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dicembre 04, 2005

XIX.
Arrivati gli scherzi. Ne ho di meravigliosi, come dicevo. Certo, non è proprio come avrei voluto all’inizio, ma una telefonata del sig. Caloggero LoVòi (mi ha detto lui che il suo nome va scritto con due -g) della Carnasciali Gioiosi srl, mi ha convinto che è controproducente iniziare ex-novo un’attività specializzandosi subito in un settore. Nel mio caso quindi, meglio lasciar perdere solo ed esclusivamente le cacche finte, e allargare gli orizzonti a tutti gli scherzi. In un secondo momento, quando avrò dato vita alla catena dei miei sogni, allora potrò fare come meglio crederò: un negozio dedicato alle cacche, uno dedicato alle barbe, eccetera, come da programmi iniziali. È stato molto gentile, il signor LoVòi; in particolare, mi hanno definitivamente dissuaso i suoi discorsi relativi alla certa presenza di tre energumeni rispondenti ai nomi di Bruce, Bongo e Callo nella mia camera da letto in tutti i giorni dispari del mese, almeno finché non avessi cambiato opinione. I dettagli relativi al mastodontico fallo di Callo e alle di lui tendenze (Sodomia Attiva & Cattiveria Gratuita in genere), hanno sgombrato poi il campo da ogni dubbio.
Comunque, tornando agli scherzi, ecco quello che ho disponibile al momento. O meglio, questi sono, diciamo così, i pezzi da novanta (riassumo dalle schede tecniche che li accompagnavano – miei i corsivi, con eventuali commenti e aggiunte):

- Il Jeans Panato. Novità assoluta per l’Italia, e me la sono accaparrata io PROPRIO IO, battendo tutti, grazie ai miei buoni uffici con il consolato Polacco, da dove pare provenga questo scherzo. Nella confezione c’è una toppa di jeans della misura, più o meno, che avrebbe una fettina di vitello, o una cotoletta di tacchino. Lo scherzo sta nel cucinarla per qualcuno, passandola nell’uovo sbattuto, impanandola sopra e sotto e mettendola a friggere in padella. A quel punto gliela si può servire in tavola, magari con contorno di patate fritte, o nascosta fra altre fettine di carne, queste però vere. Non c’è che dire… ottimo acquisto, e in esclusiva per di più. Sarà uno dei punti di forza del mio Dingo Ceruleo.
- Maroso, l’Accendino Pauroso (MAP). Mai andare in giro senza! Così, se uno vi chiederà di accendere, voi vi avvicinerete, magari anche con fare alla Bogart; farete scattare col pollice la classica rotellina che ogni buon accendino ha, e… PEM! Fiammata abnorme! Matte risate! Anche perché la fiammata in questione (pari – l’ho testato personalmente su Cristino di Pasquale, che per inciso è fuggito terrorizzato, e ho dovuto poi sbarbarlo letteralmente dal confessionale della nostra ven. Chiesa San Gianfrusto Martire, di Gianfrusto appunto, dove si era rifugiato a recitare un rosarione incrociato per scacciare il maligno fiammeggiante, il tutto ovviamente con l’abituale stuolo di vecchine tra cui mia zia – pari, dicevo, a quello di un lanciafiamme LF-127XP, in dotazione, tra l’altro, al temibile esercito Siriano e Libanese, per il tramite della Francia) è rigorosamente del tutto innocua, a meno che uno non abbia i capelli rossi. Proprio per questa piccola controindicazione, l’accendino in questione ha una storia, ed è stato messo al bando in America, con l’esclusione della zona di Panama, Costarica e la quasi totalità dell’America del Sud (anche se quest’ultimo dato è tutt’altro che certo e continuo, vista ovviamente l’endemica instabilità istituzionale di tali paesi. La tendenza, comunque, pare sia questa: accendino permesso sotto le dittature di stampo militare; accendino assolutamente vietato nei casi di governo “istituzionale”). Non so quale sia la storia, vedrò di informarmi in nottata. Tanto, ormai, mi è impossibile dormire. Le mie notti sono riempite dall’immagine della mia Vedova e, di fatto, le passo rigirandomi nel letto, fissando il vuoto e grattandomi la schiena (cosa che facevo a Lei, d’accordo, e Le piaceva pure tanto, e anche se so benissimo che non ha senso, almeno così cerco di sentirmi più a mio agio, fingendo che la schiena sia la sua. Tuttavia, la mattina mi sveglio sempre con vivide striature rosse sulla mia, chissà perché).
- La falsa cacca di uccello: scherzo da farsi ai maniaci della pulizia, coloro che sarebbero rubricati alla voce “soggetti con problemi di fissazione alla fase anale”, dal dottor Freud, se Egli fosse ancora qui tra noi. Comunque, in una confezione ci sono dieci pezzi, del tutto trasparenti nella loro parte adesiva, da attaccare al vetro di una finestra. I pezzi riproducono (con grandissima efficacia, peraltro) cacche di uccello, con una insistenza quasi ossessiva su quella dell’audace ma comune piccione di città. Ebbene, una volta attaccate al vetro del fesso di turno, queste sembreranno delle vere, verissime cacche, e non verranno affatto via allorquando questi accorrerà, provvisto di straccio e soluzione nettatoria tradizionale. Né Vetril né altro, gli varrà: in preda allo sgomento, allora, magari accuserà crisi epilettiche, o anche respiratorie, cosicché voi, (prima che spiri possibilmente; in caso contrario la legge potrebbe crearvi delle noie), potrete mostrargli il trucco: un solvente apposito, venduto nella stessa confezione. Casomai, occhio a non finirlo prima degli adesivi, se non volete guadagnarvi le maledizioni perenni del soggetto (che come avrete capito dalla bava alla bocca, non è il massimo in fatto di sanità mentale. Testuale: “si dice per voi; non Vi abbiano ad arrivare, tutti quegli accidenti”)

Ecco… tutto questo, più ovviamente l’armamentario tradizionale, e soprattutto ben 12 tipi 12 (!) di cacche finte! E su quelle ho già alcuni suggerimenti pronti per il 4 del mese successivo!
Ah, quanto è lontana la disperazione del P-37 bis! Quanto è squillante la fanfara della vittoria prossima e ormai certa! Variabile, è la fortuna! Manchi solo tu, mia adorata C.X.!

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