BRAPY CARDANO – L’arte così, tanto per fare. A seguire, rinfresco offerto. Ancora alla galleria Ciapetti ma stavolta niente cassiera burbanzosa e sulle sue, ci vado e m’introduco proditorio & surrettizio quando è chiuso, alla faccia sua che è sorda all'arte e al sapere e piuttosto la dà al gatto.
Quest’oggi (atelier-autoscuola Ciapetti in coatta società collo Iovi causa incipïenti debiti cogli usuraj, suonare interno due non è assolutamente detto che qualcuno apra, Beppe è ormai freddo della freddezza del rigor mortis pace all’anEma sua, pare facesse parte di uno degli happenings dell’artista in questione) s’inaugura la personale pittorica di Brapy Cardano, giovane artista Galliero-Uzzese che da anni svolge un’attentissima – massipensi: è così attenta che non fa scuocere nemmeno l’uovo alla coque e non pesta mai le merde – ricerca espressiva, cogliendo risultati di particolare originalità, come quando ha capito di possedere un nome che è possibile (anzi, agevole) dire ruttando.
Il colore è il punto cardine del suo percorso creativo, e grazie al cazzo ci verrebbe da aggiungere, se una fa la pittrice cosa dovrebbe essere il punto cardine? La merda? Comunque sia: il colore e gli arricchenti stymoli che ha sentito in sé dopo aver visto i lavori di Kline, Klein e Kamara che sarebbe il giocatore del Modena ma è uguale sapete una sega voi bastava iniziasse per cappa. Prendendo le mosse da tutto ciò, BBBBRAAAAAAPY (oioi bene… la coca-cola, il panino salsiccia-pangrattato-tabasco-cartaoleata) Cardano ci dice che leggere oggettivamente tutta la realtà intorno a noi è obiettivo inevitabilmente troppo arduo e quindi forse, proprio in virtù di questa consapevolezza (del cazzo), l’artista Austro-Ungarica pensa bene di prender delle tele e ricoprirle di colore, dando a ciascuna di esse il tytolo di Monocromatismo Fortemente Coinvolgente – MFC, corredandole ogni volta di un numero progressivo. Così facendo ci offre (o anche no) emozionanti stimoli verso una non banale lettura della realtà, che uno poi può dire: “bada qui com’era blu, la realtà! E poi, badalìììì, lì era verdona! Ma ci crederesti che la realtà avesse da essere così gialla? Nooooooo va’ che robaaa! Rosona rosona così, poi, non pensavo potesse, vero me!”, e via e via.
Lacerti di realtà affiorano se uno va fuori e pastura i piccioni, o snocchìna i monelli molesti, ma alla Realtà Vera (?) ciascuno di noi può soltanto cercar di tendere, con continuo e svdatissimo stvdivm: questo il messaggio di fondo dell’artista Lombardo-Veneta, il cui tendere (tendere cosa? Questa cippa di cazzo?) verso
L’artista è quindi sconfitto di fronte al vero? Forse: ma BBBRAAAAAPY (ah, il secondo giro al baracchino dei panini!) Cardano, artista Rinco-Valdigiana, ha anche altre frecce al suo arco, e per noi c’è in serbo – oggesù… – la seconda parte della mostra, l’estremo colpo di coda in direzione della Realtà Vera, forse raggiungibile, forse no. So un cazzo, io.
Stavolta si tratta di 4 o 5 happenings che si susseguono, raggruppati entro il tytolo collettivo di Imput, nn. 1-5. Imput è una parola provocatoria, composta da Imbelle e Putativo, o è semplicemente un errore dell’artista, che ignora che si dovrebbe scrivere Input. Comunque la si voglia vedere, il primo Imput è ancora una volta una tela completamente bianca, salvo che per una sgoratura laterale di vernice, sagomata a forma di punto interrogativo però fatto male, a dimostrare che il figurativo è morto e che si stava peggio quando si stava meglio; il secondo è una luce al neon, tonda, appesa al soffitto, con attaccato (per tramite di una lenza del 16, buona per trote e pesci varî ma fino a 0.800kg, oltre vi si strappa badate che v’ho avvertito non serve a nulla sagramentare dopo) un album fotografico vuoto però decorato a mano con orridi ghirigori a teNpera e matite (opera che avrei personalmente ribattezzato TemperaMatite – ahahah), a significare che l’Arte può anche farsi merce, ma tanto vedrai non perde la sua connotazione di ricerca di significati profondi; il terzo e il quarto sono uniti, e non ho capito se fossero i tubi del riscaldamento o un complesso ma inutile systema di secanti e tangenti (Imput n. 3) costruito su un cerchio tracciato col gesso sul pavimento (Imput n. 4), a testimonianza che
Maledetta Realtà Vera, perché ci fai tendere a te, e poi ti ci neghi? BBBBRRAAAAAAAAAAAAAAAAPY - oioi quel panino, ho fatto pure suonar l’allarme - Cardano, giovane artista Pontificio-Sirventese, ha le risposte. Eccole:
sì;
no;
penso di sì;
coloriamo il mondo;
mettiamo dei fiori nei nostri cannoni;
boh, quando arrivo si vede.
Un'operetta vana & inconcludente - Odio il 90% delle persone che conosco. E anche di quelle che non conosco, senz'altro.
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settembre 20, 2006
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1 commento:
Certo pero' che 'ste cassiere...
No dico io, vero...
Mica che era alla cassa del cinema dove ci davano il film di Uolcher Tecsas Renger, vero!!
Mah!! e non ci sono piu' le Mèzze Stagioni!!
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