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dicembre 15, 2009

NUOVE CONSIDERAZIONI SPARSE IN OMOGENEO DISORDINE (SEMPRE DETTATE DA QUEL VERO E PROPRIO DONO INCOMPRESO CHE È IL SILENZIO, SOMMO MEDICAMENTO DELL'ANIMO UMANO - ALMENO DI QUALCHE ANIMO UMANO)

Quando anche i tuoi sogni notturni cominciano ad avere il colore e l'andamento del resto del giorno, capisci che è l'ora – in un qualsivoglia modo – di dire basta.
Uno dei regali migliori che in un modo o nell'altro mi sono fatto negli ultimi anni è stato leggere Calvin & Hobbes, di Bill Watterson. Il fuoco del mio (piccolo, mezzo) secolo – la ruota fu C. M. Schultz, e scoprii prima questa che quello, in realtà: d'altra parte, è anche vero che potrei senza dubbio definirmi un cavernicolo con grossi problemi – una specie di terapia. Ringrazio davvero chi (perché non è stata una scoperta, non son più buono nemmen per questo) mi ci ha fatto arrivare, dovunque adesso sia, tipo in Cina, Yemen, Pioltone di Zambrate (MU) o chissà che.

A questo proposito, sempre la stessa persona mi diceva sempre che certamente dovrei sforzarmi di scrivere una pagina al giorno, fosse anche di assolute idiozie. Cazzo, lo vedi, lo vedi? Lo sto facendo. Non sarà granché, ma non mi pare il caso di star qui a cavillare. No?
Ad eccezione di un ristrettissimo numero di persone, al riguardo di me-nel-mondo ho sempre questa strana ma fondata sensazione: io parlo e nessuno mi ascolta. In una qualunque conversazione al di fuori di quel ristretto numero (quanto apprezzo quel ristretto numero!), quello che dico passa letteralmente attraverso l'altro/a, che continua a parlare ed andar sopra a quel che dico. Se anche ho iniziato qualcosa, non so finire quel che sto dicendo, perché lui/lei riparte liberamente. Se nel suo discorso c'è una pausa, provo ad inserirmi, e di solito non riesco e sfumo nel silenzio quel che ho iniziato a dire.
È imbarazzante? Forse all'inizio, poi ci si fa l'abitudine. Né m'interessa granché. È un po' come sentirsi fuori posto.
È
per questo che, quando posso e mi riesce, scrivo. Forse.
Quando uno legge quel che ho scritto, io solitamente non vedo. E se non sta attento a quel che legge e non capisce, uno, cazzi suoi; due, non si perde granché; tre, non ho modo di restarci male.

La stessa cosa, tra l'altro, mi succede spesso dovendo interagire in qualche modo con la gente, camminando, a giro, in coda da qualche parte. A volte mi sembra di essere invisibile.
Il tentato pseudo-attentato (?) – un tizio che si avvicina nella folla e ti lancia una statuetta sul viso; una tipologia di attentato perfettamente adeguata a ciò che questo paese è – al nostro caro premier purtroppo sarà qualcosa che si ritorcerà contro a un sacco di gente. Non già e non solo per come questo atto sarà tirato in ogni direzione e sventolato da un punto di vista morale (il nostro caro premier è tanto buono e ama tutti, e non si capisce perché qualcuno possa volergli nuocere – paternalismo da uomo-forte di stampo sudamericano); ma perché ciò farà esattamente il gioco di chi sta cercando di esasperare sempre più il clima da contrapposizione e scontro nei confronti del diverso, in vista di una sua totale messa al bando perché – colpa di quest'ultimo, certo, e cose del genere ne danno ovviamente la misura – sempre più pericoloso e perciò da isolare, foss'anche combattendo (germe di totalitarismo di stampo più occidentale, seppur temperato da quella che pretenderebbe di essere la moderna società civile, basata su economia di mercato, progresso e democrazia). In altre parole, un episodio come questo si rivela perfettamente funzionale a strategia che miri, in nome di una sicurezza nazionale, di tutti i cittadini (per una malriuscita equivalenza, la sicurezza – e magari anche la privacy – del premier, è sempre la sicurezza e la privacy e perfino l'ingiudicabilità di tutti, purché questo tutti sia un'entità modellata come pare a noi – una democrazia di chi ci piace, e morte a tutti gli altri, ché son malvagi e pericolosi) a scavare un fossato, condannare chi sta di là, combatterlo, infine (magari), metter fuori legge ciò che ci pare pericoloso, diverso da noi e quindi iniquo, sbagliato, dannoso. Per chi? Ma per tutti, ovviamente; in nome degli interessi di tutti.
Non attendono altro, fate attenzione: e ricordate che non è saggio dar loro anche soltanto un pretesto. per far apparire necessario un giro di vite. Il gesto di un tizio che si avvicina nella folla (complimenti al servizio d'ordine) e ti lancia una statuetta sul viso è già la conseguenza diretta e voluta di una regia occulta, un progetto preciso e senza scrupoli, che per tutti vuole il male. Che succederà, adesso?
Serriamo le file contro il maligno, italiche genti. E alle 15.00 c'è Amici, c'è la sfida tra Gimpy il cantante e Agranzia la ballerina.  O per chi non gli piace, alle 20.00 Striscia la notizia, così si ride e si vede la velina nuova che mostra il culo. Efforzaitaliaaaaaaa.

2 commenti:

Lypsak ha detto...

Commento alla prima parte: ehh? no, scusa, dicevi qualcosa? Ah, no, perché si parlava di aNpelie ricurve e si sa che io sono sempre stata molto esperta nel parlare di quest'argomento che mi è caro più di tutti i parenti fino all'ottava generazione, ma vi ricordate quando vi raccontai di come mi feci beffe del camionista strabico?

Commento alla seconda parte: riporto un commento sentito al bar... "almeno fosse stata una bomba a mano, così gli scoppiava la faccia e non se ne parlava più". E anche a me la prima cosa che è venuta in mente è stata l'efficenza del servizio di sicurezza. Chapeau. Inizio a sospettare che l'abbiano organizzata loro.

ciofo ha detto...


Organizzata da loro, gia'.

E' una cosa che ho pensato pure io.

Non e' nemmeno la prima volta, o non ci fu quel fotografo che gli tiro' un cavalletto sulla nuca?  Sarebbe interessante andare a vedere come se la cava economicamente adesso quel tizio...

Ma mica per pensare male ehhhhhhhh!!!