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aprile 27, 2007

E dalla faceta & feconda Basalghelle di Mansuè (prov. di Astio Bruciante) riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente missiva, probabilmente sottratta con l’inganno e/o le blandizie muliebri al diretto interessato il quale, del pari probabilmente, ci querelerà (al che noi risponderemo con e ‘l budello di to’ ma’, non migliorando certo la situazione, ma sempre in nome del principio vincolantissimo/solenne della rima, che obbliga et impera sempre, come bene riconosce il sommo & degno Avviatura, dio o anche un supplente l’abbian’in gloria): 
 
“Buongiorno/Buongiorno-una-sega,
una bella notiziuola, che desidero pvrtuttavia condividere coi miei amiconi (merde), ancorché vi odî tutti quanti (e su tutti il Bombacci, che è ingegner del ferro e del mvschio di anni 43 e in camera c’ha ancora il poster di Michele Gelsi e Tita quando giocavan nel Pescara, e soprattutto è già a Indiana Jones e il destino di Atlantide mentre io son sempre perso dietro a LeChuck, alla ricerca del cartografo Wally da lui rapito e certo analmente svilito); dicevo, ancorché vi odî tutti quanti, giacché io son persona spregevole & ingenerosa e c’ho pure i denti gialli, segno dell’astio (come la provincia di residenza) che mi porto dentro.
Dunque, stamane son andato a far partire l'assycurazione della mia nuova LVPOCOTTO grigia. Già, perché io c’ho la LVPOCRVDO verdementa, allegra macchinetta bombata e nient’affatto spazïosa con la quale andrò d’ora innanzi sovente a terrorizzare gli abvsiwi abitanti del bosco (orsi, castori, tagliaboschi), tirando loro ogni sorta di rifiuti e marmitte fumanti strappate ai Califfoni e ai Ciaïni che mi parcheggian sotto casa, ignari e tzigani.
Ero preparato: 14° classe, a seguito d’uno sporco tiro giocatomi dall’assycurazione precedente (ah, i potenti se la prendon sempre coi poveri diavoli! Tipo me, che son Mezza Mestola presso l’impresa edile Cavaciocchi Terzilio Fernando & eredî, in via Natta, 43); eury su eury che se ne vanno e ciao. Ma per una LUPOANZIANO marrone questo ed altro. Sennonché.
Sennonché, l’industrioso et alacre (nonché solerte) iNpiegato dello sportello assicurativo Godi Butta & Caca srl (son tre soci), ebbe a dire al sottoscritto:
“Sa, lei, cara merda, che a seguito del Decreto Bersani par che sia possibile associare, con la formula di «Contratto di Padrino d’Assycurazione», la nuova posizione assycurata con quella di un familiare che ha già un’assycurazione esistente, anche se quest’ultimo non è co-proprietario del veicolo/autotreno/mezzo-d’assalto? ‘Spetta, coso, si telefona ai piani alti e si sente se è vero!”
Sicché ha telefonato e gli ha risposto un papavero qualunque, il quale ha confermato tutto, basta che – ha aggiunto – il tizio che ha davanti (Mazzatosta Giuseppe, non lo dico per vantarmi è che è il cognome vero, abbiate pazienza se son volgare) dimostri che è ancora in famiglia, tramite un bel certificato del menga e qualche altra sguerguenza molesta.
Il tizio che ha davanti (Mazzatosta Giuseppe – sempre io orgoglioso & fiero) lesto produce libretto della macchina intestata al familiare in prima classe barra A – che vuol dir che il familiare è bravo bravo, o che paga e poi non guida mai; come nel mio caso, che era il mio bisnonno e nessuno gli ha mai ritirato la patente – unitamente al contrassegno assicurativo e… MAGIA DELLE MAGIE! Si ritrova in classe prima bonus-malus o anche un po’ hocus-pocus o minus-habens ora non ricordo bene com’era, fatto sta che paga assai meno, roba tipo 800 eurini secchi risparmiati.
Il solerte et operoso iNpiegato ha commentato:
“Bene, ora puoi andare a sputtanarteli in altri modi, per festeggiare…”
amo quell’assycurazione.
Già che c’ero mi son fatto pure spiegare come fare per mantere il proprio fritto croccante & asciutto, e poi ho ripreso la mia strada, sulla mia LUPOFERMO giallolimone. Sa tutto, lui.

E questo è un altro Effetto del Buon Governo in Città, come direbbe Ambrogio Lorenzetti se si fosse a Siena e non fosse che è morto secoli e secoli fa, e probabilmente ormai è stramarcito e polverosissimo, dovunque sia. Certo, sempre che il Buon Governo di cui sopra non decida di ritrovarsi un’altra volta in amabil (?) consesso con la Lega, sennò il prossim’anno voto DP
Però intanto piglio e reco a casa, vado in culo e porto sei. E tutto perché c’ho una LUPOFVRBO rosafrustone. Però al Bombacci non gli racconto un tvbo; ha a pagare du’mila, il Bombacci – quella caàta – con la sua GIGHEN 2.0TDI neromerda. Toh, così.


Mazzatosta Giuseppe, anni 43, Mezza Mestola in Basalghelle di Mansuè"

aprile 26, 2007

Magari voi potevate perfin pensare che fosser finiti. E ‘nvece. E ‘nvece, i RECORD-DI-PALESTRA™ tornân fïeri, ché la gente è sì tanto spettacolo d’arte varia di contiana memoria, e non c’ha nemmeno l’accappatojo azzuro. Massì: sapete un cazzo voi…

E quest’oggi: CULONE-SUDICIONE®
Similmente a tutti i ragazzini, o più precisamente quelli che in area anglofona si fregerebbero dell’onorevolissimo – sì: ‘stocazzo – suffisso teen- (oioi come son colto, peccato ieri mi sia quasi caàto addosso, e dice le persone colte non lo facciano) Culone-Sudicione® va in palestra; fa i suoi sporchi maledetti & rapidi esercizietti e poi non si lava, andando negli spogliatoî per togliersi i vestiti madidi di sudore & schifo e rimettersi tosto i suoi di prima, nei quali andar poi a fare il gagarone-fiero-fiero altrove, tipo al lounge-bar-café con corte interna & harem “Promotori del Bello & del Sublime” di Stuffione di Ravarino (prov. di Actarus), per un bell’happy-hour o anche aperitivo-cena che ora va tanto di moda e tutti questi nani sudici, non in grado di distinguere un White Lady da un Cocktail Champagne n.2, affollano i banconi, vestiti in guise censurabil-improponibil-perseguibili e con l’aspetto veramente VERAMENTE sudicio, dalla pelle ai capelli. Perché? Ma perché – signori miei (miei un cazzo: io fo per me, e voi avete a mori’ tutti) – è costume e norma fare come fa Culone-Sudicione®! 
E Culone-Sudicione® ha anche un notevolissimo posteriore: oscenamente alto, coi capelli perfettamente a posto col resto dell’esser suo (orribili, modellati a foggia di esplosione al napalm seppur coll’aura persistente del sudicissimo e dell’vnto, ancorché sparati verso l’alto), c’ha pure due ciancone belle grosse e fatte male, che culminano in un culone da antologia, larghissimo & bassissimo. Quando – altro inveterato costume de’ ragazzini molesti e puzzolenti, come quello di fare qualche corso triennale del cazzo presso qualche università parimenti del cazzo, studiando cinque menutini al giorno e il resto giocando alla plei – va a fare il ganzo colle phyae, par che gli dica:
“ha’ visto fia, io come fô? Eh? Ha’ visto? Non mi lavo… visto? Eh? Eh? Visto? Come fô, io? Oppigglia. Eh? Eh? Eh? Son ganzo?”1

SACCHINO PROTEINA®
Se hai poco più di settant’anni, corri ore & ore sul tapis roulant, fai tutti gli esercizi possibili e immaginabili – dal Fezzicone Altissimo (macchina per i mvscoli alti ma inutili dell’anca) al Galumòne Trepido (macchina per innalzare il livello del deltoide trapezoidale a quello del grande dorsale) – ti metti davanti allo specchio e boxi, convinto in gioventù di esser stato Rocky Marciano o anche Patrizio Oliva, ti presenti alla svdatissima pugna cor un sacchìno della spesa pieno della roba giusta da mangiare e rompi i coglioni al prossimo tuo con pleonastiche e logorroiche stronzate quali “bisogna sempre abbinare una giusta dose di carboidrati e proteine all’allenamento e bla bla bla”, “integrare potassio è fondamentale, quasi quanto gli aminoacidi assunti in bla bla bla”; se fai tutto questo, allora vuol dire che sei Sacchino Proteina®, Proteina® per gli amici. Tanto di cappello, ché sei anZïano, ma sei comunque un povero scemo.
Diffidate ardentemente di Proteina®: una volta ebbe da chiacchierare – spiegandole (ore) perché non andava bene – anche sul modo in cui una (tapina) correva a fianco a lui. Pensate che tutto vi vada male e che la vostra vita sia grigia e che il cane del vicino vi pisci ogni mattina sullo zerbino? Su, c'è sempre di peggio! Richiedete - presempio - le spiegazioni alimentari di Sacchino Proteina®. Poi mi dite.2


______________  
1 Già la voce, come del resto quella di Cacchio®, anche se per altri versi, esprime appieno l’esser suo Tardo, irrimediabilmente Tardo. 
2 O anche no, state a casa vostra; vero me se me ne giovo.

aprile 24, 2007

COUNSELOR – Il professionista della relazione di aiuto (?)
MASTER IN COUNSELING BREVE

La figura del Counselor si sta affermando anche in Italia per le sue specifiche competenze nei contesti sociali. Sono sempre di più le strutture pubbliche e private che si avvalgono dell’aiuto di questa figura professionale: scuole, ospedali, uffici pubblici, società sportive, aziende. Carceri.
Il Master in Counseling Breve fornisce ai partecipanti un’esperienza approfondita su tutti gli strumenti di base, necessari per operare nei suddetti contesti secondo il metodo ABC® (Approccio Breve Cinque Incontri - giuro che è vero, anche la ®) elaborato dal Dr. Charlie J. Mantechi (non ridete, è vero anche questo) in anni di intensa attività nella relazione d’aiuto.
L’ABC® offre un modello di intervento che permette in 5-incontri-5 di affrontare con successo la maggior parte delle problematiche presentate dai clienti. È un modello strutturato e nello stesso tempo flessibile che dà modo al Counselor di essere costantemente in controllo del processo, mettendolo in condizione di poter misurare in ogni istante i progressi verso l’obiettivo concordato con il cliente.
Ai partecipanti verrà fornito un addestramento di base al modello ABC® e al relativo workbook che diviene una guida all’attività di risoluzione dei problemi e all’espansione della mappa percettiva della persona.

PROGRAMMA
- Intervenire da subito: la prima telefonata
- L’attesa e l’accoglienza
- Dal Lei al tu in un istante
- Cosa posso fare per te
- Definire il problema e negoziare l’obiettivo
- Valutazione del disagio
- La Miracle Question
- L’assegnazione dei compiti
- L’uso evoluto del Genogramma
- Dove cercare le risorse
- Metafora Barriera/Ponte
- La Time Line
- Posizioni percettive
- L’uso del Mentore
- Le Metafore con gli Oggetti
- Il Linguaggio Ipnotico e il Dialogo Guidato
- L’allineamento dei Livelli Logici
- La Matrice dell’identità e Il Cerchio dell’eccellenza

METODO DIDATTICO
Il Master in Counseling Breve si articola su una didattica esperienziale in cui gli allievi vengono addestrati al modello ABC® con continui feedback da parte dei docenti in uno scambio efficace di informazioni e competenze.
Si farà ampio uso di simulate, role-play e dimostrazioni pratiche che possano immergere da subito i partecipanti nel vivo dell’attività del Counselor secondo il modello ABC® elaborato dal Dr. Charlie J. Mantechi in persona.

SEDI
Milano, Motrone, Londra, Lentate sul Seveso, Roma, Ripatransone, Cervinia, Casa tua

QUOTA D’ISCRIZIONE
€ 2.500 + iva e ci stai largo

Alla fine del Master verrà rilasciato un attestato di partecipazione con il riconoscimento dell’Associazione Toscana Micro Counseling (ATMC - da non confondere con l'omonima Associazione Toscana Macerazione Cacca) che consente l’accesso ad un percorso triennale riconosciuto dalla FAIP (Federazione Anonima Imbecilli Pretenziosi) e anche un po’ dal budello di to’ ma’, quando non ha preso troppi Stuffioni nel Trabagai ed è comprensibilmente confusa & stordita.

aprile 19, 2007

TORNIAMO A’ VECCHI SANTI (VECCHI? SANTI? TORNIAMO?) E LASCIAMCI RAPIRE SU LE ALI DEL VENTO (VENTO?): I RECORD-DI-PALESTRA™ QUEST’OGGI V’OFFRÔN ANTOLOGIA & TESTIMONÎO D’ALTRI CASI DUE MESCHINI E TRYSTI, FORTE DEGNI D’AGOSTINIANA PIETAS MA ANCHE UN DI PO’ BEMBESCA MYSURA (SÌ, EH?)

CACCHIO®
Il vocabolario d’italico volgare “Sapere a Rate ed anche in Contumacia” pubblicato da Brvno Manesco presso l’editore Villa Castelcrescente (CAP), ci dice che il cacchio è il germoglio non fruttifero di vite o d'altra pianta. Il cacchione, invece, qualora alcun volesse edursi e già che ci siamo, è la parte superiore delle prime penne degli uccelli, ovvero l’uovo della mosca o di altri insetti, ovvero la larva dell’ape.
Ma Cacchio® può esser’anche un tipo abnorme, col nasone e con du’ spalle che païan sedici, e la barba sempre incolta, e vestito sempre uguale, sia in versione tutti i giorni (appunto: tutti i giorni uguale) che ‘n versione da palestra. A qualsiasi cosa gli direte (ma non fatelo; taci e tira dritto – è tempo assai meglio impiegato), lui risponderà: “CACCHIO!”, col vocione di caverna e con fare un po’ beota.
Di solito alza pesi immani, solo per bicipiti e le spalle e i pettorali, lasciando tutto il resto alla mercé del caso e del mangiar smodato e male, indi per cui c’avrà le gambette secche secche e un bel buzzone teso. Pare un povero infelice.
Il concetto più articolato che i più (non certo io, che nol frequento – già la vita è dura…) gli han sentito esprimere fu alla festa di Tortello – il povero Tortello giacché c’ebbe la sua due mesi addietro, morendo d’inedia e tedio e stenti (ah, ad esser tardo ma mansueto!) – che fu (la festa, dico) da lui voluta per celebrare il raggiungimento di 80 cm di circonferenza geva. Insomma, davanti ai vassoj di pasticcini (tra cui diplomatici, danesî, fedore e bignole) Cacchio® esclamò:
“BADA CHE PASTICCERIA!”
E lì fu tutto. Poi ne mangiò dieci o quindici (22) e tornò ad alzar pesi colle spalle e 'l petto e bracci. A chi gli chiese qualcosa, rispose:
“CACCHIO!”

PARA’-PANZONE®
Para’-Panzone® sovente porta disinvolto ma orgoglioso una bella maglietta con su scritto “NOI S’ALZA DELLA GHISA”. Ommioddio. Non fa il meccanico, né l’operajo metallurgico: è soltanto riferito ai dischi omonimi (omonimi?) che mette a profusione & mano piena (mano piena?) su’ bilancierî, e urla. Lui, no il bilanciere, che al limite ciga e incurva. Un’alzata, un urlo smodato e terribile, da sforzo(o chi sei, Monica Seles, domeneddio l’abbia in gloria? – tra l’altro: è morta o viva? Alcun ne sa qualcosa, o ce ne frega?), tal che un si chiede: si sarà cacato addosso? Sì la regola & costume.
Dice (lui) d’essere istruttore di qualcosa, forse di Campana™, o preparazione di Vodke alla Cascia, ed è para’ gonfissimo e bolsissimo ancorché (tale & quale a Cacchio®) col panzone, giacché gli addominali son mvscoli da estate e effeminati segaligni, e quel che conta è tener le braccia assai distanti dal tronco, perché non ti ci stanno. O ‘l non poter posseder camicie, e parer gonfiati dal bvco del cvlo.
Parà-Panzone® ti vuol bene, e se ha finito i pesi da tirare, ti chiede se anche te gli puoi montare sul carrello del Leg-Fortissimo-3000 (la macchina per farsi uscire l’ernie e doventâr le gambe tipo GIG) che lui si mette sotto e t’alza. O fargli massa contro il Rufolo Sordito (macchina per vogare e rivogare, col chiaro fine di sviluppare un’indole marinaja) che lui ti tira in qua. Te e ‘l budello di to’ ma’, se c’è.
E strepitî, ogni volta.

aprile 18, 2007

E ora, merde, un po’ di pubblicità
(inserzione a pagamento, come da Rg.D.Lgs 11/enio-14bis dell'era sveva o savoiarda o dello Shōgun Mytso-Kunymito)


Ehi tu! Sì, proprio tu! Dico a te, stronzolo! Odî tosto e godi!
Vieni al Bar-Pasticceria “Sumo” di CastelGufo di Piumazzo (prov. di GIONNI)! Potrai incontrarci Genni Laricchiuta, che di mestiere fa la Creativa On-Line–Expert of Wedding Solutions; parlare con IolandaCinzia Nesputo, che da lvstri nutre un’insana quanto ossessiva passione per BenicioDelToro, e racconta a tutti di come una cartomante gli abbia confidato che questi è nel suo destino e nel suo karma, quindi lei è lì che lo aspetta; amabilmente altercare con l’esagitato Enio, il gestore del bar, che è affetto da una rara malattia per cui odia i liquami e gli odori prodotti dal suo corpo, sicché ogni tanto s’incazza e gesticola e inveisce, perlopiù contro gli americani, dicendo che lui li odia e non ha mai sentito la Coca-Cola, e questa soddisfazione non gliela darà mai.
Vieni al Bar-Pasticceria “Sumo” di CastelGufo di Piumazzo (prov. di GIMMI), e fatti servire un bel BiancoSarti tiepido, o il nostro unico&inimitabile Caffeino di Fossa, o infine il mysterioso ma buonissimo aperitivino bianco del Tonarelli Germano, il cameriere che colleziona Bachini-dello-Sputo (nessuno sa cosa ci faccia). Se hai fortuna potrai anche sentire un bello scambio di battute fra Giuliano, detto "Trepeka" per la sua espressione acuta & penetrante, e Mascia, detta "Quella Vecchia Bagascia", aspatrice; di solito lei gli dice che no, ora sta con Giorgio.
“Giorgio mi tromba per farmi comprendere il miracolo della vita”.
Vieni al Bar-Pasticceria-Carpenteria (a richiesta) “Sumo” di CastelGufo di Piumazzo (prov. di GUEN), e parcheggia la tua NSÜ-Prinz verde (c'avrai di sicuro la NSÜ-Prinz verde, te) in doppia fila e gagaroneggia indi fiero fiero al bancone della mescita col Cordiale o col Rosolio tralle MANÊ, ascoltando l'ultimo dei Bros. Ti aspettiamo, porta i soldi.


(sennò botte - l'ultimo che chiese di fare a credito è diventato nano da' cazzotti. Il penultimo è morto di disagî; il terzultimo è il padrone)

aprile 17, 2007

MICA VIVO IN COLPA, IO, SE LA GENTE È MYSERA E PVR VARIA (NOIOSAMENTE VARIA) COME LE MALATTIE TIPO LA PROSTATA O INFLUENZA DE’ MAJALÎ. CERTO NO: E' RECORD-DI-PALESTRA™ NE SON TERMOMETRO E MYSURA, CHÉ 'N QUE’ SYTI N’ENTRANO ANCHE MEGLIO. DI VMANI TIPY OD ECCE HOMINI, DICO.

E quest’oggi: TORCIOLONE®
Torciolone® è pelosissimo – tipo Il Pino, un metallarone che conoscevo (poi morì) di considerevoli proporzioni e dalla faccia molto lunga che decise d’andare in palestra e cominciò ad alzar pesi mosso da invasatura mistica & furiosa, facendosi agilmente uscire quattro ernie nel giro di tre giorni (il che argomenta il poi morì di cui sopra) – e grossissimo, e suo precipuo costume è utilizzare l’urlo sguaiatissimo e rimbombante quale tono di voce normale. Uno gli chiede che ore sono, e perde parte del timpano. Da uno a dieci non puzza niente, perché parlando si provoca un tale spostamento d’aria che fa folle ricyrcolo e condizionamento feroce, garantendosi così un costante alone di freschezza che nemmeno masticasse tre pacchetti di FISHERMAN’S FRIEND™ alla MentaAssassina & LiquriziaPerigliosa insieme. Certo, a meno che non abbia mangiato della merda. Torciolone®, con movenze aggraziate di colibrì verde di maremma (majala impestata e sudicia – scusino, ma certe terminologie obbligano e richiedono) dopo aver fatto kick-boxe o fist-facial o quel che sia, nello spogliatojo indi è aduso far girar conversazioni su argomenti culturali e ricercati, quali i sessualùsi di MaurizioCostanzo, riguardo ai quali i sodali di brigata ebbero a dibattere sul buco che il tapyno (sì, una sega: speriamo moja) è costretto a farsi nella foto della moglie, la quale tutt’al più – discettarôn quelli – ivi gliela fa vedere, e chiuso. Torciolone®, lui, gl’importa un cazzo, e questo è ciò che sostenne appresso:
“MAH, EHHHHH (pausa) EHHHHH… IO, QUANDO ERO GIOVANEEE… ANDAVO NEL CAMPO, PRENDEVO UNA ZUCCA AL SOLE, CI FACEVO UN TASSELLO… E VERGA DENTRO! OHI-OHIII, SENTISSI CHE LAVORIII… SAI CALDUCCINA… E POI SE È MATURA AL PUNTO GIUSTO… SENTISSI I SEMINI CHE LAVORIII!”
Che poi, se anche esulava dal contesto anzichenò, nessuno s’azzardò a contraddire o far notare. Che gli dici, a Torciolone®?
Chissà i risotti e torte e zuppe, poi…

PARÈSI®
Adunque: Parèsi® è danzatrice, che lo si sappia tosto in giro, ed esile come una promessa (citazione per schulzofili – sapete un cazzo voi), s’avvia altezzosa e pïen di boria colla sua borsa d’ordinanza (tassativamente, che si sappia ancora in giro – che trasudi e che si noti! – ch’ella danza & pyroetta, ancorché colla paresi), andando vestita nelle guise più metropolitano-underground-falsamentestraccione-masempreinDimensioneDanza sì da parer uscita dall’omonimo (omonimo?) film di Alan Parker (sì, quello delle penne) che poi diede – ahidesso! – la stura a miriadi di stronzate sulla scia. Una bella costellazione d’arte (?) varia, pïen di merda e di cazzate. Tutti son artisti, avanti in corsa, a cadere nella rete delle muse decurtate del discount. Saranno proprio famosi, sì. Bravi. Applausi. E rvti di contorno.
Pélla roba che le gabellano per danza, un continuo far di prese inutili e moleste, e mosse in odioso caso malaccorto e sanza grazia, alla captyva&trysta tipa l'è venuta una bella schiena a ‘S’, un collo di drago d’altri tempi, una mirabile scoliosi o iperlordosi, che mòvendosi fa sì che arrivi il pube un buon quarto d’ora prima: coi piedi dessa è in bagno, con il collo sta in cucina.
Quando balla, alcun le ha detto che la Stella dissimula lo sforzo e le fatiche e ‘l cimento ardimentoso, indi per cui ella sorride, sorride e ancor sorride. Scopre i denti e tira i labbri e sguardo vuoto – pare proprio una paresi! – secca e dura con quegli arti e quella schiena a pancia in fuori.
È danzatrice, Parèsi®, e non si dà punta importanza, coi calzini e scaldaspalle e tutta quanta quella boria. No: siccome è pure brava...

aprile 16, 2007

CHI DICE CHE LA PALESTRA NON ARRICCHISCE TE STESSO E’ TUOI SODALI & CONGIUNTI, FINANCO NELL'INTELLETTO? RECORD-DI-PALESTRA™ (record nel senso biblioteconomico di "scheda, dato, registrazione", bestie!); GIACCHÉ SE SI È STUPIDI SI VIVE MEGLIO ASSAI. E SI PORTA PURE SEI.

Quest’oggi: NECCIO®
A’ più, l’appellativo non dirà alcunché. Ma Neccio® è nome fortemente evocativo e solitamente, in determinate aree linguistiche – i dialetti toscani e mediani ad esempio – dell’Ytalico immondezzajo, denota un preparato culinario dalla forma circolare di circa 25 cm., di colore marrone e consistenza morbida, sapore e profumo di castagna, con la farina delle quali è preparato. Quello, o in alternativa – con invero assai più rozza ma potente e pregnantissima immagine (ah, la saggezza popolare!) – lo sconcio che il malaccorto individuo dall’eccesso mangereccio facile si può fare suo malgrado nelle mutande. La forma, la consistenza e financo il colore son assai prossimi parenti. Da qui, appunto, “il neccio nelle mutande”. Schifoso, nevvero? Eppure la vita sa esser anche così crudele e ripugnante, e il popolino sa sempre trovar soluzioni creative e immediatamente sapidissime, come pure l’espressione “corpo sciolto”, spesso usata proprio come preambolo giustificativo al neccio e tutto quanto ne consegue e discende (non ultimo la noja e il disagio, quando – a voi, certo non a me – l’evento si verifica).
Per estensione, ecco quindi che una locuzione quale "TUSSEIVERAMENTEUNNECCIO!" afferirà a un ambito semantico non propriamente lindo e pinto, o quantomeno favorevole nei rispetti della persona cui l’invocazione è diretta.
Indi, poiché la saggezza popolare di cui sopra opera spesso per elisione e sintesi, l’espressione NECCIO sottintenderà e racchiuderà in sé tutto quanto finora espresso, e nel caso in questione sarà da applicarsi a muliebre (sì: è una PHYA™) esemplare oscenamente vestito, ora con l’imbracatura-tutyna da ciclista del menga (decorazioni & sponsor inclusi, tra cui la gloriosa F.I.A.M.M.E. la Fondazione Internazionale per l’Amalgama-Magico Merda e Emmental), ora coi fuseaux e qualche altro indumento da palestra; ma sempre ad orgogliosamente mostrare un personalino pari a quello del Mostro-Che-Corre-E-Suda® di cui a suo tempo, physique ottenuto solo col palestraggio duro & costante, a partire dal tronco squadrato che nemmeno la Daihatsu Cuore,
con relativa e tassativa abolizione del punto-vita; le gambe in versione all-in-one (pezzo unico dall’anca alla caviglia) e il culone basso e bombatissimo. Malagrazia, insomma, con moderate trippe incluse e gloriosamente in vysta. Ché più se Neccio® non corresse, spinningasse, s’attaccasse al Trabagày Anziano (macchina pégli adduttori della mezzena inferiore) e tirasse costantemente il Piti-Trooty Duro (macchina per scolpir bovinamente il singolo quarto, in vista d’un miglior macello e vendita come Prima Scelta)? Il tutto, poi, si trova ad esser corredato da un’espressione costantemente fisa & boccia, che evidentissime tracce reca d’intelligenza e vivezza di motî e intenti. Da uno a dieci, puzza sette, a volte sette e cinque.
Noi tutti amiamo Neccio®!
We all love Neccio®!

MUSO-DI-CAVALLO®
Muso-di-cavallo® è anni ’80 a palla. C’ha anche i denti finti, di quelli che si vede benissimo son fynti; magari anche i molarî otturati con l’amalgama d’argento (50% mercurio, 12% rame, 15% stagno, 20% argento, 3% zinco) – ed esige sempre quello, alla faccia del progresso medico-scientifico. Ha gli occhiali da sole neri, con la montatura grossa e plastïona; i capelloni incolti, lunghi e riccioloni, tipo tutti e quattro gli Europe messi insieme. C’ha la canottiera viola, assai scollata, e un pajo di pantaloni da culturista (o da Aladino, anche – la differenza è nulla) larghi e vaporosi, versicolore & decoratissimî. Le scarpe alte e nere, a marca American Eagle o Converse, ora non ricordo. La macchina è cabrio, e c’ascolta di sicuro Belinda Carlise o Tarzan Boy, coi capelli al vento, e l'odor di colonia che si spande per l'aere.
Muso-di-Cavallo® è generoso e pieno di bontà d’intenti & spirito positivo, come gli anni ’80; non puzza, ma fa tanto colore. Lo vedi e pensi a Craxi e Reagan, e anche un po' a Samantha Fox e al Chinotto.
Tutto sommato, vogliam bene anche a Muso-di-Cavallo®. All in all, we all love also Muso-di-Cavallo®!

aprile 13, 2007

GAUDIO, TRYPUDIO & SONORITÀ FESTANTI (IN PRIMIS RVTI DI TESTA, IN SECUNDIS URLA AGGHIACCIANTI E ALL’IMPROMPTU, IN TERTIUM (?) SCOPPY DI RAUDY E BOMBE-CARTA SOTTO I TAVOLI E TRA’ PIEDI); I RECORD-DI-PALESTRA™ OGGI PORTAN NUOVE E BUONE SU

IL CAPO DI PETERPARKER®
Non dirige il Daily Bugle, eppurtuttavia riesce parimenti molestissimo, massimamente in grazia del suo provabilissimo – si badi, non probabile: certo – quanto ostinato pennellarsi le basette in grigio (et silenzio? Ahahah citazione per CorradoGovonofili, che noto or ora, par Fungo) per vieppiù esser simìle e affine al suo idolo J. Jonah Jameson. Amor di verisimiglianza impôn altresì di rivelare come qualmente il tapyno vada ponendo pur la testa in una morsa, avanti il coricarsi, imperocché anche la forma e la guisa cranica giungano all’omologia col vituperoso e incazzosissimo J.J.J., di cui segue anche la foggia del pettinarsi (inenarrabilmente phonandosi) e del vestire, colla camicia piquet-crema a maniche arricciate, la cravatta Regimental a nodo Mezzo-Windsor e le occasionali bretelle.
Idiosincrasie innate pel mondo degli aracnidi, deviatissimi transfert di freudiana derivazione, fraintendimenti di lettura de’ tempi di puerizia e pre-adolescenza – pvr alla onorabilissima etas d’anni quarantatre – fanno il caso che di tutti i supereroi Il capo di PeterParker® voglia eguagliare proprio desso, che supereroe non è, né buono né cattivo.
Dal modello e guida sua suprema discosta sol per sigaro – che palestra nol permette – e pell’odore, ché in scala da uno a dieci, Il Capo di PeterParker® puzza nove, nove e cinque. Ma si sa: il supereroe è di carta, al meglio sa di macero. Vestitevi da Lizard, poi se ne riparla. Sai l’odor-di-bestia™.

CAZZO-DI-CRAVATTA®
Nulla più, su Cazzo-di-Cravatta® che è salumajo 'nsulla Sala, a Piumazzo val di Rischio (prov di GIP), e che si veste a guisa di regio di danari, cioè malissimo e esosissimo, con pezzole versicolore di ermisino e frappe e drappî, colla mosca sotto il labbro e il berretto frigio portato blasé all'indietro, con vezzo e sprezzo dell’altrui. E ‘l borsello Gucci in tracolla, o quel di ugual cafone.
È l’idolo d’un taghero imbolsito ma travestito da omo vero™ ancorché vuoto e colle mèches, che con lui sovente s’accompagna. Del sodale e caporione magnifica le gesta ma ancor più la viril verga, d'estensione abnorme & smisurata, raccontando a’ myseri i binarî aneddotî:
aneddoto a) Prono, tempo addietro rovistava nella borsa, in spogliatojo, a testa china. E il cazzo gli facea cravatta. Onde, Cazzo-di-Cravatta®;
aneddoto b) Nell’amorosa schermaglia, se lasso e svigorito e indifferente decide quantunque di metterlo "a doppio", ripiegato, e d’infilarlo quindi mencio. La lei nemmeno se ne accorge, e gode.
Cazzo-di-Cravatta®. Che non syta neppur tanto, sempre asperso di profumo e unguenti e olî, mentre alza tutti i chili o ti taglia un Canestrato. Stagionato, di Crotone, al Pepe nero.
 

aprile 12, 2007

RECORD-DI-PALESTRA™ proseguono indefessi, che i typi s’affastellano e reclaman posto al sole in galleria d’obbrobrî. Ma son sempre quelli, dessi. Kretschmer c’aveva ragione: tra il Leptosomico, spesso Schizotimico, e il Picnico, spesso Ciclotimico, non vince nessuno; però fanno tutti e due parecchio cacare, giacché noi umani siam proprio delle merde limitate e ripetitive.

Oggi: IL CATTIVO DI LULÙ L'ANGELO TRA I FIORI®
Il Cattivo di Lulù l’Angelo tra i Fiori® ha la pelle fortemente olivastra e un bel monociglio sapido. Il suo nome è frutto di intensy momenti spesi a pensare a chi diavolo possa ricordare, e questa è la migliore delle ipotesi, che precisamente e meglio lo qualifica; del resto, se non avete mai visto Lulù l’Angelo tra i Fiori ("mòndo... biòndo lülù... cuore... di poesia... bòcca... senza bugïa") direi proprio che son cazzi vostri; io, se vi par di volervi limitare l’esistenza così accomodatevi pure, poi però quando a 35-40 anni la depressione v’attanaglierà e la barba vi diventerà rada e le gengive si ritrarranno infelici e gli arti cederanno in preda a sconforto agli arti™, non venite a piangere da me. Sicché, si diceva. Il Cattivo di Lulù l’Angelo tra i Fiori® ha una sola idea, che gira in quel capino. Fica. E chiunque si trovi a non esser provvisto di fallo e si trovi nel suo raggio d’azione, riceverà le sue attenzioni e/o parole e/o beneficio di un contatto tattile. Sì, poiché gli par foriera di felice riuscita d’abboccamento amoroso, una pratica nella quale egli s’avvicina, spara una stronzata qualunque all’orecchio della malcapitata trota e magari gli dà pure un pizzicotto sul fianco, mentre questa sta tirando giù un par di libbre al Tràfigo Frigio (macchina pei muscoli tricipitizy), o gli spinge su le gambe mentre questa le sta tirando su di suo al Cybòrio Perfido (macchina per le estremità gambali – ma allora sapete veramente un cazzo). Poi ride felice, mentre s’allontana, per tornar di lì a breve, esaurito il giro del suo terrorizzato e riottoso harem malgré-soi même. Da uno a dieci, puzza solo quattro, quattro e mezzo. È benodoroso, Il Cattivo di Lulù l’Angelo tra i Fiori®, forse memore del nome, fors'in nome della sua myssione. Chissà.
Il Cattivo di Lulù l’Angelo tra i Fiori® lo vedrai anche a ciondolare in centro, il sabato mattina, e la tecnica sarà la stessa. Passa una, all’orecchio gli dice qualcosa. E quella sen va, pei cazzi sua e con fastidio malcelato.

TESTA-A-ANANASSO®
Stesse peculiarità del precedente, ed ancor meno avèllo (tre/tre e cinque), per complessione fisica purtuttavia differente: cranio ananassiforme ma senza la cippa di verzura che si taglierebbe comunque via; pelle più chiara e espressione più vacua. La strategia è la stessa, e la devono aver buttata giù insieme, magari davanti a una bella Prinz-Bräu tiepida, salvo che costui si rivela vieppiù pertinace e pervicace, e la sua ostinazione nel Pediatio Trotae è ben più alacre e parcellare. Piglia una, ci sta un’ora, salvo toccarla o amichevolmente (?) pizzicarla a fin incontro od inizio.
Testa-a-Ananasso® sarebbe anche sposato, ma ciò turba no il soggetto, il quale tornerà e tornerà, zelante e solerte come l’IVA verso la sua Idea Pura di Platonica ascendenza, il suo noumeno di memoria Kantiana, nell’innanzi concedendosi qualche studiato (anche come posizione – laddove c’è Troterella solinga e malaccorta, accanto si alloca illum) quanto pretestuoso e vano esercizio: fica.
Testa-a-Ananasso® un giorno sparì, ed alcun pensò che il tempo per lui foss’ormai giunto. Quale? Quello dell’Uomo del Monte, par chiaro. Sarebbe stato meglio e tanto, sì. E 'nvece.

aprile 11, 2007

Anche se Pasqua è passata, ciò non significa che i RECORD-DI-PALESTRA™ abbiano a cessare. Perché mai? Così smaltite l’òvo, la colomba e anche il Porcello-al-Forno che i più avranno certo diluviato intero, sì da aver non pochi problemi al ricaàrlo, che il porcello – si sa – è assai tetragono al digerimento e scomposyzione gastrica.


Il soggetto di oggi è: IL-MOSTRO-CHE-CORRE®


Eddunque, Il-Mostro-Che-Corre® è bel donnino d’aggraziatissimo (o anche no) sesso femminile, d’anni presumibilmente molti (chissà: forse quarantatre?), a zodyaco del Tapis-roulant ascendente Sforzo. Suo nome completo è Il-Mostro-Che-Corre-E-Suda®, all’anagrafe Berenice Capotorto, indomita professoressa presso il Regio Ystituto “Gerry Palomba III” (martire nella guerra di Lybia) di Segromigno Piano (prov. di CIOCK), colla mansione d’insegnar agli alvnni a leggere, scrivere e far di conto in vista d’una futura carriera di guappi e/o sciacquette di malaffare nelle organizzazioni malavitose locali, tra cui lo Scornio e Brink-a-Bar.
Carattere precipuo del Mostro-Che-Corre® è quello di porre la propria piacevol persona sur un tapis-roulant qualunque, e farlo suo per settanta minuti d’infelicissima corsa e mulinamento di braccina, ripetendo il tutto a qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi giorno, Natale e Festa del Ringraziamento comprese. Indi, passati i settanta minuti, lo (la) attende lo spinning più furioso ed estremo. Costume inveterato del Mostro-Che-Corre®, è altresì quel di porre un asciugamano (o pezzòla larga) a coprire a guisa di tovaglia l’intero blocco dei comandi del tapis-roulant, tirandosi nel contempo la maglia – solitamente un risibile drappo nero sformato e yndispettito dalle continue pratiche fisiche a cui lo sottopone chi l’indossa, seguito da un par di fuseaux parimenti neri e sotto il ginocchio – proprio sotto le mammelle, a mostrar un cardio-frequenzimetro a fascia dalla dubbia utilità e una interessantissima pancia sudata. Già, poiché Il-mostro-che-corre® ha un invidiabilissimo fisichino a tronco di quercia, e se non corresse ogni giorno settanta minuti e ci stai largo più una sapidissima ora di spinning più le altre volte che dove vai la vedi a correre per la strada, sai te che bel corpicino avrebbe. Meno male corre & svda. Già, perché: particolare ad assommar orror su tragoedia, Il-Mostro-Che-Corre® svda tantissimo.
Vieppiù, Il-Mostro-Che-Corre® è assai gioviale ed espansiva, e laddove ci sarà movimento e gaïezza et libagione – chessò: i festeggiamenti d’un qualche mentecatto, il quale pensa bene di portare una bella tegamata di Mvscoli Frytti e Pynoli (mantecato al miele di ràgia) nell’andron della palestra, sì che gli stolti partecipino della sua gioja pélla rycorrenza in questione (ad esempio San Zenobi, se uno è devoto, oppure il genetliaco di Mr. Universo, o il raggiungimento del 2% di massa grassa) – dicevo; dove c’è festa et allegria, il Mostro-Che-Corre® c’è, e ciaccola e ciarla, spensierata e agile, giacché come i porci in brago, lei in palestra. I risultati si vedono, a guiderdon di tanto sforzo.
Vàcci alle due, alle tre, alle sette e mezzo; il sabato, il mercoledì, il giovedì: Il-Mostro-Che-Corre-E-Suda® sarà lì. T’attende e corre; suda e parla, il bel personalino in bella mostra, felice che appena finito lì l’attenda una di quelle biciclettine del menga, péllo spinningato duro. Poi, prendi la macchina e torna a casa. Incrocerai Il-Mostro-Che-Corre®, lanciato in annosyssima pugna podistica, la maglia sempre a metà tronco, i capelli sciolti dietro, legati solo da un laccino in singola ciocca fin sullo stronzoliere, a sua turno inguaïnato nei fuseaux, alla foggia subacquea però senza la maschera.


Ah,i bei momenti! Ah, Il-Mostro-Che-Corre®! Ahi, la vita!

aprile 06, 2007

NATALE (in realtà pasqua e pasquetta, magari anche pasquina) È IMMANE, E QUINDI UN BEL REGALO NON VE LO TOGLIE NEANCHE IL PANICCHI (quello che toglie le mvlte, al solerte comando de’ Wiligi Uvbany di Cairo Montenotte, prov. di Robin).

TOH, VAI, SCARTATE IL PACCHETTO, GRUFOLANDO ALACRÎ COME DE’ MAJALÎ: SON I RECORD-DI-PALESTRA™, COSA NÒVA E LUCCICANTE, TUTTA PER VOI STRONZONI CHE NON SAPETE UN CAZZO DELLA VITA (e poco anche de’ fianchi - ahahahah)
Il soggetto di oggi è: NESTA PANZONE®


Nesta Panzone® è personaggio molestissimo e tutt’affatto niente schivo, specie e soprattutto con color le quali si trovano ad aver altro dal Pyngone; desse compiangerei assai – le tapine – considerando e assommando lor condizione al loco, non foss’io sì livoroso e bïeco, e tutte quante le mie lagrime l’abbia ampïamente versate allorquando Lycia pianta Satomi per Mirko. Ma di ciò, a suo teNpo, o anche no. Nel frattempo.
Nel frattempo, Nesta Panzone® ha il deretano molto basso e molto largo, la maglietta tirata sulle trippe, le gambone cicciute giacché gioca a pallone, ma a lui invece dei muscoli gli si sviluppano l’epa & l’adipe, ed adotta tosto questa strategia: un motto ciascuna. Laddove c’è femina, mulier, phya, c’è Nesta Panzone®, il quale tenterà l’esordio cor uno scoprir di denti amichevole, un verbo in guisa di funzione fàtica, una faccia che attenderebbe alla simpatia d’un sotto-sforzo-oioi-non-ce-la-faccio-e-sbuffo, ma che in realtà sommuove al vytuperio silenzioso e alla compassione donnesca.
Da uno a dieci puzza otto, otto virgola cinque.
Più che tutto, Nesta Panzone® c’ha i capelli untissimi e lunghetty, frutto susseguente al suo costume d’accompagnarsi sovente cor un malfido nano strepitante di lui più bello et piacente, il quale va blandendolo, mentre questi macina decametri virtuali sulla cyclette od altrove, con la storia che lui è pienamente simigliante a Nesta. Urlarglielo debbe forte, a guisa di checca agitatissima, imperocché tutti l’abbiano ad udire.

“U-gu-ale! GRANDE! UGUALE!!! SEMBRI NESTA! SEI NESTA! GRA-NDE!!!”
E poi dà la stura alla manfrina, tipo:
“Sandro?!”
(Nesta Panzone® non si chiama Sandro)
“VEDI? Vedi che ti sei girato? SEI LUI! GRRRANDE SANDRO NESTA!”1 
Et illo benpensò di seguire il malconsiglio, lasciando ch’allungasser le tricotiche appendici, e vezzosamente pettinandosi tutte le mattine cor un Sarago. Così sarebbe parso ancor di più l’orrido Nesta, e ciò sarebbegli stato certo fortezza & guarentigia colle phyae, presso le quali sarebbe tornato ad approcciarsi tosto. A tutt’oggi è lì che s’agita e briga e prova. Immaginando, sbava.
E questa è la storia di Nesta Panzone®, che Caina certo attende chi a vita lo mise e in giro lo mandò.

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1 Una scena veramente pessima e desolata in sommo grado, che solo il Mangiafagioli dell’Annibale Carracci saprebbe eguagliare. Forse qualche Brugel. Poi, non so.

aprile 03, 2007

Adornata di pezzòle colorate e drappi legati per tutto il corpo, gonfia e trasudante di quella cultura con la 'C' e magari anche la 'U' maiuscole, la nota artista totale Eolia Buccianty ci riceve con pose affettatissime e teatrali, volutamente malcelando lo sdegno e il sussiego che – di fronte a cotanto personaggio – certo tutti ci meriteremmo. Non ci offre nemmeno un teino da surgare, laddove lei si presenta con un pretenziosissimo Samovar fumante e una altrettanto esosissima coppa di porcellana armena decorata in oro. Miscela di tè nero Bancha e tè bianco Yin Zhen, il tutto arricchito da petali di rosa canina e cardamomo. Se lo versa e se lo beve. Ma vaffanculo. E comunque.
E comunque è coreografa, lei; che lo si sappia in giro. Ha vinto concorsi in tutta Europa, e uno anche in tutto il mondo. E poi magari è anche pittrice e scultrice, a giudicare dalla sequenza di "cose esteticamente significative" – come le chiama lei – di cui si è circondata nel "
lounge" – sempre come lo chiama lei. Qui ho davanti – m’informa – Rapsodia del riflusso dell’esistere, n. 769/b, riguardo a cui è meglio se taccio perché comunque, per "ARTE SOMMA & SUPREMA – ANCHE A RATE AL 3%", siamo qui per intervistare la signora Eolia Buccianty detta Boria dagli amici (avendone), in versione Danzatrice Aulica e Mystica. Comunque, era uno sbrodolo infelice e pieno di sé. Vai, l'ho detto. E dunque

E dunque parliamo del suo ultimo lavoro, la coreografia-movimentazione dello spazio I rimasti. Rimasti dove, prima di tutto? Guardi, non mi faccia perdere tempo: io percepisco danza in potenziale in quasi tutto quello che mi circonda.
Io son tra le cose che la circondano, al momento. Percepisce danza anche in me? Anche se tiro su col naso o mi gratto il culo?
Percepisco danza in potenziale in quasi tutto quello che mi circonda, ma alcune nature, situazioni, immagini od eventi risuonano con più forza.
Capisco. Quindi io non risuono, suppongo. Né come natura, situazione, immagine od evento. Della cosa me ne incoglie assai. Davvero. Ma allora: cosa ha colpito il suo immaginario, per lo spettacolo I resti, o come si chiama, lì?
I Rimasti. La visione dell’opera del pointilliste sloveno Ankel Fruskel Il natale dei rimasti datata 1909, ha trov…
Cazzo, ma sa che Ankel Fruskel pare una marca di cerali per colazione? È un nome fantastico, Ankel Fruskel. Dica la verità: se l’è inventato lei? Deve ridere tutto il giorno, uno con un nome così. Tipo Arlo Pear, se lo ricorda? Arlo Pear. Ahahahah, che cosa fantastica, Arlo Pear. S'intitolava Un folle trasloco, mi pare. Ahahahahahah. Rida un po’; su, fa bene alla pelle… dicevo. La visione dell’opera del pointilliste sloveno Ankel Fruskel Il natale dei rimasti datata 1909, ha trovato dentro di me una cassa di risonanza, una corrispondenza del sentire e del desiderio del rendere visibile.
Ok non ride, lei. Rendere visibile. In senso assoluto. Bella roba, sì. E cosa intende per cassa di risonanza? È come quando uno beve la Coca-Cola e poi rutta sporgendo e tirando il petto in fuori per far rimbombare di più il rutto? Sa che in redazione abbiamo un grafico bravissimo nel far queste…
la scena ritrae lo stanzone di un ricovero per derelitti nel giorno di Natale. La stanza è quasi completamente vuota ad eccezione di sei figure, I Rimasti, confusi, rassegnati, abbandonati, immersi e desolati nella malinconia, ma carichi di profonde tensioni emozionali.
Insomma, è un po’ come quella demente della Mazzantini quando scrisse e fece andare pei teatri d'Italia quel troïaio di Zorro, recitato ovviamente dal marito per dare un colpo al cerchio e uno alla botte. La tesi di fondo era: i vagabondi e i barboni sono un po’ allezziti sì, ma in realtà sono i più liberi e felici di tutti. Loro non lo sanno e preferirebbero dormire all'Hérmitage, ma fidatevi che è così: io son scrittrice, queste cose le capisco. Soprattutto, poi, c’hanno un fascino poetico che… No. Fruskel decompone la luce come percepita dal nostro sguardo e la trasporta sulla tela avvicinando tra di loro i diversi elementi cromatici che la compongono, dandoci così un’esperienza visiva e sensoriale che il nostro occhio non sarebbe in grado di cogliere. Così il nostro sguardo si insinua nell’immobilità di queste figure raccolte nella loro marcata solitudine e va a scomporre la staticità dell’immagine svelando che ogni personaggio è portatore di precisi cromatismi e come questi interagiscono per ricreare la costante.
Costante, punto? Quale costante? La Costante di Planck, forse, che dice sia una costante fisica il cui valore è equivalente alla quantità d'azione fondamentale ed ha le dimensioni di un'energia per un tempo rispetto al momento angolare? Sa per caso cosa cazzo vuol dire, che io l'ho letto stamani da qualche parte e non c'ho capito una beatissima mazza? Può aiutarmi, lei che è artystona? 

A questo punto vengo messo alla porta. Coll'ausylio del filippino Gailor, che (penso) m'insulta, e della coppia di Carlini (d'antico pedigree, che lo si sappia in giro) Carl-Gustav e Erica-Jong, i quali m'appiccicano anche un par di morsi sulle scarpe, mi ritrovo faccia a faccia con un bel portone di legno presumibilmente massello, senza che abbiamo nemmeno granché da dirci. Non m'hanno reso l'ombrello. Né m'è riuscito di fare il mio numero colle Lingue di Menelicche e gli occhiali Groucho Marx sul culo. Peccato perché sarebbe stato apprezzato. Tornerò a casa, anche se non è mezzanotte, e non piove. Tanto, succedeva già a Beckett. Sapete un cazzo, voi.

aprile 02, 2007

"Se il criterio dominante è l’opinione pubblica, è difficile dire «no». Se cade l’etica, dopo i Dico saranno legalizzati incesto e pedofilia. E magari poi la gente a tressette accuserà una napoletana a cuori anche quando non è vero. Badate: è peccato" 
Sulla scia del Principale, che ha invitato i gggiovani a non prendere mai tangenti ché Gesù preferisce così (gliel'ha confidato lui), il capo-vescovo appena nominato rilancia di mille: no a Dico, incesto e pedofilia; auspicate anche norme accessorie per la vita di tutti i giorni – la vita è sofferenza – tipo l’ora di cilicio nella pausa lavorativa, la lingua in giova nei giorni da dedicare al Signore e la sequenza di torture più in voga dai tempi della Santa Inquisizione (Stivaletto Spagnolo, Strappaseni, Pera, Culla di Giuda, etc.) per chi si ostina a sostenere qualcosa al di fuori della Chiesa.

“Quando si perde la concezione corretta autotrascendente della persona umana, non vi è più un criterio per valutare il bene e il male. Quando il criterio dominante è l’opinione pubblica o le maggioranze vestite di democrazia [???] – che possono diventare antidemocratiche o violente – allora è difficile dire dei «no». Perché quindi dire «no» a varie forme di convivenza stabile giuridicamente, di diritto pubblico, riconosciute e quindi creare figure alternative alla famiglia? Perché dire di no all’incesto, come in Inghilterra dove un fratello e sorella hanno figli, vivono insieme e si vogliono bene? [in realtà, il caso è avvenuto in Germania, ma è uguale]. Perchè dire di no al partito dei pedofili in Olanda se ci sono due libertà che si incontrano? Bisogna avere in mente queste aberrazioni secondo il senso comune e che sono già presenti almeno come germogli iniziali”


Monsignore, ma che cazzo dice???