E poi si parlò di tutto, di come si potesse intitolare la canzone che c'era con la pubblicità della Knorr, di quando restai ipnotizzato di fronte ad uno stronzo enorme sui binari, del calcolare la distanza tra un posto e l’altro, sulla cartina, in dita o falangi, altro che scala uno a qualcosa. Di quanto è bella la parola Palombaro.
M’avevan detto che dovevo far l’originale, che restano sempre colpite da stranezze e stramberie, quindi ordinai il tacchino in salsa di cacao. Orribile, ma tenni duro; sapeva di aceto. Buon viso, gioco cattivo anzi pessimo. I proverbi.
Poi dissi:
“e poi giocavo a pallone, da solo, e mi facevo la telecronaca!”
“L’abbiamo fatto tutti, da bambini…”
“io lo faccio adesso”
“gesù”.
Non era una battuta. E pazienza se non l’ho rivista più. Però, non ho avuto il tempo di dire un sacco di altre cose che potevano essere interessanti, prima di tutto quelle riguardo ai miei lavori artistici, che tengo sempre per una seconda occasione. Con metodo, colleziono nomi di posti strani e li custodisco gelosamente in una cartellina marrone. Ogni giorno assumo un’identità diversa, e volta volta vengo da uno di quei posti. E mi comporto di conseguenza. Oggi, ad esempio, dopo lunga battaglia interiore, mi sento di venire da Mandello del Larione, essendo io il buon Antonino Spuma, di anni quarantatre. Ma non è detto che duri.
Un'operetta vana & inconcludente - Odio il 90% delle persone che conosco. E anche di quelle che non conosco, senz'altro.
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novembre 02, 2006
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1 commento:
la storia dello stronzo sui binari, se non sbaglio, l'hai raccontata anche a me...
e anche della telecronaca...
e al ristorante messicano a Parigi hai ordinato quella schifezza di pollo col cacao...
e i nomi di posti strani li collezioni davvero...
oggesù.
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