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settembre 27, 2005

Allora, quest’oggi, acciocché Vi istruiate, razza di caproni ignoranti e beceri, Vi iNpariamo tre sentimenti/stati d’animo/condizioni nuove nuove:

1) L’arroganza;
2) Il conflitto di interesse;
3) La malafede.

Avvisiamo che sono BEN nascoste nelle tre versioni del pezzo seguente. Trovatele e indicatele, provando poi a definire, estrapolandola dal contesto e commentandola, la frase più bella e più ad effetto del documento. In margine, si noti che avviamo oggi anche una nuova rubrica comico-tragica, a titolo “Editoriali de Il Giornale – Tutto vero e giusto potessi morì”. Nel caso, individuate quale dei tre pezzi seguenti è quello che tale rubrica va a costituire.
A tutti coloro che saranno in grado di dare le risposte giuste, sarà corrisposto un congruo premio in denaro (forse), una pacca sulla spalla (amichevole, con assoluzione da ogni tendenza filo-comunista incorporata) da don Baget Bozzo, e soprattutto sarà inviata una copia del libro “Tendenza Veronica”, la biografia, scritta da Maria Latella, della moglie del nostro amato PdC.



I.
Assolti perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato. E' questa la formula con la quale i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano hanno prosciolto nel pomeriggio dall'accusa di falso in bilancio Silvio Berlusconi, imputato nel processo All Iberian insieme agli ex manager Fininvest Ubaldo Livolsi, Alfredo Zuccotti e Gianfranco Foscale, tutti assolti. "Questa sentenza demolisce un altro importante tassello del castello accusatorio contro Silvio Berlusconi. Provo grande soddisfazione insieme a quanti hanno creduto e continuano a credere in Silvio Berlusconi", è il commento a caldo del ministro per le Attività produttive Claudio Scajola. "Anche la sentenza All Iberian smaschera l'incivile persecuzione giudiziaria contro il presidente Silvio Berlusconi, che è stato assolto e che è risultato ancora una volta innocente, firmata dalle solite toghe militanti", sentenzia in una nota è la vicepresidente del gruppo alla Camera di Forza Italia Isabella Bertolini. Di tenore opposto i commenti dell'opposizione.
"Ancora una volta Berlusconi e i suoi hanno potuto beneficiare e trarre vantaggio da una legge che, ormai è palese, si sono fatti su misura per evitare di rispondere davanti alla giustizia dei reati commessi", denuncia Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori. Per l'ex magistrato le assoluzioni nell'ambito del processo All Iberian sono "una vera indecenza, un fatto scandaloso, ancor più grave proprio perché, grazie alla leggina che si sono creati ad hoc, il falso in bilancio non costituisce più reato. Dunque, non innocenti ma non più perseguibili". "Il conflitto di interessi sulla giustizia è risolto a favore del premier, grazie ad una legge odiosa scritta per il suo caso", gli fa eco Paolo Cento, vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, che si augura che "almeno Berlusconi smetta ora di fare la vittima dei magistrati e che la maggioranza di centro destra usi la stessa clemenza e solerzia nel fare provvedimenti anche a favore di chi ha commesso reati minori, come i tossicodipendenti".
Questo il dispositivo della sentenza emessa oggi dopo circa 20 minuti di camera di consiglio dai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano presieduta da Mariarosa Busacca, al processo All Iberian:
"Visto l'art.129 c.p.p. assolve Berlusconi Silvio, Foscale Giancarlo, Livolsi Ubaldo e Zuccotti Alfredo dai reati loro rispettivamente ascritti perche' il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Visto l'art.544 c.p.p. indica in giorni 90 il termine per il deposito della sentenza

II.
Per la vicenda All Iberian, Silvio Berlusconi è stato assolto perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Il premier era accusato di falso in bilancio. Con lui sono stati assolti anche gli ex manager Fininvest Ubaldo Livolsi, Giancarlo Foscale e Alfredo Zuccotti. La decisione è stata presa dai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano che hanno chiuso così una storia processuale durata sette anni.
"E' una sentenza attesa – dice Gaetano Pecorella, difensore di Berlusconi – è stata applicata una legge che afferma che se il falso in bilancio non crea effetti nocivi di qualche rilievo non merita di essere punito. Il tribunale ne ha preso atto".
Il processo era incominciato nel 1998. Secondo i pubblici ministeri dal conto All Iberian della Fininvest erano stati creati - attraverso società offshore - fondi neri. L'accusa sosteneva che tra il 1989 e il '96 un miliardo di euro transitò in quel conto per operazioni illecite come la corruzione di magistrati, operazioni finanziarie al di fuori delle regole dei mercati e finanziamento ai partiti tra i quali il Psi di Bettino Craxi.
La nuova legge sul falso in bilancio approvata dalla maggioranza di centrodestra ha tra le altre cose ridotto da sette a quattro anni il termine di prescrizione del reato. Già nel febbraio del 2003 un troncone dell'inchiesta All Iberian - che è una delle inchieste più vaste della procura milanese, sono quasi 200 faldoni pieni di carte e documenti - finì con il proscioglimento di Berlusconi insieme ad altri manager dell'azienda di famiglia per prescrizione del reato in quanto i fatti contestatigli risalivano al periodo tra l'89 e il '96.
Nel caso odierno invece il premier è stato assolto perché, altro aspetto della nuova legge, il falso in bilancio non è più punibile se non ci sono azioni legali intraprese dalle eventuali parti lese.

III.
In un sistema giudiziario moderno ed evoluto, ispirato al diritto romano e magari al diritto comune, quello perugino di Baldo degli Ubaldi e Bartolo di Sassoferrato, piuttosto che alla giurisprudenza della Controriforma o alla logica iniqua dell'amico-nemico, non starei qui a commentare l'ennesima assoluzione – quella per la faccenda All Iberian - di Silvio Berlusconi, per il semplice fatto che pressoché tutti i procedimenti a carico del presidente del Consiglio non sarebbero stati neppure incardinati. Giovanni Giolitti una volta, illustrando i modi della giustizia italiana, disse: «La legge con gli amici si interpreta, con gli altri si applica», dimenticando che anche con i nemici il codice viene spesso interpretato, adattato e forzato, non solo applicato.
Ebbene, con Berlusconi la legge è stata a lungo «interpretata», sino a fare della «obbligatorietà dell'azione penale» una sorta di capitolo monografico ad personam, impegnando, così, interi pool nella ricerca di indizi e magari di «prove logiche» versus un solo uomo eletto come imputato totale. Dal giorno della sua discesa in campo si è avuta, infatti, una vera e propria mobilitazione da parte di certune Procure, dalle quali sono partite accuse gravissime, infamanti, mostruose, surreali, fantasmagoriche, rivelatesi col tempo del tutto campate in aria, ma quando ormai il danno all'immagine, coltivato e ricamato dai grandi mass media, era stato già grave e pesante, sino ad alimentare in certi ambienti odio razzistico verso la persona e i suoi collaboratori.
Il risultato del lavoro militante del circo mediatico-giudiziario ha dato di conseguenza frutti avvelenati ed un clima di latente violenza, verbale e non solo, viste le aggressioni fisiche.
Quest'anno, a Bologna, dopo un brutale sequestro di due ragazzini da parte di due extracomunitari maghrebini, seguito da una efferata violenza carnale, il procuratore capo della città, chiamato a commentare la brutta vicenda, finì per coinvolgere in maniera sanguinosa e del tutto gratuita Silvio Berlusconi, additandolo come responsabile morale: «...Il premier che non offre valori ai cittadini, che difende il sommerso come una risorsa dell'economia, infondendo nei giovani la credenza per la quale l'illegalità sia la pratica da seguire, perché chi commette reati vede che certi valori mancano alla classe dirigente».
Quando Berlusconi fu assolto con formula piena dalla Cassazione per la vicenda Guardia di Finanza (quel misterioso intreccio di Procure frettolose, di scoop in tempo reale con tanto di fotocopie dell'invito a comparire, di telefonate irrituali tra giornalisti, procuratori, Pm e, poi, tra Borrelli e Scalfaro) scrisse al Corriere della Sera, esortandone il direttore De Bortoli a dare alla notizia un risalto almeno pari a quello dello scoop del 22 novembre 1994.
La richiesta non fu esaudita, così come per la sentenza di ieri, invece di prendere atto e farla finita con le demonizzazioni, si assiste all'indecente reazione di chi vorrebbe trasformare in condanna un'assoluzione.
Invece, che Berlusconi, per l'ennesima volta, è stato mandato assolto, va detto alto e forte, alla faccia di quanti hanno attivamente partecipato, per dieci anni, alla caccia all'uomo.

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