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dicembre 21, 2004

E con l’imminente Natale torna (che cazzo c’entra? Ha qualcosa a che spartire col Natale? Qualcuno la rivoleva? Non hai di meglio da fare, stupido?) una bella & sapida

ISCRIZIONE MISTERIOSA

Per aggiungere quel briciolo di suspence alle vostre feste, altrimenti di merda, come ogni anno

STRADA PRIVATA.
A’ CAPITÒ
O CARABINIERI




Incisione vergata su cartapecora di origine probabilmente cinese (Pigna, reca essa in filigrana – probabile riferimento al nomignolo di Tetsuy Todoroky, ultimo rampollo della vetusta – IX sec a.C., che non vuol dire avanti Cristo, come gli stolidi posson pensare, bensì avanti Confucio – dinastia Huan-Zu Tree, e dovuto alle ragguardevoli dimensioni del suo scroto, o forse ancor più alla consistenza e materialità di questo), trovata letteralmente incastrata su di un altrettanto misterioso supporto, piatto e largo, dalla consistenza vitrea, e a questo fermata in grazia di una verga lunga e sottile, nera, rigida, con molla e spazzola incorporate. Secondo il Mangiacazzi – che ha un cognome serissimo, e chi s’azzarda a riderne lo tronco di botte – si tratterebbe di uno strano marchingegno di valenza e precisione quasi leonardesche, e che potremmo ribattezzare, in mancanza di meglio, tergicristallo & parabrezza (per la precisione, parabrezza & tergicristallo, ma non stiamo qui a cavillare).
Dall’iscrizione balza subito agli occhi la grande abilità dell’autore, capace con poche, sferzanti battute, di veicolare un concetto ben più profondo e articolato. 
“Per favore non parcheggi più il suo veicolo/ciclomotore/automezzo/autoblindo/camion con rimorchio/autotreno da 15 tonnellate per trasporto orche assassine (barrare le opzioni che non interessano) entro quest’area ben delimitata e segnalata da apposito cartello. Qualora non desistesse dal suo pervicace proposito (“qualora mi fosse ancor tetragono”, preferisce il già menzionato Mangiacazzi), la faccio partecipe della mia risoluta intenzione di denunziare il fatto all’autorità costituita, che saprà bene quali vie adire nei suoi confronti”

Ecco: di queste dimensioni sarebbe altrimenti il periodo, di questa sintassi sarebbe esso gravato; ma ecco che qui entra in gioco la strabiliante capacità del novello Matteo Maria Bandello (che puppava fior d’uccello – qui la battuta si poteva fare, giuro) il quale, giocando con la paratassi, l’ipotassi e anche un po’ con l’ipertiroidismo magari, s’inventa un costrutto che colpisce diretto e duro, specie quando si distribuisce accenti e apostrofi - apparentemente, ovvio - un po' a caso (ma comunque resta il dubbio – e c’è proprio una diatriba or ora in corso, sulle pagine di “O-O! Officina Oggi” – della conversione ‘O’ accentata – quindi ‘Ò’, o per la precisione ‘Ờ’, alla derviscia – in punto interrogativo, una consuetudine tipica, secondo il Mangiacazzi, delle estinte civiltà degli Antuàn; mentre il Catrone propende più per un retaggio inconscio e inconsapevole, anche perché, per dirla con quest’ultimo, “se gli Antuàn son tutti morti, ci sarà anche il suo motivo”), e quando apoditticamente pone una disgiuntiva (O CARABINIERI) con la funzione di ipotetica causale, un aut-aut imperioso e diretto che riassume e condensa la tradizionale formula pròtasi/apòdosi (“se tu ti azzardi a mettere la macchina ancora qui / io m’incazzo come un lupo della steppa, e ti gonfio di botte, altro che carabinieri”). 
“Ah, la sagacia popolare! Ah, l’acume plebeo!”, avrebbe certo commentato arguamente l’illvstre e avgvsto studioso Topone J. Ravagli (autore di saggi di capitale importanza, quali Le occorenze del sintagma 'Collo di papero' nelle Cene di Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca, e La Jena, questa sconosciuta - Accoglierla in casa, o no?), non fosse che proprio jer l’altro un tram della Copit l’arrotò senza pietà, facendone pappa per dinghi anziani. Pace all'anEma sua. D'altra parte, meglio lui che io, onusto dottor Merda qual mi sono.

(E poi, il tram lo guidavo io...)

1 commento:

loska ha detto...

Va bene, a proposito di frasi per tutti i giorni cito una canzone che si intitola (credo) "il cane randagio":

"Ecco un uomo/
che mi insegue/
e mi lancia/
un COLAPPIO/
Che fortuna, non mi ha preso/
ed io lo DISPERDERO'!"

Sono gradite ardite elucubrazioni sull'esatta collocazione, in grammatica italiana, di COLAPPIO e IO LO DISPERDERO'.
Distinti saluti
Loska