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novembre 16, 2006

“Ok, sta’ a sentire me, adesso. Quello non è il più bel giorno della tua vita. Sono solo stronzate. È uno dei tanti, e c’ha nessun senso far finta di essere gran signori, giocare a Principi&Principesse, e ripetersi e sentirsi ripetere sempre che quello è il giorno-più-bello-della-tua-vita e che quel giorno si deve essere felici, quando il resto della vita siamo tutt’altro. È una cosa fondata soltanto sull’ipocrisia, sul far-finta-di. Di esser dei principi e delle principesse, appunto. Di voler accanto tutta quella cazzo di gente in quel cazzo di giorno così-importante per te. Per chi, è il giorno-più-bello? In realtà dopo il tuo bel giorno tutto-perfetto-tutto-bellissimo-tutto-da-sogno, riprendi la tua vita del cazzo, col guidare nel traffico, alzarti ogni mattina all’alba, far cose che odî per avere in cambio dei soldi per il cibo, prendere parti dallo stronzo di turno, e via così. E che senso ha avuto far finta di aver vissuto la vita dei gran signori, per un giorno?
E poi, i parenti; vogliamo parlare dei parenti? Quando una persona non la vedi o non la frequenti è un estraneo, né più né meno del tale che ti passa accanto per la strada. Perché allora essere ipocriti e invitarli tutti a una festa già ipocrita di per sé, e poi passar fra i tavoli, la sposa col suo vestitino da 3.000 euro che indosserà solo quella volta e che ha scelto in duecentocinquanta comode sedute a qualche negozio, lo sposo tutto azzimato come mai gli capiterà – qualcuno si mette anche il cravattino, gesù! – a chiedere a tutti “oooh, allora! Ma come va? Mangiato bene? Siete stati bene? A casa come stanno i tuoi?” e magari non sai neanche chi siano i suoi, i loro, né te ne può fregar di meno. Ti fanno i regali? Oh, i Gran Signori son così materiali, alla fin della sonata? Chi cazzo se ne frega dei regali, della Lista-di-Matrimonio? Si va a scegliere una serie di oggetti in un posto esclusivo dove le stesse cose costano il doppio (i borghesi pensano che sia fico pagare di più, un segno di gran distinzione); e si parla di cose che uno non userà mai, tipo il servito di bicchieri da RobRoy, o le posate per l’aragosta, la caraffa di cristallo e i sottobicchieri d’argento, le flûtes con quel gambo così sottile che se le riempi troppo di champagne – perché poi bevi lo champagne – si spezzano. E nota che ho taciuto il più classico dei Serviti-Buoni-Con-Coppette-Da-Macedonia, quello lavorato a mano e firmato da qualche artista cileno, lì a prender polvere. E nota anche che al massimo uno berrà coca-cola e mangerà la finocchiona, ma fa niente. È la tradizione, gesù!
Prima però si lavora sugli inviti, mesi e mesi, vergandoli a mano su carta crespa o filigrana o pergamena, e si passa giornate a pensare e poi altri mesi a mettere in pratica la pensata riguardo alla foggia delle bomboniere, facendo confronti silenziosi con quanto ha fatto il parente-tale, l’amica-talaltra, imponendosi in cuor proprio di far meglio, di non far simile, e via e via. Importantissimo. Perché quel giorno dev’esser tutto perfetto, tutto bellissimo, e contribuirà pure il fotografo, che ti realizzerà il solito, scipitissimo album fotografico, abbracciati a tutta quella gente del cazzo di cui t’importa meno della merda, se solo si fosse un po’ sinceri. Come la merda, sì: mica gli vuoi male o la pesti apposta, la merda no? Semplicemente, lei se ne sta lì, e te non gli vai intorno. Ognuno al suo posto, e tutti in pace. Comunque, viene il fotografo e via di foto e se sei stronzo (brrr…) pure il filmino. Sorrisi di plastica, abbracci per tutti, e foto in posa, come dei parrucconi aristocratici del ‘700! Perché è questo a cui agogna questo tipo di società quando si sposa o fa cerimonie. È il vecchio complesso borghese, che vorrebbe salire ancora la scala sociale, per poi insediarsi di diritto nella merdosissima corrente del sangue blu. E tanto per dire, l’album fotografico te lo paghi con due mesi di lavoro; proprio quello di cui prima si diceva che t’attende il giorno dopo il tuo giorno-più-bello.
E per darsi ancora più illusione si prende una bella villa antica, nel verde, perché la villa-antica-nel-verde ispira al borghese pensieri profondi. Ok, lo so, non è mia; io son solo un impiegato, checcazzo! Si va avanti a ondate standardizzate, tipo ci si affida al Catering - sai, quelle belle ditte specializzate in coazione-a-ripetere - e si fa un bella cerimonia il sabato, magari di pomeriggio; Villa un po’ fuori, che ogni città ne ha 7 o 8 sicché la scelta è facile; aperitivo & buffet nel parco; foto sposi/invitati, in posa, siamo tutti amiconi, un gruppo, una grande famiglia, e poi via con la cena-mostro, magari all’aperto, col deficiente di turno che passa con la telecamera e il 100% – il 100%, fidati – della gente che non capisce nemmeno a che cazzo servano tutte quelle forchette e bicchieri della solenne apparecchiatura di quel giorno da Signori. Il pranzo di gala vedrà il succedersi di un bel tris di primi composto da crespelle a qualcosa, risotto a qualcos’altro purché chic, e una qualche pasta ai funghi; cosciotto di vitello alla RobinHood, o anche sella di maiale alla Lorenzo de’ Medici – sì, quelli che arrivano in sala colla portantina, e applausi – tagliata e verdure grigliate, e poi una bella pallina di gelato alla vaniglia e frutta, per concludere giojosamente il tutto con l’odiosissima Torta Nuziale, con tanto di foto dei due stronzi che la tagliano assieme e bevono lo spumante incrociati. Nel frattempo, il tristone che canta e suona alla pianola le canzoni da sposi, in un angolo, e gli scherzi degli amici o meglio ancora dei parenti caciaroni, i quali magari ti regalano una scopa con scritto "congratulazioni, ora scopare è lecito", e te devi ridere, davanti anche a tutto il corteggio di gente che fino a due giorni prima non sapeva nemmeno se avevi il cazzo o la fica. Né te lo sapevi di loro. Indi, foto del bacio con lo stronzo di turno che urla “mettici la lingua!”, e lancio del bouquet. Caffè, e cravatte che se ne vanno; mise e acconciature studiate da giorni che si allontanano su tacchi sexy, e parlano: hai visto com'era ingrassata la sposa; Che bel vestito! Le bomboniere fanno un po' schifo; s'è aspettato un sacco; io mi son commossa. E via così, che lentamente sfuma il tuo giorno-più-bello.
Già: non ho mai nominato il Prete e il corso pre-matrimoniale e la Chiesa. Vogliamo dir qualcosa? No dai, meglio di no.
E allora, vuoi ancora giocare a Principi&Principesse?”
“Un gioco che dura un giorno? Così complicato… e tu?”
“Cazzo sì, va'... però io mi vesto da Uomo Ragno!”

5 commenti:

DrArrigoProteus ha detto...

Al mio matrimonio non mi vestirò. Essere arrestato per nudità pubblica potrebbe impedire la cerimonia. Chiederei l infermità mentale, cos la futura sposa mi lascerebbe solo. E io mi crogiolerei con la mia vita spaziosa.

Altrimenti no. Atrimenti mi sposo. Con una donna che amerei come amo l idea di amare.

E poi ci ritroveremo a mangiare i confetti avanzati, chiedendoci come riciclare la gondola argentata regalataci da mio zio.

Sarebbe routine. sarebbe scontato. Ma sarebbe quello che vorrei.

Insomma, in bocca al lupo per il tuo romanzo, geniale.


Cordialmente,

Dr. Arrigo Proteus

Paperogonfio ha detto...

Per chiedere l'infermità mentale devi trucidare qualcuno, così come per aver l'impunità e un sacco di soldi, far fallire qualche colosso industriale. Magari ottieni anche un discreto credito in termini d'ammirazione pubblica.

Bella comunque l'idea della gondola argentata dello zio (veneto, I suppose - fosse di pisa, recherebbeti in dono l'omonima Torre Penca).

Mi son sempre chiesto da dove venissero i banchini di mostruosità souveniriche nelle varie zone della dysastratissima itaglia. Ora so: matrymoni e regali da piazzare. Sottocoperta c'hanno anche i confetti avanzati, sicuro.

Sai che Proteus era anche un nemico di TexWiller? Poi gli sparò. (I nemici di TexWiller finiscon male, di solito...)


(P.S. L'Uomo Ragno è un omaggio a un amico)

Monicanta ha detto...

ohhhh finalmente qualcuno che parla seriamente! Sono ormai anni che dico a mia madre di rassegnarsi perchè non mi vedrà mai vestita di bianco davanti all'altare. Lei si dispera ma andrei contro la mia natura. Se mai decidessi di sposarmi l'idea è : matrimonio in comune , jeans barbonati , citroen saxò con ammaccature varie ( ho solo quella a disposizione), e poi Locanda/trattoria in otrepò pavese ... ha solo 25 posti a sedere e sarò ben contenta di NON invitare i parenti (zii/cugini etc) con i quali non ci siamo mai neanche cagati e tutta quella gente che di solito si invita senza un perchè... ma fà numero... ma che andassero tutti a raccogliere le olive! Bel post :)

beneselve ha detto...

ho sempre sperato che ad un matrimonio ai quali ho partecipato, durante il momento fatidico del: "chi ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre", qualcuno dall' ingresso della navata urlasse:

"Scusi, dove sta il cesso? Sa mi sto cacando adosso"

Dato che non è mai accaduto mi sa che sarò io a dirlo. Arrivederci a Baden Baden

ciofo ha detto...


Eh ssssi, anche io i matrimoni li ho sempre visti cosi' :-(


D'altronde come fai a deludere i CARI genitori che DA UNA VITA sognano di vederti davanti all'altare con tanti invitati , e anche tanti debiti che hai dovuto fare per mettere su questa COLOSSALE STRONZATA in cui sei solo e soltanto una vittima e che si vede lontano un miglio che saresti piu' contento se per festeggiare avessi offerto la cena ai tuoi amici (i parenti a casa loro o si sguinzaglia Flagello Rotuleo - coniglietto da guardia e da riporto) magari a gruppetti magari con fine serata a cazzeggiare di brutto, anche senza TroTa che esce dalla torta o simili cazzate da addio al celibato!



A proposito: io non sono sposato, si vede? >-D