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marzo 30, 2007

Conferenza Episcopale Italiana (CEI). I vescovi tuonano:
No alle unioni di fatto. No ai gay. No a Totti unica punta. No al miele sui formaggi: è peccato
Dopo faticoso quanto civilissimo consesso, e con il pieno sostegno della Santa Sede, lo stuolo di trentuno porporati, perfettamente rappresentati dall’ottimo e pugnace Bagnasco successor del Ruini, si è pronunciato – com’è anche giusto che sia, dato che tutto ci compete, tutto ci riguarda, tutto ci obbliga a dir la nostra. E dunque:

“Cattolici, obbedite. La legalizzazione delle unioni di fatto è inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. I cristiani NON possono appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene della società. Il parlamentare cattolico ha quindi il DOVERE di esprimere il suo disaccordo e votare contro qualsiasi progetto di legge che possa dare un riconoscimento alle unioni gay. Indi per cui si rivela finalmente come assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, quella per la quale si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo, a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato. Allo stesso modo, pessima, né mai abbastanza esecrata ed aborrita sarà la libertà di stampa, libertà che taluni osano invocare e promuovere con tanto clamore, magari arrivando ad aggiungere che sia libero ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che, sulla scorta del lume della ragione, avrà reputato essere vera.
In questa stessa sede, ci preme ricordare inoltre quanto gravi ed erronee in massimo grado siano affermazioni quali che l’autorità civile possa interessarsi delle cose che riguardano la religione ed il governo spirituale, e che quindi possa giudicare delle istruzioni che i pastori della Chiesa sogliono dare per dirigere, conformemente al loro ufficio, le coscienze. Che la potestà ecclesiastica non debba esercitare la sua autorità senza licenza e consenso del governo civile. Che l’intero regolamento delle pubbliche scuole, nelle quali è istruita la gioventù dello Stato, possa e debba essere attribuito all’autorità civile; e talmente attribuito, che non si riconosca a nessun’altra autorità il diritto di intromettersi nella disciplina delle scuole, nella direzione degli studi, nella collazione dei gradi, nella scelta e nell’approvazione dei maestri. Che la Chiesa non abbia la piena potestà di definire dommaticamente che la religione da essa professata sia l’unica vera religione, finanche dello stato, escludendo tutti gli altri culti quali che si vogliano. Che la Chiesa non abbia connaturale e legittimo diritto di acquistare e di possedere, e che i sacri Ministri di essa nonché il Romano Pontefice debbano essere assolutamente esclusi da ogni cura e da ogni dominio di cose temporali (tant’è vero che nel 1929 ci fu riconosciuto un giusto risarcimento di 750 milioni di lire più titoli di Stato per un valore nominale di un miliardo di lire per i danni finanziari subiti dallo Stato pontificio in seguito alla fine del potere temporale).
Ricordando che ogni qualvolta il medesimo Romano Pontefice parla ex-cathedra – vale a dire quando nell’esercizio del Suo Ufficio di pastore e Maestro di tutti i cristiani, con la sua somma Apostolica Autorità dichiara che una dottrina concernente la fede o la vita morale dev’essere considerata vincolante da tutta la Chiesa; allora egli, in forza dell’assistenza divina conferitagli dal beato Pietro, possiede quella infallibilità della quale il divino Redentore volle munire la sua Chiesa nelle decisioni riguardanti la dottrina della fede e dei costumi; ricordando tutto ciò, invitiamo ognuno a votare per un partito che sia Democratico e Cristiano. E coi discorsi di Togliatti non si condisce la pastasciutta. Ricordatelo sempre, senza considerare che altrimenti ci resta il non-expedit.
Cattolici: obbedite”.

Signori: son tutte proposizioni vere ed effettivamente sostenute ed espresse da Santa Madre Chiesa, in momenti diversi. Chi si vuol divertire, le rintracci e le indichi. Ricordo inoltre che l’Indice dei Libri Proibiti ebbe termine nel 1966. E che Galileo è rimasto “colpevole di aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch’il Sole non si muova da oriente ad occidente, e che la Terra si muova e non sia centro del mondo”, fino ai giorni nostri. Il card. Bellarmino, comunque, è tutt'ora santo.
E una persona come il card. Carlo Maria Martini non è diventato papa, perché ci doveva toccare il pontificato di Nazinger, ad ideare, avallare e promuovere posizioni come le precedenti.

2 commenti:

Paperogonfio ha detto...

Cito dall'ottimo www.tafanus.it, a cui rimando, anche per il seguito:


"Credo che la chiesa italiana debba dire cose che la gente capisce, non tanto come un comando ricevuto dall'alto, al quale bisogna obbedire perché si è comandati. Ma cose che si capiscono perché hanno una ragione, un senso. Prego molto per questo". Raramente, il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, 80 anni compiuti da poco, ha fatto un accenno così diretto, così esplicito, durante un'omelia pronunciata in chiesa, a temi che agitano anche il dibattito politico nazionale. Ma non lasciavano molti dubbi di interpretazione, le frasi pronunciate ieri sera, durante la messa celebrata nella basilica della Natività di Betlemme, davanti a 1300 pellegrini arrivati al seguito del suo successore, l'arcivescovo Dionigi Tettamanzi. Il cardinal Martini, parlando a braccio, fra gli applausi dei fedeli, ha sollecitato la chiesa italiana a credere nel dialogo "fra chi è religioso e chi è non religioso, fra credenti e non credenti" aggiungendo di pregare "perché si raggiunga quel livello di verità delle parole per cui tutti si sentano coinvolti".

Eminenza, a cosa si riferiva quando parlava della necessità di usare un linguaggio che la gente possa intendere non come un comando ma come una verità quotidiana?

"Credo che la chiesa debba farsi comprendere, innanzitutto ascoltando la gente, le sue sofferenze, le sue necessità, i problemi, lasciando che le parole rimbalzino nel cuore, lasciando che queste sofferenze della gente risuonino nelle nostre parole. In questo modo le nostre parole non sembreranno cadute dall'alto, o da una teoria, ma saranno prese per quel quello che la gente vive. E porteranno la luce del Vangelo, che non porta parole strane, incomprensibili, ma parla in modo che tutti possono intendere. Anche chi non pratica la religione, o chi ha un'altra religione".

Lei ha sempre auspicato la nascita di una pubblica opinione nella chiesa, con la possibilità di discutere, anche di non essere d'accordo.

"Venendo a vivere qui a Gerusalemme io mi sono posto come se fossi in pensione, fuori dai doveri pubblici. Mi sono posto l'impegno di osservare rigorosamente il precetto del vangelo di Matteo, quello che dice non giudicare e non sarai giudicato. Quindi io non giudico, perché con quella misura sarei giudicato. Ma il mio auspicio va in quella direzione".

Molti pensano che la Chiesa sia in difficoltà di fronte ai cambiamenti imposti dalla modernità.

"La modernità non è una cosa astratta. In verità ci siamo dentro, ciascuno di noi è moderno se vive autenticamente ciò che vive. Non è questione di tempi. Il problema è essere realmente presenti alle situazioni in cui si vive, essere in ascolto, lasciare risuonare le parole degli altri dentro di sé e valutarle alla luce del Vangelo".

Lei ha parlato recentemente della necessità di promuovere la famiglia, un compito che ha definito "più urgente" rispetto alla difesa della famiglia. Con quali azioni si può raggiungere lo scopo?

"Promuovere la famiglia significa sottolineare che si tratta di un'istituzione che ha una forza intrinseca, che non è data dall'esterno, o da chissà dove. La famiglia ha una sua forza e bisogna che questa forza sia messa in rilievo, che quindi appaia la bellezza, la nobiltà, l'utilità, la ricchezza, la pienezza di soddisfazioni di una vera vita di famiglia. Bisognerà che la gente la desideri, la gusti, la ami e faccia sacrifici per essa".

Lypsak ha detto...

Senza scherzare, a me la situazione attuale preoccupa alquanto.

Le dichiarazioni di Paparatzi mi fanno davvero accapponare la pelle.

Ma ancor di più mi preoccupa il fatto che il papa sia LUI, non chi cerca di comprendere il mondo che gli sta intorno in termine di dialogo. Voglio dire, chi ce l'ha mandato sapeva cosa stava facendo.

Questo sì che è angosciante, come pensiero.