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agosto 06, 2008

IN AVVICINAMENTO ALLA DATA (IN REALTÀ NO, SI SA UN CAZZO) DI USCITA DEL VENDUTISSIMO (VENDUTISSIMO?) ROMAN HISTORIQUE (ROMAN HISTORIQUE?), A TYTOLO: PIGIAMI IL CAPINO, CARMELITANA, IL QUOTIDIANO “LA CAGIONE”, CRONACA DI TUBINGA PAGINA DEI FILMS, HA INTERVISTATO L'AUTORE, DEVIS CHIOGGIA, DURANTE UNA CENA-CULTURALE SUL MODELLO DELLA TRADIZIONE LETTERARIA (QUALE TRADIZIONE LETTERARIA?), DEL TIPO QUANDO INTERVISTAVANO VITTORIO GASSMAN AL RISTORANTE E LUI SNOCCIOLAVA ANEDDOTI SU ANEDDOTI, DILUVIANDO UN FRITTO-MARE E/O UNA COTOLETTA ALLA RAPPRESAGLIA & CECI.

Ebbene sì: essendo qui col certamente-prossimo-alla-fama dott. Devis Chioggia, ci siam chiesti: “ci capiterà più?”, e alla nostra (silente) risposta negativa, abbiam deciso d'approfittarne. Tantopiù che paga lui, l'autore, tipo gagarone & fiero che è signore e lo si sappia in giro, tipo quando ha tirato fuori il portafoglio e ha urlato, un po' rivolto al Vs. intervistatore, un po' all'altro unico cliente del locale: “PAGO IO, QUI, SA'! QUANT'È, PEZZENTI? TOH, BEVITICI UN SUCCO AL TROGOLO ANCHE TE, PIPI!”
Ma prima, dicevo, siamo andati a incominciare. Ecco come, mentre le focaccine al lapis (e l'argenteria) sparivan. Du-da-dudadudà, du-daddudaddudà:
Devis, come ha deciso di fare lo scrittore?
Vede, coso... c'era un mio amico una volta. Oh, magari è ancora vivo, sa; dico una volta perché non so più che fine abbia fatto oggi; d'altra parte, nemmeno posso escludere sia morto, o magari diventato frustone, chissà... insomma, questo mio amico – andavamo ancora a scuola, ai tempi, e lui mi stava riportando a casa una sera, in macchina. Guidava una Ford Drummond-2 blé, modello assai diffuso all'epoca. Gli avevano rubato uno specchietto, cosa assai facile per quel tipo di macchina, dato che bastava tirarlo al contrario, far fare un piccolo scatto al meccanismo e poi scappare ridendo. In fondo alla strada dove abitavo, stava anche un tipo che conoscevamo entrambi, non ricordo nemmeno per quale ragione. Ricordo solo che veniva chiamato CHIODINO, perché era secco e c'aveva la testa grossa. E ricordo anche che si sputava nelle mani, per darsi il gel nei capelli. Un tipo a posto, insomma. Ecco, insomma: insomma, Chiodo gabellava a tutti che suo padre era un famoso chirurgo, e se ne vantava. Peccato che il padre fosse in realtà un infermiere. O forse uno che faceva le pulizie? Comunque sia, più che altro il padre guidava anche lui una Ford Drummond-2 blé. Quella sera, mentre il mio amico mi riportava a casa, guardai dal finestrino sul mio lato e gli dissi: “quanto costa rimetterci lo specchietto, qui?”. Lui disse che non lo sapeva. Gli feci quindi presente la cosa, e lui parcheggiò davanti casa di Chiodino. Scendemmo. Nella notte si sentì un click e poi due che correvano, ridendo. La Ford Drummond-2 blé del mio amico aveva di nuovo due orecchi in fuori, pareva un topo deforme, come appena uscita di fabbrica. Quando mi lasciò a casa, mi dissi: cazzo, dovrei fare lo scrittore.
Come vede, son qui.
E poi addenta la terza focaccina di fagioli, inzuppandola prima nell'omonimo brodo. Sicuro di star procedendo nello scoop del secolo, continuiamo ad incalzare, mentre figliuole adoranti s'alzano dai tavoli accanto, salutano (lui) e se ne vanno:
E cosa la contraddistingue, come scrittore? Quali sono i suoi tratti distintivi?

Quello d'averci due nipoti. Inoltre, fino a pochi mesi fa pensavo che nuziale si scrivesse nunziale, e che – ma quello prima, diciamo finché non sono andato a fare la stagione come cameriere-rifornitore d'acqua a' tavoli de' matrimonî d'estate – incinta si scrivesse in cinta. Poi capii.
Devis, come mai si chiama Devis, e in cosa è dottore?
Domanda del cazzo. Comunque son dottore in cani. Piuttosto, mi chieda se le anticipo la vicenda che narrerò nel mio prossimo libro, eh?

Ci può anticipare la vicenda che narrerà nel suo prossimo libro?
Avrei voluto scrivere una bella vicenda tumida e lagrimevole di un tipo che si chiama Timoteo, personaggio psicologicamente complesso ancorché tremendamente afflitto dai peggio disagi, tipo la malattia del sonno e una ragazza che la dà a tutti men che a lui, ma poi non m'è riuscito, e sicché mi son dedicato su una ben più interessante serie di avventure di me e il mi' cugino ingegner del ferro e de' batraci che si guida rispettivamente una R-4 e una R-5, arrivando a girare a folle velocità intorno alla torre Eiffel in competizione coi cami della merda, gridando dal finestrino: “va' che roba, va' che roba!”, finché la géndarmerie non ci traduce nel più vicino Commissariat. Felicità è guidare un'R-4, caro il mio Remigio.
Eh, già, cari tutti voi che ci leggete: felicità è guidare un'R-4, verrebbe da dire, per chiudere l'intervista; non fosse che l'ha già detto lui, lasciandoci lì, a implorare una foto, ben conoscendo la sua (dell'autore) avversione a cose che lo ritraggono in posa e non, specie dopo mangiato. Ma alla fine la spuntiamo.
Segue scena descritta all'inizio.
“Comprate il mio libro, semmai uscirà, merde” aggiunge lui, uscendo dal locale.


Di seguito, nello scatto Lopizzo-Ostia l'autore, ritratto a fine intervista, in piena digestione, disquisendo amabilmente di Hegel col muro antistante la Curia. Il muro non si vede.

tapiro


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