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dicembre 17, 2003

COMPITO IN CLASSE. LETTERATURA MILITANTE & APPLICATA (a che? A questo paio di coglioni?) – CONOSCIAMO I GRANDI SCRITTORI DELLA NOSTRA ITALIA PRESENTE: PARLATE DI ALAIN ELKANN.

Svolgimento:

Alain Elkann è fotogenico. Ci tiene che lo si sappia in giro, a giudicare dalla miriade di foto in cui è ritratto, sempre inappuntabile, sempre in posa, sempre elegantissimo. Immancabile, in questo senso, è la mano appoggiata al mento, con fare meditativo, o il primo piano con sguardo intenso e acuto. Troppo presto la frenologia è stata accantonata come scienza inesatta, o come non-scienza: questo sarebbe stato un caso su misura per essa. E ne sarebbe venuto fuori inequivocabilmente che Alain Elkann, inespressivo, con quella faccia da fesso, è un grosso coglione. Certo, se si fosse aiutata anche con quello che il Nostro solitamente scrive, avrebbe avuto pure vita più facile, ma adesso non precorriamo i tempi: di sicuro, gli esordi di Alain Elkann sono quelli di bravo bambino, diligente e attento, precisino, che senza dubbio avrà amato passar le serate (dopo le ore o ore di studio), sistemando la sua monumentale collezione di francobolli. Già ce lo vedo, lì, con la lente in mano e le pinzette, a catalogare il Gronchi rosa del ’53 che il padre gli aveva regalato in occasione del suo onomastico (S. Alain, protettore dei piloti di formula 1 e dei bancari in disarmo), o chissà quale altro prezioso & utile & avvincente reperto dell’italica filatelia. Poi, me lo vedo anche dopo: brillante studente col capello impomatato e la postura perfettamente eretta sulla sedia, in grado di rispondere a tutte le domande della maestra prima e della professoressa poi, attirandosi così (ahimè! Duro peso della cultura!) le ire dei compagni di classe, che per tutta risposta gli bersagliavano il maglioncino di cachemire o la camicia di seta (con tanto di gemelli d’oro) con sputi e inchiostro del calamajo. Ai temi prendeva sempre 8, e la professoressa (magari pure amica di famiglia), una vecchia zitella fissata con le declinazioni latine, il concetto di “Natura Matrigna” nel Leopardi, e/o con quello di “Provvidenza” nel Manzoni, gli consigliò di scrivere. L’avrebbe presentato ad alcuni suoi amici, coi quali si riuniva in mercoledì sera per compiangere e deplorare fervidamente la caduta della monarchia – e dei tempi, ovvio! – in Italia. E da lì, iniziò la formidabile ascesa di Alain Elkann, un tipo che di sicuro non caca quasi mai, e che quando lo fa, lo fa sembrare un atto lindo & pinto, un tipo i cui capelli non hanno mai conosciuto un qualsivoglia fuori-posto. Un tipo che scrive “in punta di forchetta”. Presumibilmente, SOLO con la stilografica, d’oro, che sua moglie gli avrà magari donato per Natale. Avrà, egli, avuto mai la barba di più di un giorno? Si sarà mai scordato di mettersi la cravatta? Avrà, questo sosia di Rutelli (ma con meno idee) uno studio pieno di libri e una scrivania in radica di noce, lucidissima e antica su cui poggiare gli stanchi ma creativi avambracci (reduce dal ricevimento in qualche romano salotto-bene, in cui si discorre amabilmente di cultura & attualità, degustando uno Chateau la Tour del ’67, con un sobrio timballo di esotiche verdure, ché gli intellettuali chic son vegetariani), solenni portatori dalla di lui cervice al foglio bianco di profondi pensieri & meditazioni salacï?
Certo, Alain Elkann non poteva che finire col diventare amico di Vittorio Sgarbi (altro esponente di spicco della nostra intellighenzia), e soprattutto della di lui sorella, l’idiotissima ma pretenziosa Betta Sgarbi, con la quale presto si sarebbe dato da fare per affossare e trascinare nel ridicolo una stimata casa editrice, che nel suo catalogo pubblica anche (!) Ennio Flaiano (che dalla tomba starà facendo tali giri da sembrare l’Upside-down, giochino scemo di cui ogni buon luna park dovrebbe esser provvisto). Già, perché come direbbe Leibniz, nel peggio si va all’infinito, e per questo vogliamo chiudere come meglio non si potrebbe: no, non citando i suoi banali e vuoti interventi su La 7, né con l’intervista in cui raccontava della sua crociera in Grecia, “fra quelle antiche e nobili rovine”, in compagnia della moglie (viaggio che ogni scrittore dovrebbe fare, d’altra parte, per trarre linfa per la propria Arte), ma con la trama di uno dei suoi bellissimi romanzi. A confronto, la Tamaro è Svevo: 

"Leopoldo, critico d'arte e giornalista nomade, incontra a Roma in Piazza del Popolo Nina, una modella italo-irlandese che conosce da tempo ma di cui sa pochissimo. È l'inizio di una passione dapprima sotterranea, poi sempre più intensa. Su un'isola greca, il loro idillio viene interrotto dal ritorno di Taddeo, l'ex fidanzato di Nina. Dopo una lunga separazione, Leopoldo e Nina si incontrano a Tangeri, dove lei gli confessa di essere incinta, ma di non sapere se di lui o di Taddeo. Incerta sui propri sentimenti, la donna finirà per trasferirsi a Venezia con Gerard, fotografo gay". 

Cazzo, non so voi ma secondo me ce n’è di che urlare. E quindi: 
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarrrrrrrrrrrrgghhhhhhhhhhhhhhh! 


Voto:  DUE MENO. Basta con questa cattiveria! È quasi Natale, e a Natale è DOVEROSO essere tutti più buoni! Guarda il tuo compagno di banco, Vincenzino Mollica da Raiuno! Lui sì che è buono! Per lui, è Natale tutto l'anno! Fai come lui, su! Guarda che babbo natale li vede, eh, i bambini buoni... per loro, c'è sempre pronta una carriera. Se fai il cattivo, avrai solo carbone, dalla vita. E starai sempre in cantina, a invidiare gli altri. Non si fa così! E poi Alain Elkann è proprio bravo, a me fa sognare, sorridere e riflettere. LA MAESTRA

1 commento:

ciofo ha detto...


Mi associo all'urlo di DOLORE nel leggere il riassunto dell'ORRIDA trama!


Alvaro Vitali dove sei??? Torna ti preghiamo, e salvaci TU!!!