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marzo 05, 2013

Io l'Uomo Comune in parlamento ce lo manderei tutt'al più in gita

Se i vertici (come li conosciamo fino ad oggi - eccezion fatta magari per la Lega e qualche altro "notevole" soggetto politico, che hanno niente più che messo in pratica da qualche anno quel che accade adesso, solo in salse di volta in volta nordiche, razziste, etc.) sono comunque il prodotto di una selezione, più o meno attenta, più o meno naturale - questo è un altro discorso, volete provare ad immaginarvi come sarà la base?
Sarebbe anche l'ora di chiudere il libro delle favole: non si dà in nessun caso che a vertice malvagio corrisponda base buona. Il vertice lo esprime la base, è in qualche modo un'emanazione diretta di questa: poi, ci saranno certo meccanismi di agganci, addentellature, piccole o grandi ingiustizie, aderenze, scorciatoie. Ma la prima spinta è dal basso.
Ricordatevi sempre che il vostro vicino è un tizio che si lamenta della Terribile Crisi© mentre smanetta l'IPAD, apre il SUV col telecomando, non fa/si fa fare ricevute, e via così. È indignato, ma lo è - a ben guardare - perché qualcun altro ruba meglio, e ruba di più.
Per evitare un rimedio peggiore del male (altra arte di cui in Italia si è maestri sommi),  l'Uomo della Strada dovrebbe restarci, sulla strada, e rimanere a far le sue valutazioni politiche (e non) al bar, com'è sempre stato.
Casomai, una vera rivoluzione parte dal basso, dal singolo individuo; è guidata e interiore al tempo stesso, mirata e profonda: lenta, lentissima, ma costante, ci migliora ed al contempo è una rinascita (né, ed è anche un bene, ci sono più i tempi o società adatti per rivoluzioni quali atti di violenza puri e semplici). 
Una rivoluzione comincia smettendo di parcheggiare in doppia fila. E poi va avanti.


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