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maggio 10, 2007

Davanti a un lungo e sottile bicchiere di prosecco. Salatini e olive; roba fine. Il bar si chiama Sumo, chissà perché. C’è poca gente, e i tavoli sporchi. Jackson poi fa:
“allora, chi ti è toccato oggi?”
E Ratiger si passa una mano fra i capelli e allontana il nodo della cravatta dal collo. Reprime una specie di rutto; poi:
“no, una bella giornata… prima m’hanno mandato alla redazione di una rivista culturale,  Cultura&Disagio si chiamava, una cosa fantastica, c’ho pure trovato due persone che avevo già visto, pensa. Le chiamavamo I Topi”
Jackson interrompe il sorso a metà. Chiede:
“I Topi?”
“Sì, I Topi; erano sempre in coppia, e una delle due aveva ridicolissimi ciuffetti ingelatinati a boccolo e andava in giro con un orrido cappellino da pesca-a-mosca però di velluto. Aveva pure il coraggio di mettersi la minigonna, tutta stecchi com’era. L’altra era un po’ più in carne, ma aveva gli stessi tratti della prima, se non peggio. La cosa simpatica è che non erano né sorelle né parenti, però si assomigliavano. E una assomigliava a un topo, e quindi l’altra pure. Si erano trovate, diciamo così. I Topi. Ma due topi veramente brutti, ti giuro… sì, facevano l’università, si mettevano sempre in prima fila, annuendo a qualsiasi cosa venisse dalla cattedra. Mi par di ricordare che una c’avesse pure la voce stridula”
“due bei tipini, insomma”
Ratiger gesticola, per sottolineare le parole. In una mano ha un’oliva. La mette in bocca, e un po’ masticando fa:
“veramente odiose. Specie la prima. I Topi. E poi passano gli anni e te le ritrovo che hanno fondato – o ci lavorano, so un cazzo io – questa rivista di poesia e impegno e-quel-cazzo-che-sarà, tutta piena di spocchia e importanza, e ci scrivono loro e c’ospitano i poeti locali, gente che pubblica il suo libro con l'editore di ‘sta minchia e va a giro convinta d’aver detto cose fondamentali per la salvezza e/o l’accrescimento estetico dell’umanità. Prima di mandarmici, me ne hanno dato un numero, di Cultura&Disagio. Per darmi la carica, cose del genere”
“wow… e è servito? Che c’era scritto?”
“Cumuli di stronzate, come sempre. Ascolta:


Così, quando all'improvviso, ma lentamente,
il volto cade in un campo asciutto
e gli occhi sono lepri zoppicanti in una piana esposta
mentre nella mascella il tendine s'allenta
e qualcosa sotto pelle ancora si contrae,
non voltarti mai e non accelerare,
ma recando un'ultima volta il pensiero
ai tuoi monti e al tuo mare
dai inizio e seguito al duro parto della fine


Silenzio. Jackson beve un sorso di prosecco e fissa l’altro, che ha richiuso la rivista e la tiene in una mano, come un tubo di smarties d'orrori & amarezze. Sorride, sogghigna; poi scoppia a ridere. Riesce a dire, scuotendo la testa ogni tanto:
“cazzo. Il duro parto della fine. Ti sei divertito, eh?”
“Già che c’ero, sai… caccia grossa! Alle lepri zoppicanti in una piana esposta. Tu invece?”
E Ratiger si adagia meglio sulla sedia, passandosi una mano sulla faccia, a coprire uno sbadiglio. Ascolta l’altro che racconta.
“Be’… oggi niente di che, ordinaria amministrazione. Un Game-Tester, una donna in carriera... Ieri, però… un’asta del fantacalcio. Sai, la bella combriccola di cerebrolesi che stava comprando Toni, Seedorf, Materazzi; tutti seduti lì, coi loro fantamiliardi e le pagelle dei giornali sottomano. Una delle giornate più belle della mia vita!”
A Jackson si sono illuminati gli occhi, man mano che racconta. Ratiger commenta e scandisce le parole lento lento, come meditando a voce alta:
“il fantacalcio. Il fantacalcio. Quelli del fantacalcio son soddisfazioni”
“ehi, non lamentarti troppo... hai avuto una rivista culturale, oggi!”
E si alzano, finito il prosecco e le olive e i salatini. Il bar Sumo è sempre mezzo vuoto. Jackson dà due pacche sulla spalla a Ratiger, che ha la cravatta quasi al secondo bottone. Fa:
“Ed ecco un’altra dura giornata di pulizie che se ne va. Bella, la vita…” 

2 commenti:

utente anonimo ha detto...

Non ci si crede!

W i chicchini!!!

ciofo ha detto...

sto rileggendo il blog per la quaquintunesima volta e... non e' che Jackson e Ratiger hanno bisogno di una mano eh? anche a mezza giornata, anche a CO.CO.CO.CU.RU.CU.RU.CU.QUA.QUA.


eh?