Visite

settembre 14, 2006

I FIORI CI PARLANO
Ma noi non capiamo, o non stiamo a sentire

Sì, amici (amici di questo par di coglioni) i fiori ci parlano, e ci direbbero anche tante cose. Ad esempio le Viole: cosa ci direbbero le Viole se non le pestassimo o cioncassimo o l’orco non ci cacasse sopra? Chissà! E le Giunchiglie? Beeelle, le Giunchiglie! A me una volta m’hanno detto BZZZZZZZZZZZZZ, poi mi sono avvicinato e un APONE m’ha punto sullo zygomo. E poi, ancora: i Crochi, le Panace di Mantegazzi, il Sorbo degli Uccellatori, l’Avorniello, il Pan del Cucco, la Fusaggine, lo Stramonio: che nomi del cazzo! E tanti di questi son pure velenosi, sapete? Sterminiamoli senza pietà! O noi o loro!

Oggi:
La Salléggiola

Quante volte – ah, quante! – vi sarete imbattuti in un gioioso e rustico villico che mastica un filo d’erba, un capo in bocca e l’altro penzolante nel vuoto; e magari anche una fascina di legna sulle spalle e un coniglio tenuto per le orecchie, coll’altra nodosa mano. Ah, grazïoso quadretto agreste! Ah, argentato idyllio d’Arcadia! Ebbene, sappiate tosto due cose: 1) quella che il rustico e gioioso villico sta masticando è Salléggiola; 2) quello che il destino riserba di lì a poco a quel gioioso e rustico villico è la morte.
Ciò, amici (amici degli uccelli – no quelli che volano), è perché la Salléggiola è fiore assai infìdo, che infesta i prati di caNpagna e si presenta così:
salve, son la Salléggiola. Ma tanto tanto piacerone. FIIIIIIIIIIIII
Il che, tradotto dalla maravigliosa lingua dei fiori, significa:
salve, son la Salléggiola. Ma tanto tanto piacerone. Stronzo
(ricordate? Ci son meno –I, quindi è singolare)
La Salleggiola è un fiore a stelo lungo, della famiglia Berty in Scartabelly, ed ha un colore verde-rossiccio-marrone (?) ed una forma quasi esagonale (???) nel gambo (circa 28cm. di lunghezza – buon per lui), che si restringe man mano che ci si avvicina al fiore, che si apre lunedì-mercoledì e venerdì dalle 9 alle 13, un po’ tipo la segreteria dell’Università di Lettere di Frassicone sul Coccio.
Il gambo, qualora strizzato coi denti (ma van bene anche le dita – o perché no? – la fresa grossa), contiene un biancastro e frizzante succo, sympaticamente symile alla lymonata del locale circolo di piazza non fosse che è tremendamente nocivo alla salute, al morale et al portafoglio.
Il villico, nella sua beata semplicità non resiste e, masticando, lentamente si avvicina alla morte, la quale sopraggiunge per Fecaloma Pernicioso: il succo della Salléggiola mvra irrimediabilmente le pareti dell’intestino, e la merda (termine tecnico, pardon) che ivi dovrebbe finire si accumula sempre di più, finché sbocca – soffocandolo – da sopra. Uno, insomma (termine tecnico, torno a scusarmi coi profanî ma non ci sono altre parole per descriverlo), vomita merda.
Non si danno casi di occorrenza dell’esemplare in questione nel Pantheon Mitologico o Cristiano, a meno di non prendere per Salléggiola la verga di TROZKASCHKA, il malvagio e rissoso dio di Zagabria Centro2, autore per tramite dei suoi infiniti (e pericolosi) poteri dello sterminio (per avvelenamento mysterioso) di qualche etnìa non gradita come usa fare da quelle parti, a cadenze regolari.


La prossima volta, amici (di Maria deFilippi, che dio l'abbia in gloria) parleremo del Narciso Trombone che – alla faccia della vostra certa incredulità & scetticismo – è veramente un fiore che esiste & prospera. Controllate, testine-a-cruscotto.

Nessun commento: