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ottobre 14, 2004

Un brano dal mio ultimo romanzo, a titolo Fuffy Pimpy Tinty & lo Stronzolo Gigante, edizioni Johnny Merda, lire (voglio lire, niente eury, giacché io son ONESTO) 13.500 (+ IVA 20%). Spedizioni a carico vostro, fatemi sapere quante copie ne volete che ve le spedisco insieme a un fiore d'ibisco essiccato e pressato PERSONALMENTE (vale a dire con le mie chiappe)

"Andavo all’università, e prendevo il treno ogni mattina, la mattina non troppo presto – mettiamo fossero le 8.20. Da un giorno a quell’altro, mi pare fosse un venerdì, c’era uno stronzo sui binari. Un enorme stronzo, lì, allungato come un lumacone nel mezzo del binario, esattamente adagiato su uno dei listelli di legno fra le due rotaie. Come ci fosse arrivato o chi ce l’avesse deposto, non so; ma lui era lì, bello marrone scuro, e si restringeva in cima, largo e corposo. Piegava leggermente da una parte, verso di me. Era impressionante. Poi arrivò il treno, e lo ricoprì con le sue carrozze. Io salii. Il giorno dopo era ancora lì, e quello dopo e quello dopo ancora. Nessuno lo toglieva, né la terra poteva assorbirlo. Non ricordo giorni di pioggia, in quelle mattine, ma forse ce ne furono; del resto non conta, perché nemmeno quella fece nulla. Niente pareva poterlo scalfire, e i giorni passavano. Sempre marrone, magari un po’ più scuro, e sempre bello corposo. Io mi mettevo ogni giorno alla sua altezza, davanti a Lui, e lo guardavo. Ci rimanevo quasi assorto, ogni volta: mi appoggiavo alla ringhiera di ferro dietro di me, dando le spalle al sottopassaggio, e lo guardavo. Piano piano il marrone cominciò a diventare nero. Sempre di più, sempre di più; e piano piano lo Stronzo cominciò a restringersi. Ma era un processo lento, molto lento. I giorni passavano. Sempre lì, nessuno diceva nulla. In un certo senso, si può dire che ci fossimo solo io e lo Stronzo, quelle mattine, in attesa del treno. Io facevo il tifo per Lui. Il treno ci passava sopra quando arrivava, e la mattina dopo tutto ricominciava da capo. Passò veramente tanto – forse due mesi, forse tre – dacché lo vidi la prima volta a quando sparì, e anche allora si può dire che non sparì del tutto, perché mi rimase ben fisso in mente, lo Stronzo, lì, di un bel marrone umido e poroso, che pareva sudasse. E comunque, rimase per molto tempo anche la traccia su quel binario, su quel listello di legno fra le rotaie. Ancora, se si guarda bene, qualcosa si scorge. O forse è solo la mia immaginazione.

Da allora ho imparato che anche uno stronzo, se messo nelle giuste condizioni di sussistenza, può vivere a lungo (e dopo, comunque, non muore nei nostri cuori). Il che forse non sarà molto, certo, ma non è neanche poco."

2 commenti:

Paperogonfio ha detto...

Ah, per il titolo (comunque provvisorio) son in eTterno debitore a Gangio Michetozzy, mio fraterno amico, mèntore, pèntore & cènsore. Papery grattugiaty a tutti.

Avviatura ha detto...

Ricordavo che quest'opera era anche un film, per la precysyone in giapponese con sottotitoli in sardo.

Salvti (e rvti).