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gennaio 27, 2010

Pensavo che non avevo ancora cominciato a vivere davvero. Mancava sempre un tassello, come se la propria vita non fosse che un mosaico, una serie di pezzi incastrati uno nell'altro, e tu arrivi in fondo alla scatola e scopri che ne mancano uno o due, e il puzzle ti rimane incompleto, tuo malgrado. Fosse solo un lavoro di ricerca e quando alla fine hai tutti i pezzi, la baracca cominciasse a funzionare! Perché magari quel che manca poi lo trovi – la cara e vecchia arte di arrangiarsi – ma allora scopri che qualcosa di quello che già avevi è scomparso, se n'è andato, volato via, forse rubato. Qualcuno aveva detto che gli altri pezzi sarebbero stati fermi, nessuno ci avrebbe messo mano?
Tu prova a tenerli fermi; difendili dagli altri e termina il mosaico, perfetto, tutto a posto, un'opera d'arte, davvero, mettiti seduto, rilassati, un bel respiro.
Non c'è nessun click, e niente si mette a funzionare meravigliosamente, come per magia. Nessun ingranaggio incantato, nessuna porta per il paese dei balocchi, nessuno specchio che si apre.
Ricominci da capo, e cerchi l'errore; non c'è; riprovi, magari scopri che se non credi in quel che fai, niente ha valore, e le strade sono due: o ristagni nel rancore di qualcosa che ti manca mentre fai qualcosa in cui non credi o sei ridicolo, in altre parole vivi male. E continui a cercare, l'interruttore ci sarà, m'illuminerò a giorno la vita, tutti i miei cerchi saranno ovali perfetti, basta che metta quello là, setti x a meno quattro, sposti il pedone in a4, compri questo o quello, dica una preghiera, faccia cose, veda gente.
Niente da fare, direbbe Estragone dandosi per vinto, mentre soggiunge Vladimiro, il quale a rincarar la dose aggiungerebbe che comincia a crederlo anche lui.Di tutto questo – giuro – ne ero consapevole; ma mi serviva così a poco, mentre attendevo che il tempo mi trascorresse addosso, fissando il vuoto o qualcosa che ne faceva in qualche modo le veci, come un genitore che firmava le tue giustificazioni, fin tanto che non cominciavi a far da te, perché pensavi di potere o sapere fare meglio. Eravamo entrambi ancora lì, io e tutti quei minuti, lenti, inesorabili, sudati. Si può sentire lo scorrere del tempo? E se sì, è possibile rendersi conto di quanto lo stiamo sprecando in posti che non meritano la nostra permanenza, in cose che non dovrebbero assorbirci, in situazioni poco areate, buone per farci appassire o poco più? Qual è la giusta direzione?
E perché le idee migliori vengono sempre mentre stai cacando, o quando sei nel letto e hai già spento la luce?
Poi non ritornano, sapete.
Prendi un foglio e una penna, e ci sarà il niente.

Torna a letto, spegni la luce e aspetta.
Verrano tempi migliori, sì.
Perché ancora non avevo cominciato, a vivere davvero. Dovevo solo smettere di pensare che ci fosse quello stramaledetto click, quella sequenza di note che quando la suoni, poi compare un personaggio e tutto s'aggiusta.
Perché non c'è niente del genere, capisci?

1 commento:

utente anonimo ha detto...

già...non funziona così....quando pensi di aver trovato l'ultimo pezzo i primi iniziano a staccarsi!!!

Silvia