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giugno 17, 2011


...magari andrò controcorrente, ma a me non sembra che il risultato del referendum sia questo gran successo.
Certo, se passiamo a considerare il fatto che venivamo da una ventina d'anni di non raggiungimento del quorum, la cosa non può che ridimensionarsi in positivo.
E però.
E però mi fanno sinceramente schifo i miei connazionali, se tengo a mente che circa il 44% - addiritittura il 48, se includiamo quelli all'estero - degli italiani, ancora oggi, dopo anni di governo incentrato sull'io (su un io in particolare, egopatico maneggione e megalomane) e sull'interesse esclusivo di quest'ultimo, dopo prove tangibili e inquietanti di sbroccamenti più o meno pittoreschi più o meno grotteschi più o meno tragici; dopo figure internazionali che contano assai più di quel che si vorrebbe far credere (citando - piuttosto a sproposito, visto come facevano i titoli a quel tempo, ma non solo a quel tempo, in realtà - Truffaut, si potrebbe dire che non è solo questione di corna! E si veda il caso Battisiti, tanto per citare l'ultimo in ordine di tempo); dopo ministri che nemmeno in caricatura feroce sarebbero così; dopo ignoranza, ricatti di Signorini, televisione a creare un consenso basato sulla "riduzione" e sulla mediocrità sempre più condivisa: in altre parole, dopo diciassette anni di berlusconismo, quasi la metà degli italiani ancora non si reca a votare.
E non si parla nemmeno di elezioni amministrative o politiche (non che questo possa essere un vanto, ma insomma: un referendum solitamente ha anche impatti più immediati e diretti sulla vita della gente, e posso anche - in via del tutto teorica! - ammettere che qualcuno in nome di uno pur discutibilissimo schifo super partes onnicomprensivo si rifiuti programmaticamente di andare a votare alle politiche), ma di quesiti che più o meno recitavano:

- volete che il paese investa nell'energia nucleare, aprendo nuove centrali?
- volete che la gestione dell'acqua passi dal settore pubblico a quello privato?
- volete che il gestore di tale servizio possa trarre un profitto che si intasca, anziché essere obbligato a reinvestire eventuali proventi per il miglioramento del servizio?
- volete che tizi che ricoprono cariche di potere possano sottrarsi ad un eventuale giudizio della legge, adducendo legittimi impedimenti compatibili (più o meno) con la loro carica?

Ecco: io non posso credere che il 44% degli italiani non abbia voluto rispondere o No a queste quattro domande.
E fuori dal mondo - ma paradossalmente fa anche meno notizia, visto ormai il pane quotidiano che ci ammannisce - è l'invito che il partito di maggioranza ha sistematicamente dato: "non andate a votare".
Non andate a votare.
Non andate a votare.
Non - badate bene - "dite No", la nostra linea di partito suggerisce questo; bensì: "non andate a votare".
Vogliamo provare a tradurre cosa questo significhi? Riusciamo a capirlo? Un'enormità, a mio modo di vedere, che può significare: non son questioni che meritano la vostra attenzione; non sforzatevi; non scomodatevi a pensare e magari elaborare una risposta, un opinione.
In definitva: chi vi governa, chi avete eletto, non vuole che pensiate. Non suona sinistro?
Si sarà reso conto l'italiano medio della contraddizione di tutto ciò? Si sarà ricordato dei continui riferimenti di Berlusconi alla sovranità
(sua, prima che tutto il resto) popolare, al ricorso e alla giustificazione della piazza come suo fine e mezzo ultimi; avrà pensato il cittadino quanto sia strano ora invocar sistematicamente la piazza e il plebiscito popolare (?) e poi negarli nel loro principale modo di espressione? Cos'è mai un referendum? Perché la piazza dovrebbe sprecare il suo tempo a dir la sua? Andate al mare (disse qualcun altro - e speriamo che la fine sia la medesima), e non pensate.
Io stesso - ha detto lui - non andrò a votare.
Un rappresentante delle istituzioni, un tizio eletto (insieme a quell'altro animale illletterato, lo stroncasse un altro colpetto non si capice nemmeno più quel che dice - e non è detto che sia un male!) - fino a prova contraria - dal popolo, non va a votare.
Non è insultante?
E com'è possibile - ripeto - che quasi la metà degli italiani non sia andata a dare il suo o il suo No ad un referendum come questo?
Evidentemente, la strada è ancora lunga. Molto lunga. Molto più di quanto si pensi.
Perché tolto questo satiro anziano imbolsito e ormai ridotto a uno stato semi-larvale, tolto il suo corteggio di miserie, tolti i ridicoli cortigiani, resta l'italiano medio.
Quello che non va a votare, tanto non cambia niente.

2 commenti:

utente anonimo ha detto...

Per questo io stimo moltissimo chi è andato a votare per dire NO. 
Poteva stare a casa ma non l'ha fatto. Tanto di cappello. E brividi giù per la schiena.

Avviatura ha detto...

Tornato. Operativo. Un filino iracondo. E purtroppo concordo con quanto scrivi e (brivido, terrore, raccapriccio) sul fatto che nessuno abbia parlato assolutamente nessuno di tutto questo, che nessuno abbia provato sdegno, che non abbia destato l'àonco una cosa simile, questo che sputa sull'istituto del referendum (la nostra Repubblica nasce da un referendum e lui, quest'ignobile, miserabile e putibondo covone di sterco, lui no, è un mio diritto non andare a votare, popò di pezzo di merda, non sei mica l'imprenditoruccio briansòlo sem lumbàrd, sei - purtroppo - la quarta carica dello Stato, te e chi ti ci ha messo e che ancora ha la faccia di bronzo di dàtti il voto, anch'io ti voterei, sì, un vaso di piscio 'n capo).
E comunque rammarico anch'esso condiviso, ohimé: uno su due. L'altro ce l'abbiamo vicino. Troppo.
Bentrovato, comunque e dopo i convenevoli affettuosi (comme toujours) salvti (e rvti).

Tuo (una sega) Avviatura.