Visite

marzo 17, 2009

LE CAUSTICHE AVVENTURE LAVORATIVE DI TVBJNGXYA©

Tvbjngxya© stima che tutto ciò sia un gioco. Un gioco come quelli che si fanno da bambini, pieno di regole e gente che gioca. Solo, meno utile e interessante, con poca fantasia ed assolutamente non teso ad un obiettivo finale, non volendo considerare il benessere/beneficio materiale di terzi a fronte del proprio sacrificio vital-biologico come un fine valido e non risibile. Soprattutto, un gioco che non ti piace affatto, e un gioco al quale, quando ti è passata la voglia, non puoi sottrarti. Le regole sono più stupide, e chi è dammeno è il più bravo e detta le regole, sempre senza saperle.

marzo 13, 2009

Fisso l'enorme nuvola davanti a me, che sembra una capra riversa sulla schiena, con le zampe rattrappite nell'aria, il collo che si tira su, la testa a guardarsi la pancia. Mi dico che tutto questo dovrebbe essere scritto, cosa che in effetti sto facendo, poi penso: sai cosa succederà il giorno del giudizio? Succederà che Dio, che immagino più come un'entità severa e vendicativa tipo Vecchio Testamento (ma quale infinita bontà e misericordia! Fare il mondo, fu un lavoro d'inferno: altro che le vostre misere storielle su base d'umani sentimenti e piccinerie così, poi...), mi chiamerà e dirà: te, coso! (è ragionevole supporre che l'essere supremo si rivolga alle sue creature come più gli aggrada). Sei accusato di aver sprecato totalmente la tua unica vita. Unica. Hai invariabilmente buttato via tutte le capacità che avevi, sommando errori ad errori, via uno dopo l'altro, come noccioline allineate sul bancone di un bar. Il libero arbitrio l'hai speso per questo, a bruciare tutto ciò che avevi in mano, una cosa dopo l'altra. Tuoi son gli errori che ti hanno portato in certe situazioni; tue son le scelte, tua la responsabilità. E niente hai fatto, concretamente, per cambiar le cose, preferendo lamentarti o compatirti fino a scrivere (tra l'altro all'alacre ritmo di due-righe-due ogni tre giorni: complimenti!) questo pezzo del cazzo, per auto-assolverti in pace. Ti erano state date delle capacità, sissignore: se incontravi delle difficoltà, nel coltivarle e affinarle perché potessi farne la tua vita, per questo pensavi davvero di poter mollare tutto così, come niente fosse? Pensavi che sarebbe stato facile, o magari solo più facile, anche ad aver le qualità? Tutto dovuto e squadernato, e se rinuncio perché comunque par difficile, niente conseguenze? Anzi, dopo puoi pure lamentarti di quel che ti è toccato? È stata anche lieve, la punizione, pensando anche a quel che hai avuto: i tuoi ciclici lavoretti inutili e ripetitivi, ogni volta in balia di gretti personaggi limitati e meschini, a contagiarti e tirarti giù come ti meritavi, erano anche il minimo. Giusto che tutto fosse grigio, intorno a te. Altrimenti? Altrimenti saresti dovuto ritornare a scrivere, ritornare a studiare musica, a giocare a pallone, quel che cazzo ti pare, insomma: tornare a lavorare su delle capacità che potevi avere e che hai deciso di buttar via perché era tutto così difficile. Ma povero. Accomodati di sotto prego: iracondi e accidiosi, quinto cerchio, bello infilato fino al naso nella merda. Perché pensavi fosse una palude? No, caro mio, ci siamo aggiornati: pravi tempi, peggior pene. Niente Stige, solo merda. E voialtri giù dentro a farvi spregi gli uni agli altri. Toh. Questa è vita.
Mentre son lì che penso a come rispondere (bella ticcia questa Entità Superiore... che potrà fare quando chiama Muccino o Ramazzotti?), in attesa della pedata che mi spedisca giù dove merito, mi riprometto, su un piano meno “immaginato”, che tutto cambierà, che non è mai troppo tardi, che tutto è grigio e tutto ha da tornare verde, com'era un tempo, che era verdolino ma insomma sempre meglio che grigio, e via discorrendo di promesse e buoni propositi.
Poi, sempre mentre guido, vedo una giraffa. Una giraffa vera. Si sporge dalla ringhiera, da una spianata un po' sotto strada ricavata tra uno svincolo e la via. Dal marciapiede, tende il collo verso me o verso chi passa, insomma – belle impressioni di settembre, non fosse che è marzo e che lì c'era un cavallo, uno a piedi e un po' di fumo, forse, ad aiutare il tutto. Viva Mussida e Pagani.Comunque sia, tutto ciò mi riporta alla realtà. Una giraffa mi riporta alla realtà. Non fosse che c'è il circo - nella spianata c'è tanto di tendone, biglietteria, e roulotte roulotte e ancora roulotte - la cosa potrebbe anche prendere i contorni di una rimarchevole epifania. Roba che cambia la vita, o anche no. Così invece, la scena si fa apprezzare per un momento e tutto passa. Il grigio mi riavvolge, si scordano i propositi (c'è da rientrare, sono in ritardo di sette minuti e il titolare s'incazzerà per certo) e di questo pezzo del cazzo tutto ciò che posso pensare è che non ci ho ancora messo un accidente di titolo. Per quanto sembri strano, lo metto ora, alla fine:

È
TUTTO VERDE (no: tytolo già preso - D.F. Wallace, povero lui, racconto finale et incomprensibile de La ragazza coi capelli strani; indi per cui si cambia in) ESQUISSE SUR LE JUDGEMENT UNIVERSEL

(ok, Alfieri lo scriveva in Francese; ma Alfieri era nobile e - oltre a un sacco di tempo da perdere - c'aveva pure l'Ajo, che gli pettinava i riccioli almeno finché quell'altro non s'incazzava e tentava di ammazzarlo, così, tanto per far estemporaneo capriccio di nobili natali)