Visite

febbraio 22, 2013

VOTO DI PROTESTA

Squilli di tromba, rulli di tamburi: come ad ogni tornata elettorale che si rispetti (e giudicate da voi quanto possa dirsi rispettabile in sé, l'evento) giunge a valle con furore la slavina di quelli che pensan (?) bene di dare il lor voto in guisa di Protesta. 
Nel corso degli anni - senza andar nemmeno tanto indietro - il loro Voto-di-Protesta lo hanno dato, per motivi ogni volta diversi, a Forza Italia (si nasce incendiari, si muore... magari lo si facesse!), poi alla Lega (mi astengo da commenti), poi a Di Pietro (Razzi & Scilipoti - basti quest'unico commento); stavolta lo danno a Grillo e al suo movimento a cinque stelle. Sarebbe curioso, credo, chiedere a gran parte di questa gente l'oggetto di cotanta protesta, il motivo per cui stanno concretamente protestando: poiché di solito, per il paese che siamo, l'etichetta Voto-di-Protesta è l'auto-assoluzione sbrigativa - ormai sempre più spesso in nome della Crisi, oddio la Crisi! - che questa gente si dà pel non pagar le tasse, per aggirar qualche leggìna, per non fare (e farsi fare) una fattura, per non rispettare un divieto di sosta, per non pagare una multa. 
Protestano, loro. Contro gli altri che son peggio. E che ci hanno portato nella Crisi. 
Non sanno o non si rendono conto che protesterebbero più a fondo e con assai più costrutto evitando di parcheggiare in doppia fila, chiedendo uno scontrino, scansando furbate, limitando i propri appetiti e seti di poteri & privilegi; in sintesi: vedendo un po' più in là del proprio naso e del proprio orticello. Cercando di essere consapevolmente parte di una comunità. Usando la scheda elettorale in modo accorto - per la prima volta in questo paese, tra l'altro.
E invece - come sempre, è più facile & comodo che le cose vadano a rotoli per colpe altrui, no? - si va per le spicce e si mette una bella croce, qui, un bel Voto-di-Protesta
Contro il sistema, contro i partiti, contro le tasse. 
E dopo ci si sente più leggeri, no: tanto sono tutti ladri, urliamo un altro po', facciamo un po' casino, diamo un par di picconate. 
Chi è Contro urli più forte. Tutti insieme/dietro a me, orsù marciamo sopra questo sistema ormai corrotto & marcio. 
Che fa lei, non urla più? Fuori, fuori dai coglioni! 
Su, riprendete a marciare, fuori gli infami e chi non la pensa come noi!
Che cosa corrotta, sono, le leve del potere. Mai noi ci abbasseremo a tanto. 
(E fanno male tra l'altro: perché le leve del potere sono da manovrare, eccome. Magari in modo migliore, in modo onesto e responsabile - ma torna sempre lì: proviamo ad usar la scheda elettorale in modo intelligente, ad esser, per una cazzo di volta, una parte attiva in questo gioco: cominciamo ad esser migliori noi per primi; vedrete che qualcosa cambia!) 

Le urla e la rabbia sono un terreno sterile e ingrato, da cui assai difficilmente può nascere qualcosa; la ragione, il buon senso, la cultura, la tenacia e la volontà di fare sono in tutt'altro podere, e chi urla e scarica la propria gola non li vede. 
Non che Grillo (beninteso prima dell'incontro con Casaleggio - dopo, siamo alla Scientology di noialtri poveracci) non abbia le sue ragioni di urlare; semplicemente - come già prima Di Pietro, e ad oggi magari Ingroia, tizi che rimanendo nei propri campi di origine una rivoluzione civile avrebbero potuto effettivamente farla/continuarla, seppur con fatica e in assenza di riflettori/privilegi/prebende varie - è totalmente e assolutamente fuori posto: la sua è satira, invettiva, denuncia, dis-velamento. 
Distruzione: e sarebbe Arte nobilissima, che dovrebbe servire a far riflettere la gente, a informarla, a muoverla a sdegno e a farle prender decisioni responsabili. A ricordare che c'è di più che la DeFilippi e la restituzione dell'IMU. 
Sabina e Corrado (ok: quando ha voglia!) Guzzanti, Crozza, tanto per dire...
Grillo in politica è un non senso: è un riportare a scorrere un fiume ormai prosciugato, per farlo gettare in un crepaccio.

E spesso protestare è nient'altro che reclamare una propria fetta di torta. O una fetta di torta più grossa. Perché oggi, ormai, niente vi basta. 

Nessun commento: