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settembre 10, 2009

I'M STILL JENNY FROM THE BLOCKS – SÌ, POROPOROPOLLON...

Mi vien da pensare che proprio c'è qualcosa che non capisco. Qualcosa che mi manca o mi sfugge. E ogni giorno che passa, mi sfugge di più. Chissà dove va a nascondersi; chi lo capisce, perché lo capisce, eccetera eccetera.
Il fatto è che mi sembra che un meccanismo affinatosi e consolidatosi in più di un secolo presuppone che tu – che ovviamente bene o male stai in quel serbatoio d'umanità che è la maggioranza di persone – butti via completamente la tua vita in una qualche attività che non ti riguarda minimamente, a vantaggio di uno/pochi. E che tu lo faccia per vivere, nel senso più biologico-materiale del termine. Tutto è iniziato con una concentrazione dei mezzi nelle mani di alcuni soggetti, i quali quindi più che mirare a portare (magari in pace con se stessi, in quel che facevano più o meno identificandosi), a termine un'azione/attività nel suo intero ciclo hanno dovuto/voluto, trovandosi in mano un numero sempre più alto di mezzi di produzione, frazionare il tutto, con la conseguente necessità di utilizzare l'attività di altre persone per rendere operativi quei mezzi e dargli un senso e un moto in vista di uno scopo. Non solo: sempre più frequentemente, tali individui accentratori niente o quasi avevano a che fare col prodotto finale, e dovevano quindi (paradossalmente) dipendere dall'attività delle altre persone, pur trovandosi a decidere sul come tale attività organizzare e come meglio comandare questa gente, magari non rendendola cosciente che da essa stessa dipendevano. Inoltre, lo scopo di cui sopra non rimaneva più il prodotto finale – il frutto di quella determinata azione/attività, magari un frutto unico irripetibile o quasi; bensì il denaro, che nient'altro era se non (primariamente) merce di scambio per acquistare i frutti di altre determinate azioni/attività, allo stesso modo strutturate. A propria volta, anche l'attività delle altre persone ha fin da subito avuto, come conferimento di senso e quindi compenso, un corrispettivo in denaro, il quale quindi si trovava a diventare l'unico protagonista di un circolo da cui uscire era impossibile. Tutto diventava denaro: la quantificazione del tempo e dell'attività di chi forniva l'attività all'individuo che i mezzi aveva; lo scopo di chi i mezzi forniva; i mezzi stessi, che un valore sempre più alto si trovavano ad avere. Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che il contesto stesso pareva concepito per ingenerare bisogni e necessità – effettivi, semi-reali, fasulli o indotti che essi possano essere – così da mantenere il denaro sempre in circolo, si capirà come quest'ultimo possa diventare il principio e la fine di quella che è la nostra meravigliosa società, definendola e racchiudendola così nella propria essenza. E, dando a tutto un prezzo, quello che dovrebbe essere nulla più che un mezzo, si trovava a diventare essenza assoluta, appunto principio e fine della nostra esistenza: più denaro è a tua disposizione, meglio stai, e maggiore è il tuo potere o prestigio. La catena di eventi che ne è derivata può riassumersi a sua volta in un assioma bifronte: più mezzi accumuli, più azioni fai; più azioni fai, più denaro hai. Ovviamente, più mezzi accumuli, meno potrai essere in grado di gestirli da solo. E quindi: più mezzi hai, più azioni fai fare, e via discorrendo. Da qui è nata la figura dell'imprenditore, che non compie una determinata attività in vista di un prodotto finale, magari esclusivamente suo; bensì accumula e mette a disposizione per produrre su sempre più vasta scala. In vista di un accrescimento del proprio benessere, che è – sempre qui si torna – semplicemente denaro.
Si badi, nessuno sprezzo per la materia in sé: i nobili di ieri avevano fondato la propria superiorità – e dico in concreto, al di là cioè di astrusissimi quanto campati in aria ragionamenti su un sangue di un altro colore – su un retaggio antico che nient'altro era se non un possedimento terriero (da conte/contado in giù): può esser certo plausibile, quindi, che oggi la nobiltà sia motivata e originata dalla quantità di denaro di cui uno dispone. Della serie: il concetto era ridicolo ed arbitrario prima, ad oggi si aggiorna e conforma. E non si salti su con la storia di una rozzezza o di una scarsità di cultura dei nuovi arricchiti: l'affinamento (culturale artistico scientifico, qual che sia) è concetto che riguarderà magari i figli dei figli, e del resto si può ragionevolmente supporre che anche la nobiltà antica si sia affinata coi secoli - se e quand'anche.
Per buttarne giù una – che esattamente come questa all'inizio ha avuto miriadi di pregi e indubbie funzioni social-evolutive, incrancrenendosi magari con l'accumulo nel tempo di privilegi sempre più ingiusti, smisurati & immotivati –  al fine di provare ad instaurare un ordine nuovo ci son voluti secoli, rivoluzioni e princìpi, e un sacco di altre cose.
Dico di classi sociali, sapete.
Il mondo va più veloce, si sente dire spesso, e tutto è accelerato. Magari si fa prima. Ma un nuovo virus è sempre più forte del precedente, e si difende coi denti. Magari non si fa, e si va solo a peggiorare.
Cazzo però... scrivo tutto questo mentre due o tre colleghe ciaccolano e non riesco a concentrarmi, indi per cui ne verrà fuori un quadro decisamente mosso. Ma questo passa il convento. E se il silenzio va a farsi fottere, va a rotoli anche tutto il resto.
E il filo dei miei pensieri è già sottile di suo ormai.
E questo non è quello che volevo scrivere, alla fine.
Farò caà?

1 commento:

ciofo ha detto...


Chi ha piu' soldi sta meglio?


Forse, o forse crede solo di stare meglio, o forse sembra a noi che stia meglio perche' se NOI avessimo piu' soldi staremmo meglio, quindi per forza chi ha piu' soldi sta meglio, no?


Poi invece scopri che si strafaceva di medicine e soffriva di incontinenza, o di depressione o di crisi di panico o chissa' checcavolo.


Bell'affare, si.


Io invece ho il sospetto che sta meglio chi ha piu' tempo libero per farsi gli affaracci suoi, che siano pescar trote-barattolo nel torrente Merdo, andare a distruggere la natura a cavallo di un quad, andare in localita' sperdute insiema a qualche altra decina di esaltati a vestirsi da antichi guerrieri e picchiarsi con spadine di gomma o scrivere su blog che leggeranno in tre (parenti compresi).