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dicembre 05, 2003

Altro episodio, assolutamente da inserire nel mio romanzo di formazione di prossima scrittura:


“…ero alle medie, e in una classe vicina alla mia c’era un tipo che tutti chiamavamo Fungo; anzi, F-U-N-G-O-O-O!, scandendo bene tutte le lettere del suo soprannome, con voce roca e strana come l’aveva lui.
Aveva una testa enorme, questo qua, ma veramente pazzesca, e un corpo bombato e pieno, come un gambo di un porcino: la testa era la cappella; il corpo, come detto, il gambo: FUNGO, appunto. E poi parlava con questa voce assurda, bofonchiando, e quello che si capiva era quasi soltanto un indistinto «DWEN DWEN DWEN», ma roco.
La prova di coraggio e di simpatia, per noi tutti, era andare davanti a fungo, fargli il verso (già, aveva pure uno strano ghigno in faccia, e c’era chi diceva che era perché non gli bastava la pelle per coprirgli la testa, e quindi questa tirava, costringendolo a sorridere perennemente) e urlare “F-U-N-G-O-O-O!”, con la voce che dicevo. I più audaci gli carezzavano addirittura il testone. Fungo pareva non capire, e rimaneva lì col suo ghigno.
Eppure lui era taaanto bravo, taaanto buono. Era un povero mentecatto, è chiaro. Ma perché da bambini ci si comporta così?

1 commento:

utente anonimo ha detto...

E te pensa che FUNGO è rimasto uguale!