Le persone spesso non sono nient'altro che dei vuoti che attendono solo di essere riempiti: tu sei programmato per fare questa azione; tu quest'altra, tu quest'altra ancora.
Il vuoto dentro, una volta riempito, dà una sensazione di felicità o magari completezza, con qualche incrinatura in pochi ma costanti episodi: i primi tempi di un matrimonio o di un amore; la nascita di un figlio; una possibile crisi di qualche età in cui puoi renderti conto di esserti modellato tuo malgrado su questo riempimento, magari troppo, o troppo a lungo. Dei tre, il secondo è l'episodio che ha più alte probabilità di verificarsi. Troppo ovvi motivi; ma solitamente resta episodio - un po' più lungo, con qualche strascico, ma più che altro aumenta l'affanno del vivere, una certa rabbia, un po' di angoscia, che magari viene compensata trasferendo aspettative e desideri di realizzazioni, affermazioni e scalate che nemmeno sapevi di avere in chi ha ingenerato il processo. Il primo è nulla più che un idillio - bello, intenso, pulito, di pura felicità: come neve, copre del tutto il vuoto e quel che magari lo ha riempito; ma, come neve, fa anche presto a sciogliersi. Il terzo è l'episodio più complesso, perché riguarda proprio la persona, che si riscopre come tale: se ti affacci sull'orlo vedi quello che era il vuoto e ciò che esso contiene, e di per certo non ti piacerà. È un farsi una domanda su se stessi, sulla propria identità, un indagare su qualche cosa che spesso porta al niente o che comunque è veramente troppo difficile da chiarire. Si può anche andare in pezzi, andare in pezzi per davvero.
Bisognerebbe forse non farsi domande, marciando dritti verso il tritacarne che c'è alla fine, ogni tanto magari sostando nelle oasi che ci son date o che magari ci creiamo e che riempiamo con le nostre aspettative? È questa la felicità?
Siamo solo esseri desideranti, e il concetto di realizzazione è totalmente illusorio, niente più che una tensione, una meta - il nulla, in realtà, verso cui tendiamo inutilmente, restando dei vuoti che si illudono di desiderio e aspettativa - pura energia che ci danneggia, o c'è qualcosa di più?
Lo vedo dalla finestra della camera: oggi fuori piove, e il cielo è grigio. Molto grigio.
Il vuoto dentro, una volta riempito, dà una sensazione di felicità o magari completezza, con qualche incrinatura in pochi ma costanti episodi: i primi tempi di un matrimonio o di un amore; la nascita di un figlio; una possibile crisi di qualche età in cui puoi renderti conto di esserti modellato tuo malgrado su questo riempimento, magari troppo, o troppo a lungo. Dei tre, il secondo è l'episodio che ha più alte probabilità di verificarsi. Troppo ovvi motivi; ma solitamente resta episodio - un po' più lungo, con qualche strascico, ma più che altro aumenta l'affanno del vivere, una certa rabbia, un po' di angoscia, che magari viene compensata trasferendo aspettative e desideri di realizzazioni, affermazioni e scalate che nemmeno sapevi di avere in chi ha ingenerato il processo. Il primo è nulla più che un idillio - bello, intenso, pulito, di pura felicità: come neve, copre del tutto il vuoto e quel che magari lo ha riempito; ma, come neve, fa anche presto a sciogliersi. Il terzo è l'episodio più complesso, perché riguarda proprio la persona, che si riscopre come tale: se ti affacci sull'orlo vedi quello che era il vuoto e ciò che esso contiene, e di per certo non ti piacerà. È un farsi una domanda su se stessi, sulla propria identità, un indagare su qualche cosa che spesso porta al niente o che comunque è veramente troppo difficile da chiarire. Si può anche andare in pezzi, andare in pezzi per davvero.
Bisognerebbe forse non farsi domande, marciando dritti verso il tritacarne che c'è alla fine, ogni tanto magari sostando nelle oasi che ci son date o che magari ci creiamo e che riempiamo con le nostre aspettative? È questa la felicità?
Siamo solo esseri desideranti, e il concetto di realizzazione è totalmente illusorio, niente più che una tensione, una meta - il nulla, in realtà, verso cui tendiamo inutilmente, restando dei vuoti che si illudono di desiderio e aspettativa - pura energia che ci danneggia, o c'è qualcosa di più?
Lo vedo dalla finestra della camera: oggi fuori piove, e il cielo è grigio. Molto grigio.
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