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gennaio 18, 2005

Massimo Fini, intellettualone de “La Nazione” (ossimoro automatico? Mah, fate un po’ voi…) si autoscrive (accompagnando il tutto con una foto – posa molto teatrale, e tenuta tra il bohèmien e il dandy metropolitano) questo panegirico, sul giornale di cui sopra, in edizione 15 gennaio 2005, sabato:

CHE SORPRESA L’ITALIA VISTA DAL PALCOSCENICO


"Stasera concludo al “Nuovo” di Verona la tournée del mio Cyrano, se vi pare… che è il tentativo, spericolato, di fare teatro del cosiddetto “Fini-pensiero”, una sintesi di quanto vado scrivendo, nei miei libri, da una ventina d’anni. Spericolato per almeno due motivi. Innanzitutto perché presuppone che ci sia un pensiero, poi perché fare spettacolo di un testo saggistico, storico-filosofico è operazione complessa. Ma, a quanto pare, il regista, il giovane e talentuoso Edoardo Fiorillo, ce l’ha fatta. Con l’aiuto delle luci, delle musiche, degli attori (siamo in otto) e del loro movimento, di un video, di qualche breve siparietto, è riuscito a fare teatro, sia pure di tipo nuovo e sperimentale, di quella che, nella sostanza, è una conferenza. A detta di tutti lo spettacolo fila via, senza stancare. E i teatri (siamo stati a Milano, a Bologna, a Firenze, a Torino, a Modena, a Forlì e in altre piazze minori), ora sono sempre pieni. 

[segue tutto il suo resoconto sulla vita da attore, compreso uno scambio di battute con Pamela Villoresi, per poi finire sulla descrizione dei contenuti. Per quello, chi vuole può andare a rivedersi il giornale, non è che posso trascriverla tutta, l’intervista… quindi:]

Quando scrivevo queste cose vent’anni fa, nessuno mi prendeva sul serio. Oggi, a teatro, vedo che il pubblico, di tutte le età e di ogni estrazione sociale, con moltissimi ragazzi, non solo segue attento, ma è partecipe e quasi sempre condivide. La gente ne ha le scatole piene di questo modo di vivere ansioso, nevrotico, frustrante che ci obbliga a velocità sempre più insostenibili. Soprattutto i ragazzi, alla fine, durante il dibattito che dura più dello spettacolo, mi chiedono: “Dicci cosa dobbiamo fare”. Ma io non intendo fare il profeta né tantomeno il leader politico. Anche se mi prudono le mani e avrei una gran voglia di rovesciarmi su questa società impazzita con la violenza di uno Tsunami."
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E alé! Che più? Alcune considerazioni:


1)      Il signor MassimoFini-Tsunami ha un gran buongusto, non c’è che dire…
2)      Il signor MassimoFini-Tsunami ha imparato, come buona parte di quella popolazione di coglioni che abita una certa penisola, una parolina nuova. E adesso la usa, ovviamente. Pare che in italiano, la stessa parola per esprimere lo stesso concetto, non esista, né possa esistere. (Probabilmente, se questo articolo fosse stato concepito entro il 25 dicembre, avrebbe scritto “con la violenza di un tornado”, o cose simili, insomma).
3)      La società teme, fortemente teme, tremante e annichilita, il di lui rovesciarsi su di sé.
4) Quello che "MassimoFini-Tsunami-Laudator-Di-Tutto-Ciò-Che-Non-È" pensa è, saggistico-storico-filosoficamente parlando, un perfetto esempio di pars destruens abbastanza ovvia, che non importa esser intellettualoni per concepire. Che, poi, in un mondo come questo possa esser scambiata per grande pensata originale, be’, questo è un altro discorso.


 Ma ci facciano il piacere, stolidi...

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