gradimento, non disperi, caro amico (di chi? Mio no di certo; le par che me ne giovi?). Tanto gli operaj avran finito per befana o giù di lì, quindi le festività saranno finite, e così che cazzo gliene fregherà a lei? Eh? No dica un po’? Vuol grane? Ah, ecco... comunque, visto che lei è un tipo rognoso, ho bell’evvisto, basta che dica “no, non mi garba” che Culo Sudato e Affare Turgido la riempiranno di cazzotti, lasciandola poi fuori della porta, ché la sua casa dopo resta a noi della Testo Sterone Satollo snc, mi pare anche il giusto compenso per tanto disturbo.



Su, telefoni veloce (imbecille). Il numero è 347-4655034. Risponderà Grongo, il nostro Negro™ afghano da centralino.


Ah, dimenticavo: buon natale, con la Testo Sterone Digerente snc! E anche un po' buona pasqua!


Saluti, alla su' mamma in particolare.

dicembre 24, 2003

Sintetico: BUON NATALE. Che il babbo omonimo non vi porti un cazzo, così cià più roba da portare a me. E inoltre (ok, lo pensava già detto linus, no il dj mi pare anche ovvio, non avvelenatemi anche il natale ora, via…) che accidenti c’entra babbonatale col natale? Boh, a me basta che mi ricopra di regali…


Voto: hai colto appieno lo spirito del natale. 8 meno (il meno per la parolaccia). Buon Natale, zozzone.

dicembre 16, 2003

Emeriti signori; care (un par di palle… ) signore; innumerevoli teste di cazzo: anche quest’anno, il Natale si avvicina, e con lui, le solite preoccupazioni. Arriverò a Pasqua? Il mio gatto, picchia e mena, riuscirà ad accoppiarsi? Vincerò finalmente una mano di backgammon, ma soprattutto riuscirò mai a capire come cazzo si gioca? E soprattutto, la più classica: Cosa accidenti regalo al prossimo? Ma proprio perché IO vi voglio bene, e vi vorrei giusto vedere tutti quanti schiantare proprio mentre siete qui a perdere il vostro tempo così – no scusate ho sbagliato, volevo dire insomma che vi volevo dare qualche paterno consiglio e cose simili, accidenti. Poi, in realtà, ho 15 anni, e mio padre è stato dichiarato disperso in Abissinia durante la prima conquista italiana (quella di Crispi, ovviamente), però io i paterni consigli ve li do lo stesso. Alla faccia vostra.

Lo sponsor di oggi è il NEGROZIO “Da Abdul l’Ambulante – cianfrusaglie inutili ma brutte”. L’esercizio in questione, che apre tutti i giorni (su una stuoia di vimini, o anche su un più generico telo) alle 9.30, vicino piazza del duomo, vigili urbani permettendo, propone una vasta scelta di presenti per tutte le età. Come al solito (quale solito?) ne illustriamo ben 3.

1)      “Almirante, il Pupazzo Ignorante”. Immancabile per la vostra autostima (che certo sarà bassissima), Almirante, Pupazzo Ignorante, è un simpatico orsacchiotto bianco, ma sagomato a forma di divieto di sosta coi boccoli, dal quale, ogni qualvolta che premerete il naso, sentirete lanciare le peggio maledizioni in celtico antico (in realtà sono fragorosi rutti, ma datta la gutturalità di detto idioma, è assai facili scambiare gli uni per gli altri), laddove invece, ficcandogli un dito in culo, avrete l’onore di sorbirvi questa simpatica litania: “io penso che Lei sia una persona veramente di merda, sprecisa e poco seria, e di sicuro Sua moglia la tradisce col primo che capita. Vedrà che in capo a una settimana, Le capiterà qualcosa di molto brutto”.
2)      Varii giochi per la playfashion tre e F-Box a ben poco prezzo, tra cui Pac-merd (unico caso di pacman coprofago della storia); Virtual Inseminator (videogame molto bello, perfetto peraltro per quei frustrati di merda che di sicuro sarete, e che consiste nel mettere in cinta la pupa di turno, ovviamente scansando tutti gli ostacoli che incontrerete lungo il percorso, tra cui l’ex ministro Donat Cattin con in mano un mazzo di preservativi; Irene Pivetti rapata a zero, e per questo ancor più bona del solito – una vera e propria sirena; uno stuolo di femministe isteriche ma belle dentro che vi spara proiettili di pecorino ben stagionato e per questo – ahinoi! – durissimo, ecc ecc); Space Invaders 835 (classico arcade-smazzasmazza-sparatutto-adventure in 3 persona ma col riporto di due, in cui impersonate Gasparrius, perfido mago buono (?) che deve far approvare le sue leggi strambe ma oneste per volere del capo (???) nonostante l’immancabile orda di alieni che spara, movendosi però solo in girotondo)
3)      Un set di portachiavi in torrone morbido, tempestati di merda e/o cioccolata, rispondenti al nome “Indovina chi viene a cena”. Regalo perfetto per ingraziarsi le phyae, specie qualora ci fossero portate (in quanto porta-chiavi) le chiavi di una Mercedes Kompressor ultimo modello (utile, fra l’altro, per gonfiare i palloni e/o le ruote della bicicletta), è qualcosa che Abdul l’Ambulante vi consiglia caldamente, il tutto al grido di “DIEGI EURO, CAPO, DIEGI… NO, CAPO, NO GINQUE: DIEGI… NO CARO: DIEGI!”

Orsù, che aspettate! Garruli, andateci; ditegli che vi mando io. Di sicuro il buon Abdul vi risponderà che gl'importa un cazzo a lui, e anzi se volete comprare bene, sennò aria, che lui al su' paese era pure laureato in termodinamica applicata ai delfini, maledetta la televisione che l'ha convinto a venir qui, che tutti gli dicevano che qui sì che faceva una vita da guappo.

dicembre 12, 2003

DA OGGI, SEMPRE IN OCCASIONE DELLE FESTIVITÀ NATALIZIE, UNA BUONA RUBRICA PER AIUTARVI A PASSARE MEGLIO LE FESTE. (ora basta di scrivere in maiuscolo, il titolo è finito. No, cioè, non sarebbe nemmeno quello il titolo, ma ormai ho sciupato tutto…). Guida ai negozi dove potreste comprare i vostri regali di natale. Quest’oggi:
“Da Testa-a-Ananasso – Giuocattoli & Ogive per Testate Nucleari”. Amena catena di negozi sita in ogni città che cominci per V (tranne Varese, Vicenza, Verona, Venezia e Viterbo), essa presenta una vasta scelta di prodotti per baNbini, ivi comprese entrambe le tipologie di baNbino: quello giocoso, e quello bellicoso. Ok, ci sarebbe anche quello inutile, per essere onesti, ma tanto per lui non si vende mai nulla, e quindi il titolare, Testa-a-Ananasso (badate, Testa-a-Ananasso; non Testa Ad Ananasso, eh?) ha ben deciso di lasciar perdere questa atrofizzata fetta di mercato. Ma passiamo adesso ad illustrare alcuni dei giuocattoli in questione.

1)      Per il baNbino giuocoso, questo Natale non potrete certo fare a meno di “Fungo – il Bambolotto dalla geva enorme”. Si tratta di un simpaticissimo pupazzo di pezza & bottoni chiattone e con gli occhiali (quelli, realizzati in plasticaccia della peggio specie) il quale, non appena avvertirà un certo malessere (e state certi che lo avvertirà, in vostra compagnia…), emetterà delle sonorissime scorregge flautate, sì ma di testa, essendo lui un’emerita faccia di culo. Disponibile nelle due colorazioni di rosa confetto, per bimbi giuocosi ma manfruity, e viola, per bimbi giuocosi & daltonicy, il pupazzo in questione, nel caso in cui si senta appagato dall’ambiente che ha intorno a sé, vi gratificherà con sonori “FFFUUUUUUUNNGGGGOOOOOOO!!!”, esclamati con voce roca e confusa, come la sua, d’altronde.
2)      Ancora, per il baNbino giuocoso è praticamente vietato (giuro, sennò m’incazzo; vengo lì e vi prendo a picchi negli stinchi) privarsi di “Giorgio IV” il nuovissimo sistema per giocare i videogame della Playstation 2 (due). Giorgio IV consta di un apparecchio incomprensibile ai più, che difatti non serve a un cazzo, essendo semplicemente un lungo filo di tungsteno arrotolato su una palla gommosa con, ad una estremità, uno spinotto modello pin-jack: ecco, il genitore dovrà cercare di infilare tale connettore nel buco del cd in questione, e pregare, chiaramente in latino. Dopo tale operazione è garantito che il baNbino giuocoso piangerà parecchio; e se il genitore ripeterà l’operazione più volte non è nemmeno esclusa la chiamata al Telefono Azzurro da parte dell’imberbe infante.
3)      I baNbini bellicosi di tutto il mondo, invece, certo non possono fare a meno di “Oliva l’Ogiva”, la simpatica olivetta verde che uno pensa sia la ben nota drupa (e se non sapete cos’è una drupa, documentatevi, stronzoni), e invece è una potentissima testata nucleare, che però – grande novità! – invece delle radiazioni d’ordinanza, emette sonorissime scorregge flautate. Il fatto che vi possa parere assai simile a “Fungo – il bambolotto dalla geva enorme” è solo dovuto al vostra astio, alla vostra malafede, e alla vostra alterigia prepotente. Giocattolino utile, tra l’altro, per abbattere la casa del vicino, qualora questi non sia esattamente il ritratto della simpatia. 
4)   Altro giocattolo utile, stavolta per entrambi è il “Kit del Pestamerde”, gran scatolone, peraltro costosissimo, perfetto per far stancare il baNbino giocoso e per far desistere da ogni ludo pugnace quello bellicoso. Lo si gioca così: si apre la scatola, si prende con l’apposito guanto (chi vuole può pure far senza, affari vostri) una decina di merde ivi presenti (ce ne sono 25, dopodiché dovreste o acquistare le apposite ricariche, o arrangiarvi da voi, se non soffrite troppo a vedere il tristo destino che s’apparecchia per i prodotti delle vs. spett.li viscere) e le si scànicano per il soggiorno. Poi (badate: poi, non prima!) si chiama il nano cioè il baNbino, di turno, urlando: “sorpresa!”, o anche l’inno alla gioia di Schiller (tutto), lo stesso che Beethoven anni fa musicò, e, spiegatogli cosa succede nel salotto, si guarderà dunque la puerile creatura (giocosa o bellicosa che sia – l’inutile, come da tipi di Kretschmer, d’altro canto, resterà in ogni caso interte), in preda all’estasi più grande, cominciare a scorrazzare per il salotto, pestando quante più merde potrà. Vedrete che prima o poi che il suo esuberante spirito s’infiacchirà, i suoi ribollenti entusiasmi si calmeranno, l’olezzo che sprigioneranno tutte quelle produzioni fecali lo istupidiranno alquanto. Magari si addormenterà pure, in mezzo al quel merdajo: e allora, solo allora, voi potrete rilassarvi sul divano, slacciandovi gli scarponi e facendovi una birra, com’è anche giusto.

Su dai, corri a da “Testa-a-ananasso – Giuocattoli & Ogive per Testate Nucleari (di cazzi nucleari, è ovvio)”. Ti aspettiamo. Se non vieni, la majala di to' ma'...