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maggio 20, 2010

“Ed indi per cui si può senz'altro sostenere che quella nuova fase del capitalismo inauguratasi al termine dell'ultimo significativo scatto in avanti (il decennio che si sviluppa approssimativamente negli anni 80-90), nel momento della tramonto delle ideologie (o di ciò che di tali ideologie era effettivamente rimasto), o più semplicemente susseguente al venir meno di uno dei due blocchi che tale sistema contribuiva a mantenere in piedi fin dal momento della sua origine (che è dire, fuor di ogni ragionevole dubbio, il secondo dopoguerra), si possa di diritto ascrivere alla categoria di un Feudalesimo Industriale, e la sua periodizzazione storica si possa comprendere entro la denominazione di Nuovo Feudalesimo. Che è dire, andare avanti per tornare indietro; avanzare cronologicamente, pur regredendo a livello sociale: il tutto in una nuova fase – feudalesimo industriale o tecnologico, appunto – in cui all'ideologia (o, ancora una volta, ai suoi pur miseri surrogati) si sostituisce l'economia pura e semplice. Che, per sua definizione e struttura, è assai probabile trovi facile concentrazione e ricetto nelle mani di pochi – sempre meno, in una sorta di eliminazione sistematica e assorbimento dell'altro – i quali si comporteranno esattamente come gli antichi signori del castello, laddove il castello diverrà la singola fabbrica dapprima; la concentrazione, la holding, l'impero economico magari transnazionale poi, il tutto entro un ben noto quadro, la globalizzazione, che a ben vedere nient'altro è che un Nuovo Feudalesimo

(Pier Ramoso, Profezie, fumi & minutaglie per il nuovo millennio - Celestino & porto nove, Edizioni Cefalo Stanco, Lentate val Di Crafen, 1999)

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