Doveva sistemare il portale dell'azienda, una cosa per favorire & incrementare il flusso di denaro verso la medesima, conseguentemente migliorarando il tenore di vita dei titolari, il tutto con l'ausilio di internet e la moderna tecnologia in genere.
Perché bisogna sempre migliorare, ambire e competere, nelle moderne società basate su un'economia di mercato.
È arrivato ed ha piazzato il suo portatile sul tavolo; aveva più o meno la mia età. Ha cominciato a lavorare, con me accanto. Dovevamo guardare insieme alcuni aspetti della cosa, perché sono io quello da cui tutto è passato, in questo caso. L'oscura rotella tra il capoccia e chi materialmente fa.
A me sono tornate in mente cose.
Ripensavo ai primi computer, o almeno a quelli che per me furono i primi computer, in fine anni '80 - diciamo nel periodo post atari e pre amiga, lasciando stare il C=64, che faceva parte d'un altra strada, non la mia. Già: io avevo il C=16 prima e il Plus4 poi (e ok, furono due fallimenti, da un sacco di punti di vista, ma in un modo o nell'altro le strade su cui mi trovavo io non erano mai quelle giuste - perché questa avrebbe dovuto far eccezione? Ma questo è tutt'altro discorso, e come mi disse una tizia che mi lesse il fondo del caffè anni fa io le mie belle porte le trovo quasi sempre chiuse, e dopo aver sbagliato almeno una volta o due la strada, quindi passiamo oltre).
A seguire, mi è venuto in mente l'Istituto Svizzero di Tecnica, che nient'altro sarebbe che una specie di scuola per corrispondenza per imparare un po' a programmare con quello che era il linguaggio di allora: il basic. Coi primi computer, mio padre cominciò a fare questo corso, che prevedeva delle dispense e degli esercizi, con invii reinvii e correzioni, una lezione dopo l'altra. Cominciammo a farlo insieme, e ancora ricordo i grossi pacchi avvolti in carta marrone che il postino ci scaricava sotto il loggiato ogni mese - raccoglitori, dispense, etc. Ricordo anche le correzioni fatte a penna del professore che correggeva i nostri elaborati, che spesso erano stampati con la stampante ad aghi, quella che utilizzava la carta a righe orizzontali grigie e celestine, quella coi buchi ai lati, perché il carrello della stampante potesse farla scorrere.
Più che altro, tutto questo mi ha portato a ricordare una correzione che mio padre mi fece leggere, un po' di tempo dopo che il corso era iniziato: "Ottimo lavoro, ma come mai suo figlio non collabora più?"
Mi chiesi come facesse a saperlo, e pensai che fosse stato lui ad aggiungere la frase, ed ancora oggi tutto quel che mi vien da dire è soltanto che mi dispiace... come sempre, tra l'altro, di un sacco di cose.
Poi, il programmatore mi chiese com'è che volevano che venissero emesse le fatture, e io glielo spiegai, dopodiché tornò a lavorare, sul suo portatile extra large.
Io mi stavo dicendo che magari, se avessi dato modo a quel professore (o a mio padre) di non scriver quella frase, oggi potevo esserci io, al suo posto.
O magari chissà, no. A volte basta un niente, per prendere una strada diversa.
Alla fine, comunque, il punto era sempre il solito: che io non c'ho mai capito veramente un cazzo, nella vita...