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luglio 03, 2009

ARRIVO ALLA SERA E MI FACCIO TANTE DOMANDE, UNA DI QUESTE È: CHE ORE SONO?

Mi stavo chiedendo: lavorando (essendo costretto a, sia ben chiaro), le persone con cui sono entrato in contatto, dopo un po' di tempo mi han confessato di non avere più alcuna voglia di lavorare. Inizialmente, mi sembrava fossero felici e motivatissime e vogliose di sacrificarsi al lavoro e tutto quanto ne discende; dopo qualche mese di (presumo) mia compagnia, tutto era molto più contenuto, fino ad un accidioso immobilismo lavorativo di tipo quasi assoluto. Fossi io o fosse qualcos'altro, tutto – entusiasmo, buona volontà, professionalità, etc. – era decisamente rallentato.
Non solo: ho notato la stessa cosa a riguardo della ditta in cui mi trovavo a prestare la mia opera, di qualunque tipo essa (la mia opera) fosse, e qualunque cosa quella ditta (perlopiù ho svolto sempre lavoretti dappoco, comunque in condizioni difficilmente sopportabili – in poche parole: ho lavorato, nel senso più tradizionale e coercitivo del termine) facesse. Solito rallentamento, crisi, stagnazione. Era per situazioni contingenti del sempre simpaticissimo Mercato? Era per via del rallentamento umano indotto forse da me? O nel caso, la prima cosa era l'antecedente logico della seconda, e io un semplice spettatore?
Intendiamoci, io ero e rimanevo (e sono tutt'ora) ad un ipotetico grado zero di professionalità lavorativa, dall'inizio alla fine di questo presunto processo. Sistematicamente alla meno; passivo e scoglionato; ma – penso – anche piuttosto innocuo.
Ciò ci porta a considerare che cosa? Che ad andar con lo zoppo s'impara a zoppicare, come da noto proverbio? Che porto male? Che è tutto un caso o che, per contro, è destino, come due facce opposte di una stessa medaglia che però in fin dei conti si somigliano/attraggono sinistramente? Che sono un esauritore di situazioni, che le scarico e le sgonfio dall'interno e me ne vado una volta terminato il compito? Che ognuno di noi è inconsapevolmente infelice a sufficienza e basta che arrivi uno che anche indirettamente glielo fa notare e tutto va di conseguenza?
È strana, questa cosa...
La soluzione più economica in tutto questo è: porti male.
La più realistica: è un caso, non conti un cazzo a nessun livello, figuriamoci sul lavoro.
La più immaginifica: in te vive un oscuro spirito d'una divinità azteca – Athaualpaxipanthuly nel caso, detto Cipy, dio della rovina e della vendetta – e fa in modo di piazzarti nei più vari posti di lavoro acciocché tu li distrugga tutti dall'interno, minando e indebolendo così il sistema capitalistico occidentale, in vista di una restaurazione dell'ordine Maya nel mondo. Come me ci sono altri agenti della stessa divinità (o anche d'un suo cognato), e tutti operiamo in incognito, sparsi e silenziosi, facendo proseliti di livello minore, che poi adibiremo ai sacrifici umani o all'attizzatoio per i medesimi, una volta che l'ordine si sarà ristabilito.

2 commenti:

muflons ha detto...

Mi sa che anch'io sono agente di codesta divinità costì...


Lypsak ha detto...

Voto la quattro. Ah, non c'è? Uh, beh, so' sicura mi verrà in mente. Ha sicuramente a che fare con l'entropia.