Una quaestio di diversa e più varia natura giugne qui, a noi, per la rubrica LE GRANDI FRASI PER TUTTI I GIORNI. Tuttavia... a un grande potere corrisponde una grande responsabilità. O anche nuovi problemi, nuovi stimoli, diceva sempre FVNGO, prima di morir fulminato con un mysterioso cavo di cui non conosceva la natura.
Caro esperto, avremmo un quesito da porLe: jer sera, dopo il concerto, s’è avuto l’esigenza di SVELLERE una sbarra. Purtroppo non sapendo coniugare il verbo SVELLERE non s’è potuto fare. S’è pensato, infatti, che non si sarebbe stati in grado di spiegare l’accaduto con correttezza grammaticale una volta arrestati. Ci potrebbe colmare questa lacuna coniugandoci il verbo in tutti i modi e tempi? Ci potrebbe fare anche qualche esempio pratico? Grazie.
Ingegner Strozzy & Associati
Caro ingegner Strozzy (diminutivo per Strozzino, suppongo? Sappi che ho già provveduto ad avvertir le autorità), anzitutto: le regole d’oro dell’ottimo & provetto giornalista m’imporrebbero d’applicar rigido e inflessibile il principio (d’ascendenza statunitense, o anche no – pare anzi nasca nella redazione cecinese de “IL TIRRENO”) cosiddetto delle 4W: What? When? Who? Where?
Ma tuttavia, essendo tu al massimo segretario o galoppino (pur - inutilmente - gabellandoti gagarone in guisa d'ingegnere), me ne sbatterò allegramente i coglioni, tanto sicuramente sarà stato un concerto di MinoReitano&MemoRemigi in mystica unione, introdotto e spiegato da Maurizio Seymandi & DJ-SUPERSMAAASH!!! Il luogo sarà certo stato Monzoro Milanesio, o forse anche Casirate Olona. Quando, l’hai detto tu (io do del tu, giacché qui son IO l’esperto, e TU il caprone – indi, rispetto & umiltà. Sempre), ed era ieri. Non che me ne freghi qualcosa, al pari del chi, giacché tanto tratterebbesi al certo di evento che coinvolge te soprattutto, in quanto persona molesta e pronta sempre a nojare il prossimo tuo, anche se son pali o sbarre o stronzi-di-cane.
Tralasciando tutto questo, e venendo dunque al dunque (mi si perdoni l’iterazione fastidiosa e sfortunata del pronome dunque – sì, proprio così: p-r-o-n-o-m-e), è d'uopo far notar repente che il verbo svèllere è in tutto e per tutto un verbo transitivo (svellere CHE COSA? ma questo bel manicotto di natta dal culo, mi par chiaro…) e irregolare (nel senso che lo si può coniugare senza alcuna regola o costrutto), oltre ad essere una coniugazione che, una volta inserita in una frase, porta un sacco di merda a chi l’ha nominata.
Tuttavia, visto che ci tieni (ricordo - al proposito - che comunque esiste anche la TOPA™), ecco il presente indicativo:
io svèllo – meno comune: svèlgo; ancor meno com. strappòno
tu svèlli – meno comune: svèlgi; ancor meno com. strappòni
egli svèlle
noi svelliàmo
voi svelléte
essi svèlgono.
Il passato remoto:
io svèlsi - assolutamente no svellèi; idem per strapponèi
tu svellésti
egli svèlse
noi svellémmo
voi svelléste
essi svèlsero
e infine il congiuntivo presente, che con gli altri due ci dà tutto lo spettro coniugatorio (non fare domande, non capiresti) della lingua italiana:
che io svèlla - meno com. svèlga; ancor meno svorri
che tu svèlla - meno com. svèlga; ancor meno svenga
che egli svèlla
che noi svelliàmo
cho voi svelliàte
che essi svèllino
Per l’esempio pratico e/o figurato nulla può aiutar più che l’auto-immaginarsi impalato-a-ciccia, magari nell’atto di esclamare "vi priego, messere, mi svèlla quanto più tosto il cresciman dal culo!". Utile, no? E - si badi! - con un minimo di sensibilità d’animo è pur facile immaginar la scena in tutto il suo pregnantissimo realismo ed evidenza dantesca, tal che par quasi di toccar con mano offensore & offeso. Ah, l'arte!
Ecco qua, caro il mio gabellone: qualora ti(/vi/ni) capiti ancora una volta una situazione del genere, ne sei pienamente aduso, e non dovrai più peritarti a svèller pali, paletti e sbarre che impediscano il fiorir dell'animo tuo nero e gretto. Tuttavia, ciò non può nondimeno esimermi dal rampognarti moralmente per l’azione altamente vandalica e d’offesa gratuita che avresti – avendone gli strumenti linguistici – certo compiuto: ti par bello svellère sbarre così, a bìschero sciolto? Qual fu l’esigenza che mosse te e i tuoi degni e vieppiù rii bravacci a simil portamento? Chi era meritevole d’esser sbarrato sul groppone? Era forse qualcosa che v’impediva il passo e/o l’accesso, quasi novello - purtuttavia di diversa natura - colappio da disperdere, cosa che, tra l’altro, ci testymonierebbe appieno come tu non abbia seguito le lezioni - precedenti, qui - del chia.mo prof. Mangiacazzi al riguardo?
Infine, una considerazione di carattere evangelico-cristiano: se puoi tutt’oggi porre, tu, individuo ridicolo e risibile insieme, simil richiesta è chiaro segno che, nonostante ci fosse una concretissima sbarra ad impedirvi ed ostrurivi il cammino, rendendovelo magari men’agevole o men facile, siete riusciti in dispetto d'ogni cosa a superar l’ostacolo, ingegnandovi (essendo voi ingegneri, o tali volendo apparire) altrimenti, a cristallina dimostrazione dell'imperituro adagio che recita: OMNIA VINCIT LABOR IMPROBUS (M. Costanzo).
Il che, tradotto dall'inglese significa: uno, cinque, mille sortilegi maligni!