(Ma in fondo quale lavoro non è una fatica di Sisifo e non comporta lo spingere lo stesso masso in cima alla stessa collina, all'infinito? Il poliziotto perlustra a piedi sempre la stessa area; lo scrittore, finito di comporre un saggio d'ispirazione liberale-umanitaria, lo osserva scomparire e ne comincia un altro. Tutti noi passiamo l'intera giornata a spingere il nostro masso in cima alla collina - solo per ritrovarlo di nuovo a valle quando riemergiamo la mattina dopo. La vera punizione di Sisifo era che perfino dopo la morte dovette sobbarcarsi un lavoro normale).
(A. GOPNIK, Una casa a New York)
un libro che è come un brusio continuo, in sottofondo - lo vivi quasi con fastidio, una fatica, qualcosa di frustrante... ma dal quale ogni tanto (non aforismi, non la misura di brevi e perfetti luccichii) si innalzano arcate di conversazione vera, come virate improvvise di melodie bellissime che spezzano un non sempre sopportabile recitativo.
Come ad esempio questa.
Come molte altre.
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