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dicembre 02, 2005

XVII.
Wow, ragazzi, che donna! Non avevo detto nulla ancora, ma non posso trattenermi oltre…
La storia è questa: sapevo che sarebbe stato difficile entrare in possesso della foto di Manlio Proaskinevic, e così si stava rivelando. Il Tomi, nel suo “Coturno Rosa” di Sulmona, mi aveva sparato un prezzo esorbitante (esageratamente esacerbandomi, fra l’altro, per avermi fatto far fallace viaggio fin là, a vuoto!); il rigattiere Petrusco Méntolo, quello di Frullo, l’aveva appena venduta. Mi sono sentito gelare il sangue, ma effettivamente era rimasta, tra le opzioni di mia conoscenza, solo una carta da giocare: la vedova di Ampelio sul Lago (WC), la quale tra l’altro non aveva mancato di farmi perfidamente sapere, tramite cartolina – Santi Numi, ma come aveva saputo? – che non sarei mai riuscito ad entrare in possesso della sua copia.
Che restava da fare? Tentare il tutto per tutto. Quindi, l’ho chiamata, e mi ha invitato per un drink, a casa Sua. Avrei voluto farLe notare che siccome tra me e Lei ci sono 800 Km di distanza, magari la cosa era un po’ scomoda, ma mi sembrava anche scortese iniziare subito all’insegna dei rinfacci & dei litigi. E poi, che diavolo, avrei prenotato un hotel. Così, mi presento a casa sua, con un completo di gabardine chiaro e una cravatta fucsia, e in mano un mazzo di rose arancione (che non stavano affatto bene col completo e la cravatta, lo so, però quelle bianche erano finite, o così ha detto il fioraio). Suono il campanello – metterò solo le sue iniziali, giacché son gentiluomo: C.X. (come la macchina, e questa è stata pure la prima cosa che le ho detto, provocandole un incontenibile moto d’ilarità) – e lei viene ad aprirmi. Wow, ragazzi, che donna! Fasciata in un semplice ma sensuale vestitino rosso con spalline mi fa entrare, e mi abbraccia (io le avevo solo porto la mano, quella senza rose, ovviamente), schiacciando così irrimediabilmente le rose tra il mio e il Suo corpo. Dopo, mi conduce per mano nel suo salotto, facendomi accomodare, con un sorriso (la cosa non è certo facile, provateci). Si allontana un attimo, ed io ne approfitto per sprimacciare un po’ le rose – ok, si dice per i cuscini, ma le rose erano proprio ridotte male… – ed infilarle in un vaso con un po’ d’acqua. Siccome non ne vedevo, le ho infilate nella boccia di vetro dei pesci rossi, lì su una mensola vicina. Il di Lei cane (bestiola sorniona ma infìda, dal risibile nome di Ampelio II), guatava il tutto dal suo scranno canino, in un angolo della stanza. Lei torna e io mi alzo in piedi, per cavalleria.
“Cosa beve, dottore?”, mi chiede, con voce di miele.
“Mi dia del tu, La prego…”
“del tu? Non conosco… come si prepara?”
Balbetto qualcosa, e un attimo di imbarazzo aleggia tra noi; poi Ella decide che un bicchiere di liquore all’Anacardo (specialità di Ampelio sul Lago) è quello che ci vuole per sciogliere il ghiaccio. Difatti, ce ne mette due cubetti e quelli si sciolgono subito, entrambi. Poi prepara un cocktail – sua invenzione, dice. Io la guardo, beandomi dei suoi movimenti e dei suoi gesti morbidi e precisi. Le mani e il suo ancheggiare (ma forse più il suo ancheggiare) mi ipnotizzano appieno. Vedo che ci mette dentro gin, silicone e tessuto sintetico. Il tutto guarnito da una ciliegina e un dente di leone appassito, che ci sta sempre bene. Inizia a raccontarmi la Sua storia. Ascolto rapito, finché non mi si viene a sedere vicino, sul divano, porgendomi il drink. Dopo cinque minuti buoni riesco ad articolare una frase:
“sa che è proprio bella?”
La cosa sembra non farLe né caldo né freddo, ed è anche normale, perché fuori ci sono sì e no 23 gradi, la temperatura ideale per due corpi umani seduti su un divano, vicini vicini. Mi dice che ad Ampelio sul Lago spesso la temperatura è quella, e si avvicina un po’. Io mi sono del tutto scordato di Manlio Proaskinevic, del perché sono lì, e del perché quando fa notte il cielo diventa scuro nonostante le stelle e la luna. Do una bella sorsata al cocktail di Sua invenzione, solo che nell’emozione bevo dal bicchiere che ha in mano Lei. Ampelio II intanto si è alzato e sta bevendo dal mio. Siccome Le ho finito il cocktail, Lei pensa bene di riprendersene il sapore assaporandolo dalle mie labbra. Sussurra:
“anche tu non sei male…”
e mentre sono lì che mi chiedo cosa diavolo avrà voluto dire, mi bacia. Cioè, forse l’aveva già fatto bevendo il cocktail come dicevo, ma ora non stiamo qui a cavillare. Ampelio II torna al suo posto. Wow, che donna!
Poi succede ………………………….. e anche ………………………………………… cavolo! ……………………. finché…………………..………………… ma…………….……….. oddio!…………………………… e mi porta ……………………… e poi ci scordiamo perché….....
Quando ci svegliamo siamo ancora………. E allora…………………. E poi………….. e ancora…………. ma infine……….. sicché così……….. e ciao ciao, che…………..
Che bambola ragazzi! Che donna!

Alla fine non ho la foto, ma a dire il vero non ne abbiamo nemmeno parlato troppo. Magari tornerò presto, mia dolce C.X., vedova di Ampelio sul Lago (WC)! Riparleremo? Mi rivorrai da te? Magari cambierò la foto del Proaskinevic con la tua, nel mio retrobottega!

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