È notte più o meno fonda, e me ne sto sdraiato sul retro di una Spider Alfa Romeo (o è una giulietta? un duetto? Le macchine mi son sempre state sui coglioni), rossa, compresso fra i sedili davanti e l'assoluta mancanza di spazio che c'è dietro, mentre il guidatore scende rombando giù per stradine tortuose, un ciglio di bosco alla sinistra e una ripida vallata dall'altra. Incrociarsi con altre macchine è tragico; ficcato lì dietro, ringrazio il cielo che non vedo un beneamato cazzo. Il guidatore è Romano, proprietario dell'hotel dove lavoro, un tizio mediamente anziano, con la faccia da volpe e gli occhiali spessi un centimetro, la cocuzza ricoperta da una specie di capigliatura a pratino all'inglese in versione sale e pepe (più sale che pepe). Tutto sommato un taglio da duro, come da duro sono i modi con cui ci affronta, noi sottoposti lì all'hotel, un torcione sulla spalla e l'abbigliamento da cuoco esibito come un'uniforme da sergente. Un duro d'altri tempi, un nonno burbero che sacramenta se non lo stai a sentire, ma non morde né sa cosa sia l'altezzosità o la superbia - lavoro, lavoro, lavoro, ché la vita è dura e si soffre, porco mondo! Questo tizio in pratica passa trecentosessantacinque giorni l'anno nel suo hotel, schiavo del suo lavoro e del relativo accumular soldi che ciò comporta: forse è per sentirsi più vivo che s'è comprato la spider rossa e passa le ore libere a lucidarla, tirandola fuori in grandi occasioni come questa.
Accanto a lui siede Antonio, capo cameriere dell'albergo (capirai la bravura, i camerieri son due, massimo tre!), un tizio mezzo ritardato con una dentatura da cavallo con dei problemi e una pronuncia con la lisca che i clienti cercano più che possono di non ridergli in faccia.
A fine serata - a fine servizio, come dicon loro - il gran capoccia volpino viene da noi e ci fa: andiamo, vi porto da Attanasio, dieci minuti e si parte. Io son sempre qui che mi chiedo chi cazzo sia Attanasio e nel frattempo mi ritrovo già pressato come una cazzo di sardina nella macchina sportiva del grande capo, che per l'occasione s'è calzato sulla testa una coppola da guidatore di ferrarini d'antan e infilato alla bell'e meglio un paio di pantaloni non a quadretti bianchi e grigi, con sopra una maglioncino di cui non ho ben afferrato il colore.
Sento arrivare una macchina, sempre più vicina, e le ruote del lato destro della nostra spider grattare il cordolo sul ciglio, e mi metto a pensare cazzo non son nemmeno maggiorenne, che cazzo me ne potrà fregare a me di conoscere uno che si chiama Attanasio se poi nemmeno ci si arriva e ci si sfracella giù per un burrone, ma di lì a poco la strada di campagna è finita, e su strade più larghe, Romano può dar sfogo alla sua voglia di vita da signore.
Antonio, accanto a lui, apprezza l'aria ed il pericolo. Che accidenti vuoi che ne possa sapere, quello lì, che questiona sulle mance e frulla come un passero impazzito dietro ai desideri del clienti, rendendosi la maggior parte delle volte ridicolo nella sua somma aspirazione di compiacerli. C'è solo quello, e quello è il massimo. Cazzo ne sa, lui?
Io mi limito a pensare, meno male che davanti non c'è Jane, che sarebbe la nostra cuoca inglese, cioè, centoquattro chili di cuoca inglese, però molto simpatica, e che a me mi dice sempre che sono intelligente ("you're very clever!") perché so come si dice fisarmonica in inglese e ogni tanto si prova a parlare in quella lingua.
Oh, mica per lei, eh; saremmo stati anche meglio, come compagnia, che non averci quello stronzo pulcioso lì sul sedile del passeggero che comunque a propria volta è meglio assai dell'Oriana, la cameriera in seconda, acida ed irosa come non so nemmeno cosa, sempre pronta ad altercare, aver sempre ragione e rompere in genere i coglioni. Se dio vuole era già a letto, quando il capoccia ha avuto l'illuminazione. Ed a sua volta lui a letto ha messo la sua, di moglie, e poi via a viver da signore, coi suoi camerieri.
Io però sono il barista, senz'altro una figura di incompreso fiorellino senza pari che spicca in quel letamajo d'insieme che è l'hotel Imposto, 3*** e ci stai largo nel paese di San Renitente Alla Leva, su péi monti e pélle valli.
Servo caffè e amari di origine plebea ai vecchini del paese, un baby doppio agli operai in riposo, un bicchierino di Kambusa, una cedrata e via così. Mi sogno le lattine di birra che mi aggrediscono, e ho il pollice sgallato per aver aperto troppe bottiglie d'acqua con quei cazzo di cavatappi. I vecchini comunque giocano a carte, e io mi sorbisco le tirate del chiacchierone del posto, che gira col bastone e occhiali neri (io mi chiedo sempre: sarà cieco?) e racconta i soliti due o tre aneddoti da almeno tre generazioni, e di quando in quando (sempre) provo a fare il ganzo con qualche ospite-ragazza, con un successo per lo più di bassa tacca (ma sicuramente è colpa loro, o del posto a me tetragono): una volta ho pure suonato il piano per due o tre tenniste di roma, che eran lì per un torneo del cazzo di non so cosa. Esito: nessuno, ma m'hanno detto bravo. Son soddisfazioni.
Mi chiedo come son finito lì, un po' come nella vita si fa tutti, prima o poi.
Alla fine però arriviamo da Attanasio, che nient'altro era che un ristorantino di medio lusso per gente che s'illude che l'esser signori sia qualcosa che si compra.
Come mai non c'ho pensato da me? Questa gente tutta si trova, tutta s'accorpa, nel lavoro. E fanno lega, società, sindacato, amicizia.
Antonio capo-cameriere scodinzola, gongola, è felice: questa è la vita, per lui, questo il suo massimo - per stasera è nel mondo dei grandi; si è seduto pure accanto al suo modello, un po' com'è un padre per un bimbo.
Che cazzo ne sa, lui?
Accanto a lui siede Antonio, capo cameriere dell'albergo (capirai la bravura, i camerieri son due, massimo tre!), un tizio mezzo ritardato con una dentatura da cavallo con dei problemi e una pronuncia con la lisca che i clienti cercano più che possono di non ridergli in faccia.
A fine serata - a fine servizio, come dicon loro - il gran capoccia volpino viene da noi e ci fa: andiamo, vi porto da Attanasio, dieci minuti e si parte. Io son sempre qui che mi chiedo chi cazzo sia Attanasio e nel frattempo mi ritrovo già pressato come una cazzo di sardina nella macchina sportiva del grande capo, che per l'occasione s'è calzato sulla testa una coppola da guidatore di ferrarini d'antan e infilato alla bell'e meglio un paio di pantaloni non a quadretti bianchi e grigi, con sopra una maglioncino di cui non ho ben afferrato il colore.
Sento arrivare una macchina, sempre più vicina, e le ruote del lato destro della nostra spider grattare il cordolo sul ciglio, e mi metto a pensare cazzo non son nemmeno maggiorenne, che cazzo me ne potrà fregare a me di conoscere uno che si chiama Attanasio se poi nemmeno ci si arriva e ci si sfracella giù per un burrone, ma di lì a poco la strada di campagna è finita, e su strade più larghe, Romano può dar sfogo alla sua voglia di vita da signore.
Antonio, accanto a lui, apprezza l'aria ed il pericolo. Che accidenti vuoi che ne possa sapere, quello lì, che questiona sulle mance e frulla come un passero impazzito dietro ai desideri del clienti, rendendosi la maggior parte delle volte ridicolo nella sua somma aspirazione di compiacerli. C'è solo quello, e quello è il massimo. Cazzo ne sa, lui?
Io mi limito a pensare, meno male che davanti non c'è Jane, che sarebbe la nostra cuoca inglese, cioè, centoquattro chili di cuoca inglese, però molto simpatica, e che a me mi dice sempre che sono intelligente ("you're very clever!") perché so come si dice fisarmonica in inglese e ogni tanto si prova a parlare in quella lingua.
Oh, mica per lei, eh; saremmo stati anche meglio, come compagnia, che non averci quello stronzo pulcioso lì sul sedile del passeggero che comunque a propria volta è meglio assai dell'Oriana, la cameriera in seconda, acida ed irosa come non so nemmeno cosa, sempre pronta ad altercare, aver sempre ragione e rompere in genere i coglioni. Se dio vuole era già a letto, quando il capoccia ha avuto l'illuminazione. Ed a sua volta lui a letto ha messo la sua, di moglie, e poi via a viver da signore, coi suoi camerieri.
Io però sono il barista, senz'altro una figura di incompreso fiorellino senza pari che spicca in quel letamajo d'insieme che è l'hotel Imposto, 3*** e ci stai largo nel paese di San Renitente Alla Leva, su péi monti e pélle valli.
Servo caffè e amari di origine plebea ai vecchini del paese, un baby doppio agli operai in riposo, un bicchierino di Kambusa, una cedrata e via così. Mi sogno le lattine di birra che mi aggrediscono, e ho il pollice sgallato per aver aperto troppe bottiglie d'acqua con quei cazzo di cavatappi. I vecchini comunque giocano a carte, e io mi sorbisco le tirate del chiacchierone del posto, che gira col bastone e occhiali neri (io mi chiedo sempre: sarà cieco?) e racconta i soliti due o tre aneddoti da almeno tre generazioni, e di quando in quando (sempre) provo a fare il ganzo con qualche ospite-ragazza, con un successo per lo più di bassa tacca (ma sicuramente è colpa loro, o del posto a me tetragono): una volta ho pure suonato il piano per due o tre tenniste di roma, che eran lì per un torneo del cazzo di non so cosa. Esito: nessuno, ma m'hanno detto bravo. Son soddisfazioni.
Mi chiedo come son finito lì, un po' come nella vita si fa tutti, prima o poi.
Alla fine però arriviamo da Attanasio, che nient'altro era che un ristorantino di medio lusso per gente che s'illude che l'esser signori sia qualcosa che si compra.
Come mai non c'ho pensato da me? Questa gente tutta si trova, tutta s'accorpa, nel lavoro. E fanno lega, società, sindacato, amicizia.
Antonio capo-cameriere scodinzola, gongola, è felice: questa è la vita, per lui, questo il suo massimo - per stasera è nel mondo dei grandi; si è seduto pure accanto al suo modello, un po' com'è un padre per un bimbo.
Che cazzo ne sa, lui?
1 commento:
Cazzo ne sa? ne sa quanto ne sappiamo tutti o quasi, dei valori distorti impostici da questa vita di merda(tm)
Che poi magari anche l'uomo di Cromagnon (o CromagmoM? o Cromagnum? sonasega io della CULTURA!) diceva "ma che vita e', cacciare, raccogliere, e poi si fa i guappi con le femmine a chi ha cacciato l'antilope piu' grassa e come, ma chissenefrega, tanto serve solo a mangiare, o torzoli!! ci deve essere qualcosa di piu'!"
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