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dicembre 10, 2009

I RICORDI 

Mi ricordo, sì mi ricordo, di un tizio che si chiamava Paco.
Uno, un tizio che si chiama Paco se lo immagina col sombrero a mangiar tortillas seduto in terra fuori da una posada. E 'nvece.
E invece era un tizio segaligno e i piedi lunghi, nato probabilmente a Vìzzero Banzarate, con la testa appuntita tipo figura di Modigliani ma più brutta (ovvio), gli occhi come sgradevoli fessure e il kefiah. Sempre sfatto dalle canne e da chissà che altra roba che prendeva.

Alla visita militare c'andò in autostop; quaranta chilometri ripartiti su più macchine, con uno zainaccio pieno di roba dalla dubbia utilità in caserma. Difatti gli fu immediatamente sequestrato, e lui fu zombato ben bene, con tutta probabilità dal serg. Lillo Patacca e dal ten. Nicotra LoSapevo.
Al rito delle impronte digitali rifiutò poi di pulirsi il dito, perché – disse – a lui piaceva stare sporco.

Ora: è vero che questa insulsa rubrichetta finisce sempre per precipitare verso la morte o qualcosa di parimenti rovinoso, ma - in questo caso - che diavolo posso farci, io? Volete voi che un personaggio così non sia morto & sepolto?
E invece è amministratore delegato del CTP, Centro Tegole in Polistirolo (ditta che non lavora granché, invero).
Alle volte - lo dico sempre, lo so - la vita!

1 commento:

Lypsak ha detto...

Ecco chi è lo stronzo che mi ha fregato il lavoro. Avevamo fatto l'esame insieme, ma lui aveva una buona scorta di escort. Lo stronzo.