ALLOW ME TO CONCLUDE... - BERLUSCONI's USA TRIP 2006 (giusto un mese prima delle elezioni, vedi un po' la coincidenza... e il TG5 fa la diretta a oltranza)
E dal suo enorme & mirabile cestello d’aneddoti, il ven. PdC ne estrae un paio, utili alla bisogna e all’uopo forgiati. Se domani andasse in visita in Finlandia magari direbbe che ha da sempre allevato Renne.
N. 1
“Consentitemi di concludere raccontandovi una breve storia” ha detto il premier, in inglese. “È la storia di un giovane uomo il cui padre lo ha portato in un cimitero, luogo di riposo finale di giovani soldati coraggiosi, giovani soldati che avevano attraversato l’oceano per riportare dignità e libertà ad un popolo oppresso”.
Mostrandogli queste croci, ha raccontato Berlusconi, questo padre ha fatto promettere al figlio che non avrebbe mai dimenticato il sacrificio estremo di questi giovani soldati americani e gli ha fatto promettere di portare “eterna gratitudine” a quel paese. “Questo padre era mio padre, e quel giovane uomo ero io”, ha spiegato Berlusconi assicurando che “non ha dimenticato mai quel sacrificio e quella promessa, e che non lo dimenticherà mai”.
N. 2
Fu uno zio d’America a fare avere al giovane Silvio Berlusconi la prima copia di Playboy. L’allora liceale, allievo di un istituto salesiano, metteva all’asta, nell’ora della ricreazione, il diritto “di passare dieci minuti da soli con la playmate del mese”: se lo guadagnava chi offriva la migliore merendina.
Lo ha raccontato proprio il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, incontrando al Congresso degli Stati Uniti la delegazione parlamentare italo-americana. Berlusconi ha chiuso l’aneddoto dicendo: “Ma eravamo lo stesso dei buoni cattolici”.
C'aveva pure il papillon, pare...
2 commenti:
e da http://www.articolo21.info/
Ad applaudire Berlusconi al congresso Usa stagisti e figuranti
di Bruno Miserendino
D’accordo, era una notizia scomoda da dare. Se un presidente del consiglio italiano parla al Congresso americano, un’opportunità non concessa a tutti ma solo agli alleati importanti, perché rimarcare il fatto che nell'aula solo una parte erano effettivamente parlamentari americani e il resto, la maggioranza, erano stagisti, consiglieri, addetti e funzionari che hanno fatto claque? La domanda è giusto porsela, le risposte possibili sono molte. Si può decidere di trattare la notizia come un doveroso elemento di cronaca senza enfatizzarlo, si può decidere di accennarlo spiegando che spesso, nel Congresso Usa, accade così, si può decidere di rimarcare il fatto spiegando che quindi quell'entusiasmo bipartisan che traspariva dalla diretta era un po' costruito, si può insomma trattare la notizia come si vuole, secondo l'idea che ogni giornalista ha del diritto di cronaca.
L'unica cosa che non dovrebbe accadere è che la notizia venga totalmente ignorata dalla stragrande maggioranza dei media, televisioni, radio, Televideo, giornali di tutte le simpatie politiche con l'eccezione dell'Unità, della Stampa, che gli ha dedicato un piccolo titolo in una pagina interna, e di pochissimi altri. Complessivamente un silenzio tombale, che ha il sapore dell'autocensura.
Perchè, attenzione, questo non è un caso di notizia sfuggita ai più, o arrivata tardi nelle redazioni. Tutti o quasi tutti gli inviati al seguito del nostro presidente del consiglio l'hanno saputa e segnalata, (anche perchè l'hanno visto con i propri occhi), molti l'hanno scritta nei loro pezzi, con diverse sfumature di rilievo. Di più: l'inviato dell'Ansa Cristiano Del Riccio l'ha scritta in un perfetto servizio riepilogativo messo in rete alle 21,30 ossia quando nelle redazioni dei giornali ancora si stanno facendo i titoli ai pezzi. I nostri quotidiani, come le televisioni e le radio, hanno confezionato un profluvio di servizi sull'evento, come è possibile che questa notizia sia stata completamente oscurata? Perchè non era una notizia? Perchè disturbava? Perchè cambiava il senso dell'evento su cui tutti avevano costruito il lavoro?
Francamente è difficile non considerarla una notizia. Se il senso dell'evento era che il presidente del consiglio aveva ottenuto l'entusiastico applauso dell'intero congresso americano all'unisono, compresi quei democratici che sicuramente farebbero il tifo per la vittoria di Romano Prodi il 9 aprile, spiegare che in quell'evento c'era molto di spettacolo costruito, non era fare professione di disfattismo, era segnalare un dato di cronaca importante. Tanto è vero che il New York Times l'ha considerata una notizia e l'ha scritta nel suo servizio.
I cittadini italiani, invece, sono al momento autorizzati a pensare che anche tutti i parlamentari democratici americani sono stati ammaliati, convinti e trascinati dal discorso di Berlusconi. C'è un unico problema: non è vero. C'erano pochissimi democratici presenti, perchè la grande maggioranza aveva sentito puzza di spot elettorale e anche i repubblicani erano qualche decina. In totale un decimo degli aventi diritto. Se non entravano stagisti, figuranti, consiglieri e portaborse, Berlusconi avrebbe parlato in un'aula semivuota, come accade da noi quando i ministri o i sottosegretari rispondono al question time.
E adesso ci risiamo un'altra volta.
non ci posso credere, ancora non ci credo.
ma tanto prima o poi arrivera' il Ragnarok! e speriamo prima!!
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