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novembre 19, 2005

VI.
Lavorando al nome del negozio.
Qualcosa di scintillante, un intelligente gioco di parole capace di colpire e far fermare a riflettere un attimo tutti coloro i quali si troveranno a passar di lì. Qualche idea:
Sfavillìo di Frivolezze Sfarfallone (buona idea, allegro e scanzonato. Ideale per un negozio di scherzi di carnevale – e al tempo stesso nessuno penserebbe che là dentro si celi una miriade di cacche finte)
Le allegre cacche di Windsor (no, troppo shakespeariano)
Tabarro Razzimato d'Allezzito (con un barbone ravvolto in una vecchia palandrana schifosa, tutta rattoppata e unta, come marchio. Bellissimo – bellissima immagine, tra l’altro, mi congratulo con me stesso, ché son così pöeta. Magari mi alienerei gli assistenti sociali e la parte cosiddetta benpensante della società, però…)
Ma in realtà non riesco a pensare a nulla che mi accenda veramente. In testa ho solo le feroci reprimende di mia cugina Germana, alle quali si è unito anche mio cognato, il minore dei tre, Olivo Tadini, cuoco presso il Grand Hotel “Olivo & Nepoty & La Pace”, di Castel San Sarago (ridente paesello qui vicino, sempre in provincia di Zorro):
“cosa cazzo c’entrano questi nomi di merda?”, mi ha duramente rampognato ieri.
Non si fa mica così…

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